il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.

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PREVIDENZA
"Non sbarazzarti dei remi finché la piroga non é a riva"
(proverbio Mpongwe - nazione: Gabon)

Un grido silenzioso contro la violenza
"O  nonviolenza  o non esistenza"
"Se non vivremo insieme come fratelli, moriremo
insieme come stolti"
  (Martin L. King)

LAPIDE SUL MURO DEL CIMITERO DI CASAGLIA (MONTE SOLE - MARZABOTTO) DOVE E’ SEPOLTO GIUSEPPE DOSSETTI  HITLER DISSE: "DOBBIAMO ESSERE CRUDELI, DOBBIAMO ESSERLO CON TRANQUILLA COSCIENZA, DOBBIAMO DISTRUGGERE TECNICAMENTE, SCIENTIFICAMENTE". I SUPERSTITI DELLA STRAGE RACCONTANO: "...I GIORNI 29 - 30 SETTEMBRE E 4 OTTOBRE 1944 FURONO I PIÙ TERRIBILI. MA LA CARNEFICINA CONTINUO’ ANCHE POI. APPENA GIORNO AVEVO CONTATO 54 GRANDI FALO’ DI CASE ISOLATE E A GRUPPI BRUCIARE INTORNO VICINI E LONTANI... CI RIUNIMMO TUTTI SUL PIAZZALE DELLA CHIESA DI CASAGLIA. LA’ DICEMMO CHE I NAZIFASCISTI VENIVANO PER I PARTIGIANI E QUINDI I VECCHI, LE DONNE E I BAMBINI POTEVANO STARE IN CHIESA... BUTTARONO GIÙ’ LA PORTA, FACEVANO VENIR FUORI TUTTI E LI PICCHIAVANO RIDENDO. IL PARROCO LO UCCISERO CON UNA RAFFICA SOPRA L’ALTARE. CI CONDUSSERO TUTTI AL CIMITERO. DOVETTERO SCARDINARE IL CANCELLO CON I FUCILI. CI AMMUCCHIARONO CONTRO LA CAPPELLA TRA LE LAPIDI E LE CROCI DI LEGNO. LORO SI ERANO MESSI NEGLI ANGOLI E SI ERANO INGINOCCHIATI PER PRENDERE BENE LA MIRA. APRIRONO IL FUOCO E GETTARONO ANCHE DELLE BOMBE A MANO. SPARAVANO BASSO PER COLPIRE I BAMBINI..." COSI’ NEL CIMITERO DI CASAGLIA FURONO MASSACRATE 195 PERSONE DI 28 FAMIGLIE, FRA LE QUALI 50 BAMBINI. LA NOSTRA PIETÀ’ PER LORO SIGNIFICHI CHE TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE SAPPIANO VIGILARE PERCHÉ’ MAI PIÙ IL NAZIFASCISMO RISORGA.

Appuntamenti da non perdere
 
 
15/09/01 - Verona - Ricordo di Cesar
 
Un anno fa moriva Cesar, vittima dell'arroganza di chi pensa che persone come lui non abbiano diritti.Una morte annunciata, una vergogna per la nostra città, un'atto d'accusa verso i suoi amministratori che negano il dovere morale all'accoglienza di tutti gli essere umani. Per non dimenticare, troviamoci tutti SABATO 15 settembre, alle ore 16 in Piazza Isolo (Verona). (Coordinamento laico antirazzista «Cesar K»).
 
Dall' 8 al 30/09/01 - Soave (VR) - Disegni e poesie dei bambini del campo di sterminio
 
"TEREZIN: DISEGNI E POESIE DEI BAMBINI DEL CAMPO DI STERMINIO". Mostra aperta nella Chiesa di San Rocco (sec.XV) - Borgo Bassano - SOAVE  dall' 8 al 30 settembre 2001, tutti i giorni: dalle ore 9 - 12 e 15 - 18. E' gradita la visita degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. A richiesta saranno a disposizione filmati sulla II^ guerra mondiale, il nazifascismo, la resistenza. Grazie all'artista Renzo Pastrello per l'esposizione di alcune sue opere. Memoria e oblio, storia ed escatologia, passato e futuro, memoria e identità collettiva: sono le grandi parole che hanno costituito la cultura dell'Occidente scandendone l'intera parabola. "Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo come è stato. Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell'istante di un pericolo", scriveva Walter Benjamin. L'Occidente vive oggi in questo "istante del pericolo". La sua cultura, le sue culture, sono necessariamente spinte a ripensare il passato e il futuro, la memoria come elemento di formazione dell'identità sociale, la stessa nozione di conoscenza storica e la sua funzione civile. Ma tutto ciò appare tutt'altro che ovvio: un vento impetuoso di "svalutazione del passato" sembra travolgere la cultura contemporanea. Decisivo è chiedersi se alla svalutazione del passato non possa corrispondere il "declino dell'avvenire". Decisivo è tornare a legare memoria e futuro. Uomini e donne del secolo XXI si devono riappropriare della storia, poter tornare a snodare il filo della memoria e farne racconto. Terezin è una città fortezza di frontiera, costruita nel 1780 dall'imperatore Giuseppe II° e dedicata alla madre Maria Teresa da cui appunto il nome. Diventò tra il 1942-44, nel periodo cruciale della II^ guerra mondiale, il "ghetto dell'infanzia". Vi furono rinchiusi circa 15.000 bambini strappati ai loro genitori e sottoposti ad un brutale regime di vita. A gruppi furono trasportati nel campo di concentramento di Auschwitz e qui avvelentati o bruciati nei forni crematori, le loro ceneri disperse. Dei quindicimila ragazzi soltanto un centinaio erano ancora vivi al momento della liberazione da parte delle truppe sovietiche. A Terezin si consumò una delle più mostruose invenzioni della follia nazista: Terezin è pertanto divenuta una profonda ferita nella storia dell'umanità. Uomini e donne di straordinaria sensibilità, anch'essi deportati, destinati alla sorveglianza dei ragazzi, in quella allucinante situazione riuscirono a mantenere vivo in essi il senso della vita e della speranza. facendoli lavorare e studiare, distribuendo a tutti quel calore umano e affettivo tanto necessari nell'età infantile. I bambini e le bambine di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata. L'educazione figurativa veniva organizzata secondo un piano preciso: le ore di disegno erano dirette dall'artista Friedl Dicker Brandejsova. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che oggi fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 opere: i loro autori sono per la gran parte bambini e bambine dai 10 ai 14 anni. Sui disegni c'è di solito la firma del bambino, talvolta la data, l'indicazione della casa in cui viveva e del gruppo di cui faceva parte. In base a questi dati si è riusciti ad accertare la data di nascita  e di deportazione. La stragrande maggiornaza dei piccoli di Terezin morì. Ma è rimasto conservato il loro lascito letteraio e figurativo che ci parla delle loro sofferenze e delle speranze perdute. Grazie per l'attenzione da Luciana Bertinato e ANPI di Soave.
 
 
16/09/01 - Novare di Arbizzano (VR) - Festa Interetnica
 
Vorremmo diffondere ed invitare tutti ad una «Festa interetnica» che si terrà a Novare (Arbizzano - VR) domenica 16 settembre dalle ore 16.00 in poi É una festa organizzata da giovani in occasione della presenza in Valpollicella dei ragazzi del Liceo «Hassan II» di Rabatt che pertecipano allo scambio con una classe del Liceo della Valpollicella.  La festa è promossa dal Comune di Negrar, dal Liceo «Primo Levi» e dal «Centro Teritoriale per la Formazione degli adulti». Vuole essere un momento di incontro e tra ragazzi e non, di diverse culture... Vi sarà musica di band giovanili locali e musica marocchina, tatuaggi con hennè, assaggi dal marocco, patatine, stand sullo scambio tra i ragazzi! Anche un torneo di basket a tre con iscrizioni sul posto. (Marco Dal Corso, Simona Polzot e Tati La Terza)
 
 
Dal 17/09/01 al 29/10/01 - Verona - Rassegna film Gay e Lesbici
 
IL CIRCOLO PINK ORGANIZZA UNA RASSEGNA DI FILM GAY E LESBICI RECENTI CHE NON HANNO RAGGIUNTO LA GRANDE DISTRIBUZIONE... La rassegna cinematografica si tiene ogni lunedì, dal 17 settembre al 29 ottobre, presso la sede di via Scrimiari 7 (Verona) - Tel. 045 8065911 - Questo il programma:

TERRA DOVE ANDARE -
LUNEDI' 17 settembre ore 21.00
(The Toylers and The Wayfares) Regia: Keith Froelich Interpreti: Matt Klemp, Ralf Schirg, Andrew Woodhouse Festival: Chicago Gay and Lesbian Film Festival 1995, London Lesbian and Gay Film Festival 1996, San Francisco Lesbian and Gay Film Festival 1996. Sinossi: Dieter e Philiph sono due adolescenti gay, cresciuti in una cittadina germano-americana del Minnesota. Di fronte alla mentalità puritana della loro città, sono costretti a nascondere i loro veri sentimenti. Insieme a un misterioso parente tedesco, scappano nella grande città alla ricerca di un luogo dove sentirsi davvero accettati. Dati tecnici:Fiction, 75', sottotitolato, bianco e nero. Voce della critica:'In Terra dove andare, le problematiche sessuali rimangono in secondo piano rispetto all'indagine dei caratteri: la sapiente tecnica narrativa del regista rivela un'approfondita conoscenza dei  temi affrontati.


NO ORDINARY LOVE -
LUNEDI' 24 settembre ore 21.00
Regia: Doug Witkins Interpreti: Smith Forté, Ericka Klein, Robert Pecora Festival: Festival gay-lesbico di Torino 1995 Sinossi: Un gruppo di amici gay condivide un appartamento nei pressi di Hollywood, ma l'apparente tranquillità nasconde desideri e tensioni che finiscono per esplodere alla morte di Tom. Amante del padrone di casa e dell 'unica ragazza del gruppo che da lui aspetta un bambino, Tom potrebbe non essere morto per cause accidentali... Dati Tecnici: Fiction, 106', sottotitolato, colore. La voce della critica:"Doug Witkins si allontana dalle convenzioni cinematografiche convenzionali regalandoci un film davvero  innovativo." Ki - Berlin "No Ordinary Love è uno dei film più completi e minuziosamente pensato sul tema gay-lesbico: da molto tempo non ne venivano distribuiti di questo tipo." Allan Gassman - Nightlife Magazine "Un delizioso, complesso mistero criminale." Peter St James - 3-D Magazine "Il regista e sceneggiatore Doug Witkins ha creato un cult classico." J. Anderson - Newsday


BEEFCAKE -
LUNEDI' 1 ottobre ore 21.00
Regia: Thom Fitzgerald Interpreti: Daniel McIvor, Carrol Godsman Sinossi: Dopo la seconda guerra mondiale un gruppo di artisti e fotografi americani cominciò a proporre una novità che avrebbe rivoluzionato per sempre l'immagine virile: fotografie di uomini nudi. Ma la presunta innocenza della bellezza non sfuggì alle maglie della censura... Scanzonata ode al mondo del culturismo anni '50 e affascinante esplorazione  sui diritti civili 'Beefcake' alterna materiali di repertorio a fiction e interviste dei protagonisti dell'epoca. Dati tecnici: Fiction, 90', sottotitolato, colore. La voce della critica: 'Tra documento e immaginazione, un film interessante, divertente e toccante' Lietta Tornabuoni, La Stampa - Anno: 2000


HEAD ON -
LUNEDI' 8 ottobre ore 21.00
Regia: Ana Kokkinos Interpreti: Alex Dimitridates Festival: Cannes '98 Sinossi: Un giorno nella vita di Ari, diciannovenne di famiglia greca immigrata in Australia. Gay dalla bellezza virile, Ari vive con i genitori e, schiacciato dall'autorità paterna e dalla mentalità sessista della comunità greca, non trova altra dimensione affettiva che quella dei  rapporti occasionali e nascosti. Ma la confusione dei sentimenti, l'uso di droghe, i tentativi falliti di amare le donne, l'arroganza della polizia si trasformano in una corsa a testa alta verso la libertà. Dati tecnici: Fiction, 105', doppiato, colore. La voce della critica: 'Il punto di forza di Head on è nel suo magnetico protagonista Alex Dimitridates. Il suo Ari emana un'intensità audace e impetuosa' Stephen Holden, New York Times 'Un film che rimane impresso per la potenza di alcune scene e per come collega efficacemente la ribellione con l'accettazione di sé' Vincenzo Patanè, Terence - Cinema - Anno: 1996


MIDNIGHT DANCERS - LUNEDI' 15 ottobre ore 21.00
Regia: Mel Chionglo Interpreti: Alex del Rosario, Gandon Cervantes Jr, Lawrence David Festival: Festival gay di Torino 1994: Premio della Giuria; Star Award for Movies 1996: Miglior attore non protagonista. Sinossi: Manila. Tre fratelli esplorano il mondo dei bar per gay esibendosi come 'go-go boys'. Joel, che ormai ci lavora da sette anni, comincia a sentirsi un po' troppo vecchio per questo gioco: e poi ha una moglie e un amante tra cui dividersi... Dennis, invece, vive sulla strada e cerca di raccogliere denaro con ogni mezzo. Infine c'è Sonny, il più giovane, all'inizio della carriera: il suo viaggio in questo mondo è anche il nostro. Dati tecnici: Fiction, 115', sottotitolato, colore. La voce della critica: 'Un film accattivante, ricco di personaggi ben delineati e ben interpretati. Per certi aspetti sembra rifarsi a Rocco e suoi fratelli' Godfrey Chesihre - New York Press 'Mel Chionglo, uno dei più raffinati e perspicaci registi filippini, ci racconta un mondo simile a tutti gli altri in termini di emozioni e valori, ma completamente diverso nel suo fascino e carica erotica' David Overbay - Toronto Film Festival Press Review Anno: 1994


BURLESK KING -
LUNEDI' 22 ottobre ore 21.00
Regia: Mel Chionglo Interpreti: Rodel Velayo, Nini Jacinto, Leonardo Litton Festival: Berlino Film Festival 2000: Panorama; Selezione ufficiale Toronto Film Festival 1999; Chicago Film Festival 1999. Sinossi: Harry, un giovane filippino-americano, arriva a Manila in cerca del padre, che ritiene colpevole della morte della madre. Qui comincia a lavorare come 'go-go boy' in un locale gay gestito da Mama Odette. Tormentato dal passato, Harry tenta di consolarsi con l'amore per un amico e attraverso una serie di incontri occasionali. Quando scoprirà che il padre è malato e la madre ancora viva, il suo atteggiamento cambierà radicalmente. Dati tecnici: Fiction, 109', sottotitolato, colore. La voce della critica: 'Pieno di sentimento e ben recitato, il film di uno dei più significativi autori del cinema delle Filippine'Mario Hernando - Film Critic ' È una sorta di baccanale sullo schermo per la sua esplicita  sessualità e il senso dell'avventura'Butch Francisco - Film Critic - Anno: 1999


EAST PALACE WEST PALACE -
LUNEDI' 29 ottobre ore 21.00
Regia: Zhang Yuan Interpreti: Si Han, Hu Jun Festival: Festival di Cannes 1997: Un Certain Regard; Festival di Taormina 1999: Miglior Film. Sinossi: Dopo una notte in un parco, un giovane scrittore gay, A-Lan, viene trattenuto dalla polizia per un interrogatorio. Ricordi d'infanzia e prime esperienze riflettono la repressione della società cinese, mentre nel poliziotto che lo interroga i sentimenti di repulsione e fascinazione si alternano, sino a sfociare in esplicita attrazione. Dati tecnici: Fiction, 91', doppiato, colore. La voce della critica: 'Il film di Zhang Yuan ha qualcosa di miracoloso: compie un assalto frontale contro la sensibilità tradizionale e i tabù della mentalità cinese' Wade Major - Box Office On Line 'Zhang Yuan affronta il soggetto da un punto di vista insolito: non denuncia affatto l'omosessualità, ma il paradosso di una società che autorizza le nuove generazioni a tenersi per mano e a dormire insieme, mentre reprime con violenza il concetto di omosessualità' Jean-Dominique Quintet - Cinopsis 'La splendida regia, l'interpretazione degna di nota, il meraviglioso uso del sonoro, la musica: tutto contribuisce a fare di questo film una rivelazione toccante e convincente delle complessità dell'amore' Arthur Lazere - Culturevulture.net Anno: 1997
 
 
17/09/01 - Verona - Pax Christi e Genova
 
Lunedì 17 settembre alle ore 21, presso il Centro Missionario Diocesano di Verona (via Duomo 18/a) si terrà l'incontro mensile di Pax Christi sul tema: "Oltre Genova, la scelta della nonviolenza". Sergio Paronetto curerà l'introduzione sulla base delle conclusioni del Consiglio Nazionale e di altri incontri di alcune associazioni lillipuziane. 
 
 
19/09/01 - Belfiore (VR) - Commercio equo e solidale / 2
 
Secondo incontro sul commercio equo e solidale organizzato presso il Centro parrocchiale «Gaudete» di Belfiore dal Gruppo missionario (ore 21). Aspetti pratici del commercio equo e solidale: dalla raccolta al prodotto finito, formazione del prezzo, organizzazione della rete distributiva… Ospiti: Luciano e Stefano dell’Associazione «EL CEIBO».
 
 
22/09/01 - Ronzano (BO) - IV festival Missionario: «Pianeta bambini» 

"Una collina in festa" - Centro Missionario dei Servi di Maria  - IV° Festival Missionario - 22-23 Settembre 2001: «PIANETA BAMBINI» a Bologna, Eremo di Ronzano. Programma: SABATO 22 SETTEMBRE: Ore 16 Seminario di approfondimento sul tema: FIGLI DEL BENESSERE E FIGLI DELLA POVERTA'. Relazionano: I bambini stranieri in Italia, tra emarginazione e integrazione Miriam Traversi, CD/Lei Minori che delinquono: punirli o rieducarli?Francesco Rosetti (magistrato). L'Eremo di Ronzano si trova a Bologna, via Gaibola 18. Per prenotazioni e informazioni: tel. 051-581443 - fax 051-333295. In caso di maltempo la festa avrà svolgimento al coperto. DOMENICA 23 SETTEMBRE - Ore 9.30 Tavola rotonda sul tema: I DIRITTI DEI BAMBINI: alla vita, all'ascolto, alla scuola, alla salute, al gioco…Partecipano:Rosetta Mazzone (Avvocata);Esoh Elamè (Esperto educazione interculturale); Eustachio Loperfido (Neuropsichiatra, presidente Associazione Casa sull'Albero); Maurizio Millo (Magistrato); Giuseppe Stoppiglia (Presidente Macondo);Nishu Varma (Scrittrice). Moderatore: Claudio Santini, giornalista. Ore 12.30 Eucaristia Seguirà, per chi lo desidera, il pranzo. Nel pomeriggio: Stands: Centro Missionario, Destinazione Chiapas, Emi, Commercio equo e solidale, Banca Etica, Associazione Amici di Ronzano ecc. Spuntini e rinfresco (tigelle , vino, bibite, gelati, caipirinha…) - Ore 16 Musiche e danze proposte dal complesso brasiliano "Nelson Machado Trio".

 

 
22/09/01 - Firenze - I cristiani e l'economia
 
La Famiglia Monastica della Fraternita' del Gesu' (Monaci di Lanuvio) e la Banca Etica invitano sabato 22 settembre, presso l'Auditorium della Chiesa dell'Arciconfraternita detta "de' Vanchettoni", in via Palazzuolo 17 a Firenze, dalle ore 10.30 alle ore 17.00 al convegno "Dacci oggi il nostro pane. I cristiani e l'economia". "Dacci oggi il nostro pane": inizia cosi' una preghiera che molti di noi recitano ogni giorno, ma pochi ne conoscono il profondo significato. Si chiede del pane, richiesta comune a gran parte delle preghiere di ogni popolo, ma lo si chiede per "noi" e soprattutto lo si chiama "il nostro pane", frutto quindi della nostra operosita' che tutti ci coinvolge nella collaborazione e nella solidarieta'. E' il pane quotidiano, non soltanto il pane di ogni giorno, ma il pane che basta, non di piu', ne' di meno se ne chiede. In questa frase e' racchiuso il concetto di economia della sobrieta' che emerge dal Vangelo. Oggi in un'economia dai magazzini sempre piu' stracolmi, sostenuta da una finanza sempre piu' sofisticata, il richiamo a "cio' che basta oggi" assume un significato dirompente. (Tratto da un testo di Francesco Grasselli, contenuto in "Ozio, lentezza e nostalgia", Emi, Bologna). Obiettivo di questo convegno e' quello di approfondire il rapporto tra il cristiano e l'economia, quella delle grandi scelte, quella di tutti i giorni. Due diversi livelli che pero' rimandano a un'unica visione del nostro modo di considerare la vita, il prossimo e le risorse che Dio ci ha messo a disposizione. Relatori: Luigi Ciotti, Gruppo Abele; Arturo Paoli, dei Piccoli Fratelli di Gesu'; Gino Barselli, "Nigrizia"; Elena Bartolini, biblista; Maria Grazia Misani, Cisl Lombardia; Tarcisio Benvenuti, famiglia monastica "Fraternita' del Gesu'"; Fabio Salviato, Banca Etica. Invitati (non confermata presenza): Enrico Chiavacci, Rosa Russo Iervolino.
Programma: - ore 10.30 - 13.00: Interventi dei singoli relatori (a seguire dibattito con il pubblico) - ore 13.00 - 14.30: Pausa pranzo - ore 14.30 - 17.00: Tavola rotonda con i relatori (a seguire dibattito con il pubblico). Chiusura del convegno.
Segreteria organizzativa: Marco Piccolo, presso Banca Etica, Piazzetta Forzate' 2, 35137 Padova, tel. 049/8771188, fax 049/664922, e-mail:mpiccolo@bancaetica.com Il primo Convegno organizzato da Banca Etica si e' svolto lo scorso anno a Lanuvio e la EMI ne ha pubblicato i risultati nel libro "Denaro e fede cristiana". (Centro di ricerca per la pace)
 
 
26/09/01 - San Bonifacio (VR) - Incontro commercio equo e solidale 

Cooperativa La Rondine e l'Associazione “El Ceibo” vi invitano a: "Vivere un ottobre missionario equo e solidale". In programma: 26 settembre, presso il Centro parrocchiale di Prova di S. Bonifacio, alle ore 20.30, incontro con Dagoberto Suazo coordinatore cooperative produttori caffè dell’Honduras.

 
29/09/01 - San Bonifacio (VR) - Presentazione libro: «Dai molti vuoti»
 
In occasione del Settembre Sambonifacese, Renzo Favaron presenterà il libro "Dai molti vuoti" (ed. Piero Manni). La Presentazione avrà luogo presso la Sala Civica Barbarani (via Marconi) di San Bonifacio il 29 settembre alle ore 17.
 
 
29 e 30 settembre 2001 - 1^ Festa della Rete Lilliput di Verona
 
 
29/09/01 - Mestre - Laboratorio didattico per insegnanti della scuola dell'obbligo
 
Sabato 29 settembre ore 15.00   PRESSO L'ECOISTITUTO DEL VENETO - VIALE VENEZIA, 7 MESTRE Laboratorio didattico per insegnanti della scuola dell'obbligo. L'urbanista Annamaria Caracristi e la responsabile del settore scuola di Legambiente Veneto Grazia Calcherutti, conducono, assieme ad un gruppo di max 20 insegnanti, un'esperienza di progettazione di interventi nel territorio volto a rendere più sicuri per i bambini e le bambine, e quindi fruibili in autonomia, i percorsi casa-scuola. Nella prima parte (all’Ecoistituto) vengono date indicazioni tecniche, legislative e metodologico-didattiche. Nella seconda parte, con l'architetto Alessandro Covatta (nelle strade e piste ciclabili tra via Cappuccina e v. Piave) si fanno osservazioni sul campo e si individuano possibili interventi migliorativi, a partire dalle indicazioni teoriche. Al termine (presso il Centro Civico di via Sernaglia), visione del CD-Rom e della mostra di Maristella Campello "Strade sicure - percorso casa-scuola". Per informazioni e iscrizioni 041.935.666 ore 17.00/18.00 E-mail info@ecoistituto.veneto.it
 
 
29/09/01 - Mestre - ECONOMIA NONVIOLENTA, AMBIENTE, SOCIETA' SOSTENIBILE E SOLIDALE
 
Sabato 29 settembre ore 15.00  MESTRE, VIA SERNAGLIA Convegno nazionale sul tema: ECONOMIA NONVIOLENTA, AMBIENTE, SOCIETA' SOSTENIBILE E SOLIDALE - CONTRIBUTI PER UNA "CARTA DI GAIA" . Intervengono: Nanni Salio, fisico, del Mov. Nonviolento - MIR, dirett. dell'Ecoistituto Piemonte - Idee ed esperienze di economia nonviolenta, Maurizio Meloni, della rivista AltrEconomia - rete di Lilliput - Contro le multinazionali, un’economia solidale, don Gianni Fazzini, coordinatore nazionale di Bilanci di Giustizia - Esperienze di sobrietà felice, Gianni Tamino, docente di biologia Università Padova - Dall’Ecologia all’Economia ecologica.
 
 
30/09/01 - Brentino Belluno (VR) - FEVOSS: Pellegrinaggio alla Madonna della Corona

La FEVOSS (Federazione dei Servizi di volontariato socio sanitario) di Verona organizza un Pellegrinaggio al santuario della Madonna della Corona, domenica 30 settembre 2001, come iniziativa religiosa nell'Anno internazionale del Volontariato. La partecipazione è aperta a tutti. Programma: ore 8 - da Brentino Belluno convocazione degli escursionisti che raggiungeranno a piedi il santuario; ore 10 - da Spiazzi coloro che intendono utilizzare il trasporto con "navetta"; ore 11,30 - santa Messa celebrata per il volontariato; ore 12,30 - pranzo al sacco, un minestrone verrà offerto dalla Fevoss. Si tratta di un importante avvenimento  che evocherà in molti le escursioni giovanili per raggiungere il santuario. Per motivi organizzativi si prega di dare la propria adesione (e quella di conoscenti) alla segreteria centrale: tel. 045 8002511 entro il 25 settembre. Alcuni pulmini attrezzati dalla Fevoss saranno messi a disposizione per situazioni particolari segnalate. Si fa presente che l'escursione a piedi richiede una buona condizione fisica e calzature adatte.

OFFERTA DI LAVORO: La Fevoss di Verona ricerca una impiegata full time per mansioni di segretaria amministrativa con interesse a lavorare nella realtà sociale. Requisiti richiesti: uso pc, dinamicità, capacità comunicative. Inviare il curriculum vitae a: Fevoss, via S.Nazaro 73 - 37129 Verona - fax 045 593412

 
02/10/01 - Mestre - ATTUALITA' DELLA NONVIOLENZA NELLE LOTTE ALLE INGIUSTIZIE IN TUTTO IL PIANETA

Martedì 2 ottobre 2001 ore 18.00 - nascita di Gandhi (2-10-1869)   MESTRE, VIA SERNAGLIA , convegno su "ATTUALITA' DELLA NONVIOLENZA  NELLE LOTTE ALLE INGIUSTIZIE IN TUTTO IL PIANETA". Intervengono: Mao Valpiana, direttore della rivista Azione Nonviolenta; don Albino Bizzotto, dei "Beati i Costruttori di Pace", di ritorno dall’AfricaMarina Gavagnin, dell’Associazione El Fontego - Bottega del Mondo, illustra l’esperienza di una cooperativa di donne in Bangladeshcon proiezione di video originali su Gandhi; ore 20.00 - buffet vegetariano indiano (offerta libera a sostegno della Associazione El Fontego - Bottega del Mondo); ore 21.00 - proiezione del film Gandhi.
 
 
04/10/01 - San Zeno di Colognola ai Colli (VR) - La vita, i pensieri, gli scritti di don Alberto Benedetti

Il Gruppo «Consumo Critico» Val d'Illasi e Bilanci di Giustizia organizzano GIOVEDI’ 4 OTTOBRE alle ore 20,30 presso la sala parrocchiale di San Zeno di Colognola ai Colli un incontro – riflessione su «LA VITA, I PENSIERI, GLI SCRITTI» DI DON ALBERTO BENEDETTI SEMPLICE PRETE, STUDIOSO, TESTIMONE DI PROFONDO AMORE ALLA TERRA NELL’ESSENZIALITA’ DELLA VITA QUOTIDIANA. Relatore: ALESSANDRO ANDERLONI autore del libro "IL PRETE DEI CASTAGNARI". "Ama il Creatore. Ama la terra. Lavora gratuitamente, conta su quello che hai e sii povero. Ama qualcuno che non se lo merita...Fai le domande che non hanno risposta. Investi nel millennio. Pianta castagnari. Sostieni che il tuo raccolto principale. E’ la foresta che non hai piantato. E che non vivrai per raccogliere…."



in primo piano
 
BRASILE
Gli indigeni sotto il fuoco incrociato
 
Su segnalazione di Carlo Miglietta, un medico torinese che si prodiga per aiutare gli indios, pubblichiamo il resoconto della loro drammatica situazione.

Avrò coraggio fino alla fine dei miei giorni". È questa la solenne promessa di Valdecy Noro, capo di una comunità indigena Wai-Wai. Suo padre pagò con la vita l'impegno per i diritti del suo popolo. E lui oggi potrebbe fare la stessa fine. Una lotta antica, quella delle popolazioni indigene brasiliane, che rischia di fare un passo indietro. Lo scorso 29 marzo, il Senato ha infatti creato una Commissione parlamentare d'inchiesta "per far luce, in 180 giorni, sulle demarcazioni delle aree indigene, in particolare modo su quelle della fascia di frontiera". Le argomentazioni che personalità di rilievo come Renato Lang - avvocato, luterano, responsabile assieme al cattolico p. Antonio Fernandez del Consiglio pastorale indigenista della diocesi di Roraima - s'affrettano a confermare, sono due: "La terra è troppa rispetto al numero esiguo degli indios"; inoltre, "le aree demarcate impediscono lo sviluppo del paese". Il che è falso. "Se lo stato non si sviluppa, è perché non ha un progetto di sviluppo", tuona l'avvocato, "come dimostra il fatto che 59 progetti di riforma agraria in 14 comuni dello stato di Roraima sono falliti". LA QUESTIONE DELLA TERRA - Il punto, dunque, è un altro. È la terra che fa sempre più gola anche ai bianchi. Per il legname pregiato, i pascoli, ma soprattutto per quel che cela il sottosuolo: l'invasione dei garimpeiros (i cercatori d'oro), dieci anni fa, ha aperto la strada ai cercatori di platino, diamanti, zinco, titanio, tungsteno, cassiterite, tantalo. "Solo nei territori degli Yanomami, sono state presentate richieste di estrazione da parte di 700 società", ci ha confessato mons. Apparecido José Dias, vescovo di Roraima. "Il colmo, poi, è che la legge per lo sfruttamento minerario delle aree indigene, è stata proposta da un ex presidente della Funai (l'organismo governativo che dovrebbe proteggere gli indigeni…), Romeo Juca, ora senatore". Se questa normativa dovesse passare, darebbe il disco verde all'incondizionato sfruttamento del sottosuolo. "Per il momento il Parlamento federale sta cercando di resistere alle pressioni delle multinazionali", dice ancora il vescovo. "ma fino a quando ci riuscirà?". "Fra l'altro, lo sfruttamento minerario - pur nell'illegalità - continua", aggiunge Lang. "Solo questa settimana, hanno sequestrato mezza tonnellata di tantalite, preziosissimo per la costruzione dei microchips dei computer e dei cellulari, estratto abusivamente in area Wai-Wai, presso la Strada 29". Dunque la lista delle società che vorrebbero aprire miniere, è lunga. Terra sfruttata, da un lato; e terra amorevolmente coltivata dall'altro. Bianchi contro indigeni. Per i popoli indigeni, la terra è la vita. È il luogo dove cacciano, dove costruiscono le loro capanne (malocas), dove piantano la manioca - dalla quale ricavano una farina, la tapioca, con cui cucinano focacce (beijù) - e dove crescono le liane, da loro intrecciate per farne grandi ceste. IL PREZZO DELL'IDENTITÀ - Una recente proposta di Legge - n. 1610/A del 1996, a firma del senatore Romero Lucà e del deputato Luciano Pizzotto - offre alle comunità indigene "almeno il 2%" degli utili derivanti dalla commercializzazione dei minerali. Un miserissimo 2% non può (non deve) essere il prezzo della loro identità, della loro cultura, della loro civiltà, valori che sarebbero irrimediabilmente compromessi, se i bianchi invadessero anche le loro ultime terre.  Ne andrebbe dunque della sopravvivenza di 360mila indigeni - secondo dati del Cimi (Consiglio indigenista missionario) - che appartengono a 215 popoli e parlano 180 lingue diverse. Soltanto nel Roraima, lo stato più a settentrione del Brasile, al confine con il Venezuela e la Guyana, vivono attualmente 40mila indigeni, di cui 17mila Macuxì, 9mila Yanomami, 6.500 Wapichana, 800 Waimirì-Atroari, 700 Ingaricò, 600 Wai-Wai, 500 Tuarepang, 400 Yekuana, 50 Patamona. Gli Yanomami - un popolo che gli antropologi francesi definiscono forse il più "primitivo" della terra, con uno stile di vita databile al neolitico, a circa 12mila anni fa - vivono in piena foresta amazzonica, praticano soprattutto la caccia e la pesca. Al loro perfetto ecologismo, abbinano un'economia senza proprietà privata; una vita comunitaria nelle plurifamiliari malocas (le capanne che raccolgono fino a 8-10 famiglie per un totale di 80-100 individui); un'esistenza non dominata dalla fretta o dall'ansia di produrre, ma capace di ascolto, di accoglienza, di dialogo, di festa, di comunione; un'intensa spiritualità di tipo "zoista", capace di cogliere il "soprannaturale" in ogni creatura vivente o inanimata, con i suoi rituali officiati dagli sciamani. I Macuxì e i Wapichana abitano invece la savana e sono etnie "semiacculturate", con una profonda coscienza dei propri diritti politici e una lunga storia di battaglie per mantenere le loro terre e la loro identità. "Noi indigeni vivevamo bene, qui", racconta Leonardo Roseno, Macuxì, coordinatore del centro di Maturuca. "I primi bianchi sono arrivati attorno al 1915. All'inizio, erano cordiali. Si presentavano ai tuxauas (capi) dei villaggi, chiedendo il permesso di tirare su una casa e di allevare il loro bestiame. Prepotenze e violenze vennero in seguito. Le nostre terre furono invase prima dai fazendeiros, gli allevatori, e poi dai garimpeiros, i cercatori d'oro. I primi ci hanno stretto in una morsa con recinti e filo spinato. I secondi hanno avvelenato l'aria e i fiumi con il mercurio usato per separare le particelle aurifere dagli altri metalli. Tutti ci hanno decimato. Con le fucilate, a volte. O con le malattie portate da loro, come la malaria, la Tbc o il morbillo e la varicella, che prima ignoravano. E con una forzata, non voluta ‘modernizzazione’ che per noi ha voluto dire soprattutto riduzione in schiavitù e alcolismo, oltreché tradizioni, usi e lingua sistematicamente ignorati, derisi, combattuti. Essi portarono alcolici, prostituzione, abusi sessuali. Ci fu un vero massacro da parte degli invasori". Nel 1977, proprio a Maturuca, ci fu però una svolta. La comunità decise di rinunciare alla cachaça, il forte liquore distillato dalla canna da zucchero, spesso utilizzato dai fazendeiros per pagare il lavoro indigeno. Di qui, iniziò la strenua difesa della loro cultura ed identità. Negli anni '80, essi videro schierarsi al loro fianco la chiesa, forse desiderosa di scrollarsi di dosso pesanti sensi di colpa per un'evangelizzazione non priva di soprusi nel corso di 500 anni. La campagna internazionale Uma vaca para o indio (Una mucca per indio) - messa a punto dai missionari della Consolata - fece sì che le popolazioni indigene Macuxì, Wapixana, Ingaricò, Patamona e Taurepang avessero mandrie a sufficienza da difendere il possesso delle loro terre. UNO STRANO ALLEATO: L'ESERCITO - Nel frattempo si registra un'evoluzione anche dal punto di vista giuridico. Nel 1988, viene promulgata la nuova Costituzione federale che, tra l'altro, all'articolo 231 riconosce senza mezzi termini agli indios il diritto "al possesso permanente" e "all'usufrutto esclusivo" delle ricchezze naturali esistenti sul suolo, nei fiumi, nei laghi delle "terre da loro occupate tradizionalmente". Vengono riconosciuti 594 territori indigeni, e di essi 279 vengono registrati con apposito decreto legislativo. A tutt'oggi 315 territori non sono però ancora tutelati dalla legge. Una situazione incerta, dunque, che sta di nuovo lentamente deteriorando. Si moltiplicano infatti i segnali di un brusco cambiamento di tendenza. Il fatto, ad esempio, che il ministro della Difesa, Geraldo Quintão, abbia recentemente affermato che la demarcazione delle terre degli Yanomami, nello stato di Roraima, diventata definitiva nel 1992, sia un "errore", è di per sé sconcertante. Un altro caso emblematico è quello dell'area Raposa Serra do Sol - 1.651.300 ettari abitati da circa 15mila Macurì, Wapichana, Ingarikò e Tuarepang - la cui demarcazione giace dal 1998 sulla scrivania del presidente Cardoso che, sotto le pressioni delle lobbies minerarie ed agricole, ne rimanda la firma. Le lobbies vorrebbero una demarcazione "ad isole" dell'area, cioè a macchie di leopardo, con gli indigeni confinati in piccole "riserve", e i bianchi padroni dei territori circostanti. Dal canto loro, gli indigeni reclamano una demarcazione ad "area continua", conformemente allo spirito della Costituzione. A dar man forte ai poteri economici, ci si è messo anche l'Esercito che ha rispolverato il progetto Calha norte. In esso, si afferma che gli indigeni sono difensori inaffidabili delle frontiere, e si propone la creazione di una zona militarizzata di circa 150 km che, guarda caso, corrisponde esattamente a quella abitata oggi dagli indigeni. Per "militarizzare" l'area, dunque, è iniziata la costruzione di caserme. A Surucucus, in piena zona Yanomami, subito dopo l'inaugurazione della base militare, sono puntualmente iniziati gli abusi di militari ai danni di donne indie. La Commissione dei diritti umani, in un documento del 19 febbraio 2001, afferma che sono state presentate al foro di São Gabriel das Cachoeiras almeno 157 azioni legali di indie contro militari per il riconoscimento di paternità di bimbi nati da rapporti con loro, e che già 34 si sono concluse a favore delle denuncianti. Ad aprile, il vescovo di Roraima, mons. Apparecido Josè Dias, affermava che le cause in corso erano più di 240. Agguerritissimi, i Macuxì sono invece riusciti - almeno per il momento - a bloccare la costruzione di un'altra caserma, a Uiramutã. Lo scorso dicembre, hanno fatto ricorso alla Giustizia, per ottenere la sospensione dei lavori. E il giudice federale di Roraima, Helder Girão Barreto, ha accolto la loro istanza, ricordando che la demarcazione delle terre indigene non mina la sovranità nazionale, mentre l'edificazione di una caserma a cento metri dall'abitato indio metterebbe a repentaglio la cultura e l'organizzazione indigena. Purtroppo un altro giudice federale, lo scorso 17 aprile, ha ribaltato la decisione, di fatto riaprendo il cantiere. Ora si attende la sentenza definitiva, che spetta al giudice Barreto ed è prevista fra sei mesi. UNA CHIESA A FIANCO DEGLI INDIGENI - "Dal 1972 in poi, dopo il Concilio Vaticano II e dopo Medellin, la chiesa si è schierata a fianco delle comunità indigene", dice mons. Dias. "Cioè ha coscientizzato non solamente gli indigeni, ma anche i bianchi, molti dei quali però temono ancora fortemente ritorsioni". Di conseguenza, restano nell'ombra. Per tutta risposta, i muri di Boa Vista - capitale dello stato di Roraima - sono tappezzati di manifesti contro la chiesa. Le sue colpe sono due: l'aver insegnato agli indigeni di essere detentori di diritti; e l'aver internazionalizzato la causa dell'Amazzonia. "Non possiamo non stare con chi è debole e vessato: tradiremmo il Vangelo", conclude il vescovo di Roraima. In prima linea, il convento dei padres italianos, come è conosciuta a Boa Vista, ai confini tra Brasile e Venezuela, la sede dei missionari della Consolata di Torino, sulla riva destra del gigantesco Rio Branco: da oltre un anno è sotto il fuoco incrociato di politici, proprietari terrieri e garimpeiros. "Ce la faremo anche stavolta", assicura p. Giorgio Dal Ben, 57 anni, di Treviso, "ma abbiamo bisogno che si racconti quello che sta accadendo". ALESSANDRA GARUSI  - © MISSIONE OGGI  

Ulteriori informazioni, con il testo della petizione anche in portoghese, sono disponibili sul nostro sito http://www.saveriani.bs.it/missioneoggi oppure su http://mysite.ciaoweb.it/giemmegi ."Contattateci all'indirizzo cir@technet.com.br e  vi terremo informati sulla Campagna", promettono i leader del Cir, il Conselho indìgena de Roraima (Consiglio delle popolazioni indigene dello stato di Roraima).
 

 
MASSMEDIA e TAM TAM vari
 
 
UN AIUTO URGENTE PER BENJAMIN HEGI
Da Sergio Di Vita riceviamo questo appello che ridiffondiamo a tutti i nostri interlocutori. Sergio Di Vita, animatore del "Servizio informazioni Congosol" (e-mail: congosol@neomedia.it), e' impegnato in molteplici attivita' di pace e di solidarieta'.
Un ragazzo rwandese di 16 anni, Benjamin Hegi, detto Coco, che gia' poco tempo fa abbiamo avuto qui a Palermo per gravi problemi di salute, soffre ora di un'infezione ad una gamba, grave al punto da far ritenere necessaria, ai medici che si occupano di lui in Rwanda, l'amputazione. Avendo consultato le strutture sanitarie competenti a Palermo, con la tecnologia presente, e venendo qui, se la caverebbe con un'operazione non invalidante. Abbiamo bisogno, con urgenza, di una copertura economica per le spese di viaggio e di mantenimento per lui e la sorella, che lo accompagnerebbe perche' lui non puo' camminare e perche' si prevede una degenza non breve. Le spese di viaggio, con la Etiopia Airlines, ammontano a circa 3 milioni di lire (intorno a 1.550 euro). Per il mantenimento, vediamo anche di organizzare un'ospitalita' per la sorella (per i palermitani: possibilmente non lontano dal Buccheri - La Ferla). Potete/volete collaborare? Per ospitalita', suggerimenti e aiuti vari, scrivetemi. Per i soldi, inviate i vostri contributi al C.I.S.S. (per favore prima possibile) c. c. postale n. 13683909, intestato a Cooperazione Internazionale Sud-Sud, via Noto 12, 90141 Palermo. E' importante specificate la causale, altrimenti i soldi non possono essere destinati: "medicina umanitaria, a favore di Benjamin Hegi". Altra possibile modalita' di versamento: bonifico sul c. c. bancario n. 32808 (sempre intestato al C.I.S.S., Cooperazione Internazionale Sud-Sud, via Noto 12, 90141 Palermo) presso la BNL, sede di via Roma, Palermo, ABI 01005, CAB 04600, e sempre importante la causale: "medicina umanitaria, a favore di Benjamin Hegi". Vi chiedo anche un'altra cosa: se decidete di mandare soldi, me lo fate sapere? I tempi dei c.c. postali sono lunghi, e per noi e' utile conoscere prima la disponibilita'.
(Centro di ricerca per la pace)
 
USA - Risposta militare: noi non siamo d'accordo
 
Carissimi amici, l'angoscia di questi giorni è grande. Il dolore è enorme. Questo è il tempo del lutto, della disperazione, delle vittime. Forse solo di questo. Ma scriviamo, vi scriviamo, perché molti, dall'una all'altra parte del mondo, parlano di guerra.  Poche le voci che si levano per dire che deve esserci, che c'è un'altra strada, un'altra umanità. Forse è troppo facile per noi, per noi che non siamo tra le vittime, non oggi almeno. Ma lo vedete: le voci di chi considera necessaria una "risposta militare" si rafforzano a vicenda, dai governi all'opinione pubblica, dalle alleanze militari ai giornali, e viceversa. Poi sarà inevitabile l'uso della forza. Possiamo dire, in lacrime, che non siamo d'accordo? E fare sentire la nostra voce? Se condividete la nostra angoscia per quanto è accaduto e potrebbe accadere, vi invitiamo a scrivere, intanto ai vostri amici, e poi alle associazioni, ai giornali, al governo, ai parlamentari, alle vostre chiese. E a organizzare momenti comuni, magari anche solo di veglia o fiaccolate. Se sono cattive idee, o troppo piccole, buttiamole via e cerchiamone delle altre. Non lasciamo però crescere la sensazione che l'opinione pubblica intera legittimi lo stato di guerra. Noi non legittimiamo niente di tutto ciò. La violenza non è mai una speranza per l'umanità. (Le redazioni di  AltrEconomia, Terre di mezzo, Peacelink)

Qui di seguito alcuni indirizzi di giornali a cui possono essere spedite le mail:
direttore del Corriere della Sera
fdebortoli@corriere.it
direttore di Repubblica segreteria_direzione@repubblica.it
lettere@avvenire.it
lettere@unita.it
direttore della Stampa marcello.sorgi@lastampa.it
direttore del Manifesto rbarengh@ilmanifesto.it
info@ilsole24ore.com
prioritaria@ilmessaggero.it
direttore di Liberazione alessandro.curzi@liberazione.it
direttore del Foglio ildirettore@ilfoglio.it
Osservatore Romano ornet@ossrom.va

Presidenza della Repubblica: presidenza.repubblica@quirinale.it
Presidenza Camera (Pier Ferdinando Casini): CASINI_P@camera.it
Segreteria presidenza Senato: segpres2@senato.it
Presidenza del Consiglio (Silvio Berlusconi): BERLUSCONI_S@camera.it
(in questi casi è bene che le mail siano complete di nome cognome e indirizzo altrimenti vengono cestinate)
 
 
CARTA... IN EDICOLA
 
Come di consueto vi segnaliamo l'uscita in edicola del nuovo numero di Carta settimanale. Con una avvertenza: il numero era già stampato quando sono avvenuti i tremendi fatti di New York e Washington, di cui quindi ci occuperemo la prossima settimana (come già stiamo facendo in www.carta.org, in particolare sulle iniziative che i forum sociali stanno prendendo in tutta Italia). D'altra parte, il nostro tema di copertina ha a che fare con il mondo "militarizzato": raccontiamo come il porto di Napoli, insieme a molti altri, sia frequentato da navi e testate nucleari (della Nato), senza che esistano nemmeno piani di emergenza in caso di incidenti. Ci occupiamo anche del prossimo vertice della Fao e della commissione parlamentare sui fatti di Genova. Un articolo di Vittorio Agnoletto propone il percorso futuro del Genoa social forum. Da Torino, la campagna perché gli sponsor dei Giochi olimpici invernali del 2006 siano eticamente garantiti. Una grande sezione del giornale è dedicata agli esiti della Conferenza dell'Onu sul razzismo e alle polemiche che ne sono seguite, tra l'altro con un articolo di Enrico Pugliese. Ma, in particolare, pubblichiamo una ampia intervista allo scrittore australiano-aborigeno Mudrooroo sulla condizione dei nativi del continente australe. Oscar Marchisio, autore del libro "Mc Marx", svolge un ragionamento attorno all'"iperspazio del consumo", cioè che davvero omologa il mondo. Infine, come sempre, le pagine di notiziari dell'"autobus" e le 30 pagine di notizie dai cantieri sociali. (redazione Carta)

"SCRITTURE E LINGUAGGI DEL MONDO": VOCE ALLA LETTERATURA DEL SUD

Un turista americano passeggia munito di macchina fotografica in un villaggio indiano, ammirando una piccola statua equestre. “Che meraviglia!” esclamò, camminando con passo lento attorno alla statua. Aveva il viso scottato e rosso. Indossava una camicia e un paio di calzoncini color kaki. Accortosi della presenza del vecchio, disse educatamente in inglese, “Buongiorno!” Il vecchio rispose in tamil puro, il suo unico mezzo di comunicazione, “Mi chiamo Muni e le due capre sono mie e nient’altro che mie; nessuno può negarlo, benché il villaggio sia pieno di gente pronta a calunniare un uomo.” L’uomo rosso in viso posò lo sguardo per un momento in direzione delle capre e delle rocce, estrasse una sigaretta e chiese, “Fuma?”. “Non ne ho neppure mai sentito parlare fino a ieri,” rispose nervoso il vecchio, immaginando d’essere interrogato su un assassinio nei dintorni da quel poliziotto del governo, come rivelava l’uniforme color kaki. L’uomo rosso in viso disse, “Vengo da New York. Mai sentito? Mai sentito parlare dell’America?” Il vecchio avrebbe capito la parola “America” (ma non “New York”) se il nome fosse stato pronunciato così come lo conosceva lui – “Ah Meh Rikya” – ma l’uomo rosso in viso lo pronunciò molto diversamente, e il vecchio non ne capì il significato. Disse con tono rispettoso, “Brutti ceffi dovunque oggigiorno. Il cinema ha rovinato le persone e ha insegnato loro a compiere azioni malvagie. Oggigiorno può accadere di tutto.” Il turista americano vorrebbe comprare la statua (sacra), il vecchio pastore pensa (ovviamente) che sia interessato alle sue due capre. Davanti alla banconota da cento rupie l’indiano è quasi sconvolto, una fortuna travolgente ha portato questo straniero al villaggio... Prende i soldi e se ne va, ringraziando e lasciandogli le capre. L’altro intanto siede soddisfatto sul piedistallo della statua, immaginando che il pastore sia andato a cercare aiuto per il trasporto. A Horse and Two Goats di Rasipuram K. Naryan è una storia emblematica, di incontri mancati, di dialoghi impossibili, di errori culturali, di ingenuità grossolane. Forse la storia del Nord e del Sud. Un vecchio pastore indiano, un inglese innamorato dei ghetti sudafricani, un briccone maliano alla ricerca di avventure, un colono bianco tra gli indios dell’Amazzonia, pakistani a Londra e Algerini a Parigi sono tra i variopinti personaggi che popolano un’antologia di recente pubblicazione dedicata alla letteratura del Sud del mondo (R. Alunni, P. Deandrea, P.P. Eramo, Scritture e linguaggi del mondo. Narrativa per l’educazione interculturale, La Nuova Italia, Rcs Scuola, Milano 2001). L’antologia è un percorso tra romanzi e di racconti di autori africani, indiani, asiatici e sudamericani alla ricerca di temi che vanno da Le storie degli “altri” (l’incontro/scontro tra Nord e Sud) alle Altre visioni del mondo (le culture e i valori oltre l’Occidente), passando per gli squilibri e le ingiustizie del nostro sistema (Ai margini della globalizzazione), i diritti umani e il fenomeno migratorio (Migrazioni e culture). Compilare un’antologia di letteratura, per di più con un orizzonte così vasto, pone certamente delle questioni molto complesse, la cui trattazione – pur molto sintetica – può essere utile a un suo corretto utilizzo nella scuola italiana. Intanto, che cos’è il Sud del mondo? Sono i paesi poveri che troviamo nelle classifiche degli organismi internazionali? Ha senso adottare un criterio economico per parlare di letteratura? E poi chiameremo Sud anche i paesi dell’Est europeo? Oppure la Cina? Il criterio che abbiamo scelto è un altro: nell’antologia abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla letteratura prodotta nei paesi che hanno avuto con l’Europa prima, con gli Stati Uniti poi un rapporto di sudditanza coloniale (o neocoloniale), senza tralasciare i fenomeni di colonialismo ‘interno’: penso agli indigeni in America settentrionale, centrale e meridionale, alle popolazioni caraibiche, agli aborigeni e a tutte le grandi minoranze che nella storia hanno avuto la peggio (dalla Turchia al Sudafrica). Allo studioso o al lettore smaliziato che ci chiedesse che razza di criterio è mai questo, risponderemmo con un certo imbarazzo che ne conosciamo tutti i limiti, ma che siamo altrettanto pronti a difenderlo. Pur avendo nobili antenati nei cosiddetti post-colonial studies (di tradizione soprattutto anglosassone e poi francese) e in quel filone di studi che ha coniato il termine di world fiction, ammettiamo che si tratta pur sempre di una notevole marmellata, dal momento che con disinvoltura abbiamo messo insieme uno scrittore egiziano con uno cileno, affiancati - magari – da un pakistano che scrive a Londra o da un indonesiano che vive negli Stati Uniti.  La nostra scelta è giustificata da due criteri: il primo è che ci rivolgiamo principalmente alla scuola italiana, con particolare attenzione ai programmi di insegnamento della letteratura nel biennio e nel triennio delle superiori. Dove la presenza di autori ‘del Sud’ è assolutamente sporadica, ma nello stesso tempo la ‘domanda’ di strumenti per l’educazione interculturale che si integrino nel curricolo si fa sempre più pressante. Questo ci porta a compiere scelte drastiche, a privilegiare testi di facile lettura, adatti a un adolescente, intriganti per l’insegnante e soprattutto ‘sfruttabili’ dal punto di vista educativo. Il secondo, immediatamente collegato, discende da una celebre affermazione dello scrittore nigeriano Chinua Achebe, per il quale “la cosiddetta autonomia della letteratura è merda deodorata”: lo scrittore ha il compito di spiegare al suo popolo “dove batte la pioggia”, secondo un’interpretazione fortemente engagée dell’attività letteraria. Le obiezioni sono ovvie: la letteratura è prima di tutto letteratura e non possiamo imporre o pretendere da un autore diciamo brasiliano restrizioni tematiche o un ‘impegno’ sociale o politico che mai ci sogneremmo di chiedere a uno europeo. A queste rispondiamo con una constatazione di fatto e una motivazione ‘utilitaristica’: la prima è che la maggior parte della produzione letteraria del Sud è profondamente segnata da tematiche sociali e politiche, dalla riflessione sull’ineguaglianza, sul colonialismo, sull’ibridazione culturale, ecc.; la seconda è che questi temi risultano per noi utilissimi per costruire una via ‘narrativa’ all’educazione interculturale nella scuola, intesa come riflessione/azione su tematiche globali quali l’ambiente, lo sviluppo, i diritti umani, le relazioni tra culture. Considerati questi fini, l’utilizzo dell’antologia risulta fortemente produttivo. Intanto perché mette di fronte la cultura scolastica italiana, un po’ malata di eurocentrismo, a una prima significativa constatazione: negli ultimi anni la produzione letteraria soprattutto in lingua inglese e francese (proveniente dalle ex-colonie, ma anche da autori di origine “coloniale” che vivono nei Paesi europei, in Nordamerica e Canada) si è fortemente sviluppata e ha raggiunto notevoli risultati qualitativi. Da tutto questo il mercato italiano è stato per molti anni escluso, a parte alcune traduzioni e l’opera innovativa di alcune piccole o piccolissime case editrici. Si tratta di testi che hanno ormai un mercato globale, non di letteratura marginale: non conoscere le loro tematiche e il mondo che sottendono significa isolarsi da una delle ‘correnti’ più produttive della letteratura mondiale. In secondo luogo dare spazio nella nostra quotidianità educativa alle voci letterarie provenienti dal Sud significa restituire nel dialogo interculturale un ruolo di soggetti a culture che sono state per decenni schiacciate dal colonialismo e dalle sue eredità e che nel corso del Novecento (a parte la letteratura araba, che ha ben altro passato) hanno imparato a servirsi in modo nuovo degli strumenti stessi dei colonizzatori (in primo luogo la lingua). Nello stesso tempo va detto che molta di questa letteratura non va considerata una produzione ‘etnica’ (buona per studiare storie, usi e costumi di popoli che molti considerano ‘primitivi’): questi testi hanno – come qualsiasi opera letteraria degna di questo nome – un valore universale, come a dire che in buona sostanza parlano anche di noi (de te fabula narratur, diceva il buon Orazio). Ci parlano cioè del futuro delle nostre città e delle nostre società: l’inquietudine e l’insicurezza, i temi globali (ambiente, sviluppo, povertà e ricchezza, violenza, potere), la multicultura e la multiappartenenza, ecc. Per questo sono produttive in senso interculturale. In terzo luogo frequentare le letterature del Sud ci aiuta ad assumere un approccio ‘narrativo’ alla differenza: un romanzo crea uno spazio e un tempo di ascolto ‘lunghi’ e particolarmente privilegiati, che spesso ci mancano quando ci capita di incontrare il Sud del mondo nelle nostre città (il ristorante etnico, i volti per la strada, i servizi dei media); ci trasporta su un terreno culturale sconosciuto, provocandoci un effetto di ‘straniamento’ che forse solo in letteratura accettiamo di sperimentare senza paura; ci fa nascere la sensazione che ognuno (individuo, cultura, popolo) ha diritto al ‘suo’ racconto e alle sue storie, che le storie sono infinite e che non ne esistono di superiori e di inferiori; favorisce identificazioni (con i personaggi, con la vicenda) e cambiamenti del punto di vista; genera probabilmente nuove storie, che il lettore può a sua volta raccontarsi e raccontare. Le cose fin qui dette non sono ovviamente caratteri esclusivi di un racconto mozambicano o di un romanzo peruviano, ma lo sono in relazione ai temi che maggiormente ci interessano. Le letterature del Sud, opportunamente sfruttate, possono sviluppare sensibilità multiculturali (le differenze che ci separano, ma che impariamo se non altro ad ascoltare e a capire), interculturali (il meticciato, lo scambio) e transculturali (ciò che ci unisce al di là delle culture). Un avvertimento: il nostro entusiasmo nel proporre la letteratura del Sud non ci ha oscurato il buon senso. Sappiamo bene che leggere un romanzo non ci trasforma per incanto in homines interculturales; sappiamo che questa è una lunga fatica fatta di rapporti e conflitti reali con persone reali, rispetto e promozione di diritti concreti, costruzione di regole e sistemi che includano invece che escludere. Solo crediamo che la letteratura possa essere uno degli inizi possibili. (Pier Paolo Eramo). Per ulteriori informazioni: Pietro Deandrea Corso Laghi 18 - 10051 Avigliana (TO) Tel 011-655 680 oppure 932 8468 csae@cisi.unito.it .

 
SITI DA VISITARE 
 
1) Agenzia giornalistica internazionale: www.fidest.net/
 
2) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
 
3) Rivista "Nigrizia":  www.nigrizia.it
 
4) Agenzia www.misna.org
 
 
 
 
CHI MI AIUTA A RACCONTARE LA MACEDONIA?
 
E' possibile un'autogestione dell'informazione? Fuori dai canali commerciali tradizionali? E' possibile finanziare l'informazione indipendente? Ecco una buona occasione per verificarlo. Da piu' di un mese sto pensando e progettando di andare a Skopje in Macedonia. Non per occuparmi di fare resoconti su come procede l'intervento della Nato. Non per andare nelle zone pericolose. Non per occuparmi della raccolta delle armi o degli scontri militari, politici  o internazionali. Ma per fare un resoconto di cosa accade nella quotidianita' di una citta' come  Skopje. Per incontrare persone, verificare possibili affinita', condividere esperienze. E raccontare tutto questo. Sto cercando di realizzare e finanziare questo progetto.
Chi vuole contribuire puo' inviare un contributo a: Giorgio Viali - Via Magellano 23/I - 36071 Arzignano (VI) . Via posta o posta prioritaria o raccomandata. Per ulteriori Informazioni: mail: viali@altavista.com tel: 0444 450843

INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
 
Attentati in USA / 1
 
Non ci sono parole per descrivere lo sgomento che deriva dall'assistere impotenti alla tragedia. Dolore e lutto per le migliaia di vittime. Paura per le conseguenze. Solo nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione si può trovare rifugio. In questi casi la nonviolenza sceglie il non-agire. Il rispetto per le vittime e per l'intero popolo americano impone che il movimento antiglobalizzazione sospenda le proprie iniziative. Il movimento per la pace inorridisce davanti alle scene di giubilo che persone piene d'odio hanno inscenato. Dio non voglia che chi è stato colpito così gravemente pensi ad una risposta di tipo militare. Sangue chiama sangue, odio chiama odio, vendetta chiama vendetta. E' una spirale impazzita che solo la nonviolenza può fermare. Ognuno faccia la propria parte.
Mao Valpiana (Movimento Nonviolento - Verona, 11 settembre 2001, ore 18,15)

Pax Christi Verona: «Orrore, immensa tristezza e grande dolore».
 
Davanti al massacro scatenatosi in alcune città degli Stati Uniti, il nostro primo pensiero va alle vittime del terrorismo. Ai loro corpi. Ai loro volti. Cerchiamo di immaginarci la loro vita quotidiana tragicamente interrotta. Vorremmo esprimere la nostra solidarietà e la nostra commossa partecipazione alle loro famiglie, agli amici e ai conoscenti.
Molto è ancora da chiarire sulla tragedia statunitense, ma una cosa per noi è certa. La violenza è disumana, cattiva, stupida e vile.  E' un male che annienta l'umanità. Offende la civiltà. Degrada e annulla il valore delle cause che pretende di difendere. Alimenta il clima di paura. Scava ulteriori abissi di incomprensione. Allontana la soluzione dei problemi. E' anche vile perché usa persone innocenti e inermi per il proprio delirio di onnipotenza. Crea sempre una  spirale terribile  di odio, di sangue, di morte. E' come un  buco nero del cosmo: divora ogni risorsa vitale e distrugge il futuro. Anche questa violenza riprodurrà vendette, risentimenti, intolleranze. L'esultanza di alcuni palestinesi è frutto di un dolore disperato cresciuto in un inferno di tormenti che preparerà altri inferni per sé e per gli altri. Davanti a un dramma così immane, che aggrava ogni altro dramma,  sentiamo la necessità di testimoniare col  silenzio operoso e con il dialogo costruttivo il valore rivoluzionario della pace. Ci sembra utili moltiplicare i momenti di riflessione e di comunicazione:  sia  veglie di preghiera e di meditazione,  sia incontri ecumenici o interreligiosi, sia confronti  e scambi culturali. La città di Verona  può valorizzare in ambito internazionale il suo gemellaggio con  la palestinese Betlemme e con l'israeliana Ranana, sollecitare la diplomazia delle Nazioni Unite  e  partecipare alla marcia della pace da Perugia ad Assisi del 14 ottobre. Dato l'aggravarsi della crisi mediorientale, ci sembra decisivo rilanciare il ruolo dell'ONU facendo anche di Gerusalemme la sede dell'ONU  fino alla fine dei conflitti armati.
In ogni caso,  per noi  è essenziale rinnovare l'impegno per promuovere  il valore e  il metodo della nonviolenza. E' l'unica reale novità. L'innovazione che cambia in profondità. La concreta utopia che spezza la spirale della distruzione reciproca, supera le culture del nemico,  trasforma positivamente i conflitti, crea nuovi rapporti tra le persone e i popoli. Ci pare urgente  accendere ogni giorno il sogno fraterno di Martin Luther King con gesti, parole e opere di pace.   "La vera scelta  - egli diceva- non è tra nonviolenza  e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza.Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti". 
Verona 11.9.2001 Pax Christi (Verona)
 
Attentati in USA / 2
 
Esprimiamo un profondo cordoglio al popolo americano per la perdita di numerose vite umane e per le sofferenze inflitte dall’attacco dei terroristi. In questo momento in cui si stanno cercando le forme di risposta all’attacco terroristico, ci perviene alla mente che, nel passato, soluzioni di pura natura militare, non hanno sradicato le cause degli antagonismi e quindi degli atti di guerra. Poiché le cause di questi fatti incresciosi sembrano essere maturate nel tempo e ricercate in un sempre maggiore isolazionismo degli Stati Uniti rispetto agli altri paesi, in una politica estera americana volta a salvaguardare in primo luogo i propri interessi nazionalistici, ci sembra che la soluzione ideale risieda in un approccio combinato di natura sia politica, che strategica e militare nei confronti dei paesi obiettivo delle presunte rappresaglie. Non solo, il tarlo degli interessi nazionalistici per una nazione che domina la scena internazionale, come gli USA, che ha perciò naturalmente delle responsabilità economiche, sociali, militari, e politiche nei confronti degli altri paesi del mondo, espletate nel passato anche nell’aiuto a molti di essi a risollevarsi dalle rovine delle guerre, mina la credibilità stessa del suo ruolo imparziale internazionale. Un approccio esclusivamente militare perciò, rischierebbe di non allentare le tensioni e di non dare voce alle crescenti opinioni e convinzioni che in mondo globale è necessario perseguire il benessere di tutti. I paesi alleati perciò, in questo momento di lutto, devono aiutare gli Stati Uniti, devono altresì allearsi nella ricerca di soluzioni a patto che gli USA riorientino la loro politica estera in una prospettiva di benessere globale, lasciando da parte i soli interessi nazionali. Questo porterebbe ad un allentamento delle cause che hanno maturato una così forte reazione di natura terroristica nei loro confronti. E questa ci sembra pure la prospettiva in cui si possa localizzare il ruolo degli USA nella compagine internazionale. Potrebbe essere un grande passo avanti per quei principi di solidarietà, libertà e giustizia di cui essi si fanno pure portavoce. (Tarcisio Bonotto Proutist Universal – Italia Via Mezzomonte, 58 37034 Quinto di Valpantena - Verona - Tel 045 - 551358 - Fax 045 - 551358)
PROUTIST UNIVERSAL è un'associazione internazionale presente in 80 paesi. L'obiettivo principale è la divulgazione di un sistema socio-economico alternativo al capitalismo individuale e al capitalismo di stato che favorisca il benessere collettivo e individuale. Il PROUT, Teoria della Utilizzazione PROgressiva, sostiene la decentralizzazione economica e lo sviluppo locale come fondamenti per una economnica equilibrata, controllata dalla popolazione in generale.
Il PROUT è la prima teoria socio-economica a considerare l'importanza di tutte le risorse, materiali, economiche, sociali, intellettuali e spiritualie la loro adeguata utilizzazione per il benessere di tutti. Come teoria socio-economica olistica il PROUT integra le varie sfere della vita umana in una piattaforma comune per uno sviluppo a 360 gradi.
 
 
Attentati in USA / 3

Noi che cerchiamo di vivere la nonviolenza esprimiamo il dolore e la più grande pietà umana per le vittime delle stragi in USA e la solidarietà a tutti quanti nel mondo soffrono queste violenze  e cercano pace e giustizia. Condannando questa enorme violenza diretta non dimentichiamo che nel mondo c’è una più profonda violenza strutturale che si esercita nell’oppressione politica, nello sfruttamento e nell’ingiustizia economica. Tutte queste violenze trovano origine e giustificazione in varie culture violente, arroganti e sprezzanti verso le altre. La critica del dominio non è mai un crimine, mentre il crimine non è mai una critica giusta ed efficace, ed è invece riproduzione e conferma dell’ingiustizia che apparentemente combatte. Ci dissociamo profondamente da coloro che hanno dimostrato esultanza perché i sentimenti di odio, che abbrutiscono l’uomo, devono essere vinti e superati in noi tutti combattendo, sì, l’ingiustizia ma con il rispetto assoluto per ogni vita . Condanniamo ugualmente ogni proposito di vendetta o pretesa di fare giustizia con le armi da parte del governo degli Stati Uniti e dei suoi alleati. L’indagine ed il giudizio sui responsabili di un tale crimine internazionale che offende tutta l’umanità compete all’ONU nelle sue legittime istituzioni.  (Movimento Nonviolento, Movimento internazionale per la riconciliazione  - Segreteria regionale del Piemonte e della Valle d’Aosta - Torino, 12 settembre 2001).

Attentati in USA / 4
 
Manifestando orrore e cordoglio per la spaventosa tragedia che ha colpito il popolo degli Stati Uniti mietendo tante vittime innocenti, non dimentichiamo la tragedia dei 120.000 che muoiono ogni giorno di fame e che non fanno notizia, in questa società assuefatta alla violenza, istituzionale e non. Davanti alle manifestazioni di giubilo e alle proposte di vendetta amplificate dai media, occorre avere il coraggio di riproporre l’urgenza della fraternità universale, a partire da una rilettura lucida e imparziale della Dichiarazione universale dei Diritti umani, nella convinzione che il mondo non potrà trovare salvezza né nel mercato né nelle armi, ma solo in un generale esame di coscienza in termini politici ed economici a livello planetario e in un generale disarmo delle coscienze, poiché senza la pratica personale e collettiva della giustizia non è possibile né la pace né la salvaguardia della Terra. In particolare, si aggiungerebbe crimine a crimine, anche a livello locale, se si dovesse strumentalizzare questa circostanza per innalzare un muro sempre più massiccio nei confronti degli immigrati che sono tra noi o tra il mondo ricco, ferito nel suo orgoglio, e il mondo dei poveri che nulla chiedono se non la più equa distribuzione delle risorse del Creato. (Tempi di Fraternità - Redazione di Asti e di Torino).
 
 
 “Non prevalga il desiderio di una risposta violenta. Si rischia uno scenario da terza guerra mondiale.” di Giuliano Pontara (direttore dell’Università della pace di Rovereto (UNIP))
“Questo agli Stati Uniti d’America è un attacco al cuore dell’Impero: o per lo meno così sarà visto dalla maggior parte della classe politica mondiale. Anche la difesa più forte della storia umana, dimostra la sua vulnerabilità. E’ la dimostrazione che non è possibile difendere un paese armandosi fino ai denti e che è inutile promuovere costosissimi progetti di scudi stellari perché così entra nel vicolo sempre più chiuso della violenza. Ci sarà un’ondata di odio e desiderio di repressione enorme. I movimenti non violenti devono cercare di fare quello che hanno sempre fatto. Questo continuo processo di escalation della violenza la violenza della globalizzazione sostenuta anche militarmente dalle grandi potenze - porta inevitabilmente alla globalizzazione della violenza, alimenta il terrorismo internazionale (di stato o meno) che colpisce sempre più la popolazione civile. Da studioso, non posso che esprimere preoccupazione di fronte ad uno scenario che potrebbe assumere i connotati di una terza guerra mondiale di dimensioni terribili. Mai come ora si ripropone urgentissimo il bisogno di ricorrere agli strumenti della nonviolenza senza lasciarsi prendere dal desiderio di vendette. Lo ribadisco: non ci sono altre misure contro i rischi di un’escalation se non l’intensificarsi di processi di distensione e mi riferisco anche a tutti i conflitti locali e a bassa intensità, come quello arabo israeliano e le molte guerre che devastano l’Africa.  I movimenti, le ong, le associazioni devono continuare a fare quello che hanno fatto e stanno facendo, fermi nella loro linea di nonviolenza: guardiamo all’esempio di Ghandi nei momenti di massima tensione in India.”
Fonte: Unimondo (http://www.unimondo.org)
. Il professor Giuliano Pontata, dell’Università di Stoccolma e uno dei massimi studiosi di “peace research” e della risoluzione nonviolenta dei conflitti, membro del Tribunale permanente dei Popoli per conto del quale ha guidato entrambe le sessioni sull’ex Yugoslavia (Berna l995 e Barcellona 1996), da Rovereto, dove venerdì 14 settembre inaugura il 9° Corso internazionale “Diplomazia popolare nonviolenza e riconciliazione” promosso dall’Unip.
 
 
Attentati in USA / 5

La FIEI anche a nome di tutte le organizzazioni aderenti in Italia e all’estero, esprime la piena solidarietà al popolo americano e la piena e totale condanna dell’efferato attacco terroristico che ha seminato distruzione e morte tra  inermi cittadini americani e presumibilmente di molti altri paesi. La Fiei è vicina in particolare ai connazionali ed ai cittadini americani di origine italiana  ai quali rivolge una particolare affettuoso solidale saluto. I mandanti dei gravissimi e raccapriccianti attentati vanno al più presto individuati e puniti. Ad oggi il quadro delle responsabilità non è ancora emerso. Il perseguimento dei responsabili di un attentato senza precedenti deve essere il più rapido possibile, mirato e selettivo. La Fiei, di fronte all’attacco inaudito contro il popolo americano condanna quanti usano o intendono usare gli strumenti del terrorismo nella vana illusione di  risolvere con ciò i conflitti che insorgono fra paesi. Va rivendicato il primato del confronto, del negoziato, della mediazione, del consenso della comunità internazionale per dirimere ogni contrasto fra paesi  e fra governi. Pace, giustizia sociale, solidarietà fra i popoli attraverso una più equa redistribuzione della ricchezza prodotta, democrazia, devono essere i principi alla base delle relazioni internazionali. (FEI)


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Il referendum del 7 ottobre
Rifondazione: le nostre ragioni per votare no

Rifondazione comunista si schiera per il no. In un comunicato della segreteria nazionale del Partito della Rifondazione comunista si invitano i propri elettori e simpatizzanti a votare No al referendum sulla modifica della seconda parte della Costituzione, previsto per il 7 ottobre. Il Prc invita, altresì, le proprie strutture ad aderire ai comitati per il No. «Le ragioni per le quali non può essere condiviso il testo licenziato a suo tempo dal Parlamento sono già state espresse dai gruppi parlamentari del Partito al momento del voto - Si legge nella dichiarazione. - In particolare: la riduzione del ruolo dello Stato, parificato nel testo a quello di Regioni ed Enti locali, costituisce la premessa dell’indebolimento del tessuto unitario del Paese e favorisce oggettivamente il rafforzamento delle spinte localiste; l’introduzione del principio della “sussidiarietà orizzontale” legittima e, anzi, sollecita la privatizzazione di importanti servizi oggi gestiti dal pubblico; la fissazione delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali a livelli essenziali (e cioè minimi) consente la differenziazione sostanziale delle stesse a livello territoriale; il riordino delle competenze legislative dello Stato e delle Regioni, confuso e contraddittorio, in taluni casi riduce la possibilità di garantire un indirizzo unitario nel Paese su materie decisive e, in altri, può alimentare un conflitto con le istituzioni locali. Nel complesso, il testo sottoposto a referendum introduce norme discutibili, spesso inaccettabili, che contraddicono in diversi casi i principi contenuti nella prima parte della Costituzione. Per questo, non può valere l’argomento secondo il quale per contrastare l’offensiva istituzionale delle destre è necessario scegliere il male minore e quindi approvare le norme sottoposte a referendum. In realtà, il testo sul quale i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi costituisce una prima sostanziale concessione a quelle forze nel Paese che puntano alla liquidazione di diritti fondamentali, all’affermazione di un modello sociale liberista e alla crescente differenziazione delle condizioni economiche e sociali fra le diverse realtà territoriali. Per questo, pronunciarsi oggi per il No significa poter respingere senza ambiguità domani le proposte che verranno avanzate dalla destra». (PRC Verona)

 Turismo responsabile con «Sguardi Oltre il Confine»

SGUARDI OLTRE IL CONFINE è un’Associazione culturale nata nel 2000 su proposta di alcune persone impegnate come volontari in progetti di solidarietà con il Sud del mondo e con le periferie del Nord appartenenti all’Organismo Non Governativo C.R.I.C. (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione)Associazione Italiana Turismo Responsabile). L’obiettivo dell’associazione è quello di promuovere una cultura libera e critica, democratica e solidale che valorizzi la conoscenza e l’interscambio culturale fra realtà diverse del Sud come del Nord del mondo in uno spirito di rispetto, autonomia e crescita reciproca. perno su cui ruota l’attività dell’associazione è il VIAGGIO, inteso come metafora di esperienza, conoscenza, coscienza, incontro e possibile trasformazione.  VIAGGIO come esperienza individuale, tangente all’esperienza collettiva e oggettiva della relazione, dell’incontro con l’altro, gli altri; della condivisione di un progetto interculturale. VIAGGIO come fuga e come ricerca del sé, come capacità di guardare oltre il proprio confine esperenziale, personale e culturale per avvicinarci a realtà magari vicine ma diverse e per costruire insieme ad esse una rete di sguardi e possibilità di sognare e realizzare un futuro più giusto e sostenibile. VIAGGIO come scoperta del sogno basato su volti di genti, spiagge e mari color perla e smeraldo, relax fatto di pace di boschi, tranquillità e mistero di oasi e deserti, templi e meraviglie nascoste, albe e tramonti che ricordano gli inizi del tempo, musiche che danno senso al tempo, al corpo, al movimento, agli occhi che cercano vita. VIAGGIO come consapevolezza delle relazioni positive e negative che legano il Nord ed il Sud, il centro e  la  periferia;  delle strutture economiche gestite dai grossi centri di potere internazionali, ma anche delle esperienze sociali ed economiche alternative che vedono protagoniste Organizzazioni Non Governative, Cooperative locali, Botteghe del Commercio Equo e solidale, Associazioni di solidarietà. VIAGGIO come rete di incontri, relazioni significanti che si costruiscono all’interno del gruppo di viaggiatori ed all’esterno con quanti lavorano, vivono, lottano dentro la realtà locale. VIAGGIO come percorso di conoscenza della realtà sociale e culturale, economica e ambientale dei popoli e dei paesi che si toccano nel rispetto delle specificità, diversità, ricchezze culturali di ciascuno. Ma non solo VIAGGIO: il viaggio non è tale se non riesce a mettere in discussione i propri sistemi valoriali e culturali; se non interagisce con la propria esperienza di scoperta e conoscenza; se non fornisce diverse chiavi d’interpretazione della realtà internazionale ed interculturale. Attorno al viaggio, l’associazione vuole tentare di costruire percorsi di conoscenza, sia attraverso l’organizzazione di seminari residenziali .  Nel mese di aprile del 2001 si costituisce formalmente come associazione senza fini di lucro ed aderisce all’AITR (e decentrati sui temi legati al viaggio organizzato, sia attraverso momenti di tipo informativo e formativo, costituiti da corsi tematici, mostre, incontri, dibattiti: il rapporto Nord - Sud del mondo; l’intercultura; i popoli, le loro culture e le loro lotte; i meccanismi economici dell’ingiustizia internazionale; le proposte per una diversa economia di rispetto e cooperazione; i progetti di solidarietà ed altro che di volta in volta verrà proposto dai soci o da altre associazioni con le quali “Sguardi oltre il confine” intende collaborare, a partire da quelle che fanno riferimento ad una lettura critica dei rapporti internazionali ed a forme di turismo responsabile.

Il turismo responsabile

Per capire che cosa può rappresentare oggi il turismo etico e responsabile, occorre considerare cosa sia il turismo tradizionale, annoverato ormai fra i colossi industriali quali quelli dell’auto, dell’acciaio e del petrolio. Il suo fatturato annuo, infatti, supera già quello di alcune di loro e spesso è gestito da multinazionali che, come in altri settori, subordinano al proprio profitto qualsiasi danno provocato alla gente, ai popoli, all’ambiente. Il detto secondo il quale il turismo rappresenta, per i paesi del Sud del mondo, un’opportunità di sviluppo è un modo per falsificare la realtà, in linea con la logica della perpetrazione del loro sfruttamento poiché: solo una minima parte del reddito prodotto dal turismo resta nel paese della vacanza mentre la maggior parte (dal 50 al 90%, a seconda del paese) ritorna agli stati ricchi sia come recupero degli investimenti che come movimento delle merci acquistate al nord per il fabbisogno turistico (il consumo dei prodotti locali è alquanto esiguo). la presenza del turismo impone una lievitazione dei prezzi col conseguente impoverimento delle popolazioni locali spesso tenute lontano o sapientemente nascoste per non disturbare il popolo dei vacanzieri, chiudendogli occhi e coscienze sulle reali condizioni socioculturali. la possibilità di nuova occupazione locale che il turismo determina rende traballanti le economie locali stesse poiché le rende dipendenti da un mercato, quello turistico, assai mobile e capriccioso, legato alla moda dell’anno, alle campagne pubblicitarie ecc. . spesso non vengono considerati i rischi di impatto ambientale: gli studi di fattibilità di un centro turistico non si basano sul rispetto dell’ecosistema specifico di quel paese, ma sul soddisfacimento della domanda turistica. Si arriva così a non considerare l'inquinamento prodotto dagli scarichi, i rischi per flora e fauna locale, il rischio della penuria idrica per la quale la popolazione locale non ha sufficiente acqua potabile poiché l’acquedotto deve rifornire le piscine del centro. la cultura locale viene considerata solo in un contesto folkloristico per cui identità, culture, problemi vengono nascosti ai più riducendo così le possibilità di relazioni significanti coi territori e le sue genti.

E il turismo cosiddetto RESPONSABILE ? Il turismo responsabile è un modo dolce di pensare alla vacanza e di entrare in rapporto con altre realtà, privilegiando gli ambienti e le popolazioni locali ai circuiti del “divertimento forzato e organizzato”. Non è la negazione del viaggio ma la sua apoteosi culturale. E’ un sassolino nella scarpa del business turistico-affarista; un tentativo di coniugare il bisogno di viaggiare, vedere, conoscere, riposare con il rispetto delle culture e degli ambienti. E’ la capacità di godere senza distruggere, la tenerezza di chi non consuma ma vive con poesia ed interesse il tempo del viaggio, della vacanza, rendendoli esperienza unica, irripetibile: un’opera d’arte, una musica dal vivo.

Il turismo responsabile: esclude di avvalersi delle catene industriali del turismo tradizionale a favore di piccole imprese locali, cooperative turistiche in modo che la gran parte del denaro speso resti al paese ospite. il viaggio viene ideato e progettato attorno a rapporti reali definiti e costruiti nel paese meta. il progetto del viaggio e le cose che ad esso ruotano intorno, vengono discusse prima della partenza con lo scopo di coinvolgere i partecipanti in relazioni significanti con se stessi, con gli altri e con l’esperienza che si intraprende. si garantisce l’incontro reale con le culture e le popolazioni locali grazie al contatto stabilito in precedenza, in modo da costruire opportunità di conoscenza/conoscenze de/con le diverse realtà. come nei circuiti del mercato equo e solidale il prezzo del viaggio è trasparente: ognuno sa esattamente dove sono finiti i soldi che ha “investito” nel viaggio. Questo ed altro ancora il turismo responsabile: la sua definizione ultima infatti può essere lasciata a coloro che l’hanno scelto come modalità di vacanza e di viaggio poiché ognuno può aggiungere elementi in base alla propria esperienza, alle nuove conoscenze ed alle emozioni vissute nell’umile tentativo di comprendere e dare il proprio contributo per cambiare questo nostro piccolo mondo.

Associazione Culturale “SGUARDI OLTRE IL CONFINE” - Milano:Via Morigi 8 - 20123 MI  Tel/fax.: 02/86984342   giovedì  (16.00-19.00)-  E-mail:sguardioltreilconfine@yahoo.it - Referente: Gabriele - 0339/5452707- Giovedì (18.30–20.30).Bergamo:tel / fax 035/360961 - E-mail irisblu.lor@libero.it ;Referente: Daniela - 0333/2028685 Lunedì (19.30 – 21.30)

 
Indios dell'Amazzonia delimitano i confini della foresta per fermare le attivita' illegali delle compagnie del legno. Greenpeace chiede la demarcazione di tutte le terre indios nell'Amazzonia brasiliana.
 
Manaus (Brasile), 11 settembre 2001 - La comunita' degli indios Deni comincia oggi a demarcare le proprie terre nella foresta amazzonica . Senza demarcazione, le terre dei Deni sono esposte allo sfruttamento del loro patrimonio naturale da parte delle compagnie dellegname E' solo la seconda volta che gli indios dell'Amazzonia demarcano la propria terra senza l'assistenza del governo. Il progetto e' stato presentato  oggi nel corso di una conferenza stampa a bordo della nave di Greenpeace, l' Arctic Sunrise, a cui hanno partecipato il Patarahu (capo Deni), Greenpeace, CIMI (un gruppo cattolico), e OPAN, (una organizzazione che lavora con gli indios). Il progetto prevede la demarcazione di 1.530.000 ettari, situati a 1000 chilometri sud-est da Manaus, nel cuore della foresta amazzonica.
"Abbiamo aspettato piu' di 15 anni che il governo brasiliano proteggesse le nostre terre tradizionali con la demarcazione. La nostra gente ha vissuto con  la minaccia che le  compagnie del legno distruggessero  la nostra terra," ha dichiarato il capo Deni, Haku VarasahDeni. "Non abbiamo altra scelta che procedere da soli. Chiediamo al governo brasiliano di riconoscere la demarcazione e assicurare che nessuno piu' minacci le nostre terre e la nostra  gente". I Deni hanno scoperto che meta' delle loro terre era stata venduta alla multinazionale malese WTK nel maggio 1999 quando  una spedizione di Greenpeace  arrivo' nelo'la loro regione per documentare le attivita' di taglio illegale della foresta. I Deni tenuti fino a quel momento all'oscuro sia della vendita che dei piani di disboscamento delle loro terre si rivolsero a Greenpeace chiedendo aiuto per la demarcazione. Greenpeace per avviare l'assitenza ai Deni si e' avvalsa di CIMI e OPAN, due organizzazioni con una lunga esperienza di lavoro con gli indios. In seguito alle pressioni di Greenpeace, la WTK ha dichiarato che rispettera' la demarcazione. Nel corso dei prossimi due mesi un team di esperti brasiliani, insieme a 12 volontari di Greenpeace provenienti da tutto il mondo (Braisle, Cile, Olanda, Svezia, Spagna, Grecia, Austria, USA e Cina), assicurera' il supporto logistico ai Deni per la demarcazione delle terre. I volontari produrranno dei rapporti giornalieri che saranno disponibili sul sito di Greenpeace. Appena la demarcazione sara' riconosciuta dal governo, non potranno piu' essere rilasciati permessi per il taglio o altre attivita' distruttive nei territori dei Deni. "Il governo brasiliano si e' impegnato a demarcare entro il 1993 tutte le terre degli indios, ma non ha mantenuto questo impegno. Per questo i Deni hanno preso in mano la difesa delle proprie terre, ma hanno bisogno che il governo almeno riconosca la demarcazione e ne assicuri la piena validita' legale" ha commentato Paulo Adario, di  Greenpeace. "Greenpeace chiede al governo brasiliano di completare la demarcazione di tutte le terre degli indios in Amazzonia" - ha aggiunto Adario - "ed il riconoscimento da parte del Presidente Cardoso (circa il 20% del territorio amazzonico) che questa attivita' puo' rappresentare una importante misura di protezione dell'Amazzonia dalle attivita' distruttive". (Fonte: Greenpeace)
 
Caorle Social Forum
 
Il 6 Agosto è nato a Caorle (VE) il Caorle Social Forum. Ad esso aderiscono associazioni dal mondo ambientalista, dal mondo cattolico, dal mondo della sinistra e singoli cittadini. Abbiamo deciso di portare in piazza alcune tematiche e così il 29 e 30 Settembre a Caorle, saremo con bancherelle e forum in piazza per portare informazione su OGM, agricoltura biologica, mense scolastiche ed ecoturismo. Capito? Siete tutti invitati il 29 e 30 Settembre a Caorle. Se volete darci una mano o un sostegno siamo aperti a tutti i contributi. Un mondo migliore è possibile... INFO: yurj@alfa.it (Caorle Social forum)

SOS Salvador
Progetto Sorriso

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


 
PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Amdraous 
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.

PER QUANTE SCONFITTE

C’è un momento nella vita di ognuno in cui il mondo diventa un perfetto sconosciuto. Si rimane con la sguardo sotto il basso dei momenti nudi che ci assalgono, e allora non è più possibile barare con gli altri né con noi stessi.  Sono attimi che attraversano le esistenze, che investono i percorsi e non consentono ulteriori giustificazioni. C’è improvvisa la triste consapevolezza per l’età degli entusiasmi e delle scoperte: scomparsa, dilacerata.  E’ difficile persino ricordare quell’età che è stata nostra, c’è difficoltà a ripensare a quel che siamo stati, a quel che non ha potuto essere; ai padri e alle madri che dovevamo essere e non siamo stati mai. Questo accade perché ti trovi a fare i conti con “un” te stesso riprodotto a misura.  “Un” te stesso poco differente da quel che sei stato; una fotografia vivente con gli occhi grandi e sgranati su un mondo che non riconosce altri mondi.  Immagine dai passi svelti e dai gesti bruschi per non sottostare alla linea mediana, a volte banale, della fatica, delle regole, delle rinunce. Non c’è nulla di diverso tra ciò che io ero e ciò che ora ho qui davanti a me. Esiste l’identico impulso di ribellione, il sommesso borbottio sotto il primo strato di incoscienza. C’è l’eguale ritrosia alla normalità di questa vita. Ragazzi difficili, ragazzi devianti, minori a rischio, c’è spreco di etichette, di stereotipi, delle famose gabbie di partenza: un carro allegorico stipato di tanti ieri clonati, che percorre i bordi delle nostre coscienze, senza intaccare etiche e morali. Oggi io sono tutor nelle comunità “Casa del Giovane” di Pavia, ascolto questi ragazzi nelle schegge di un passato che bussa alle porta di ogni città e periferia. Un passato che sistematicamente ricompone la sua trama, si espande, chiede aiuto in una colluttazione sorda. E’ un’eredità mai spesa fino in fondo, forse una nemesi semi umana, una complicanza dello stabilire chi è il destinatario, come il mittente. Di certo è umanità allo sbaraglio, che picchia sull’uscio delle nostre sconfitte, esprime il senso della precarietà che ci pervade e confonde, è lo scotto a margine per la torsione di una comunicazione ridotta ai monosillabi. Eppure il passato insegue il futuro circolarmente, incornando questo presente che non sa guardare ai troppi ieri dimenticati, per riuscire a incamminarci con occhi e sguardi nuovi ai fotogrammi umani gia violati. C’è un momento nella vita di ciascuno in cui è difficile riconoscersi, ogni cosa appare distante, estranea, al cospetto di una riflessione che disegna il desiderio di fare del bene, rendendoci conto invece di avere fatto del male. Così diceva anche San Paolo. Si sta sul diritto della nostra incapacità, degli ostacoli molteplici che si sovrappongono, allora viene voglia di rifugiarsi nella preghiera per trovare una soluzione, una risposta equa.  Ma in questo pregare non c’è risposta, ma ulteriore deriva per un’accettazione supina di ciò che è.  Una presunzione che sottolinea il fallimento umano, e proprio questa constatazione dovrebbe indurci a imparare a perdonarci noi per primi, se vogliamo percepire l’intenso bisogno di pietà e misericordia al nostro intorno. Me  stesso per primo. Pensare di relegare lontano la problematica giovanile distruggendo parte della nostra memoria, nella convinzione di annientare il malessere dentro di noi, è un atto di viltà inaccettabile. Dobbiamo riuscire a comprendere che un ragazzo in salita, affaticato, gia stanco di lottare e vivere, non è un giovane diverso da un altro che procede spedito verso la propria maturità. Ho l’impressione che i diversi siamo noi, che intendiamo proprietà privata ed esclusiva solo quelli che ce la fanno, perché sono in possesso degli strumenti necessari per farcela. Tanti ragazzi a perdere? No. Tanti ragazzi a ritrovarsi, dico io, e ciò potrà verificarsi, scambiandoci vicendevolmente la vita, la nostra storia personale, le nostre paure e i nostri desideri, tentando così di accorciare le distanze, non solo perché il verbo ci insegna che così andiamo nella direzione di Dio. Non solo perché essere cristiani sottende il coraggio di non volgere le spalle. Ma anche e soprattutto perché il giungere alla realizzazione di ogni individuo, passa attraverso il rispetto della dignità dell’altro. Lavoro con questi ragazzi, ci accompagniamo reciprocamente in questi cammini che ci accomunano, in una interdipendenza che è legata a filo doppio con ciò che noi chiamiamo futuro. Una rete di rapporti che è sostegno e slancio per ogni  futura personalità matura. Perciò diciamo “basta” nei riguardi delle aritmetiche, delle statistiche, delle diciture che ripetono mille volte fine; e mai fine giunge agli sproloqui. Basta davvero con il sottrarre  nomi alla vita e sogni ai vivi da poco in marcia in quest’avventura esistenziale.  Basta con il dolore che gioisce e ci dispera.  Forse dovremmo fare comparire ciò che non c’è tuttora: la capacità di andare incontro all’altro. Magari facendo un passo indietro.Vincenzo Andraous tutor presso le comunità “Casa del Giovane” di Pavia (Giugno 2001)


                                       SORRISI & CEFFONI

Tra gli italiani cresce la nostalgia per i giorni di Mussolini

Cinquantasei anni dopo essere stato fucilato e appeso a
testa in giù a piazzale Loreto, Benito Mussolini è protagonista di un revival che fa pensare a una sorta di
riabilitazione. Gli italiani sembrano non averne abbastanza: ora la sua tomba è sorvegliata da una guardia d'onore, la sua
effigie compare su alcuni prodotti, le sue case diventano hotel e i suoi sostenitori sono al governo.

(Fonte: The Guardian, Gran Bretagna http://www.guardian.co.uk/international/story/0,3604,549154,00.html )
Mafia
"La mafia, una delle più infami società segrete che il mondo abbia mai conosciuto, è ormai scomparsa. Dopo avere
esercitato il potere in Sicilia, assassinando, ricattando e seminando terrore... è stata fortunatamente stroncata dal regime fascista".

(Fonte: Arnaldo Cortesi, corrispondente da Roma, The New York Times, 4 marzo 1928.)
 
CANTATA A CONTRASTO DEL TERRORISTA E DELL'UOMO DI PACE, PIETRIFICATI ENTRAMBI. SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SCIOGLIERE L'INCANTESIMO E SALVARE L'UMANITA'

Ecco, mi ascolti adesso? Lo senti adesso il mio dolore, lo senti quanto male faceva e io urlavo ed urlavo sotto le torture e tu
eri troppo distratto per sentirmi? Ecco, mi ascolti adesso, adesso che e' troppo tardi, che sono morto e morto nella morte trascinando i tuoi cari? Ecco, mi ascolti adesso?
Ecco, adesso ti vedo, ti vedo e tu svanisci ed io io non ti vedo piu'. Ma avrei voluto fermarti, avrei voluto fermarti e fermare la mano che a scorpioni e frustate ti ha allevato nell'odio e nel dolore che porta all'abisso dell'orco.
Ecco, fossi venuto un poco prima, mi avessi detto parole di pane, parole di luce un poco prima, forse forse in pianto mi si sarebbe sciolto il sale dell'umiliazione che accieca i miei occhi, e forse saremmo oggi vivi e io e i tuoi cari. Eri tu che dovevi salvarli salvandomi.
Ecco, ora che e' tardi per salvarti la vita ora che e' tardi per salvare i miei cari anche dai miei le scaglie cadono occhi ora che e' tardi.
Uccisi per parlarti in un sussurro. Ma quel gran rombo tutti rende sordi. Uccisi per colpire gli empi simboli di un empio potere che disumana, che ha disumanato anche me.
Ma quelli che uccidesti non erano simboli, erano uomini e donne di carne e di osso di pianto e di riso, ed ora sono fumo
 
Cercavo una strada da aprire alla giustizia di furia, a tentoni, battendo la testa nel muro. Ma per la giustizia vi e' una sola strada salvare tutte le vite, tutte le vite salvare salvare tutte le vite salvarle tutte le vite umane. Commisi l'orrore ma tu cosa facesti tu, cosa facesti.
Nulla seppi fare per fermarti del sangue che tu hai sparso anche le mie sono lorde mani. Perdonami, figlio, perdonami. Perdonami, perdonami, padre.

 
- FINE -


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