La febbre della dollarizzazione sembra essersi impadronita
dell'America Latina. Se a dare il via fu l'Argentina, nel 1991, costringendo la
divisa nazionale a un cambio alla pari, più recentemente, nel febbraio 200,
l'Ecuador ha definitivamente sostituito il sucre con il dollaro, lunedì scorso
ha fatto lo stesso il Salvador rinunciando al colon e in maggio ne seguirà
l'esempio il Guatemala. Il piccolo Panama lo fece addirittura nel 1904, ma era
solo la logica conseguenza di un economia basata interamente sul Canale,
controllato (fino allo scorso anno) dagli USA.
Il Salvador e il Guatemala, i cui fondamentali economici non
sono poi molto diversi da quelli in cui versava l'Equador all'inizio del 2000 -
ovvero inflazione alta e sviluppo basso - hanno basato la propria decisione
sull'esito che la dollarizzazione ha avuto nel corso di quest'anno nel paese
andino. Sembra infatti, ma è tutto da dimostrare, che vi sia stato un
recupero del potere d'acquisto, che sia diminuita la disoccupazione, che i tassi
d'interessi siano scesi e così anche l'inflazione che, comunque, resta
molto alta attorno al 90% . Si stanno peraltro preparando grandi manifestazioni
di protesta contro i rincari decisi dal governo.
Con speranze analoghe, di attrarre gli investimenti stranieri
ed evitare crisi finanziarie e nonostante una forte resistenza dei partiti di
opposizione e della popolazione, il parlamento del Salvador ha approvato la
Legge d'integrazione monetaria che dal 1° gennaio scorso ha trasformato il
dollaro statunitense nella moneta di corso legale nel paese, dando inizio al
ritiro dalla circolazione della divisa locale a un cambio di 8,75 colon per un
dollaro.
In Guatemala si sta discutendo una riforma che consentirà il
pagamento dei salari e l'apertura di conti correnti in dollari.
In entrambi i casi, tuttavia, sono molti gli analisti che
avvertono i pericoli inisiti nella dollarizzazione. I rapidi risultati che una
misura così drastica può provocare sono certo attraenti, ma che accadrebbe a
economie così piccole e deboli, venendo meno la misura difensiva della
svalutazione, in caso di crisi internazionale? Come si ripercuoterà sul Salvador
il raffreddamento dell'economia americana, visto che gran parte dei dollari in
entrata sono rimesse degli emigranti salvadoregni dagli Usa? Come evitare, in
caso di recessione, una fuga di dollari verso economie più stabili? O
semplicemente: come reggere, nel lungo periodo, la tensione di una moneta che
negli Usa offre tassi d'interesse intorno al 6% ma in Ecuador, per esempio, sono
al 20% e in Salvador al 12%?
"Il dollaro - ha detto Juan José Daboud, segretario alla
presidenza del Salvador e artefice del piano - è arrivato da noi per restare" e
ha l'appoggio delle banche e delle grandi imprese, mentre la maggioranza della
popolazione è convinta che di questa misura ne beneficeranno solo i ricchi. Per
rafforzare i propri argomenti gli analisti critici si richiamano alla precaria
situazione dell'Argentina, che grazie alla semi-dollarizzazione ha vissuto
alcuni anni d'oro ma oggi, per lo stesso motivo, è di nuovo in difficoltà. La
moneta troppo forte ha spinto le importazioni penalizzando l'industria
nazionale, il che ha aumentato il deficit commerciale e gonfiato la
disoccupazione fino al 30%. Aumentano quindi i poveri, aumenta la delinquenza e
di nuovo si vedono davanti ai consolati europei file di persone che vogliono
tornare ai paesi dai quali i loro nonni e bisnonni partirono per sfuggire alla
povertà!
AVVENIMENTI
Tira una brutta aria in Italia:per puro caso non abbiamo
perduto alcuni colleghi colpevoli solo di fare il proprio mestiere; gli
estremisti fascisti annunciano la loro partecipazione al prossimo governo di
destra; Previti lancia minacce; anche l'ultimo degli assessori dell'ex banda
Craxi si sente in diritto di scimmiottare i capi, accusando improbabili cimici
al solo scopo di creare fuoco di sbarramento contro i magistrati. Tira una
brutta aria, di cui l'attentato al Manifesto è solo un segno, certo il più
preoccupante.
Noi di Avvenimenti ci mangiamo le mani, per non poter essere
lì, a scrivere, denunciare, ragionare, come abbiamo fatto in tutti questi anni.
Però non siamo rimasti con le mani in mano. Non siamo riusciti, come speravamo,
a mettere in edicola un nuovo numero speciale del settimanale, ma abbiamo
costruito la possibilità di tornare in edicola in tempi brevi, quasi sicuramente
prima dell'inizio di una campagna elettorale che sarà durissima: c'è un gruppo
di imprenditori interessato ad acquistare la testata "Avvenimenti-Ultime
Notizie" e la sede della redazione. Ci sono soggetti dell'associazionismo a noi
vicini disponibili ad entrare nella gestione della nuova impresa insieme ai
giornalisti ed ai lettori che hanno inviato sottoscrizioni al Fondo di garanzia
da noi creato in agosto. Presto il liquidatore della vecchia società editrice,
la Lie, riceverà da questi soggetti una offerta formale di acquisto.
Ma
non siamo, ancora, al lieto fine: è necessario che l'offerta di acquisto sia
tale da consentire al Liquidatore di evitare il fallimento della Lie. E c'è il
rischio, in questa fase delicata, che altri soggetti entrino in campo, con
offerte più consistenti, per acquistare Avvenimenti senza offrire nessuna
certezza sul futuro della testata, e nessuna garanzia rispetto alla tradizione
di indipendenza che costituisce la vera ragione sociale della nostra impresa.
Noi faremo di tutto perché il percorso avviato vada a buon fine. Ai lettori
chiediamo ancora un po' di sostegno, di pazienza e di vigile attenzione sul
nostro e sul loro giornale. (Michele Gambino -
www.avvenimentisos.it )
URANIO
L'Onorevole Alberto Giorgetti, Deputato di
Alleanza Nazionale, sa quello che dice? Sono stupito dallo stupore di coloro che
si stupiscono per la vicenda dell'uranio impoverito. La stragrande
maggioranza dei partiti, di maggioranza e di opposizione, sostennero la guerra
del Kossovo, favorirono e applaudirono le operazioni aeree della Nato di
bombardamento su Belgrado e su Pristina. Coloro che in Parlamento votarono a
favore dell'intervento militare in Kossovo (l'onorevole Giorgetti compreso)
pensavano forse che i cacciabombardieri della Nato avrebbero sganciato viole e
margherite? Ma come si fa a chiedere oggi commissioni d'inchiesta, chiarimenti,
spiegazioni su quello che ieri si è votato? Che nel Kossovo, come prima in
Bosnia e prima ancora in Irak, si sarebbero usate anche bombe all'uranio
impoverito, e altre armi chimiche, era risaputo, e chiaramente espresso nelle
denunce avanzate dai pacifisti. Io stesso ho sottoscritto, in data 5 maggio
1999, a nome del Movimento Nonviolento, una denuncia penale per violazione della
Costituzione rivolta al Governo D'Alema. Le bombe nel Garda,
nell'Adriatico, i militari colpiti dalla leucemia, sono solo effetti
"collaterali" di una guerra che molti hanno voluto e sostenuto. Chi era
d'accordo con quella guerra, (da Alleanza Nazionale, a Forza Italia, dai
Popolari ai Democratici di Sinistra) oggi dovrebbe avere almeno il pudore di
tacere. e invece c'è qualcuno, come l'onorevole Giorgetti, che non si vergogna a
chiedere "spiegazioni al ministro sulla pericolosità degli ordigni". Forse
Giorgetti pensava che la Nato facesse la guerra con le cerbottane?
La verità è che sulla sporca e vergognosa
vicenda dell'uranio impoverito solo i nonviolenti, e coloro che si opposero in
tutti i modi alla guerra nel Kossovo, oggi avrebbero diritto di parola.
Per
quanto riguarda le bombe sganciate nel Lago di Garda, c'è da dire solo che il
tempo di dimezzamento della radioattività dell'uranio è di 24.000 anni.
Giorgetti, e quelli come lui, hanno tutto il tempo per meditare sul loro
operato. (Mao Valpiana - Movimento Nonviolento - Verona, 6 gennaio
2001)