A Che cosa ne pensa di questa sortita di Berlusconi?
Dopo aver detto che a Genova si erano affrontati i
problemi dell'Africa, ora si vuole allontanare un vertice che dovrebbe entrare
nel merito dei problemi.
L'intenzione di Berlusconi di trasferire il vertice è
un'altra dimostrazione di scarsa considerazione?
A Nairobi sono arrivate le notizie di Genova?
Il Kenya accetterebbe il trasferimento a Nairobi?
Per venire al vertice Fao - che non è la stessa cosa
del G8, anche le proteste non avrebbero lo stesso segno - ma non c'è dubbio che
anche nella Fao se non c'è una volontà politica dei paesi ricchi, si richiano
obiettivi non realizzabili o fallimentari.
Voler sfrattare il vertice non è simbolicamente molto
negativo?
Se tu dovessi proporre al prossimo vertice Fao un
obiettivo determinante per far fronte alla fame nel sud del mondo che
proporresti?
Ci rivolgiamo ad ognuno dei partecipanti del Gruppo di Lavoro sui Popoli Indigeni dell'ONU, per sottoporre a vostra conoscenza l'irruzione di cui è stata oggetto la sede centrale del Consejo de Todas las Tierras, venerdì 20 luglio, del presente anno.
1. Noi Mapuche attraverso il Consejo de Todas las Tierras, cosìcome tutti gli altri Popoli Indigeni, abbiamo iniziato a sviluppare unprocesso fermo e deciso per ottenere il riconoscimento dei nostri dirittie delle libertà fondamentali, che consistono nella restituzionedelle nostre terre usurpate, nella restituzione del nostro territorio,nel riconoscimento dei nostri diritti politici, nel diritto all'autodeterminazione.Senza dubbio, un processo basato su questi principi causa difficoltàallo stato cileno, uno stato che si è costituito con la forza ela violenza. Per giustificare la propria validità, lo stato ha intrapresoun percorso violento, utilizzando il nuovo sistema Processuale Penale che,nella pratica, si è convertito in uno strumento repressivo nei confrontidelle rivendicazioni del Popolo Mapuche. 2. Il Consejo de Todas las Tierras sta lottando per restituire le terreche sono state perse durante la dittatura militare, che adesso si trovanonelle mani delle imprese forestali multinazionali che si sono introdotteall'interno del t! erritorio Mapuche protette da un governo illegittimo,distruggendo la biodiversità, causando processi di emigrazione edanneggiando i diritti collettivi delle comunità Mapuche. 3. E' deprecabile che il governo sia parte di una pratica repressiva,oltre al fatto che lo stesso non abbia stabilito meccanismi per frenarei gruppi economici che esercitano pressioni sui tribunali per proteggerei propri interessi. 4. Lanciamo un appello a tutte le organizzazioni indigene del mondoa solidarizzare con il Popolo Mapuche ed a ripudiare la politica repressivadello Stato Cileno con il Popolo Mapuche. Il razzismo soggiacente ultimamentesi è evidenziato con la pratica della polizia e dei tribunali chestoricamente hanno negato i nostri diritti e le nostre libertà fondamentali.
Mari Chi Weu - Dieci volte trionfaremo, noi Mapuche ! (Aucán Huilcamán Paillama)
L'organizzazione mapuche Consejo de Todas las Tierras comunicaalle comunità Mapuche, alla comunità nazionale ed internazionalequanto segue: 1. Il giorno 20 luglio, aprossimativamente verso le 17:30, un grandecontingente di poliziotti ha fatto irruzione nella nostra sede, ubicatain calle Lautaro 234, nella città di Temuco. 2. Circa 200 tra carabineros e poliziotti hanno fatto violentementeirruzione nel luogo, distruggendo porte, oltre al fatto che in nessun momentohanno mostrato un ordine giudiziario per la realizzazione dell'operativo. Successivamente si sono mossi nei diversi uffici, rompendo tutto quantotrovassero all'interno dell'immobile e sottraendo tutta la documentazionedell'organizzazione. 3. Al momento dell' irruzione si trovavano nella sede solament! e cinquepersone che sono state violentemente picchiate ed obbligate a rimanerein un luogo fisso durante tutto l'operativo, mentre veniva loro proibitaqualsiasi comunicazione con l'esterno. 4. Dopo più di una ora di perquisizioni, hanno distrutto tuttoil materiale di lavoro dell'organizzazione e delle comunità, portandosivia tre computers, una fotocopiatrice e tutti gli archivi che costituisconola memoria della organizzazione. 5. I reati che ci vengono imputati sono quelli di "associazione illecita"ed "usurpazione di terra", le stesse imputazioni per le quali si processaronoe condannarono 144 mapuche, nel 1992, caso che la nostra organizzazionedenunciò di fronte alla Commissione Interamericana per i DirittiUmani della Organizzazione degli Stati Americani e che attualmente si trovanell'ambito di un accordo amichevole. 6. Alla fine sono state arrestate otto persone, tra le quali AucánHuilcamán Paillama, al quale è stata fratturata! una mano.Le stesse persone sono state accusate di resistenza a pubblico ufficialee citati presso il Tribunale Militare. Tra le persone arrestate ci sonoanche due donne, che sono state picchiate fino ad essere lasciate in statodi incoscienza, oltre ad essere state aggredite verbalmente. 7. Di fronte a questo nuovo sopruso che si è visto piombare ilnostro popolo mapuche, le comunità e le organizzazioni della regioneabbiamo deciso di sviluppare una serie di mobilitazioni per esigere ilrispetto per il nostro popolo. Le mobilitazioni inizieranno con una marciadi ripudio per l'irruzione il giorno 25 luglio nella città di Temuco. Facciamo appello alle comunità Mapuche perché si uniscanole forze per esigere il rispetto per il nostro popolo, ed alla comunitànazionale ed internazionale perché solidarizzino con la nostra lottaper il diritto alla terra, al territorio ed alla autodeterminazione.
Aucán Huilcam&aacut! e;n Paillama (Responsabile per le RelazioniInternazionali) - Manuel Santander Solis (Werken del Consejo)
Per altre informazioni in merito: indios@coinarir.org
ZOOM ASSOCIAZIONI
" Che altro sono stato se non uno scrittore di
puttane e vagabondi? Se qualcosa di bello c'è in quello che ho scritto, proviene
da questi diseredati, da queste donne segnate da un marchio di fuoco, da coloro
che sono sull'orlo della morte, sull'ultimo gradino dell'abbandono".
Così
scriveva Jorge Amado nel 1980 in quella strana autobiografia che andava dagli
zero agli undici anni dal titolo O menino grapiúna. E così ha fatto. Ha
mantenuto la promessa. Per tutta la vita ha raccontato di puttane e vagabondi,
di diseredati e di lavoratori sfruttati. Senza inventarsi nulla, o quasi. Come i
cantastorie, che prendono dalla strada, dalla vita, gli spunti per narrare le
proprie favole.
Storie di uomini, di donne e di luoghi, come Bahia, la città
di Tutti i Santi, miscuglio di bellezza e sofferenza, di ricchezza e di fame, di
risa e di lacrime: "Vedrai le chiese grondanti d'oro. Dicono che siano
trecentosessantacinque. Forse non sono tante, ma che importa? Dove sarà la
verità vera, quando si tratta della città di Bahia? Non si sa mai bene ciò che è
verità e ciò che è leggenda, in questa città. Nel suo lirico mistero, nella sua
tragica povertà, verità e leggenda si confondono"... Così come verità e leggenda
si confondono ed entrano in tutti i suoi libri, in diversa misura a seconda dei
casi, della storia, dei luoghi o dei protagonisti.
Certo, non sono poche le
differenze nella narrativa di Amado tra il cosiddetto primo periodo, che termina
grosso modo con la "nascita", nel 1958, di Gabriella (garofano e cannella), e in
cui le tematiche sociali (e socialiste) sono più evidenti: è, parlando di libri,
il periodo del Paese del carnevale, (1931), di Cacao (1933), di
Sudore (1934), di Jubiabá (1935), di Mar Morto (1936), di
Capitani della spiaggia (1937), di Terre del finimondo (1943), di
So Jorge de Ilhéus (1944), della trilogia dei Sotterranei della
libertà (1954)... E, non parlando di libri, del Premio Internazionale
Stalin, ottenuto nel 1951. Periodo in cui viene accusato, da destra, dai
non-marxisti, di scrivere letteratura di propaganda, pamphlet ideologici, di
essere, insomma, un buon scrittore solo dopo il 1958. Dopo, al
contrario, verrà invece accusato, dai critici marxisti, di essersi compromesso
con la borghesia capitalista, di proporre una visione "decadente" della realtà,
di essere, insomma, un buon scrittore solo prima del 1958...
Strano
destino quindi, per uno scrittore di puttane e vagabondi, quello di venire così,
da alcuni, rigidamente classificato. Ma la verità è invece che Amado racconta
innanzi tutto quello che vede, che vive, che sente raccontare ("Ci sarà anche
qualche ricordo custodito nella retina di un bambino o tutto deriva da racconti
uditi?") Vede - dalla nascita, avvenuta nell'agosto del '12 in una piantagione -
la lotta per il possesso delle terre, le imboscate, gli intrighi politici ("si
negoziavano, indifferentemente, animali, armi e vite umane"), e li descrive.
Vede le inondazioni, le epidemie, il vaiolo, la malaria: come ha detto lui
stesso, era un periodo in cui si viveva "camminando fianco a fianco con la
morte", e ce lo racconta. Vive la politica internazionale e quella del suo
Paese: i colpi di stato, il famigerato Estado Novo di Getúlio Vargas, la
violenza delle dittature, viene arrestato (la prima volta nel '36), i suoi libri
bruciati sulla pubblica piazza, viene mandato in esilio (nel '48, prima a
Parigi, ma anche la Francia lo espelle e deve riparare in Cecoslovacchia), e
tutto ciò diviene lo sfondo per alcuni suoi romanzi.
Ma non si è di destra o
di sinistra se si racconta al mondo di una terra violentata, di uomini in armi,
di fame, di epidemie, di sangue e croci nelle strade. Così come non si è di
destra o di sinistra a raccontare l'amore, le donne, l'amicizia, il mare, le
canzoni, e le spiagge, gli dèi, la cucina di Bahia: "Sogno una rivoluzione senza
ideologie, dove il destino dell'essere umano, il suo diritto a mangiare, a
lavorare, ad amare, a vivere la vita pienamente non sia condizionato al concetto
espresso e imposto da un'ideologia, non importa quale. Un sogno assurdo? Non
abbiamo un diritto più grande e inalienabile del diritto al sogno. L'unico che
nessun dittatore può ridurre o annientare".
Un'esistenza intensissima, quella
di Jorge Amado, dentro un secolo che ha vissuto totalmente, nel bene e nel male,
accompagnato da una gran dose di fortuna, come lui stesso ammetteva: "Sono nato
con la camicia, con il sedere alla luna... La vita mi ha dato più di quanto ho
chiesto, meritato e desiderato. Ho vissuto intensamente ogni giorno, ogni ora,
ogni istante, ho fatto cose che Dio solo sa, mi sono alleato con il Diavolo...
Ho combattuto per la buona causa, quella per la dignità dell'uomo, per il pane e
per la libertà, mi sono battuto contro i pregiudizi, ho fatto cose illecite, ho
percorso strade proibite, sono stato il bastian contrario, il viceversa, il no,
mi sono consumato, ho pianto e riso, ho sofferto, ho amato e mi sono
divertito".
Amato, soprattutto. Con il cuore e con il corpo (il suo primo
rapporto sessuale è del 1924, con la cavalla Furta Cor, "una bestia nervosa ed
elegante... che aveva una fissazione, le piacevano gli uomini"). Ma il cuore,
dal '45, è tutto per Zélia Gattai, anarchica seria e rigorosa di Pieve di
Cadore, apparentemente ben lontana da lui: "Non è pane per i tuoi denti. E' una
donna onesta, vecchio mio, non è una di quelle che vanno con tutti, di quelle
che tu..." Per le altre, ci sarà la gloria di diventare personaggi dei suoi
romanzi più famosi: Gabriella, Dona Flor, Tereza Batista, e tutte le altre,
sante o puttane, avute, desiderate, viste, immaginate, sognate.
E amico dei
vagabondi, dei lavoratori del porto, della gente dei mercati e di quella del
candomblé, dei capoeiristas, dei musicisti, dei venditori da
fiera, degli sfaccendati, dei tiratardi da osteria: "Meglio ancora, fui uno di
loro". Come Quincas Berro Dágua, uno dei suoi più riusciti personaggi:
funzionario esemplare delle Imposte Dirette, dal passo misurato, la barba ben
curata, la giacchetta nera d'alpaca, la cartella sotto il braccio, ascoltato dai
vicini con rispetto quando opina sul tempo e la politica, mai visto in una
bettola, bevitore morigerato e casalingo, che un bel giorno dice di no, manda
tutto all'aria e diventa vagabondo, ubriacone, giocatore, imbroglione e
puttaniere, in una parola, felice. E quando muore i suoi amici decidono di
fargli passare ancora una notte come si deve, al porto, tra fiumi di cachaça,
mulatte e scorpacciate di zuppa di pesce. E, gran finale, un bel giretto per
mare, assieme agli amici più cari e alla sua appassionata fidanzata Occhigrandi:
"Non mi lascerò rinchiudere in una tomba sottoterra" - sentirono dire al morto -
"Mi seppellisco quando voglio, all'ora che mi pare", e poi sparì tra le onde del
mare...
Ecco, è andata sicuramente così, anche per Jorge Amado. Saravá, amen,
axé.
U
Il primo libro che è stato pubblicato
in Italia Terre del finimondo è il settimo dei romanzi che ha cominciato
a scrivere a soli diciannove anni. Allora, era il 1947, il Brasile non era
frequentato e conosciuto come oggi e i traduttori dal portoghese erano pochi e
per lo più lusitanisti. Molte sottigliezze, frasi idiomatiche, tradizioni e miti
bahiani erano ignoti. Qualche anno fa, quando quasi tutti i romanzi erano stati
pubblicati, si è pensato di ritradurre i primi in ordine cronologico e per me è
stato molto bello ripercorrere il cammino dell'autore, veder crescere in lui la
maturità letteraria, ampliarsi il tema sociale e politico del militante di
sinistra che riesce a fondere la denuncia della realtà che vive con la fantasia
che avvince il lettore. Rimaneva da conoscere in Italia la trilogia I
sotterranei della libertà che fa parte della fase più marcata dell'impegno
politico dell'autore. Tre volumi scritti, dopo essere stato espulso anche dalla
Francia nel 1951, mentre si trovava esule con la moglie Zélia e il loro primo
figlio a Dobris, in Cecoslovacchia, nel castello dell'Unione degli Scrittori. In
quegli anni, racconta Zélia, crollarono molti dei loro miti, videro amici
deportati, vissero le epurazioni, soffrirono la perdita di ideali. La trilogia
(Einaudi) inizia con Tempi difficili e prosegue con Agonia della
notte e La luce in fondo al tunnel, e ha per sfondo l'Estado Novo, il
periodo della dittatura instaurata in Brasile nel 1937 da Getúlio
Vargas.
Opera polinucleata con episodi multipli, racconta le vicende di
persone di diversi strati sociali: alta borghesia, classe media, operai e
contadini. In un modo o nell'altro queste persone si incontrano e si scontrano,
le loro storie si mescolano. Su tutti aleggiano i personaggi politici e gli
eventi storici del tempo, e il risultato è un ritratto raro del Brasile in
particolare e del mondo in generale, nel periodo drammatico che precede la II
guerra mondiale. Anche se emerge il settarismo politico di quegli anni, Amado
riesce comunque a riferire correttamente anche il punto di vista e le ragioni
delle classi sociali dominanti, avverse al mondo stalinista che è stato il suo,
realizzando un documento storico che, grazie alla sua inesauribile inventiva, è
anche un racconto ricco di personaggi e di intricate vicende.
A differenza
dei romanzi venuti in seguito, non più così direttamente impegnati, ma
variopinti, divertenti e volti ai caratteri delle persone e al folclore, i
volumi della trilogia sono intrisi di politica e di sociale, con i personaggi
fortemente caratterizzati. I "destri" sono fatui e paurosi, le loro donne tutte
libertine. I militanti comunisti sono puri e coraggiosi, le loro compagne tutte
oneste e generose. Traducendo, mi veniva ogni tanto il dubbio che avesse calcato
apposta la mano per autoironia o, chissà, perché a quel tempo doveva essere
davvero molto arrabbiato.
Quando tornò in Brasile, dopo l'esilio, il Partito
cercò di imporre tagli e modifiche ai Sotterranei della libertà, ma lui
si rifiutò perché, come mi disse qualche anno fa: "Ho voluto testimoniare nei
tre volumi de I sotterranei la visione di un mondo stalinista che è stata
la mia e nella quale molte cose sono nere o sono bianche. Oggi ritengo che
quella visione del mondo manicheista non esiste più, è tutto pieno di sfumature.
Allora c'era un pragmatismo e uno spirito dogmatico che ora è scomparso. Non
l'ho fatta io questa revisione, ma gli avvenimenti. Per questo non rinnego
niente, è stata una tappa storica in cui ho creduto e che I sotterranei
ritraggono in tutta la verità di quei tempi difficili".
Le due
vite di un africano bianco
L'autore di "Dona Flor", dalla scrittura militante ai romanzi-samba
di ANDREA COLOMBO
Sono in lutto le negre di Bahia (mai il sor Jorge
Amado si sarebbe piegato a definirle "nere", il politicamente corretto non era
il benvenuto a casa sua). Piangono poeti e giocatori, letterati e maestri di
capoeira, gli accademici e i nottambuli. Nei terreiros rullano i tamburi
del candomblé, la macumba bahiana: lo scrittore esimio era padre di
santo, presiedeva ai riti pagani importati dal Congo insieme agli schiavi, poi
sincretizzati con il cattolicesimo. A chi gli chiedeva se davvero credesse nel
potere degli orixas rifiutava sibillino di rispondere. Ma alle
celebrazioni non mancava mai.
Piangono soprattutto i lettori, in tutto il
mondo. Novant'anni o quasi, e ancora Amado ci regalava libri. Ne ha pubblicati a
decine, fiumi d'inchiostro: un grafomane. Per tanta esuberanza una vita non
poteva bastare. Forse per questo Jorge Amado ne ha vissute due. L'autore che
nasce nel '59 con Gabriela garofano e cannella, il musicista che usava le
parole come note e trasformava la samba in pagine e capitoli, è tutt'alpiù un
parente alla lontana dello scrittore militante che aveva denunciato la vita
aspra dei pescatori bahiani in Mare di morte, dell'autore epico che aveva
raccontato la saga sanguinosa del cacao in Frutti d'oro (ne sapeva
qualcosa, era nato e cresciuto lì, tra le piantagioni, con i morti delle guerre
del cacao ancora freschi), del comunista dei Sotterranei della libertà,
denunciato di recente come stalinista. E forse non a torto: chi non lo era, a
sinistra, in quegli anni?
Non poteva durare. Non durò. Amava troppo le risate
e la cucina piccante, l'acquavite e le donne, per continuare a descrivere
l'inferno dei poveri, per combattere sempre e solo in nome di un paradiso
venturo. Rovesciò il tavolo. Smise di enumerare le ferite del popolo. Iniziò a
vantarne la forza e la vitalità, la cultura con le radici affondate in Africa
più che in Portogallo: la lotta degli schiavi trasformata in danza
(capoeira), i riti orgiastici (candomblè), la musica. Scoprì che
la terra promessa c'è già, qui e ora, se sapete vederla, se l'ironia vi aiuta,
se lo stomaco sopporta le delizie roventi della cucina bahiana, se avete sangue
a sufficienza per le mulatte e le negre con "il culo da formica" e i fianchi
scalmanati: le Flor, le Terese Batista, le Tiete di Agreste.
In Italia,
giusto nel '77, lo esaltarono per prime le donne, le femministe. Proprio lui,
messo in croce dalle militanti brasiliane, accusato di machismo e sciovinismo:
basta con queste femmine tutte tette e culo, com'è possibile che persino Teresa
la guerriera alla fine trovi riparo tra le braccia forti di un gigantesco
marinaio? Avevano ragione le italiane. Nessuno ha amato le donne più di Amado, e
chi non se ne accorge è perché non vede che nessuno più di lui, dopo il '59, ha
disprezzato e deriso e stracciato ogni ideologia. Nessuno meglio di lui aveva
imparato che nulla è più pericoloso del prendersi troppo sul serio. Se era stato
stalinista non lo era stato invano: dall'esperienza aveva saputo trarre la
dovuta lezione, mantenendo quel che c'era da trattenere, l'odio per ogni forma
di sfruttamento e di razzismo, buttando via il resto.
Soprattutto, buttando
via la torva seriosità, il sospetto amore per le tinte tragiche che marcava e
ancora marca la sinistra. Non l'Africa, non Bahia. Non Vadinho, il giocatore
beffardo. Non Pedro Arcanju, il poeta seduttore e anarchico della Bottega dei
miracoli, un capolavoro. Come si fa a piangere uno scrittore così, persino
ora che è morto? Meglio salutarlo come avrebbe fatto lui, con il grido del
candomblè bahiano: Axè.
14 ottobre: Marcia Perugia -
Assisi
[Dal
programma di convocazione della marcia Perugia-Assisi del prossimo 14 ottobre
2001 riportiamo i seguenti stralci. Per ulteriori informazioni, per adesioni e
per contatti con la Tavola della Pace che promuove l'iniziativa: Tavola della
pace, via della Viola 1, 06122 Perugia, tel. 075/5736890, fax: 075/5739337,
e-mail: mpace@krenet.it, sito: www.krenet.it/a/mpace; o
anche:
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace, via della Viola
1, 06122 Perugia, tel. 075/5722479, fax: 075/5721234, e-mail: info@entilocalipace.it, sito: www.entilocalipace.it]
*
Premessa
"Un altro mondo e' possibile. Costruiamolo insieme". Con questo
slogan, il 26 settembre 1999, decine di migliaia di persone provenienti da ogni
parte del mondo (dopo aver partecipato alla 3a Assemblea dell'Onu dei Popoli)
hanno camminato insieme da Perugia ad Assisi chiedendo all'Italia, ai governi e
a tutte le istituzioni internazionali di "cambiare le priorita' della politica e
dell'uso delle risorse rimettendo al centro le persone, i popoli e il rispetto
dei loro diritti fondamentali". Al centro di quella Marcia c'era la proposta di
costruire una grande alleanza mondiale di cittadini, organizzazioni della
societa' civile, comunita' ed Enti Locali impegnati a "sostituire la cultura
della competizione selvaggia con quella della cooperazione, la cultura della
guerra con la cultura della pace, l'esclusione con l'accoglienza,
l'individualismo con la solidarieta', la separazione con la condivisione,
l'arricchimento con la ridistribuzione, la sicurezza nazionale armata con la
sicurezza comune". Oggi quello slogan e quell'obiettivo appaiono sempre piu'
concreti e urgenti. La necessita' di "agire insieme, con audacia, operando oltre
le frontiere e le diversita' come un fronte unico, con una strategia globale e
una consapevolezza comune" e' condivisa da una rete sempre piu' fitta di
organizzazioni della societa' civile attive e di istituzioni locali in tutto il
mondo. La Tavola della pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per
la Pace intendono dare un ulteriore contributo a questo processo organizzando la
4a Assemblea dell'Onu dei Popoli e una nuova edizione della Marcia per la Pace
Perugia-Assisi che si svolgeranno dall'8 al 14 ottobre 2001.
* Gli obiettivi
generali
- Globalizzare i diritti umani, la democrazia e la
solidarieta';
- Rafforzare la societa' civile mondiale;
- Costruire
un'Europa di pace. Con la 4a Assemblea dell'Onu dei Popoli e la Marcia per la
pace Perugia-Assisi del 14 ottobre 2001 ci proponiamo di: 1. promuovere la
globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta',
sollecitando un cambiamento delle priorita' della politica e dell'uso delle
risorse; 2. contribuire alla costruzione e al rafforzamento della societa'
civile mondiale, della sua capacita' di proposta e azione comune per la pace,
un'economia di giustizia e la democrazia internazionale; 3. contribuire alla
costruzione di un'Europa aperta e solidale, strumento di pace, giustizia e
democrazia nel mondo; 4. promuovere la costruzione di una rete europea delle
organizzazioni e istituzioni locali che operano per la pace; 5. promuovere la
costruzione di un "network per la globalizzazione dal basso" e di un "Forum
permanente della Societa' Civile Mondiale"; 6. costruire una coalizione
internazionale in vista della Conferenza dell'Onu "Financing for Development"
(Finanza per lo Sviluppo) (Messico, marzo 2002); 7. rilanciare le proposte della
societa' civile mondiale, in vista della conferenza dell'Organizzazione Mondiale
del Commercio (Qatar, novembre 2001); 8. sollecitare l'intervento dell'Europa e
dell'Onu a favore della pace in Medio Oriente, nei Balcani, in Africa, in
Colombia, in Turchia, etc. 9. promuovere una campagna (e una coalizione)
internazionale per il rafforzamento e la democratizzazione dell'Onu; 10.
promuovere una campagna (e una coalizione) internazionale contro il progetto di
scudo spaziale americano, per il disarmo e la prevenzione dei conflitti. Con
queste iniziative intendiamo dare seguito agli impegni assunti a New York dal
Millennium Forum e contribuire alla preparazione del secondo Forum Sociale
Mondiale di Porto Alegre (Brasile, gennaio 2002).
La 4a Assemblea dell'Onu
dei Popoli, la Marcia per la pace Perugia-Assisi e le iniziative collegate sono
inoltre:
- uno strumento per: 1. promuovere l'alleanza tra quanti, in Italia
e nel mondo, sono impegnati contro la guerra, la poverta' e il disordine
internazionale, per la pace, un'economia di giustizia, i diritti umani e la
democrazia; 2. presentare al nuovo Governo e al nuovo Parlamento un pacchetto di
proposte per accrescere l'impegno dell'Italia per la pace e la giustizia nel
mondo; 3. richiamare l'attenzione dei mezzi di comunicazione sulle principali
proposte e iniziative della societa' civile e degli Enti Locali per la pace,
un'economia di giustizia e la democrazia internazionale; 4. suscitare un ampio
dibattito internazionale sulle responsabilita' e il ruolo dell'Europa nell'era
della globalizzazione ("Oltre l'Euro") mettendo a confronto la societa' civile
europea e quella del Sud del mondo; 5. dare nuovo impulso all'impegno per la
pace nel nostro paese; 6. sollecitare il coinvolgimento dei giovani e del mondo
della scuola; 7. sostenere le principali campagne nazionali e internazionali in
corso per la pace e un'economia di giustizia (debito, acqua, Tobin Tax, farmaci,
etc.); 8. dare voce alla domanda di pace e giustizia di tanti popoli e persone;
9. proporre una visione del mondo che dobbiamo costruire; 10. democratizzare,
rinnovare e rilanciare la politica estera italiana, sollecitando la sua apertura
alla societa' civile. - un modo per portare alla luce il lavoro di migliaia di
volontari, associazioni e istituzioni locali impegnati per la pace, la giustizia
sociale e lo sviluppo umano, la difesa dei diritti umani;
- un invito a: 1.
riflettere sul contributo che ciascuno puo' dare nella vita quotidiana alla
costruzione di un mondo piu' giusto e solidale; 2. aprire le nostre comunita'
locali ai problemi del mondo promuovendo l'idea della cittadinanza europea e
planetaria, la solidarieta' e la cooperazione internazionale;
- un
contributo: 1. allo sviluppo della societa' civile mondiale; 2. alla crescita
della solidarieta' e della cooperazione internazionale; 3. al dialogo
interculturale; - una grande iniziativa di educazione alla pace, alla
mondialita' e alla solidarieta'. Il mondo ha bisogno di pace e di giustizia, di
garantire a tutti l'accesso ai diritti umani fondamentali e di gestire il bene
pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche.
* Marcia per la pace Perugia-Assisi: Cibo, acqua, istruzione e lavoro per tutti. Una marcia per cambiare le priorita' della politica e dell'uso delle risorse; per rimettere al centro le persone, i popoli e i loro diritti; per rispondere alla domanda d'aiuto e di giustizia di miliardi di persone; per promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarieta'; per promuovere il bene comune globale; per costruire una nuova Europa aperta, solidale, strumento di pace nel mondo; una nuova Onu e un nuovo ordine internazionale pacifico e democratico; una marcia per i giovani; alla riscoperta del valore della solidarieta' e della condivisione.
«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.