Carissimi, vi informiamo che Attac Italia ha deciso di aderire alla campagna di
boicottaggio contro la Danone, lanciata dai
lavoratori di Calais, minacciati di licenziamento, e fatta propria anche da
Attac Francia. Sul sito www.carta.org
trovate le informazioni relative alla campagna, i documenti di Attac e l¹elenco
dei prodotti da boicottare [con qualche sorpresa].
Care
amiche, cari amici, questa è, credo, la LETTERA più lunga che vi ho inviato negli ultimi sei anni. La ragione è che
ci troviamo davanti a scelte difficili e mi pare giusto parlarne. La Grande
Storia ci pone sempre nuove inquietudini e responsabilità: dalla superbia di Sua
Maestà Dobliù Bush, che sfida il resto del mondo tenendo alta la distruttività
delle esalazioni industriali americane e “confrontandosi”
a muso duro con la Cina
all’ormai scoperta arroganza delle multinazionali che pretendono di dettare
legge in tutti i paesi (si veda il caso Monsanto);.Tuttavia la Piccola Storia,
quella che ci riguarda più da vicino, quella italiana, non è, in questo momento,
meno importante. Ci avviciniamo a elezioni in cui, come dice l’appello firmato
da Norberto Bobbio e da Alessandro Galante Garrone, uomini della Resistenza,
dallo storico Alessandro Pizzorusso e dall’economista Paolo Sylos Labini,
“destra e sinistra non c’entrano: è in gioco la democrazia: Berlusconi ha
dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i
valori su cui si fonda la nostra società, e di volere altresì una legge che
darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da
perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere
politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto. Oltre a ciò
Berlusconi, che è ancora indagato, in Italia e all’estero, per reati diversi,
fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in
tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo (…).Chi pensa ai propri
affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi
del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli
conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in
Italia, e ancora di più, in Europa. Le grandiose opere pubbliche promesse dal
Polo dovrebbero essere finanziate almeno in parte col debito pubblico, ciò che
ci condurrebbe fuori dall’Europa. A coloro che, delusi dal centrosinistra,
pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una
vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia”.
Dopo la
diffusione di questo appello, nota Marzia Galleani, “il programma elettorale di
Berlusconi si è arricchito di ulteriori spunti interessanti: la proposta di
costituzione di un tribunale che giudichi i giudici, la riforma della Corte
costituzionale (“inquinata di comunisti”), l’occupazione della RAI con
l’epurazione dei giornalisti sgraditi” dei quali i suoi colonnelli hanno resa
pubblica una prima lista di proscrizione. A proposito di
liste, Vittorio Feltri, che a suo tempo pubblicò un elenco di pedofili accertati
o sospetti, creando gravissimi drammi personali e sociali (vi furono omonimi
additati al ludibrio…), ha ora indicato ai berlusconiani i loro e suoi nemici,
pubblicando su “Libero” un paginone con l’elenco dei primi mille sottoscrittori
dell’appello di Bobbio e Galante Garrone. Leggere per credere quanto noi
firmatari siamo in buona compagnia; e difatti Feltri ci definisce “razza
eletta”. “Razza è un nome che gli piace tantissimo…
Come scrivono Raniero La Valle e
Enrico Peyretti in un loro appello agli elettori che propone di “votare per la
lista che si preferisce nella quota proporzionale, e per i candidati indicati
dal centro-sinistra in tutti i collegi uninominali (…) come atto volto ad
arrestare la deriva in corso e a rompere l’ipnosi che tende a far vivere le prossime
elezioni come una pura formalità di investitura del governo Berlusconi”, non è
una destra a cercare di riprendere
il potere, “ è tutta la destra: tutta la destra, e solo
la destra, con la sua variegata nomenclatura politica, con il suo retroterra
monetario e industriale, e con il suo insediamento sociale piccolo-borghese (…).
Questo coagulo in Italia fa paura, perché è quel fascio di forze che già una
volta ha preso le forme e ha parlato la lingua del fascismo. La cultura popolare
italiana, che già allora non seppe resistergli, è oggi ancora meno resistente;
essa infatti è stata preparata ad accoglierlo negli ultimi anni di
imbarbarimento della comunicazione di massa, di crisi della scuola, di
diffamazione della politica e dei partiti, di delegittimazione della funzione
giurisdizionale e di amplificazione retorica di due guerre effettivamente
combattute, una in Medio Oriente e l’altra in Europa”.
La cronaca si incarica già di
chiarire cosa significhi un regime di destra: la polizia ha ricominciato a
“menare” con cattiveria; un preside di Palermo consente un “seminario”
sull’antisemitismo e sul feroce dittatore fascista romeno Antonescu; un altro
preside (a Terlizzi) vieta ai suoi ragazzi un incontro con Rita Borsellino,
sorella del giudice ucciso; il senatore Baldini (Forza Italia) deposita in
Commissione parlamentare di vigilanza della RAI una proposta di regolamento per
abolire trasmissioni “politiche” come Porta a Porta, Il Fatto, Sciuscià, il
Raggio Verde, Mi manda Rai Tre, Elmo di Scipio, Satyricon, 3131 Chat, Prima
pagina e Rai Tre Mondo… Mentre scrivo Berlusconi, Bossi e Fini stanno
ulteriormente violando la Costituzione mediante la richiesta di impegni
vincolanti ai propri candidati; mentre la Costituzione prevede che il
parlamentare non possa avere vincolo di mandato, rispondendo in prima istanza
soltanto alla propria coscienza (libero poi il partito cui appartiene di
espellerlo dal gruppo e i suoi elettori di non votarlo più).
Bloccare
la destra è quindi non una necessità ma una urgente necessità. Tuttavia hanno
ragione i gruppi e le persone che aderiscono al manifesto “Per una nuova
politica” nel rilevare (http://www.arpnet.it/abele) che i programmi dei due poli
sembrano ”troppo simili, cloni di un pericoloso ”Pensiero unico” e la politica
“ridotta a fatto tecnico e succube dei sondaggi (…) che rifugge la passione e la
battaglia delle idee in nome di un freddo pragmatismo”.
Si
profila un astensionismo di sinistra che consentirebbe a Berlusconi di portare a
termine i suoi programmi, che sono esattamente quelli del suo Gran Maestro Licio
Gelli. Pietro Ingrao e Rossana Rossanda (“il manifesto”, 6 aprile) scrivono fra
l’altro: “non condividiamo il giudizio di scarsa rischiosità e durata del
governo Berlusconi-Bossi-Fini. Esso ha alle spalle il Fondo Monetario, l’OCSE,
la Banca Centrale
europea, a Confindustria (…).. Non condividiamo la rassicurazione, secondo la
quale ciò che ci attenderebbe non sarebbe più che una molle alternanza fra una
coalizione e l’altra. Ma non condividiamo neanche l’ipotesi di chi vede in una sconfitta
del centro-sinistra una frustata positiva che farebbe risorgere gli spiriti
della sinistra(…). L’esperienza ci insegna che dalla sconfitta non è mai venuta
una radicalizzazione di grande respiro, piuttosto la diaspora di una
aggregazione già sfilacciata”. (Ingrao e Rossanda invitano a votare Ulivo
nell’uminominale nei luoghi in cui Rifondazione certamente non può vincere; e
Rifondazione altrove).
“Alla ricerca di un voto che serva a contrastare la violenza eversiva
delle destre, ci poniamo nella prospettiva di votare e di fare votare l’Ulivo,
almeno nei collegi uninominali. Tuttavia, prima di farlo, desideriamo rendere
pubblica la seguente dichiarazione: in
nessun modo il nostro voto potrà essere considerato come dato a sostegno della
politica che avete sinora seguito. Non neghiamo taluni risultati ma li
consideriamo complessivamente meno importanti di troppe vostre scelte del tutto
divergenti dal concetto ideale di “sinistra” al quale siamo fedeli, e talvolta
dalla Costituzione: la partecipazione alla guerra della NATO, la mancanza di
reali interventi contro i conflitti di interesse, la più che dubbia politica nel
confronto delle multinazionali e delle loro attività industriali e commerciali,
la svendita della laicità dello Stato, il crescere della violenza della polizia,
la durezza nei confronti dei cosiddetti “extracomunitari” sono altrettante tappe
di un cammino che ci ha disgustati. L’arroganza con la quale avete scelto il
candidato premier e i candidati nei singoli collegi senza interpellare i
cittadini, lavorando soltanto fra voi, a Roma, e riducendo al minimo la presenza
delle donne nelle vostre liste, ci ha profondamente irritati. L’inserzione nelle
stesse liste dell’Ulivo di personaggi discutibili e discussi della cosiddetta
Prima Repubblica, ci ha mostrato come non riusciate a liberarvi di un sistema
politico trasformista e clientelare.
Siete certamente meno pericolosi
delle destre e per questo pensiamo di votarvi. Ma se tornerete al governo non
contate sul nostro preventivo consenso”.
Firmano: Ettore e Clotilde Masina,
Roma; Giorgio e Giusi Gallo, Pisa; ; Giorgio e Teresita Montagnoli, Santa Maria
in Giudice (LU); Giovanna Bennati, Pisa; Francesco Marioni, Viareggio, Enrica
Martinotti, Viareggio; Orfeo Filidei e Teresa Frongia, San Giuliano Terme (PI);
Angelo e Paola Mancusi; Pisa; Cecilia Mancusi, Pisa; Chiara Mancusi, Pisa,
Enrico Meschini, Livorno, Sandra Rastelli, Viareggio; Gianfranco Barsotti,
Livorno
VECCHIANO (PI) - "Mi ribolle il sangue". Questo
il giudizio di Francesco Gesualdi, della Rete di Lilliput, sul documento "Oltre
la cancellazione del debito" presentato il 26 febbraio a Londra dal ministro del
Tesoro, Vincenzo Visco e che dovrebbe essere lanciato ufficialmente al G8 di
luglio di Genova. L'idea di Visco e del governo italiano è che ognuna delle
prime mille multinazionali del mondo versi un minimo di 500.000 dollari su un
fondo di solidarietà a favore dei Paesi più poveri (fondo che dovrebbe essere
gestito da Banca mondiale e da altre istituzioni internazionali). I governi dei
Paesi industrializzati dovrebbero poi integrare il fondo fino ad arrivare a una
cifra complessiva di 1 miliardo di dollari. "E' scandaloso - prosegue
Gesualdi - che si chieda un gesto di carità a coloro che stanno contribuendo
a generare la povertà nel Sud del mondo. E tra le prime mille multinazionali ci
sono tutte le peggiori del mondo, quelle che non rispettano i diritti umani,
quelle che vengono continuamente pizzicate per i comportamenti antisindacali o
che sfruttano il lavoro minorile. Dobbiamo uscire dalla logica della carità e
cominciare a cambiare le regole economiche, e tornare a parlare di
giustizia". "Oltretutto
- dice
ancora Gesualdi - in
cambio di questa solidarietà il governo italiano chiede una ancora maggiore
liberalizzazione dei mercati e la fine di ogni ostacolo alla libertà di
circolazione per i capitali finanziari. E cioè esattamente ciò di cui i Paesi
poveri non hanno bisogno". Infine "se proprio dobbiamo parlare di interventi di
sostegno, servirebbe non l'aiuto delle imprese multinazionali che hanno
tutt'altra politica e interessi, ma la ripresa di una seria politica di
cooperazione internazionale, con la destinazione di una quota del reddito
nazionale dei Paesi più ricchi a favore di quelli in via di sviluppo. Ma anche
in questa direzione l'aiuto pubblico invece che aumentare si riduce". "Ancora –
conclude Gesualdi - ci sarebbe da domandarsi perché mentre la società
civile chiede l'applicazione di una Tobin tax (cioé di una tassazione sui
movimenti speculativi dei capitali) che potrebbe generare tra i 60 e i 400
miliardi di dollari l'anno e costituire appunto uno strumento, una regola nuova
per l'economia, il governo italiano se ne esce con una proposta di questo genere
che appartiene a una vecchia e brutta logica di scambio: io ti aiuto, tu in
cambio accetti di liberalizzare totalmente i tuoi mercati".
Carissimi amici, ben ritrovati in questo periodo pasquale! Come molti di voi sapranno nei mesi scorsi siamo stati molto impegnati nella raccolta di generi di prima necessità destinati alle popolazioni terremotate del Salvador. Abbiamo contribuito, grazie al vostro aiuto, a rendere possibile l’invio con la nave di due container di materiali, giunti a destinazione in questi giorni. Vi porgo il più sentito ringraziamento da parte degli amici volontari che operano nel Paese del Centro- America. I volontari del Ser.Co.Ba sono impegnati, oltre che nella distribuzione equa degli aiuti, anche nella riorganizzazione delle attività con-e-per la gente. Si sta organizzando la ricostruzione delle "case", rase al suolo dalla furia dei terremoti, che oltre ai mattoni ha abbattuto una popolazione già in seria crisi... L’appello che ogni volta conclude le telefonate con chi opera laggiù è sempre lo stesso: "Non dimenticateci!". E vi assicuriamo che fa rabbrividire sentirselo ripetere con dignità mista a disperazione. «Progetto Sorriso», nel suo piccolo, comunque non abbandona, anzi. Vogliamo continuare a perseguire gli obiettivi di sempre. In particolare ci sembra doveroso dire il nostro "sì" alle richieste che i fondi che d’ora in poi saranno raccolti vengano destinati per le priorità, ovvero al finanziamento delle attività dei promotori-animatori, indispensabili supporti psicologici per le comunità e factotum preziosi e instancabili. Chi di voi non l’avesse ancora fatto, è pregato di comunicarci la propria casella di posta elettronica, in modo da poter dialogare con maggior facilità e tempismo. Nel salutarvi, vi ringraziamo di cuore per il vostro importante segno di solidarietà, e vi invitiamo, se possibile, ad essere voi stessi promotori di questo piccolo-grande progetto, comunicandoci i nominativi di altre persone sensibili. A presto! Un saluto di Pace e Gioia! (Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi)
Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Milano.