Favole GAIA E LE FOGLIE
E'
autunno inoltrato
ormai e la scuola è iniziata da tempo. A noi
bambini, si sa, non è mai piaciuto stare troppo
tempo seduti dietro ai banchi ad ascoltare le
maestre. Raccontano storie interessanti, è vero, e
la mamma dice che accrescono la nostra cultura, ma
forse siamo troppo piccoli per rendercene conto e
magari da grandi rimpiangeremo di non avere studiato
abbastanza. Il mio banco è vicino alla finestra, così a volte mi distraggo e guardo fuori. Il parco che circonda la scuola è davvero incantevole; c’è un enorme prato all’inglese ben curato. Tutto merito di Stelvio il giardiniere, che è preciso ed ama molto le piante. E’ una brava persona Stelvio, gli sono molto affezionata ed anche lui mi vuole bene. Tutte le volte che mi vede mi dona fiori ed arbusti con le pigne o con grosse foglie. A me dispiace che queste piante vengono strappate, perché presto moriranno, ma Stelvio dice che raccoglie quelle già spezzate dal vento o che cadono naturalmente. Io le accetto volentieri e cerco di mantenerle in vita il più possibile, ma vorrei fare di più. Vorrei che non morissero mai.
Solitamente l’autunno
mi rende triste; osservando il parco attraverso i
vetri, vedo la natura spegnersi piano piano. I fiori
e le piante appassiscono e gli alberi perdono le
foglie, quelle belle foglie verdi e rosse!
I miei genitori notano subito quando mi rattristo,
perché succede raramente. A detta di tutti, sono una
bambina gioiosa ed il mio grande amico Remo dice che
è tutto merito del nome che porto: mi chiamo Gaia.
Sono sempre allegra e non mi arrabbio mai, neanche
quando i miei compagni mi tirano le trecce e si
prendevano gioco di me chiamandomi “Pippi
Calzelunghe”, per le lentiggini che ho sul naso e
sulle guance.
So che lo fanno per stuzzicarmi e per giocare ma io
mi difendo dicendo loro che sono degli imbranati
pasticcioni come “le Simpatiche Canaglie”. Vi
sembrerà strano ma più ci prendiamo in giro, più
diventiamo amici. Ci vogliamo tutti molto bene.
Dicono che femmine come me non ce ne sono. Io
infatti mi sento un maschiaccio. Le mie compagne
sono tutte d’un pezzo e se ne stanno calme calme
anche durante la ricreazione. Hanno paura di
sporcarsi i vestitini che sembrano sempre quelli
della domenica.
Quando arriva
l’autunno i miei compagni diventano tutti più
tristi; dicono che gli manca la mia allegria. Ma
come si fa ad essere allegri quanto là fuori tutto
si spegne? Fortunatamente ci sono anche tante belle
piante sempreverdi che illuminano il giardino. Un
giorno ho chiesto alla maestra perché le piante non
sono tutte sempreverdi e le mi ha risposto che
questa è la natura. D’accordo la natura non si può
cambiare e forse è bella e misteriosa per questo, ma
quelle foglie secche, quei fiori appassiti mi hanno
sempre creato un senso di vuoto nel cuore. Forse
sono un tantino esagerata ma provo una sensazione di
abbandono. Le piante del cortile mi hanno tenuto
compagnia per tutta la primavera e l’estate.
Adoro alzarmi
presto le mattine d’estate per respirare l’aria
tiepida e godere del cielo terso e del profumo
dell’erba fresca appena tagliata. Tutto questo mi fa
sentire libera ed euforica, non so spiegarne
precisamente il motivo. Forse è la calura estiva,
gli uccellini cinguettanti sui rami, i vestitini
leggeri e la marmellata di susine della mamma.
Venivo spesso a
trovare Stelvio, anche durante le vacanze e me ne
stavo seduta sotto la grande palma, accanto al
laghetto delle oche e dei germani reali, a guardarlo
lavorare. Mi raccontava sempre tante cose
interessanti sulle piante ed io lo ascoltavo
attentamente. Le conosco quasi tutte le piante del
giardino e tutte per nome. La grande aiuola di
fiorellini bianchi, rossi e rosa, posta al centro
del prato è deliziosa; è una composizione di
Malvarosa, Silene Pendula, Primule, Trifoglio rosa e
piante di Vetro. Tutto questo splendore in autunno
sfiorisce, lasciando l’aiuola triste e incolta. Per
non parlare degli alberi che perdono le foglie…
Fortunatamente poco
più in là, ci sono le Petunie ed i Gerani che
rimangono in fiore ed alcuni alberi sempreverdi che
circondano il lago.
Dicono che i bambini
sono sempre spensierati, ma anche a noi capita di
avere delle preoccupazioni.
Ad esempio, i
compiti da fare tutti i giorni, la cameretta da
riordinare, cercare di non fare arrabbiare la mamma…
Direi che quest’ultimo è il compito più difficile;
le mamme si arrabbiano sempre ed a volte non ne
comprendiamo il motivo. La mia sostiene che dico
bugie ma non è così, lo sanno tutti che sono una
bambina schietta e sincera e la gente mi vuole bene
per questo. Non crede ad una vicenda che mi è
capitata circa un mese fa e, lo ammetto, può
sembrare assurda ma io l’ho vissuta davvero. Questo
avvenimento sorprendente mi ha cambiato la vita e,
quest’anno, l’autunno lo vivo serenamente e ne
apprezzo la bellezza.
Lo ricordo bene
quel giorno! La scuola era iniziata da poche ore e,
durante la ricreazione mentre i miei compagni
giocavano nel cortile, sono andata al laghetto. L’ho
percorso tutto intorno per due volte e poi mi sono
seduta sotto un albero. Era una giornata grigia
grigia e, assorta nei miei pensieri, ricordavo con
malinconia i giorni di sole. Guardavo le foglie che
ingiallivano e, fu all’improvviso, che udii un lieve
vociare disperso nell’aria, come se le parole
risultassero lontane e trascinate via dal vento. Ma
il vento non soffiava ed intorno a me non scorsi
nessuno. Il vociare continuava e mi accorsi che
veniva dall’alto, alzai gli occhi e vidi gli alberi
sempreverdi agitarsi e le foglie muoversi in modo
frenetico. La sensazione che provai fu di forte
paura e subito pensai ad una leggera scossa sismica.
Ma oltre il lago tutto era calmo ed i miei compagni
continuavano a giocare tranquillamente. Mi sembrava
di vivere in un sogno dove tutto appare irreale.
I rami sempreverdi
erano tutti protesi in direzione delle aiuole dei
fiorellini e degli alberi dalle foglie gialle.
D’impulso li
seguii con lo sguardo e lo spettacolo che si
presentò ai miei occhi, fu davvero eccezionale.
Credo che nessuno abbia mai assistito a nulla di
simile. Tutte le foglie gialle si staccavano
contemporaneamente dai rami ed erano tantissime,
così tante che formarono una nuvola densa che pareva
polvere gialla. Anche i petali dei colorati e
allegri fiorellini volarono pian piano verso le
foglie; si unirono a loro e la nuvola diventò
variopinta. Il tutto passò davanti agli alberi
sempreverdi che scomparvero quasi inghiottiti dalla
grande nuvola ed io insieme a loro.
Il vociare
continuava ed anche la mia paura. Poi le parole si
fecero sempre più chiare e udii “Gaia aiuta la
natura”. All’improvviso tutto cessò; le foglie ed i
fiori caddero sul selciato formando un tappeto tutto
intorno a me. Guardai il cortile e non vidi più i
miei compagni, allora senza pensare corsi in classe.
Erano già tutti seduti ai banchi, ma la maestra
stava entrando in quel momento così mi sedetti
anch’io in fretta e lei non si accorse del mio
ritardo. Pensai per tutta la lezione a quella frase
udita poco prima al lago e alla strana vicenda che
mi era capitata.
Dovevo fare qualcosa
per le foglie ed i fiori secchi; era stata questa la
richiesta accorata degli alberi sempreverdi. Non
sapevo ancora cosa avrei potuto fare per loro ma una
cosa era certa: all’uscita sarei tornata in quel
luogo.
Così feci. In
classe pensai di portare a casa foglie e petali e
lasciai libri e quaderni sotto il banco. Arrivata al
lago iniziai a riempire la cartella e filai a casa.
Mi misi sul letto e pensai a lungo, poi ebbi
un’illuminazione.
Mi venne in
mente un piccolo diario che la mia anziana nonna mi
mostrava e che conteneva foto antiche. Ricordo che
tra una pagina e l’altra conservava fiorellini
azzurri ed una piccola rosa rossa. Erano ricordi di
giovinezza, diceva! Questa era davvero l’idea
giusta. Le piante avrebbero potuto continuare a
vivere e non perdersi nel vento. Sarebbero rimaste
nel cuore del persone e custodite gelosamente come
oggetti preziosi, utilizzate come segnalibri o
ricordi di fresche giornate autunnali. Infilai le
foglie tra le pagine dei libri ed anche i petali.
Ero davvero felice! Se la mia nonna ci aveva pensato
anni prima, voleva dire che anche lei amava la
natura. Ma occorreva spargere la voce affinché,
anche ai giorni nostri, tutti dessero nuova vita
alle piante.
Il giorno
seguente chiesi alla maestra di lasciarmi cinque
minuti per poter parlare ai miei compagni. Lei volle
sapere l’argomento e fu lieta di concedermi una
piccola parte del suo tempo. Tutti i miei compagni
mi ascoltarono a bocca aperta e l’idea piacque
molto; quando terminai mi applaudirono. La gioia che
provai fu immensa, mi pareva di avere salvato il
mondo! Durante la pausa, anziché giocare, andammo
tutti al lago a raccogliere le foglie ed i petali
rimasti; c’erano anche le femmine e non solo i miei
compagni di classe, ma tutta la scuola. Per molti
giorni il passatempo più ambito fu quello di fare
quadretti con componimenti floreali da regalare alla
mamma ed ai parenti.
Alla sera
tornai al lago, ma da sola. Parlai alle piante
sempreverdi e le rassicurai; tutto era sistemato.
Mi parve che le foglie
sorridessero, ma forse era tutto frutto della mia
immaginazione.
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