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L'origine del flauto si perde nella notte dei tempi. Questo strumento è addirittura citato nella Genesi, il primo libro della Bibbia e sappiano che era utilizzato dagli Egizi e poi presso i Greci e i Romani.

I più antichi modelli erano costruiti con semplici canne; flauti un pò più evoluti erano fatti con tibie di pecora oppure di terracotta.

 Il flauto dolce, conosciuto anche come flauto dritto, è il flauto più utilizzato nella cultura europea a partire dal '500  e la sua diffusione sarà così generalizzata sino a circa metà del '700. Dopo un periodo di ridimensionamento del suo uso a scapito del flauto traverso, è stato in seguito recuperato e diffuso largamente nel corso di tutto il Novecento. 

Il flauto dolce è uno strumento a imboccatura terminale a fischietto (il becco), che si ottiene inserendo un blocco di legno nella parte finale dello strumento. In questo modo, si viene a formare una stretta fessura che conduce l'aria direttamente dal becco sino al bordo di una finestrella laterale.

Piccoli flauti simili al flauto dolce, probabilmente di origine asiatica, erano conosciuti e diffusi in Europa già dall'XI secolo.

 A partire dal 1500 il flauto dolce assunse la sua forma standard, con sette o otto fori d'apertura e un portavoce per il pollice. 

Il flauto dolce, la cui famiglia comprende taglie dal sopranino al basso, fu utilizzato nell'ambito della musica da camera e, dal XVII secolo fino alla metà del XVIII secolo, anche molte partiture orchestrali prevedevano la presenza del flauto dolce. Il flauto traverso cominciò a prendere il posto del flauto dolce all'interno dell'orchestra intorno alla metà del Settecento. Le taglie più diffuse di flauti dolci sono il contralto, utilizzato per gran parte della musica del periodo barocco e dotato di un'estensione di circa due ottave a partire dal fa' (il fa sopra al do centrale); e il soprano, oggi maggiormente utilizzato in ambito scolastico, e con un'estensione di circa due ottave a partire dal do" (il do sopra al do centrale).

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