23/2/01 Vicenza - IL RUOLO DELL'ECONOMIA
A Verona la fiera della cultura dell'estrema destra
Dopo il caso Marsiglia e le successive polemiche
suscitate dalla trasmissione Sciuscià e lo scandalo dei cori razzisti allo
stadio, in molti si sono preoccupati per l'immagine di Verona, a cominciare
dalla sindaca Michela Sironi. In un
dossier pubblicato dal Coordinamento Laico Antirazzista "Cesar K" di Verona,
intitolato "Allarme son fascisti", venivano esaminati i rapporti tra alcuni
settori dell'amministrazione locale e le varie organizzazioni della destra
radicale. Abbiamo anche denunciato
pubblicamente il coinvolgimento degli Assessorati alla Cultura del Comune e
della Provincia di Verona e dell'Assessorato alle Politiche giovanili del Comune
nel promuovere e finanziare una serie di concerti presso il Teatro-tenda
Estravagario con gruppi musicali legati all’estrema destra, l’ultimo dei quali
il16 dicembre scorso si è risolto in un vero e proprio raduno neonazista di
livello europeo. L'amministrazione
locale sembra infatti impegnata in un progetto di promozione e diffusione di una
cultura di ispirazione neofascista e neonazista, apertamente antidemocratica e
intollerante, violentemente razzista e xenofoba, e proprio in questi giorni
l'assessore alla Cultura Luca Bajona si è messo ancora una volta in evidenza
come uno dei principali animatori di tale progetto. L'Assessorato alla Cultura del Comune di Verona ha
promosso dal 22 al 25 febbraio, presso il teatro Camploy, una mostra-mercato del libro, con
annesso convegno, dal titolo "Alla scoperta della cultura non conforme". Con
modalità già collaudate in altre occasioni (ricordiamo che il raduno neonazista
del 16 dicembre era stato presentato come "un'occasione di sano divertimento per
i giovani"), anche in questo caso i reali contenuti dell'iniziativa sono celati
dietro un titolo generico e ambiguo. L’organizzatore dell’iniziativa, a cui il
Comune ha versato diverse decine di milioni, è però l’associazione Sinergie
Europee e questo aiuta a capire come mai la mostra del Camploy sia in realtà una
vera e propria fiera dell'estrema destra. Il progetto di ricostruzione europea
promosso da Sinergie Europee, che si fonderebbe sul coordinamento delle forze
antiamericane e antimondialiste, al di là degli schematismi ideologici, è
connotato in senso fortemente
neonazista e antisemita. Risultano vicini a Sinergie Europee vari
soggetti appartenenti alla destra radicale. Tra gli altri, Gabriele Adinolfi,
fondatore di Terza Posizione insieme a Roberto Fiore; Mario Gozzoli, animatore
di "Uomo libero", nota rivista razzista (presente alla mostra); Roberto
Bussinello e Paolo Karatossidis di Forza Nuova, rispettivamente di Verona e
Padova; Piero Puschiavo del Fronte Veneto Skinheads. Aderisce al progetto
Sinergie Europee anche la rivista "Orion", pure presente alla mostra diretta da
Maurizio Murelli, già condannato per la morte dell'agente di polizia Antonio
Marino nel 1973. Tra le 26 case editrici
presenti alla mostra, tutte schierate nel proporre autori che negano l’esistenza
dei campi di sterminio, esaltano fascismo, Repubblica Sociale e le eroiche SS
naziste, segnaliamo: Akropolis e
All'insegna del veltro (Nuova Destra radicale), AR (di Franco Freda; opere di Evola,
Hitler, Goebbels; negazionismo), Effedieffe e Editoriale Pantheon (oltranzismo
cattolico, estrema destra), Editrice Civiltà (ultrà cattolica, diretta da don
Luigi Villa, accreditato perfino nel famigerato sito www.holywar.org),
Fondazione Julius Evola, Il Cerchio (tradizionalismo, neonazismo, pubblica i
testi del fondatore della famigerata Guardia di Ferro romena, Corneliu Z.
Codreanu), Cinabro (fascista, negazionista, tradizionalista cattolica in odore
di lefebvrismo). Il Comune di Verona
fornisce così a queste case editrici e alle “idee” che professano una ribalta
insperata facendole uscire di fatto dalla semiclandestinità in cui abitualmente
si trovano ad operare. Altre sei
case editrici appartenenti invece ad un’area di sinistra sono state inserite
arbitrariamente dagli organizzatori senza che siano mai state contattate, nel
tentativo di dare all’operazione un’immagine di pluralismo culturale in realtà
del tutto inesistente. Risultato
dell’operazione è che il Comune di Verona attraverso l’assessorato alla Cultura
e la Regione Veneto promuovono un’altra gravissima iniziativa di propaganda di
posizioni razziste, antisemite e neonaziste. Il nostro Comune stabilisce così un
altro triste primato: gli organizzatori possono vantare la mostra del Camploy
come un evento eccezionale, ”la prima volta in Italia”. Crediamo che a questo punto nessuno
possa più fingere di non sapere e non vedere. Non si può più tollerare che gli
amministratori veronesi si rendano responsabili di simili iniziative usando la
copertura di istituzioni che dovrebbero rappresentare i valori democratici
sanciti dalla Costituzione. La favola della Verona innocente a
cui la stampa avrebbe ingiustamente affibbiato l’etichetta dell’intolleranza e
del razzismo, non regge più. Innocenti non sono certo i suoi amministratori che
finanziano e diffondono le idee aberranti del nazismo e
dell’antisemitismo. Il
Coordinamento “Cesar K.” vuole denunciare quest’ultima offesa (questa sì
non Sciuscià) alla Verona democratica e organizza un presidio di protesta
davanti all’entrata del Teatro Camploy, giovedì 22 alle ore 18 in occasione
dell’inaugurazione della mostra e sabato 24 alle ore 16 in occasione del
convegno a cui parteciperà anche il vicesindaco Bajona. Giovedì 22 alle ore 21, presso la
Palazzina servizi dello stadio, si terrà invece un’assemblea per illustrare le
“meraviglie” della cultura non conforme. Invitiamo tutti a partecipare alle
nostre iniziative per dare una forte risposta democratica. (fonte: "Cesar
K.")
Quello che pubblichiamo è l'appello promosso dal Consorzio
italiano di solidarietà (Ics) e da altre associazioni per promuovere
l'approvazione della legge sull'asilo, che da anni langue in parlamento. Perciò,
come estremo tentativo, le associazioni di volontariato chiedono a tutti i
cittadini di rivolgersi ai presidenti delle camere indirizzando loro la lettera
che segue.
«L' Italia è l'unico paese dell'Unione Europea a non avere una
legge sul diritto d'asilo. Tuttavia anche l'Italia è divenuta negli ultimi anni,
una terra d'asilo. La mancanza di una sta provocando da anni serissimi problemi
di accoglienza, nonché incertezza di diritto per i richiedenti asilo e i
rifugiati, per gli operatori della Pubblica Sicurezza, per le Amministrazioni
pubbliche coinvolte, per il volontario. L'attuale disegno di legge è in
discussione dal 1997. Durante il dibattito parlamentare al Senato, e
successivamente alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, sono stati
introdotti importanti miglioramenti al testo.
Il testo attuale, che recepisce
le più recenti disposizioni europee in materia, è un testo giudicato positivo ed
equilibrato dall'Acnur. (Alto commissariato delle Nazioni unite per i
rifugiati), nonché da tutte le organizzazioni italiane che lavorano nel campo
della tutela dei rifugiati. Il Governo italiano, a più riprese si è impegnato a
fa sì che la legge sull'asilo, per la sua urgenza, per la sua rilevanza sotto il
profilo delle norme di diritto interno, e per le sue ricadute internazionali,
sia sicuramente ricompresa tra i provvedimenti da emanare prima della
conclusione della attuale Legislatura. Pertanto, i sottoscritti firmatari,
rappresentanti di associazioni, esponenti del mondo della cultura, del
sindacato, della società civile, singoli cittadini, fanno appello urgente a
tutti i Deputati e ai Senatori di voler contribuire ad una rapida conclusione
dell'iter parlamentare del progetto di legge già in calendario per la
votazione.
Da inviare per fax a: Presidente della Camera dei deputati, On.
Luciano Violante 06.67603522. Presidente del Senato, Sen. Nicola Mancino
06.67062022
Il cosiddetto Terzo
settore o, meglio, le realtà di disagio, esclusione e povertà cui esso rimanda,
non hanno bisogno tanto di "più spazio", quanto di maggiore giustizia sociale,
vale a dire riconoscimento, dignità e peso nel determinare le politiche e le
scelte in materia sociale. Il che presuppone anche, da parte del Terzo settore
(che pure è attraversato da differenze, anche profonde, proprio su questi temi,
sulla propria identità, funzione e autonomia, sul rapporto con la politica), di
una nuova e diversa consapevolezza di sé. Diversamente, si vuole e si vorrebbe
sempre più trasformarlo in un sostituto dello stato sociale, in un gestore a
basso costo di servizi, usarlo come alibi nello smantellamento di diritti
fondamentali della persona. Oppure e appunto si tenta di "colonizzarlo". Al
contempo amputandolo della coscienza critica e politica, della necessità di
tenere rigorosamente assieme solidarietà e giustizia, cultura e politica, valori
e pratica sociale.
Anche per queste dinamiche, per questo progressivo
scollamento tra società civile e rappresentanza politica, non è allora un caso
che in Italia esista un "partito virtuale" assai forte. Un "partito" a due cifre
percentuali che, pur avendo molte ragioni, non conta nulla: è il partito
dellastensione, del non voto e del voto di protesta che cresce, elezione dopo
elezione.
Si tratta di milioni di uomini e donne accomunati dal fatto di
essere progressivamente delusi, amareggiati ed emarginati da una politica vuota
e da un sistema politico assai spesso autoconservativo e autoreferenziale.
I
primi passi della campagna elettorale che si sta precocemente aprendo sembrano
confermare la sterilità e demagogia di programmi politici privi di credibilità,
poiché troppo simili, cloni di un pericoloso "Pensiero unico" che da tempo ha
soppiantato il confronto plurale e la libera competizione tra idee e valori,
riferimenti e interessi, progetti e proposte.
L'interscambiabilità dei
programmi elettorali introduce un virus pericoloso per la democrazia; il
massiccio fenomeno della cosiddetta "transumanza" degli eletti tra i Poli, tra
Gruppi parlamentari o partiti alternativi solo in apparenza, rischia di rendere
quella stessa democrazia una finzione e limpegno politico un redditizio
investimento economico. Del resto, una politica ridotta a fatto tecnico e
succube dei sondaggi (che, a loro volta, riducono i cittadini a "macchine" di un
consenso binario e superficiale), che non promuove ed anzi rifiuta la
partecipazione, che rifugge la passione civile e la battaglia delle idee in nome
di un freddo pragmatismo, che rinuncia alla progettualità limitandosi alla
gestione, è una politica vecchia e cinica. Una politica che persegue un governo
della società e dello stato come puro esercizio di potere, come conservazione
dei privilegi delle fasce sociali più forti, a fronte di cui stanno invece gli
interessi, i diritti e i bisogni di milioni di cittadini che non trovano oggi
sufficiente tutela e rappresentazione.
Cittadini che subiscono infatti sulla
propria pelle l'assenza o il deficit di politiche eque e attente ai valori della
giustizia sociale e delle libertà. Allo stesso tempo, sono orfani di una
politica capace di rappresentare per davvero i loro legittimi e disattesi
interessi, valorizzandone la partecipazione e il protagonismo
sociale.
Eppure, esiste una società civile che quotidianamente opera in vario
modo sul territorio producendo identità e legame sociale, vale a dire ricerca di
senso, reti di comunicazione, percorsi solidali. Anch'essa ha molte ragioni e
buone pratiche, ma non conta nulla. Non ha potere e viene sovente usata e
strumentalizzata per sopperire a basso costo alle politiche sociali disattese, a
quei servizi socio-sanitari e a quei diritti di cittadinanza che vengono sempre
più negati a intere fasce di popolazione, si tratti di anziani o di giovani, di
poveri o di immigrati, di lavoratori precari o di famiglie monoreddito, di
malati o di sofferenti.
E' una società civile che deve contarsi per poter
contare. Deve discutere per poter proporre.
Per discutere dei problemi
sociali più drammatici, per confrontarci sui temi dell'ambiente, del lavoro,
delle povertà, della sanità e della giustizia.Per contarci, per costruire
collegamento e identità, per uscire dalla passività, dalla rassegnazione o dalla
logica della "delega", vogliamo incontrarci in un appuntamento a carattere
nazionale il giorno sabato 24 febbraio dalle ore 17 a Torino
presso l'Unione Culturale, via Battisti 4.
Aderiscono e intervengono, tra
gli altri: Vittorio Agnoletto (Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids), Aldo
Bonomi (Aaster), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele e Libera), Livio Ferrari
(Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia), Fabio Levi (Università di
Torino), Livio Pepino (Magistratura Democratica), Marco Revelli (Università di
Alessandria) Pierluigi Sullo (Carta-Cantieri Sociali), Guido Tallone
(Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Grazia Zuffa
(Fuoriluogo-Forum Droghe), coordina Sergio Segio (Gruppo Abele)
Per
adesioni e informazioni: Gruppo Abele, tel. 011/8142756, fax 011/8142749 e-mail:
abele@inrete.it
Le associazioni ambientaliste
richiedono una certificazione forestale credibile e respingono la proposta
dell'IFIR di mutuo riconoscimento
Roma, 19 febbraio 2001 -
Principi affidabili di certificazione forestale rappresentano un importante
strumento per preservare le residue foreste nel mondo e per garantire
una gestione responsabile delle risorse forestali. Greenpeace e WWF hanno
sottolineato
l'importanza di una certificazione rigorosa nel corso
dell'incontro "Creare fiducia tra i sistemi di certificazione ed i
loro sostenitori" promosso da FAO, ITTO e GTZ. Ciascun sistema di
certificazione necessita del massimo di affidabilita' altrimenti crea confusione
tra l'industria e i consumatori. WWF e Greenpeace rifiutano la proposta
formulata dall'International Forest Industries Roundtable (IFIR) di mutuo
riconoscimento tra i diversi sistemi di certificazione. "Il mutuo riconoscimento
non deve trasformarsi in un indebolimento degli standard" ha commentato
Christoph Wiedmer, di Greenpeace "Rifiutiamo un proposta di mutuo riconoscimento
cosi' insufficiente da rappresentare un passo indietro per le foreste, per la
certificazione forestale e per i consumatori".
Greenpeace e WWF riconoscono
il Forset Stewardship Council (FSC) come l'unico sistema attualmente in grado di
assicurare una certificazione credibile di buona gestione forestale. Gli statuti
e gli standard dell'FSC riflettono gli accordi internazionali raggiunti
all'Earth Summit di Rio. L'FSC e' stato messo a punto da rappresentanze
sociali, gruppi ambientalisti e industrie forestali. I suoi principi, i suoi
criteri e le sue procedure rappresentano la base minima per ogni iniziativa di
certificazione forestale nel mondo.
In risposta al crescente successo
dell'FSC, negli anni passati sono stati creati diversi sistemi di certificazione
sostanzialmente deboli ed inefficaci. Ora questi sistemi devono dimostrare i
progressi ottenuti nella gestione forestale, nella garanzia della biodiversita'
e dei diritti sociali. Fino ad ora nessuno di essi risponde alle aspetative
espresse dai consumatori, dal settore delle imprese, dalle associazioni
ambientaliste aspettative verso una etichettatura ambientale dei prodotti
forestali. Malgrado la grande differenza tra le diverse iniziative di
certificazione, l'IFIR ha recentemente proposto di creare un quadro
internazionale per il mutuo riconoscimento tra i diversi sistemi di
certificazione. L'IFIR chiede all'FSC di allentare i propri standard, mentre non
chiede agli altri sistemi standard di protezione dei valori ambientali e sociali
delle foreste piu' rigorosi. "L'FSC ha dimostrato di migliorare
concretamente le pratiche di gestione forestale, e rilascia di conseguenza una
certificazione credibile. Le foreste del mondo hanno bisogno di una
migliore gestione, e degli standard minimi dell'FSC, piuttosto che piu' sistemi
di certificazione o quadri di mutuo riconoscimento" ha affermato Heiko
Liedeke, responsabile europeo per le foreste del WWF.
WWF e Greenpeace
ricordano che l'FSC gia' fornisce un quadro globale di certificazione e uno
standard per il mutuo riconoscimento tra diversi sistemi di certificazione. Un
numero sempre crescente di sistemi di certificazione gia' si riconoscono
vicendevolmente sotto la sigla dell'FSC, organismo che opera dal 1993 basandosi
sempre sulla credibilita' dei propri standard.
Per ulteriori
informazioni: http://www.greenpeace.org/foreste.htm
http://www.pefcwatch.org http://www.wwf.it/
Note: 1) FAO: Food and
Agriculture Organization, United Nations, Roma; 2) ITTO: International Tropical
Timber Organization, Yokohama, Giappone; 3) GTZ: Deutsche Gesellschaft für
Technische Zusammenarbeit GmbH, Eschborn, Germania.
(Fonte: Greenpeace www.greenpeace.it)
Ai capigruppo del
Consiglio comunale
Ad alcune associazioni di solidarietà
Verona 20.2.2001 - La pace comincia dai poveri
Ieri sera, 19 febbraio, presso il C.M.D., si siamo incontrati con Valeria Marchesini, assistente sociale che opera per i “senza tetto” in collaborazione con la Ronda della Carità. Abbiamo aperto una finestra su alcune “povertà nascoste” di Verona. in particolare, sulle persone senza fissa dimora, assistite in parte da strutture comunali, in parte da associazioni di volontariato e, in gran parte, abbandonate a se stesse. Sono tante, circa 400, forse 500. Emarginate o perché vittime di qualche triste vicenda o perché portate, per cento motivi, a una scelta di isolamento. Appaiono deteriorate o svuotate. Logorate o scoppiate. A volte alcoolizzate o tossicodipendenti. Ora aggressive ora depresse. Ora disposte al furto per sopravvivere ora incapaci di qualsiasi iniziativa. Ferite nella psiche. Il loro dramma si intreccia a quello dei tossicodipendenti o di molti che provengono da diverse realtà geografiche e culturali. Ma conserva una sua caratteristica e va affrontato con interventi particolari, da studiare e progettare. Sono persone sole. La loro presenza ci interpella direttamente. Nel suo libro “All’ombra dei tetti. Così discreti che non si notano…”, la Marchesini scrive che “i problemi concreti e le questioni essenziali che i senza tetto attraversano non sono tanto difformi da quelli che si impongono a tutti gli altri”. E’ possibile “vedere riflessi in loro aspetti dell’esistenza che riguardano anche la nostra vita, che sono parte di noi”. La moderna emarginazione, ha osservato qualcuno, è collegata ai meccanismi escludenti del “progresso”. A New York, per esempio, molti senza tetto, chiamati gli “evaporati”, fanno parte integrante di una “new economy” cinica e feroce, pronta a produrre spietate emarginazioni. Quasi bisognosa di esse. Molte associazioni di volontariato (Ronda della Carità, Comunità dei Giovani, organismi religiosi) stanno operando con generosità. Ma il problema, s’è detto, presenta una dimensione politica. Se politica è costruire una città civile, è necessario vincere la pigrizia e l’indifferenza, in molti casi l’ipocrisia, per coordinare e potenziare le risorse finanziarie e umane. Perché, ad esempio, non realizzare una “Casa dell’ospitalità” autogestita, con regole comuni, organizzata in gruppi responsabili dei singoli piccoli e grandi aspetti della convivenza (orari, pulizia, sostegno reciproco, momenti di incontro)?. E’ importante creare i tempi e i luoghi dell’accoglienza e della comunicazione. “La sofferenza più grande –scrive madre Teresa di Calcutta- è causata dall’essere soli, dal non sentirsi amati, dal non avere nessuno. Col tempo ho capito che l’essere emarginati è la malattia peggiore di cui un essere umano può soffrire”. Shalom. (Pax Christi – Verona - Sergio Paronetto). Per contatti: Pax Christi, c/o C.M.D. - via Duomo 18/a, 37121 Verona - tel. 045 565646 045 515193