il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996 - Direttore Responsabile: Amedeo Tosi

A due a due è il segreto della felicità (proverbio Ekonda - Rep. Dem. Congo)   

 
Appuntamenti da non perdere
 
 

08/2/01 Verona - GLOBALIZZAZIONE O LOCALIZZAZIONE?

"GLOBALIZZAZIONE o LOCALIZZAZIONE? Recuperare l'Economia per la Comunità Locale". E' il tema dell'incontro-dibattito organizzato da "PROUTIST UNIVERSAL" che si terrà Giovedi 8 Febbraio 2001 - Ore 20.30 presso la LIBRERIA IL FIORE D'ORO - vicino a Piazza Erbe - Verona.
Il Prout è la Teoria dell'Utilizzazione Progressiva, la prima teoria socio-economica a considerare l'importanza di tutte le risorse - materiali, fisiche, mentali, culturali ecc. e la loro adeguata utilizzazione per il benessere di tutti. Come teoria socio-economica olistica il Prout integra le varie sfere della vita umana (fisica, mentale, spirituale) in una piattaforma comune per una crescita a 360 gradi. Il Prout è propagandato nel mondo da Proutist Universal, una organizzazione mondiale, presente in oltre 100 nazioni. "Il Prout è molto importante per i movimenti e per tutti coloro che desiderano la liberazione che inizia dall'economia e si apre alla totalità dell'esistenza umana, personale e sociale." (Leonardo Boff, fondatore brasiliano della "Teologia della Liberazione").
 

09/2/01 Vicenza - ENTI LOCALI E SOCIETA' CIVILE

L'Associazione "Libera Veneto", l'Assessorato all'Istruzione della Provincia di Vicenza, l'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Vicenza e la Società Generale di Mutuo Soccorso (sgms@sgms.it) organizzano, all'interno del palinsesto di incontri dal titolo: "Costruire la legalità nel terzo millennio", un incontro sul tema: "La Corruzione", con Vittorio Borraccetti (Segretario Nazionale di Magistratura Democratica, ndr). L'appuntamento si terrà venerdì 9 febbraio 2001, ore 20,30 presso l'Auditorium I.T.G. "Canova", Viale Astichello 195 - Vicenza (ingresso gratuito). I prossimi incontri del palinsesto saranno comunicati nei successivi numeri de "il GRILLO parlante".
 
 
10/2/01 - Verona - DICIAMO NO AI NUOVI NAZISTI

Il 10 febbraio si terrà a Verona il raduno nazionale di Forza Nuova; l'appuntamento è in Piazza S. Toscana alle 17, il titolo "Con Haider in Forza Nuova Basta immigrazione Fermiamo l'invasione!" Forza Nuova è un movimento di estrema destra, che non nasconde, anzi esalta, la propria ideologia razzista e antisemita, richiamandosi espressamente al fascismo e al nazionalsocialismo. In Italia si è appena celebrata la "Giornata della memoria", voluta dal Parlamento per ricordare non solo lo sterminio degli ebrei, ma anche chi a questo sterminio si è opposto. Non vorremmo che queste siano celebrazioni di facciata, destinate a diventare riti vuoti di significato. Forza Nuova non è solo un gruppo "politico", ma è anche una potenza economica che si è sviluppata partendo dall'Inghilterra, dove il suo leader, Roberto Fiore, è vissuto in latitanza per quasi vent'anni. Roberto Fiore era stato condannato a cinque anni e sei mesi anni di carcere dai magistrati che indagavano sulla strage di Bologna. Andrea Insabato, protagonista del recente attentato alla redazione romana del quotidiano Il Manifesto, risulta legato a questo gruppo. Roberto Fiore e il suo collega Massimo Morsello, condannato a otto anni e due mesi nello stesso processo di Fiore, parleranno sabato 10 febbraio in Piazza S. Toscana. Non è un caso che Verona sia stata scelta come sede del raduno nazionale; forse non è un caso neppure che la piazza scelta sia S.Toscana a Veronetta, quartiere dove abitano e lavorano moltissimi immigrati. Sono loro i nuovi "ebrei"?
Noi crediamo che sia possibile vivere con gli immigrati e crediamo che le nostre città debbano diventare modelli di convivenza civile. Solo così Verona, ormai additata come "laboratorio della destra", potrebbe riscattare la sua "immagine". Chiediamo dunque ai sinceri democratici, ai partigiani, ai reduci dai campi di sterminio, alle donne, a quanti hanno a cuore i valori della libertà e dell'antifascismo, di manifestare il proprio sdegno per questa presenza che predica odio e violenza là dove è necessario invece
imparare a conoscersi e rispettarsi. Partecipa alla mobilitazione nazionale antifascista e antirazzista a Verona il 10 febbraio 2001
(Fonte: Coordinamento Laico Antirazzista Cesar K. - Info: Circolo Pink - 045 8065911)
 
 
11/2/01 Colognola ai Colli (VR) - RICORDO DI PADRE DAVID MARIA TUROLDO
 
Domenica 11 febbraio 2001, dalle ore 18 alle 19,30 presso la Chiesa romanica di Pieve di Colognola ai Colli (VR) si terrà un incontro in memoria di padre David Maria Turoldo, a nove anni dalla morte.
DAVID MARIA TUROLDO e nato a Coderno del Friuli nel 1916. Ordinato sacerdote, frate dei Servi di Maria, nel 1940; ha partecipato alla Resistenza con il giornale clandestino "L'uomo". Con padre Camillo De Piaz ha dato vita al centro culturale "Corsia dei Servi". Per circa trent'anni è stato priore e parroco dell'abbazia di S. Egidio a Fontanella, frazione di Sotto il Monte, paese natale di Papa Giovanni XXIII; qui ha diretto il Centro di Studi ecumenici. E' autore di un numero notevole di opere, prevalentemente di poesia; dall'iniziale "Io non ho mani" (Bompiani 1948), ai successivi "La terra non sarà distrutta" (Garzanti 1951), "Udii una voce" (Mondadori 1952), "Se tu non riappari" (Mondadori 1963). Opere drammaturgiche come "La passione di San Lorenzo" (1978), un film "Gli ultimi" (1962) con la consulenza di Pier Paolo Pasolini. Tra le opere recenti: "Il sesto angelo" (Oscar Mondadori 1976), "Lo scandalo dello speranza" (Benvenuto 1978), "O sensi miei" (Rizzoli 1990), "Canti ultimi" (Garzanti 1991). A Milano il 21 novembre 1991 ha ricevuto il premio "Lazzati"; in quell'occasione, l'ultima solenne della sua vita, il cardinale Martini gli ebbe a chiedere scusa delle incomprensioni della Chiesa nel passato, dichiarando la sua una delle "voci profetiche" dell'età contemporanea. Dopo aver lottato con la malattia David Maria Turoldo si è spento la mattina di giovedì 6 febbraio 1992. Al termine della messa domenicale del 2 febbraio aveva, però, salutato i fedeli dicendo che "la vita non finisce mai".
 
 
12/2/01 Verona - LA PACE SI PUO' REALIZZARE DAVVERO?
 
Lunedì 12 febbraio, alle ore 18 presso il Centro Culturale "Toniolo" (via Dogana 2/a - Verona) si terrà un incontro dibattito sul tema "La pace si può realizzare davvero?". Spunti verranno dati a partire dal libro di Giuseppe Goisis "Eiréne. Lo spirito europeo e le sorgenti della pace" (il Segno dei Gabrielli, editori - Verona 2000). Intervengono: A. PETTERLINI (docente Univ. Di Venezia); A. BONESINI (insegnante e cultore di filosofia); G. MASCIOLA (giornalista de "L'Arena")Modera:O. BEVILACQUA (docente e coordinatore di iniziative culturali). Saranno presenti l'Autore e l'Editore . L'ingresso è libero e tutti sono cordialmente invitati alla discussione.
 
 
12/2/01 Verona - IL TRENO DI RUTELLI
 
Lunedì 12 febbraio, alle ore 13.07, arriverà a Verona il Treno di Rutelli. Dopo un incontro, in stazione, nella nuova sala "congressi", con gli amministratori e con quanti avranno possibilità di intervenire, Rutelli si sposterà per un incontro (probabilmente in Comune) con le rappresentanze del mondo imprenditoriale ed economico e, quindi, ripartirà dalla stazione alle ore 16.25.
 
 
18/2/01 S.Zeno di Colognola ai Colli (VR) - MEDIO ORIENTE TRA GUERRA E PACE
 
E' il tema che Luigi Sandri (giornalista, già corrispondente dell'A.N.S.A da Mosca e Tel Aviv, grande esperto della "questione mediorientale" e autorevole commentatore e collaboratore di periodici, quotidiani e riviste) tratterà Domenica 18 febbraio alle ore 16 presso la Sala parrocchiale di San Zeno di Colognola ai Colli (VR).
 

MASSMEDIA e TAM TAM vari
 
 
CONCERTO DI PIPPO POLLINA A VERONA... PRO-BOLIVIA

DOMENICA 11 FEBBRAIO 2001 - ESTRAVAGARIO TEATRO TENDA - ex Magazzini Generali - Verona - Concerto di PIPPO POLLINA. L'incasso della serata andrà a favore del "Progetto Bolivia" di don Renzo Zocca.
Per informazioni più dettagliate su Pippo Pollina visitate il sito www.pippopollina.com .
Il percorso artistico di Pippo Pollina, giovane ed originale cantautore di Palermo, inizia come cronista nella redazione del giornale “I Siciliani”, al quale collabora fino al momento dell’uccisione del suo fondatore Giuseppe Fava; Pollina decide quindi di andarsene dall’Italia alla ricerca di nuove esperienze.
Trascorre tre anni in giro per l’Europa, vivendo e suonando per le strade e le piazze. Scoperto durante un concerto di strada a Lucerna dal cantautore svizzero Linard Bardill, inizia la sua nuova carriera musicale; oggi Pippo Pollina vive a Zurigo ed è diventato un autore di culto e di grande successo: indimenticabile il tour in ben 75 tappe effettuato tra il 1993 e 1994 in compagnia del celebre cantautore tedesco, Konstastin Wecker, dal titolo Uferlos (Senza Sponde); un concerto che si proponeva di dare un messaggio forte e chiaro contro i rigurgiti di violenza del neonazismo tedesco.
La sua nuova avventura italiana inizia nel 1997 grazie ad un folgorante incontro con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, allora Parlamentare europeo, il quale, venuto a conoscenza della storia di Pollina decide di conoscerlo. Il musicista ha così l’occasione di presentare a Villa Niscemi insieme appunto al sindaco Orlando e alla presenza del meglio dei mass media di madrelingua tedesca, un libro sulla sua storia e la sua musica.
La voglia di ritornare si concretizza in un primo tour di sette significative date nell’estate del ’98, contemporaneamente all’uscita nel nostro paese di “Il giorno del falco”. Il percorso discografico italiano di Pollina ha infatti inizio con quest’album: 12 canzoni di grande impegno, tra le quali spicca l'omonima “Il giorno del falco” dedicata al famoso cantautore cileno Victor Jara, martire della dittatura di Augusto Pinochet. Il repertorio presentato da Pollina in questo primo tour italiano comprende canzoni scelte dai suoi primi sei album, praticamente sconosciuti nel nostro paese, ma assai popolari nella mitteleuropa. Nel Gennaio ’99 Pollina riparte con un lungo tour di quindici concerti che lo vede girare l’Italia e poter finalmente presentare il suo ricco repertorio in spazi adeguati.
Oggi, a distanza di un anno, ritorna con “Rossocuore” una produzione sfavillante di suoni e di collaborazioni illustri.  Ci sono molte piste da seguire per entrare nell’universo di questo disco. Una sicuramente è la letteratura: praticamente tutte le canzoni prendono spunto dalla traccia di libri famosi. C’è “Finnegan’ s Wake”, il libro più oscuro e inconsueto del grande irlandese James Joyce; c’è “Cent’ anni di solitudine”, il romanzo cardine di Garcia Marquez ; c’è “La Luna e i falò” il grande affresco di Cesare Pavese; c’è poi anche “Due di due”, il moderno romanzo di Andrea De Carlo sull’amicizia, attraverso gli anni e le peregrinazioni intellettuali; c’è “Prima che vi uccidano” abrasivo libro di denuncia di Giuseppe Fava, avvertimento ed analisi di una tragedia collettiva. E poi ancora un grande classico come “I ragazzi della Via Paal” di Molnar; e persino “Il vecchio e il mare” di Hemingway, fiaba senza tempo di una lotta per la sopravvivenza. Ma ogni libro come scoprirete ascoltando le 13 tracce di questo lavoro, è in realtà solo un frammento di un discorso più ampio, uno spunto per raccontare l’esperienza personale dell’artista.
Poi naturalmente bisogna seguire la pista della musica. Le molte influenze di Pippo Pollina, eclettico ed originale da una parte, ma anche attento alle moderne ascendenze della musica d’autore. Basti notare le due collaborazioni con Franco Battiato in “Finnegan’s wake” e con Nada ne “I fiori del male”: due scelte di tendenza o di controtendenza. In un pezzo come “Prima che vi uccidano” noterete inoltre due strumentisti di lusso come Saturnino e Pier Foschi che regalano al brano una ritmica molto funky. I fiati e gli archi che si possono ascoltare per esempio in "Due di Due" sono dell’Orchestra Filarmonica di Zurigo, diretta da Matt Clifford, già tastierista dei Rolling Stones e qui anche in veste di organista. Alla batteria Walter Kaiser, partner per molti anni del leggendario arpista svizzero Andreas Vollenweider con cui lo stesso Pollina ha collaborato nel recente passato. All’armonica a bocca svetta infine la tecnica di Leno Landini, uno dei pochi virtuosi dello strumento presenti in Italia.
La realizzazione di Rossocuore è frutto di una coproduzione svizzero-italiana: una sinergia tra la Balik e Storie di Note, nuova etichetta discografica che ne cura la divulgazione in Italia. Rossocuore è uscito nell’autunno del ’99 contemporaneamente in Austria, Svizzera e Germania.

Il "PROGETTO BOLIVIA" ... Queste righe sono le riflessioni di una ragazza che l'agosto scorso in Bolivia c'è stata... "E perchè andresti in Bolivia?" Domandina scontata, direi. Non aspettatevi una risposta soddisfacente. In Bolivia si va per TORNARE a casa. Ma se vogliamo iniziare dal "c'era una volta", risaliamo a 10 anni fa, quando la parrocchia di S. Maria Maddalena, del Saval, ha iniziato il gemellaggio con il Plan Tres Mil, quartiere situato all' estrema periferia di Santa Cruz de la Sierra.  E' stato grazie al contributo di chi come noi ha creduto in questo progetto, che la povera gente del Plan ha visto sorgere il Kinder (l’asilo), il comedor (la mensa), la scuola elementare e la scuola media; accanto, un laboratorio artigianale (il Taller) dove trovano lavoro ex malati di Tubercolosi. Le strutture sono interamente gestite da boliviani, appoggiati dal vescovo di Cochabamba, Mons. Tito Solari e dal suo segretario Padre Vincenzo (che nel cuore dei bimbi del Plan 'padre' lo è davvero).  Al di là delle loro specifiche funzioni, la scuola a il Taller sono divenute nel corso degli anni il fulcro intorno a cui ruota la vita di decine di famiglie, impegnate più o meno direttamente nella gestione delle strutture o che in esse trovano l'unico punto di riferimento nella precarietà del quotidiano. La scelta del gemellaggio, e non di un semplice appoggio economico, ha un suo preciso significato, anche se forse non immediatamente comprensibile. Ogni anno la parrocchia del Saval organizza un percorso di formazione, culturale e 'spirituale', per il gruppo di persone che trascorreranno il mese di agosto ospiti degli amici boliviani." Gruppo di persone", non necessariamente di medici (ben venga se ce ne sono) né tantomeno di 'volontari': un gruppo di gente comune, ciascuno pronto a mettere a disposizione le proprie potenzialità; e soprattutto pronto a trasformarsi in una spugna e assorbire. Vivrà per un mese in un mondo troppo lontano dalla prospettiva abituale, in una realtà forse facile da immaginare, ma assai difficile da rendere termine di confronto per il nostro agire quotidiano. Un semplice sostegno economico, la costruzione di un ospedale o l'invio di volontari qualificati sono indispensabili, ma a quanto pare non sufficienti al miglioramento globale dei cosiddetti paesi del Terzo Mondo, nè allo sviluppo culturale del nostro. Certo non sarà nemmeno un semplice gemellaggio a farlo, ma quantomeno inciderà sul microcosmo di chi ha toccato con mano i vizi e le virtù della povertà. Al ritorno i "poveri" avranno un nome.  Allora forse si parte proprio per tornare, per rendere la Bolivia una sorta di filtro con cui camminare per le vie di sempre guardando però la propria realtà con occhi diversi. E, sensibilizzandosi, sensibilizzare. (Giulia)

ALCUNE INFORMAZIONI

Il prezzo del biglietto è £10.000. Le spese per l’organizzazione della serata ammontano a 4.500.000 per cui la sfida è vendere circa 1000 biglietti, per coprire le spese e spedire in Bolivia sui 5 milioni, oltre all'opera di "sensibilizzazione" che verrà fatta promuovendo l'iniziativa. Potete trovare notizie sul sito: http://web.tiscalinet.it/centuplo Inoltre altre informazioni potete trovarle su: http://www.pippopollina.com (in basso sulla pagina principale) e su: http://www.battiatotribute.net (voce "news")

 

DUE INIZIATIVE DI... CARTA
 
La Redazione del mensile Carta comunica che:
Sabato 10 e domenica 11 si terrà a Pescara il Cantiere, organizzato da Carta e da Rifondazione comunista e Radio Città di Pescara, su "Nuova economia, nuovi diritti", in cui economisti, sociologi, sindacalisti, ma soprattutto persone attive nella società civile, cercheranno di rispondere alla domanda: come è possibile assicurare inclusione e protezione sociale nell'epoca del lavoro flessibile (o del tutto assente)? Salario sociale, reddito di cittadinanza, economia solidale ecc. sono i temi che si dibatteranno. Il Cantiere sarà anche la prima occasione per ascoltare racconti da e discutere sul Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Tutto il programma, il modo di arrivare al Cantiere e informazioni varie si trovano su www.carta.org e su www.urla.com/consapevolezza , Telefoni: 08566788 / 03283290949.
Seconda informazione: si stanno riempiendo aerei che voleranno verso il Messico, per accompagnare il viaggio dei comandanti zapatisti fino a Città del Messico. Un primo blocco di partenze è poco oltre il 20 di febbraio (per coloro che vogliano fare tutto il percorso dal Chiapas fino alla capitale, dal 25 febbraio all'11-12 marzo); una seconda possibilità è partire intorno al 5 marzo e tornare dopo una settimana. Chi sia interessato, telefoni allo 0498762864.
 

LATINOAMERICA
 
Cari amici, ha ripreso vita la rivista diretta da Gianni Minà "LATINOAMERICA e tutti i sud del mondo". Ha un nuovo editore - GME produzioni - e il numero in edicola porta interventi di Sepùlveda, Galeano, Frei Betto, Paco Ignacio Taibo II, Dante Liano, Alex Zanotelli, Hebe de Bonafini... Costa L. 20.000. E' in edicola (per il momento, di sicuro, è presso l'edicola-libreria Castioni, a Lugagnano. Può darsi che sia anche in altre rivendite, o che se venga da voi richiesta possa essere procurata dall'edicolante). Potete trovare notizie più precise sul sito www.giannimina-latinoamerica.it  ed eventualmente scrivere a g.mina@giannimina.it
(Rosa Pia Bonomi)
 
 
MEMORIA, RADICE DEL FUTURO

Va in onda, la domenica mattina su Radio Popolare di Milano, una rubrica con ottime riflessioni sulla memoria come radice del futuro. Per chi non riesce a sintonizzarsi può trovarla on line sul sito  www.radiopopolare.it

   
 

 
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
 
 
Verona ha una curva piena di forza. Nuova
di GUIDO CALDIRON

"Noi skin non siamo pignoli: odiamo tutti". Una frase che racchiude tutta una filosofia; parole che aprivano, solo qualche anno fa, la fanzine, diffusa in tutto il nord-est, del Veneto Fronte Skinheads, e che a Verona finirono su uno striscione allo stadio.
Nella Verona divenuta città-laboratorio della "destra plurale", che dai gruppi neofascisti si avvicina sempre più frequentemente al Polo e agli esponenti istituzionali del centro-destra, lo stadio si è infatti trasformato da lungo tempo in un luogo di reclutamento per il radicalismo nero. Il "cuore nero" della città, allo stadio Bentegodi, ha sempre fatto parlare di sé: striscioni contro le tifoserie del sud, slogan razzisti, cappucci bianchi in stile Ku Klux Klan, manichini che rappresentavano i giocatori di colore impiccati o bruciati. Perfino nei gemellaggi tra ultrà, i gruppi veronesi hanno sempre scelto tra il peggio delle tifoserie nere: Lazio, Inter, Juventus. Nel loro libro sul movimento ultra in Italia (Fanatics, Castelvecchi 1996), Dario Colombo e Daniele De Luca parlano di Verona come di una sorta di capitale della destra da stadio, e questo già vent'anni fa.
Tra gli ultrà del Verona era cresciuto Nicola Pasetto, esponente di primo piano prima della componente rautiana del Msi di Almirante e poi di Alleanza nazionale, punto di riferimento in città, fino alla sua scomparsa, di tutto il circuito neofascista. Da avvocato, Pasetto era stato anche il difensore di alcuni naziskin.
Ma dei contatti tra la tifoseria razzista del Bentegodi e i gruppi dell'estrema destra si era occupata anche la magistratura quando, nel 1993, aveva aperto l'inchiesta contro il Fronte nazionale di Franco Freda - il gruppo fondato nel 1990 e sciolto definitivamente proprio qualche mese fa - che proprio a Verona poteva contare su alcune decine di militanti. In quell'occasione, tra gli indagati c'era Stefano Stupilli, con precedenti per violenze allo stadio e soprattutto tra i capi delle Brigate Gialloblù (che formalmente non esistono più, cosa che impedisce l'incriminazione per reati associativi).
Infine, negli ultimi anni, è al gruppo di Forza nuova che sembra guardare la curva nera del Bentegodi. Yari Chiavenato, segretario provinciale veronese del gruppo di Fiore e Morsello, e Alberto Lomastro, già esponente della Fiamma Tricolore e oggi approdato a Forza Nuova, furono ad esempio arrestati nel maggio del 1996 per aver impiccato un manichino "di colore" al Bentegodi (assolti in primo grado, attendono l'appello). E l'avvocato difensore di quasi tutti gli ultrà sotto inchiesta è l'avvocato Roberto Bussinello, un tempo inseparabile amico di Pasetto e oggi membro della direzione nazionale di Forza Nuova.

 
Sant'Anna, una strage di Stato
12 agosto 1944, a Sant'Anna di Stazzema il primo eccidio nazifascista contro civili inermi. Ma la verità ancora non affiora
di RAFFAELE PALUMBO -

La ricerca della verità per capire cosa accadde a Sant'Anna di Stazzema nella giornata del 12 agosto 1944 dura da 56 anni nel corso dei quali si sono alternati inchieste individuali, tentativi di ricerca dei responsabili, condanne passate sotto silenzio, disinteresse di tutte le forze politiche. Ma, oggi, chi ricorda la strage di Sant'Anna di Stazzema? Chi ne conserva la memoria, chi sa quanti morti ci furono, come furono uccisi e perché? E chi saprebbe dire chi fu il responsabile di quella strage? A lungo si è creduto che fosse il maggiore Walter Reder, comandante del XVI battaglione delle SS, il condottiero della "marcia della morte" che portò i Nazisti da un capo all'altro della valle padana, lungo la linea gotica fino a Marzabotto e ai suoi 1836 morti. Era il 1 ottobre del 1944. Kesserling aveva già emanato il suo editto per incitare le truppe a combattere la resistenza "con qualsiasi mezzo". Eppure a comandare la strage di Sant'Anna non fu Reder.
All'alba del 12 agosto del 1944, quattro colonne di truppe delle SS composte da 500 uomini si apprestarono a svolgere un'azione militare nella Valdicastello, alla cui sommità c'è Sant'Anna di Stazzema. Tre colonne raggiunsero il paese, la quarta si dispose per bloccarne l'accesso. L'operazione fu lunghissima, dalle 7 di mattina alle 16; quasi dieci ore in cui nazisti e fascisti si dedicarono in maniera scientifica all'eccidio. Le prime tre colonne, composte da tedeschi e da italiani, distrussero, bruciarono e uccisero tutto ciò che incontrarono a Sant'Anna e nei borghi sottostanti. Fino al rogo finale, nella piazzetta principale del paese. Il numero delle vittime, frutto di un calcolo approssimativo, fu di 560 morti tra uomini, donne, anziani, bambini dai 15 anni ai 15 giorni di vita.
Nel paese c'erano un migliaio di persone. La popolazione di Sant'Anna era praticamente raddoppiata per la presenza degli sfollati dalla Versilia. E poi Sant'Anna si era costruita il mito di paese inespugnabile, di luogo in cui i tedeschi non arrivavano e in cui la resistenza era un fenomeno diffuso tra tutti, anche tra chi non poteva combattere. Sulle montagne serravezzine e stazzemese la resistenza passiva fu fortissima.
E infatti a scappare, all'arrivo dei tedeschi furono solo gli uomini, temendo un rastrellamento simile a quello del 30 luglio, quando quattro SS furono uccise dai partigiani. Gli altri, quelli che rimasero, non immaginavano che quella di Sant'Anna sarebbe stata la prima strage compiuta contro civili inermi. Come ha scritto Manlio Cancogni, "a mezzogiorno tutte le case del paese erano incendiate. (...) I tedeschi a Sant'Anna condussero più di 140 esseri umani strappati dalle case, sulla piazza della chiesa. Li ammassarono contro la facciata della chiesa, poi li spinsero nel mezzo della piazza, una piazza non più lunga di venti metri e larga altrettanto. Quando puntarono le canne dei mitragliatori contro quei corpi li avevano tanto vicini che potevano leggere la paura nei loro occhi. Il massacro richiese meno di un minuto".
Le storie raccontate dei pochi sopravvissuti sono impressionanti. Raccontano di una ferocia raccapricciante, di persone ammassate nelle stalle cui veniva poi dato fuoco, del rogo collettivo nella piazza alimentato con le panche della chiesa, con la paglia e i materassi strappati dalle case. Raccontano del parroco, don Innocenzo Lazzeri, anche lui sfollato dalla Versilia, a cui fu detto di scappare e che, invece, non scappò e quando capì cosa stava accadendo uscì sul sagrato della chiesa gridando incredulo con un bambino morto tra le mani. Fu freddato con due colpi alla testa. Raccontano di bambini di pochi mesi strappati dalle braccia delle madri per essere scaraventati nella scarpata più vicina, di bambini fucilati a freddo, ritrovati con il cranio fracassato dal calcio dei fucili o violati con un bastone nell'ano.
"Molti di questi fatti - racconta lo storico Michele Battini - erano impensabili senza la presenza degli italiani: SS italiane, repubblichini, mercenari, irregolari. Inoltre dalla ritirata del 4 giugno del '44 iniziò la sindrome da incattivimento dei nazi-fascisti comandati in quella zona da Simons, il vero responsabile di molti episodi del genere".
Tra gli italiani presenti c'erano anche alcuni uomini della zona costretti a portare le munizioni ai nazi-fascisti. Alcuni di questi furono uccisi alla fine della giornata, durante la discesa a valle, altri 47 furono trovati morti qualche giorno dopo a San Terenzio. "La strage di Sant'Anna - ha sostenuto Giorgio Bocca - fa emergere il ruolo importante avuto dai collaborazionisti. In questo caso, in particolare, dei fascisti toscani che si ritiravano ormai senza speranze coprivano la ritirata dei tedeschi".
Un mese dopo, gli americani catturarono un soldato tedesco dalla cui testimonianza si apprese che la strage fu organizzata e gestita dal II Battaglione - al cui comando c'era l'austriaco Anthon Galler - del XXXV reggimento della XVI divisione delle SS comandata da Max Von Simons.
La scoperta del nome di Galler - poi rifugiatosi nella Spagna di Franco, residente in una cittadina della Costa Brava e morto nel 1993 - si deve alla giornalista tedesca Christiane Kohl e risale ormai a due anni fa. Perché Galler non è mai stato cercato, rintracciato e processato? E perché nessuno cerca Albert Ekkerard, addetto allo stato maggiore della XVI divisione SS, che è ancora vivo e che all'epoca, come responsabile dell'ufficio informativo della divisione di Simon scrisse e inviò a Berlino il rapporto sulla strage di Sant'Anna, classificando l'azione come un'iniziativa contro i ribelli che aveva portato all'uccisione di oltre 400 nemici? E perché non è mai stata fatta chiarezza sugli italiani che parteciparono all'eccidio? Era gente del posto, "si trattava anche di gente conosciuta - racconta Enio Mancini, il direttore del Museo della Resistenza di Sant'Anna - indispensabile per un'azione del genere".
Pochi giorni fa, la Commissione giustizia della Camera ha votato - dopo una lunga battaglia portata avanti da Rosanna Moroni - per istituire un'inchiesta conoscitiva sulle stragi del "biennio fatale", 1943-45. Verranno ascoltati il vice presidente del Consiglio della magistratura militare, il procuratore generale militare e il procuratore generale di Verona. Ha votato contro l'indagine conoscitiva, un onorevole di Forza Italia. Motivazione: la legislatura sta per finire quindi è meglio rimandare tutto. "E poi - dice l'onorevole - bisognerebbe occuparsi anche delle 'altre' vittime".
Questa tardiva iniziativa del parlamento arriva proprio in concomitanza con il Giorno della memoria ed insieme ad altre iniziative locali. Come quella della Regione toscana che sta lavorando ad una mappa delle stragi di quel biennio e che costarono la vita, solo in Toscana, a 4.500 vittime civili nel corso di 280 eccidi. Un'unica richiesta, insomma, aprire "l'armadio della vergogna", quello trovato nel 1994 - durante il processo Priebke - con le ante rivolte contro il muro. All'interno, 695 fascicoli riguardanti 15mila vittime dei nazi-fascisti. Tutte le stragi nazi-fasciste tranne Marzabotto e le Fosse ardeatine. La timbratura sui fascicoli, risalente al 1960, porta la dicitura "archiviazione provvisoria". Il fascicolo su Sant'Anna di Stazzema contiene le testimonianze raccolte dai carabinieri nel 1946. L'esistenza dell'"armadio della vergogna" diventa di dominio pubblico nel 1996, proprio dopo un'inchiesta giornalistica di Giustolisi. Da allora il Consiglio della magistratura militare apre un'inchiesta che termina nel 1999. Ma chi impedì la spedizione dei fascicoli alle procure di competenza? De Gasperi, Andreotti, Pacciardi? E soprattutto, perché?
La risposta a queste domande sta probabilmente in un altro fatto, anche questo divenuto noto ai più in queste settimane: i diecimila morti di Cefalonia. Soldati italiani che presidiavano l'isola greca e che furono massacrati dai tedeschi dopo l'8 settembre del 1943. Qui l'eccidio fu voluto da Hubert Lanz, comandante dell'armata tedesca nell'Epiro. Anche quei morti a 57 anni di distanza non hanno ottenuto giustizia. Ma cosa c'entra Cefalonia con Sant'Anna? C'entra perché oggi sappiamo - anche grazie ad un carteggio tra gli ex ministri Gaetano Martino e Paolo Emilio Taviani - che esisteva la precisa volontà politica di non tirare fuori vecchie storie che avrebbero potuto avere l'effetto di criminalizzare il nuovo alleato, a tutto vantaggio dei comunisti. I politici di allora ammettono oggi di aver occultato fatti gravi (come Cefalonia) per ragion di stato. Quando Reder venne condannato nel 1951 finì per diventare una sorta di capro espiatorio. La pietra tombale fu calata e rimasero pochi fatti a tenere desta la memoria: Marzabotto, Boves, le Fosse Ardeatine. La situazione e gli equilibri politici richiedevano dunque il silenzio per la pacificazione nazionale e internazionale. Oggi il clima potrebbe essere mutato e pagine di storia lasciate in bianco potrebbero essere scritte.

 

Saldare il "debito"

Lo stato deve saldare il debito.....Sì, lo sappiamo, sono due milioni e passa di miliardi, e prima o poi......Ma non era questo il debito di cui parlavano Pietro Giannattasio e Roberto Luigi Lavagnini, due deputati di Forza Italia che nel lontano novembre 1996 avevano presentato alla Camera dei deputati un progetto di legge col quale si fondava l'"Ordine del Tricolore": un'onorificenza per onorare, appunto, coloro che nella seconda guerra mondiale diedero "un contributo di sangue e di gloria per liberare il suolo patrio".
"Con questo atto - diceva la relazione approntata dal combinato disposto Giannatasio-Lavagnini - lo Stato salderebbe un debito nei confronti di coloro che hanno dato un determinate contributo per porre le fondamenta dell'odierna realtà sociale ed economica". E all'incirca allo stesso tempo, con una manovra a tenagli degna di Von Clausewitz, il loro collega Luigi Manfredi, al Senato, presentava un analogo disegno di legge. Come si sa le leggine hanno vita accidentata ed è sempre meglio puntare su due cavalli: vinca il più svelto.... I combattenti della Prima guerra mondiale hanno avuto l'Ordine di Vittorio Veneto. E adesso - diceva la relazione - "anche in omaggio alla par condicio dobbiamo attribuire ai combattenti della Seconda guerra mondiale un riconoscimento analogo".
Ha vinto, dopo una corsa durata quattro anni, il "cavallo" della Camera, e il progetto G-L è approdato al Senato, dove è in discussione in questi giorni - abbinato al ritardatario progetto M - alla Commissione difesa. Tutto bene, allora? Onore sarà dato a chi ha ben meritato per la Patria? La par condicio fra Prima e Seconda guerra mondiale sarà alfine ristabilita? E il debito dello Stato sarà saldato?
Su quest'ultimo punto c'è qualche dubbio, se non altro perché questa leggina, se salda un debito morale ne aggrava uno finanziario. Queste onorificenze non sono solo onorifiche. Costano anche e il costo sarà sopportato, come al solito, direttamente o indirettamente dai contribuenti. Ma qual'è questo costo? Per capire il costo (al momento della presentazione la leggina non ne faceva cenno alcuno, secondo un malcostume diffuso, di coperture finanziarie) bisogna evidenziare due cose: primo, che chi aveva combattuto (sia nelle forze regolari che nelle formazioni partigiane - lo spirito come si vede è bi-partisan) aveva diritto a una medaglia-ricordo in oro; secondo, che chi, oltre a combattere era stato decorato, o per i partigiani, aveva partecipato ad almeno tre azioni guerra o di sabotaggio (via Rasella va conteggiata?), aveva diritto all'onorificienza di Cavaliere dell'Ordine del Tricolore (una croce gigliata in metallo non nobile, sostenuta da un nastro di seta della larghezza di millimetri trentasette).
I poteziali beneficiari della medaglia furono stimati in oltre tre milioni. Quelli non potenziali (leggi: i sopravissuti al mezzo secolo e più intercorso fra i fatti e questa genorisità acchiappa-voti) potevano essere un 20 per cento con un onere per lo Stato di circa 280 miliardi; ai quali si aggiungevano altri 40 miliardi fra croci gigliate e nastrini di seta. Peccatom sia detto per inciso, che queste stime non contino mai il tempo perso dalla burocrazia che dovrebbe valutare centinaia di migliaia di domande, tralasciando altri lavoro per gestire questa Onorificienza.
Fortunatamente (bisogna rendere omaggio all'opera di Giorgio maciotta, sottosegretario al Tesoro), la medaglia d'oro è stata abolita e invece tutti (non solo i decorati e coloro che fecero almeno tre sabotaggi) avranno le insegne dell'ordine (croce di bronzo in setoso sfondo). Il sogno degli alchimisti era quello di trasformare il piombo in oro, ma Maciotta è riuscito - con sollievo dei contribuenti - a trasformare l'oro in bronzo. Ma i conti ancora non tornano. La relazione della Commissione Difesa della Camera il 07.07.1999 stimava in 40 miliardi il costo delle insegne alla platea dei decorati, che era circa la metà della platea complessiva (quella di tutti i combattenti) che oggi hanno diritto ad essere  anch'essi "cavalieri". Ma l'Atto del Senato 4779 ha una copertura di soli 20 miliardi. E intanto la spesa rischia di lievitare: il senatore Piero Pellicini, di Alleanza Nazionale, chiede di estendere i benefici ai combattenti della Repubblica di Salò e agli "infoibati" innocenti...


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FEVOSS per una Città Solidale
 
La FEVOSS (Federazione dei Servizi di Volontariato Socio Sanitario) Sta attuando un grande progetto di ristrutturazione di tutta la rete di solidarietà. Invita pertanto i responsabili dei vari gruppi zonali e tutti i volontari ad un incontro per illustrare queste innovazioni. Esso si terrà sabato 17 febbraio 2001, alle ore  15,30 presso la Sala Multimediale della Parrocchia di Santa Croce (vicino al cinema Alcione, in Verona). Tale invito è esteso a tutti i cittadini sensibili alla realizzazione di una "Città Solidale".
 

 
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Nel ringraziare quanti si sono adoperati mediante il sostegno e la pubblicizzazione dell'iniziativa, comunichiamo che prosegue la raccolta di fondi a favore delle popolazione del Salvador, colpita recentemente dal terremoto. Nei prossimi giorni partirà un container carico di beni di prima necessità, compresi i medicinali. Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Emergenza Salvador". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Milano.
 
 
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