Il cielo era limpido quel
primo giorno di primavera e nella Valle dei
Fiordalisi regnava la pace.
I contadini ed i fattori erano paghi nel vedere i
loro alberi in fiore. Inoltre i frutti non avrebbero
tardato ad arrivare ed i campi erano pronti per la
semina. Gli animali scalpitavano per uscire dalle
stalle dopo il soggiorno invernale forzato, euforici
di poter correre liberi per i prati fioriti, grati
di potersi cibare dell'erbetta fresca e profumata e
godere del primo tiepido sole.
Solo l'ochetta Dolina era triste. Il suo padrone, il
fattore Gioacchino, aveva chiuso la fattoria e
venduto gli animali perché troppo anziano e stanco.
Aveva scelto di ritirarsi e di raggiungere la
sorella che viveva nella lontana Valle delle
Genziane, per godersi il riposo degli ultimi anni
della sua vita. L'ochetta Dolina era, tra i suoi
animali la preferita, tanto che le aveva dato il
nome di sua madre.
Quando partì le disse "Dolina, non ti ho venduto
come gli altri animali perché voglio che sia tu a
decidere della tua vita, ti lascio perciò libera,
scegli la tua strada, la valle è ricca di stagni e
di boschi. Fai tesoro di quello che ti ho
insegnato".
L'aveva lasciata così sul sentiero che porta al
bosco delle fragole, equipaggiata della sua
valigetta contenente uno spazzolino per la pulizia
del becco, un pettinino per lisciarsi le piume, un
cappellino di paglia e svariati fiocchi colorati che
era solita indossare elegantemente legati al suo
lungo collo, in occasione del raduno dei fattori. Il
raduno si teneva per prendere decisioni comuni per
il benessere degli animali e della valle dei
Fiordalisi. Il fattore Gioacchino la portava con sé
in rappresentanza degli animali della fattoria. Li
rappresentava proprio bene i suoi amici! Difendeva
la categoria degli animali a spada tratta. Faceva
sentire le sue ragioni con determinazione ed
accoramento. Il fattore era fiero di come si facesse
rispettare. Richiedeva stalle e recinti più
confortevoli e più abbeveratoi d'acqua corrente di
modo che tutti potessero bere tranquilli come era
necessario nei mesi estivi, senza code e risse.
Guardò la sua valigetta e pensò che per niente al
mondo si sarebbe separata da quegli oggetti così
ricchi di ricordi, anche se era certa che non li
avrebbe più utilizzati. Sarebbe iniziata per lei una
nuova vita. "Si', una nuova vita" pensò, ma lei non
voleva una vita diversa da quella che già aveva. Si
trovò ad un tratto sola, senza una casa e senza una
meta. Non le restava che affrontare il bosco delle
fragole alla ricerca di una dimora e di nuovi
amici.
Dopo due giorni di cammino finalmente scorse un
laghetto e si fermò per rifocillarsi. Fece un lauto
pranzo e si appisolò sotto un castagno per un
meritato riposino. Si svegliò al forte gracidare di
due ranocchi. Quando tirò fuori la testa da sotto
l'ala li vide ritti sulla sua valigetta. "Perché
state lì sulla mia valigetta?" chiese Dolina. "Siamo
curiosi di sapere cosa fa una graziosa ochetta come
te qui nel laghetto dei ranocchi" risposero. Dolina
raccontò quindi la sua storia e disse che cercava
una dimora. I due ranocchi le parlarono della Valle
dei Fiori dicendole che li' avrebbe trovato
sicuramente qualcosa d'interessante dato che quella
era una valle molto ricca. Avrebbe dovuto
attraversare il bosco dei Ciuffetti detto anche il
bosco della felicità. I Ciuffetti erano degli
esserini simili a piccoli orsi con un ciuffetto di
pelo blu sul capo. Ringraziò i ranocchi e riprese il
cammino. Il bosco dei Ciuffetti si presentò
bellissimo con grossi alberi dai frutti rotondi e
colorati e piccole casette gialle dove risiedevano i
Ciuffetti. Ormai il sole stava tramontando e non
c'era l'ombra d'alcun Ciuffetto in giro.
Probabilmente erano tutti in casa pronti per la
cena, pensò.
Mentre si accingeva a bussare ad una porticina
verde, alla ricerca di qualcuno cui chiedere
informazioni per procedere, sentì un rumore di
foglie provenire da dietro una siepe. Pensò
"finalmente un Ciuffetto" e gridò " Signor
Ciuffetto, sono l'ochetta Dolina, da che parte devo
andare per la Valle dei Fiori?" Non udendo risposta
si accostò alla siepe e udì qualcuno piangere
sommessamente. "Signor Ciuffetto" chiamò "perché
piange, non è forse questo il bosco che chiamano
della felicità?" "Non per me" rispose una voce "Io
non sono un Ciuffetto, sono Nino il maialino". Uscì
allo scoperto e rispose "piango perché i miei
colleghi animali della fattoria nella Valle dei
Fiori, si burlano di me a causa di una particolarità
del mio corpo che ho dalla nascita". "Non vedo
niente che non va in te" disse Dolina "sei rosa e
rubicondo come tutti i maialini". Allora Nino si
girò e mostrò il suo codino arrotolato. Dolina non
credeva ai suoi occhi, il codino era di colore blu
intenso. "Hai il codino blu!" esclamò. "Si" rispose
il maialino "è un simbolo di famiglia. Anche mia
madre, mio nonno ed i miei fratellini l'avevano.
Vengo spesso nel bosco dei Ciuffetti" continuò
"perché qui trovo un po' di tranquillità e mi
diverto tanto. Non mi fanno sentire diverso. Loro
hanno un ciuffetto blu del pelo ed io il mio
codino". All'improvviso dalla casetta gialla, in
prossimità della siepe, si aprì una piccola porta e
ne usci un ciuffetto. "Ciao Nino" disse "Chi c'è lì
con te? Non mi presenti la tua nuova amica?". "E'
l'ochetta Dolina…" e ad un tratto scoppiò in un
fragorosa risata e disse "Scusa Dolina ma alla vista
di un Ciuffetto non riesco a trattenere le risa,
sono troppo buffi e divertenti". Anche Dolina fu
contagiata e non riuscì a trattenere la felicità che
si era impadronita di lei. Il Ciuffetto, allora
appagato disse "anche oggi ho fatto la mia buona
azione. Ho reso felice qualcuno. E' la nostra
missione. Per questo il bosco dei Ciuffetti è detto
della felicità". Invitò l'ochetta ed il maialino a
mangiare i frutti colorati che raccolse da uno dei
tantissimi alberi che circondavano la casetta e
quando seppe che Dolina cercava un posto dove
alloggiare le offri' di rimanere nello stagno del
bosco dei Ciuffetti situato pochi metri più in là,
sino a quando non avrebbe trovato una dimora più
comoda. L'ochetta Dolina ringraziò e accettò. Era
tutto così bello lì e pensò che la Valle dei Fiori
avrebbe potuto aspettare. Nino il maialino, che nel
frattempo si era chiuso in un cupo silenzio, disse"
adesso devo proprio ritornare alla fattoria
altrimenti il fattore Brando mi caccerà!". E se ne
andò via temendo i dispetti che gli avrebbero fatto
gli animali della fattoria al suo ritorno, ma
promise che sarebbe tornato il giorno dopo a
trascorrere momenti felici con Dolina ed i
Ciuffetti.
Cosi' fece per giorni e giorni a seguire ed ogni
volta che andava via per tornare dal fattore, a
Dolina dispiaceva vederlo rattristarsi. Pensò come
potesse essere difficile vivere con degli animali
che non ti stimano solo per una diversità fisica. Le
vennero allora in mente i suoi vecchi amici ed il
fattore Gioacchino. Loro si che le volevano bene e
l'ammiravano. Quella sera si addormentò malinconica.
La mattina seguente si svegliò serena; la notte le
aveva portato consiglio. Decise che sarebbe partita
subito per la Valle dei Fiori. Era tempo di cercarsi
un posto fisso dove stare e voleva fare una sorpresa
a Nino andando a trovarlo alla fattoria di Brando.
Dalla descrizione fattagli dal maialino non le
sarebbe stato difficile trovarla. Salutò l'amico
Ciuffetto e si mise in cammino. Il tragitto si
presentava lungo. Il bosco dei Ciuffetti distava
circa un'ora dalla Valle dei Fiori. Ma l'ochetta
Dolina era così desiderosa di arrivare che percorse
velocemente il bosco e raggiunse la meta senza
neanche accorgersene. Quando lesse il cartello
"BENVENUTI NELLA VALLE DEI FIORI, LA VALLE PIU'
RICCA E RIGOGLIOSA DEL PAESE" si stupì. Le sembrava
d'essere appena partita e quando allungò il collo
per vedere al di là del cartello rimase a becco
aperto nel vedere lo spettacolo che le si presentò
davanti. C'erano immensi prati verdi colmi di fiori
giganti dai petali variopinti. In mezzo ai prati
erano collocate le fattorie e le casette degli
abitanti della Valle. Pensò a quanto fossero
fortunati gli animali che vivevano li' e
s'intrattenne ancora qualche minuto per mettersi un
po' in ordine. Si pettinò le piume, si legò un bel
fiocchetto blu al collo e si mise il cappellino di
paglia. "Questo posto è incantato come nelle favole"
pensò e si avviò quasi in punta di zampe all'interno
del paese quasi avesse paura di fare rumore. Temeva
d'interrompere la magia di tale bellezza.
Camminava beata tra i fiori quando intravide una
fattoria fatta di mattoncini rossi e recintata da
uno strano steccato. Ogni asse era lavorato in modo
da formare dei fiorellini ed ognuno era di colore
diverso. "Ecco la fattoria di Brando" pensò. Nino il
maialino l'aveva descritta proprio così. Allora
stanca si sedette poco distante in attesa che Nino
uscisse per andare al bosco. Gli avrebbe fatto una
bella sorpresa. Mentre aspettava notò un cancelletto
situato al centro dello steccato. Dal cancello si
poteva accedere alla fattoria percorrendo un
vialetto. Alla destra s'intravedevano ben quattro
laghetti di cui uno deserto faceva parte di un
cortile situato all'ingresso della fattoria. "Dev'essere
il laghetto personale di Brando, quello in cui gli
animali non possono entrare" pensò. Brando lo
utilizzava per pescare le trote. Negli altri
laghetti vide oche, germani reali e cigni. Ogni
gruppo aveva il suo. Poi liberi nel prato vide
pavoni e coniglietti. Alla sinistra del cancello
c'erano i recinti con i maialini, le mucche e le
pecore. Non aveva mai visto una fattoria così estesa
e ben organizzata come quella. Ahhh! Però notò che
aveva un difetto. C'era solo un abbeveratoio situato
all'esterno dei recinti. Dolina aveva un chiodo
fisso per gli abbeveratoi. Troppe volte, alla
fattoria di Gioacchino, aveva assistito ai
battibecchi degli animali in coda per bere. Gli
animali dovevano aspettare addirittura delle ore
prima di riuscire ad arrivare alla tanto desiderata
acqua. Ma, all'improvviso, i suoi pensieri furono
interrotti. Vide Nino avvicinarsi all'abbeveratoio
stranamente non affollato. Probabilmente aveva
aspettato il momento giusto. Ma ecco che dietro di
lui una mucca avanzava a passo veloce e quando Nino
immerse il muso nell'acqua per rinfrescarsi, questa
gli si avvicinò e gli diede una spinta. Fu tanto
forte che lo fece indietreggiare rapidamente e
ruzzolare a terra. Alle proteste di Nino la mucca
gridò "non puoi bere al nostro abbeveratoio, tu sei
malato. Sei stato contaminato da qualche pestilenza
o epidemia ed il tuo codino blu ne è la prova. Devi
andare via di qui, nessuno ti vuole non hai neanche
un amico". "Non sono malato" protestò Nino " e poi
anch'io ho degli amici". "Chi sono questi amici?"
chiese la mucca. "I Ciuffetti e l'ochetta Dolina"
rispose Nino. "Ah i Ciuffetti anche loro devono
essere malati con quel pelo blu sul capo. Cosa fate
quando state insieme, vi consolate? E poi chi è
l'ochetta Dolina?" chiese l'altra. A quel punto
l'ochetta Dolina che aveva assistito, non poteva più
rimanere nascosta. Così decise di farsi avanti
sebbene non fosse educato entrare alla fattoria
senza essere stata invitata. "E' per una buona
causa" pensò "devo difendere Nino". Nel frattempo
tutti gli altri animali, che avevano circondato i
due litiganti, si misero ad urlare "Via Nino il
maialino dal codino blu. Via via, vai via di qui!
Non ti vogliamo". Allora Dolina entrò; si diresse
veloce come una saetta verso l'abbeveratoio, si fece
largo tra gli animali e disse "Sono l'ochetta
Dolina, io e Nino siamo molto amici. Vi assicuro che
è buono e divertente. E' strano che non ve ne siate
mai accorti!". Gli animali si ammutolirono per
qualche minuto, poi una voce appartenente ad un
cigno disse "Non hai paura di prendere qualche
malattia?". "Per niente al mondo!" rispose e
continuò "Il codino blu lo ha ereditato da sua madre
e, anzi, è simbolo di nobiltà! Non avete mai sentito
parlare di sangue blu? Gli esseri umani che hanno
titoli nobiliari si dice abbiano sangue blu. Loro
possiedono ricchezze materiali, mentre gli animali
che hanno parti del corpo blu sono nobili d'animo
ovvero sono gentili, altruisti e aiutano chi ha
bisogno". Nino si sentì un re e sorrise nel vedere
che tutti gli animali iniziavano ad esplorare il
loro corpo sperando d'avere anche solo un piccolo
segno blu per potersi definire nobili d'animo anche
loro. I più felici furono i pavoni ed i germani
reali maschi che trovarono, i primi, delle
macchiette blu sulla loro meravigliosa coda mentre i
secondi delle striature sulle piume. Gli altri
rimasero male non trovando niente. Un'oca intervenne
all'improvviso e disse "Ochetta Dolina, anche tu sei
nobile d'animo, dato che hai un fiocco blu al
collo!". Dolina, allora, approfittò di questo
intervento per fare felici anche gli altri animali e
rispose "Certo, l'importante è sentirsi buoni
dentro. Ciascuno di noi se cerca bene in se stesso
trova la sua parte di bontà. Solo allora si ha il
diritto di indossare qualcosa di blu". Tutti si
scoprirono un po' nobili e vollero che l'ochetta
Dolina desse loro dei fiocchi blu. Le oche se li
misero al collo, i maialini sul codino, le mucche su
una zampa e così via per gli atri animali. Poi tutti
chiesero scusa a Nino e si proclamarono suoi amici.
Dolina fu soddisfatta ed anche se sapeva di aver
detto qualche bugia, era felice perché l'aveva fatto
a fin di bene.
Pian piano nella fattoria tornò l'ordine. L'ochetta
Dolina pensò che fosse l'ora di partire nuovamente
alla ricerca di un posto dove fermarsi
definitivamente e decise di mettersi in viaggio.
Nino si offri' di accompagnarla. Ma mentre si
avviavano verso il cancello udirono una voce
chiamare "Ninooo"; il maialino si voltò vide che il
fattore Brando faceva segno con la mano di andare
verso di lui "Vieni ti devo parlare. Porta con te la
tua amica" disse poi il fattore. Dolina e Nino si
guardarono e capirono che entrambi temevano la
stessa cosa: una bella ramanzina per avere creato
scompiglio alla fattoria. Ma rimasero felicemente
sorpresi. Il fattore Brando, che aveva assistito
alla scena dall'uscio di casa, disse "Complimenti
Nino hai un'amica nel vero senso della parola!" e
rivolgendosi a Dolina continuò "hai difeso Nino
dimostrando intelligenza e spirito d'iniziativa e
sei riuscita a creare armonia tra gli animali. Ho
provato anch'io ma non ci sono mai riuscito. Ti
offro perciò di rimanere con noi alla fattoria.
Ovviamente se ti fa piacere!". L'ochetta Dolina
trattenne a stento un urlo di gioia che le esplose
dentro e rispose "E' un'offerta che mi lusinga. La
ringrazio molto e accetto volentieri". Nino saltò
dalla felicità e decise di accompagnare Dolina al
laghetto delle oche, ma il fattore si oppose e disse
"No, voglio che l'ochetta Dolina stia qui nello
stagno delle trote. Dovrò chiederle consiglio spesso
dato che la porterò sempre con me al raduno dei
fattori. Sono certo che rappresenterà benissimo gli
animali della fattoria" e continuò rivolgendosi a
Dolina "hai una settimana di tempo per guardarti
intorno e vedere se c'è qualche miglioria da
apportare alla fattoria. Nino sarà il tuo vice".
Dolina e Nino rimasero meravigliati. Dolina poteva
accedere al laghetto delle trote!! Nessun animale
aveva mai potuto metterci zampa. E poi il raduno dei
fattori!! Dolina era fuori di sé dalla felicità.
Questa sì che era una bella soddisfazione. Ringraziò
mentalmente il fattore Gioacchino per averle dato la
possibilità di trovare una fattoria modello come
quella e pensò "un argomento da portare al raduno
l'ho già in mente..gli abbeveratoi!!!!!!!".