IL BOSCO DI ROVI

 

Favole

UNA STELLA DI NOME ALIOTH

Era una tiepida sera d’inizio estate e Martino stava steso sulla sabbia con gli occhi rivolti al cielo. La sua casetta era situata vicino al molo di Bellaria, un tranquillo paesino dalle casette blu come il mare.

Da qualche tempo, dopo avere cenato con la mamma e le sorelline, andava in quel tratto dove la spiaggia terminava e creava un angolo nascosto da arbusti e da un grosso scoglio. Martino chiamava quel luogo Sabbia Segreta. Nessuno ne conosceva l’esistenza, gli arbusti erano troppo fitti e difficili da oltrepassare. Ma Martino era agile e magro, per lui introdursi era un gioco.

Si era completamente isolato dai suoi amici che si radunavano nella piazzetta di Bellaria per organizzare giochi oppure, formando un cerchio, a turno raccontavano storie inventate per creare stupore all’interno del gruppo. Ma Martino no, lui non era come gli altri. All’età di dieci anni si sentiva grande e dedicava il suo tempo libero a passatempi più soddisfacenti e costruttivi per il futuro. E pensava.

Annotava i pensieri degni di essere ricordati su un piccolo quaderno rilegato con carta bianca a fiorellini azzurri. I pensieri passano e se ne vanno e Martino non voleva perderli, almeno non tutti. Gli piaceva l’idea di potere rileggere quelli più allegri nei momenti tristi e, con il passare del tempo, ricordare.

A casa Lisa e Lara, le sue sorelline, facevano sempre un gran baccano e lui non riusciva ad avere un po’ di tempo per sé. Le bimbe volevano sempre giocare e si divertivano a fargli degli strani scherzetti e, a volte, qualche dispetto. La mamma pretendeva aiuto da lui e Martino le dava volentieri una mano, ma appena possibile fuggiva e si rifugiava alla Sabbia Segreta.

Neppure in famiglia conoscevano quel luogo. Lui lo considerava un rifugio solo suo.

La sua casetta non era distante e sapeva che qualora la mamma l’avesse cercato, avrebbe udito l’eco della sua voce. Spesso gli capitava di sentire le sorelline urlanti nel cortile.

Quella sera il cielo, pur essendo limpido, gli pareva meno luminoso del solito. "Verrà maltempo" pensò, anche se non riusciva ad intravedere alcuna nuvola. Martino aveva una vera passione per gli astri. Tutte le sere alzava gli occhi e li osservava attentamente. Contemplare il cielo di sera, luminoso e silenzioso con tutti quei puntini gialli pulsanti che sembravano pietre preziose, gli infondeva una grande gioia.

Aveva stabilito una sorta di contatto e complicità e si confidava spesso con loro. Le sue parole echeggiavano nel buio e, anche se non riceveva risposta, traeva beneficio da quei discorsi solitari e grazie ai momenti di sodalizio con le stelle, tornava sempre a casa sereno.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti. Avvertì che non era solo alla Sabbia Segreta e, quando si guardò attorno, fu abbagliato da una fortissima luce che lo costrinse a chiudere improvvisamente gli occhi. "Chi è?" chiese Martino "Lisa Lara siete voi? Abbassate il lume" ordinò, ma non ci fu risposta. Spaventato, tentò di scappare ma inciampò e cadde sulla sabbia.

Cercò di aprire gli occhi ma la luce era ancora lì, allora gli venne un’idea. Si tolse la maglietta e la tirò alla luce, sperando di attenuarla un pochino. Finalmente ci riuscì e poté riaprire gli occhi. Si avvicinò per cercare di capire chi si nascondesse sotto la maglietta e d’un tratto gli apparve chiara la sagoma di una stella.

"Lisa, Lara…." Chiamò, convinto che tutto ciò fosse opera delle sorelline. "lo scherzo è riuscito, adesso basta venite fuori. E’ proprio bella" escalmò, "come avete fatto ad illuminarla?", chiese. "Ma io sono una stella vera!" rispose una vocina sottile sottile.

Martino rimase molto sorpreso. Il suo viso paffuto e lentigginoso si fece serio. Non riconobbe la voce delle sorelle e allora pensò che gli amici avessero scoperto il suo rifugio e che volessero spaventarlo. Ma la luce continuò "sono Alioth, la stella più luminosa dell’Orsa Maggiore!"

Allora, Martino rivolse i suoi dolci occhi chiari al cielo con aria smarrita e rimase a contemplarlo per alcuni minuti. Non riusciva a trovarla in cielo quella stella. Eppure la conosceva bene, come tutte le altre che compongono il grande carro e che gli tenevano compagnia tutte le sere.

Erano Mizar, Alkaid, Merak Dubhe, Phecda e Megrez.

Aveva imparato il loro nome leggendo un libro di astronomia che apparteneva al nonno e che custodiva gelosamente in una grande scatola dorata. Le stelle non erano sempre visibili e, a volte, faticava a distinguerle. Ma non Alioth. Lei era la più spendente e, per vedere il carro, i suoi occhi giravano giravano fino ad individuarla.

Martino continuava a fissare il cielo, quasi non avesse il coraggio di tornare alla realtà. Sperava che qualsiasi cosa si nascondesse sotto la maglietta, fosse svanita nel nulla. Ma la luce era ancora lì.

"Devi credermi" disse la luce "sono una stella vera. Sò che tu osservi sempre il cielo. Anch’io ti osservo. Ogni stella ha il suo punto di riferimento sulla terra ed io ho scelto te".

Martino rimase sconcertato ed affascinato nello stesso tempo. Possibile che si trattasse davvero di una stella? E possibile che anche le stelle fossero interessate alla terra ed ai suoi abitanti come gli esseri umani lo sono al cielo ed agli astri? Non aveva mai pensato a questa possibilità, benché in quei momenti di riflessione durante i quali si rivolgeva alle stelle, avesse inconsciamente desiderato di stabilire un legame con loro.

Alioth, la stella, interruppe i suoi pensieri e chiese "cos’ho addosso? Non riesco a vedere niente e muoio dalla curiosità di visitare questo posto. Dev’essere proprio bello, ha un profumo intenso…..".

Martino si scusò per avergli tirato la maglietta e, come primo impulso, pensò di togliergliela ma si fermò e disse "non posso levartela. La tua luce mi abbaglia, riuscirò a sostenere il tuo sguardo solo col sorgere del sole; il contrasto sarà minore.

Domani mattina ti libererò e riuscirai a vedere la sabbia ed il mare".

Alioth rispose che poteva aspettare fino al giorno seguente e lo pregò di non dire a nessuno della sua presenza e aggiunse "io sono la prima stella scesa sulla terra, non vorrei attirare l’attenzione della gente. Mi raccomando Martino, questo deve rimanere il nostro Segreto."

Martino la rassicurò e le disse che in quell’angolo della spiaggia avrebbe potuto stare tranquilla, nessuno l’avrebbe mai scoperta.

Si accorse solo allora di come il tempo fosse passato in fretta e dovette a malincuore congedarsi da Alioth. Spiegò che doveva correre a casa altrimenti la mamma, non vedendolo arrivare, si sarebbe preoccupata. Alioth capì e si preparò a trascorrere la notte alla Sabbia Segreta.

Martino non riuscì a chiudere occhio tanto era eccitato dallo straordinario evento che gli era capitato. Gli sembrava di vivere una bella favola ed il silenzio della notte rendeva tutto ancora più magico ed incantato.

Aspettava con impazienza il giorno; aveva una grande voglia di tornare da Alioth per parlare con lei del cielo e dei suoi segreti.

Il mattino arrivò e Martino si vestì in fretta, prese la sacca con i libri e corse alla Sabbia Segreta. Giunto al rifugio, gli si presentò davanti un’immagine bizzarra: la sua maglietta pareva camminasse da sola, appesa nel vuoto. Subito rimase sconcertato poi si rese conto che con la luce del giorno gli era impossibile vedere la stella, ma Alioth c’era e la sua voce sottile glielo confermò "Martino, sono qui, sotto la maglietta!" disse.

Martino si sedette sulla sabbia e s’incantò ad ascoltare le storie di Alioth. Raccontò di quella volta che per poco rimaneva schiacciata da una meteora. Le passò così vicino da portarle via un pezzettino di una delle sue punte. Per fortuna la sua cara amica Mizar l’aiutò a ricomporla, donandole un po’ della sua polvere gialla. Adesso entrambe avevano una punta più sottile ma erano felici ugualmente.

Mizar era una stella generosa ed aveva molto fascino. Era la stella più bella, la sua bontà d’animo la rendeva tale. Alioth era fiera di avere qualcosa che apparteneva a Mizar e, ancor più, di avere il suo stesso difetto; per nulla al mondo l’avrebbe cambiato.

Poi raccontò di quando litigò con Dubhe. Era invidiosa del fatto che lei fosse la più luminosa e per renderla meno visibile fece radunare, durante una notte in cui il cielo era sereno, le nuvole davanti a lei per offuscarla. Queste ultime però si ribellarono e per andare via chiesero aiuto alle stelle. Mizar e le altre soffiarono forte forte finchè riuscirono ad allontanarle. Fu un momento di tensione perché Duhbe era così arrabbiata che pianse per ore.

Quell’episodio però servì: le stelle fecero amicizia con le nuvole e, nei momenti di cielo grigio e tempestoso, promisero che avrebbero preso posto lì, vicino al grande carro per poter giocare tutte insieme.

E così fecero. Le stelle si divertivano a saltare sopra alle nuvole. Atterrare sul loro manto soffice era bellissimo! Martino si immedesimò e la sensazione che provò fu quella di immergersi nella panna.

I racconti di Alioth, piacquero molto a Martino anche se non avrebbe mai pensato che la vita di una stella fosse così movimentata. Aveva sempre immaginato il cielo come un luogo silenzioso e privo di vita

Ad un tratto sobbalzò "La scuolaaaa!" urlò. Era talmente assorto nei suoi pensieri e catturato dai discorsi avventurosi di Alioth che aveva dimenticato di andare a scuola. "presto, devo scappare altrimenti farò tardi, ci vediamo dopo" disse.

"Portami con te" implorò Alioth, curiosa di sapere cosa fosse una scuola. Martino riflettè e decise di portarle con sé. La fece entrare nella sua sacca; con la luce del giorno nessuno avrebbe potuta vederla.

Quella mattina c’era lezione di geografia e di storia. Martino si sedette al suo solito posto e si assicurò di sistemare la sacca in modo che nessuno avesse potuto urtarla, danneggiando Alioth.

Furono ore di lezione intensa in quanto si avvicinava la fine della scuola e la maestra preparava gli alunni a sostenere gli esami. Martino cercò di concentrarsi più che poteva anche se pensava continuamente ad Alioth che se ne stava zitta zitta e seguiva attentamente la lezione.

All’uscita della scuola Martino pensò che Alioth dovesse essere molto annoiata dopo una mattina pesante come quella! Ma la stella, una volta rimasti soli, emise un urlo di felicità e disse "che bello andare a scuola! Si imparano molte cose interessanti sul mondo e la sua storia. Siete davvero fortunati voi esseri umani!" Allora Martino le promise che l’avrebbe portata con lui tutte le mattine. Alioth ne fu entusiasta ma disse che si sarebbe fermata ancora per cinque giorni poi avrebbe dovuto ritornare in cielo. Martino si ricordò che La scuola sarebbe finita proprio il giorno della sua partenza. Ci sarebbe stata la festa di fine anno e pensò di portare anche Alioth: le avrebbe fatto una sorpresa.

I giorni passarono in fretta. Alioth era triste al pensiero di lasciare Martino e quel luogo splendido che era Bellaria.

"La mia visita sulla terra è stata davvero interessante" disse " e mi ha dato anche una buona idea. Formerò una scuola anche in cielo e racconterò alle mie amiche stelle quello che ho imparato qui. Tornerò presto da te, Martino!".

La mattina dell’ultimo giorno Alioth era ormai pronta per partire ma Martino la fermò. "Aspetta fino a stasera" disse "ho una sorpresa per te". Allora Alioth, curiosa, decise di rimandare la partenza di qualche ora. Trascorsero una giornata indimenticabile giocando insieme alla Sabbia Segreta. Alioth volle a tutti i costi toccare il mare e si divertì ad osservare i pesciolini.

Arrivò la sera ed anche il momento della sorpresa. Il giardino della scuola era splendido. Cespugli di rose lo circondavano e le aiuole erano fiorite e addobbate a festa. Dagli alberi scendevano festoni colorati ed un lunghissimo tavolo imbandito, era stato collocato al centro. Il cielo era chiaro e luminoso tipico di una bella sera d’estate.

Martino arrivò trepidante con Alioth che, curiosa, spuntava dalla sacca.

La prima immagine che si presentò ai loro occhi fu un gruppo di bambini che intonavano canzoncine allegre. Erano vestiti con divisi bianche e blu e d’un tratto iniziarono a ballare, coinvolgendo tutti i compagni ed i presenti. L’atmosfera si accese e la musica aumentò. Martino si mise a ballare ed Alioth volle uscire dalla sacca. La musica l’affascinava e volle assaporare gli ultimi momenti sulla terra. Si trovò a suo agio in mezzo a tutti quei bambini gioiosi; le pareva di essere una di loro e si rattristò molto all’idea di doverli lasciare.

All’improvviso calò il buio ed Alioth divenne visibile. Lei e Martino erano così immersi nei festeggiamenti che non avevano pensato a questa possibilità.

Tutti i bambini furono attratti dalla sua forte luce e s’incantarono alla vista della stella.

Alioth salutò calorosamente Martino che nel frattempo era accorso da lei e piansero; non avrebbero mai voluto dividersi. Ma Alioth doveva tornare in cielo, quello era il suo posto e senza di lei avrebbe perso la sua luminosità.

Pian piano si alzò e volò via. Tutti i bambini alzarono gli occhi per ammirarla ed agitarono le loro manine in segno di saluto. 
 

 

 

 

 

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