Pensiero dolcissimo, possente, dominatore della mia mente; terribile, ma dolce dono del cielo; compagno dei miei tristi giorni, pensiero, che torni così spesso nella mia mente.
Chi non parla della tua misteriosa natura? Chi non sentì il suo potere? Eppure ogni volta il sentimento amoroso si fa sentire, ed esso stimola la lingua a parlare e sembra nuovo per chi ascolta ciò che esso dice.
La mia mente si è fatta vuota da quando tu (pensiero di Fanny) domini e stai da solo in mezzo ad essa. Gli altri pensieri si dileguarono tutti di un tratto. E tu sei rimasto solo, gigante, in mezzo ad essa, come una torre in un solitario terreno.
Le mie azioni giornaliere, la mia vita intera sono diventate poco o niente alla mia vista, ad eccezione di te. Gli svaghi, le compagnie e la vana speranza di un remoto piacere sono diventati niente in confronto della gioia che mi viene da te, o pensiero amoroso.
Come il viandante che viaggia nel roccioso Appennino, sorride alla vista di un campo verde, così io, dopo un conversare mondano, ritorno a te con desiderio, e la tua presenza rinforza i miei sensi.
Mi sembra quasi incredibile che io sia riuscito a sopportare, per un tempo così lungo, la mia vita infelice e la gente sciocca. Mi sembra quasi incredibile che altri possano avere altri desideri che non somiglino a te.
Da quando per la prima volta compresi, per esperienza diretta, che cosa è la vita, la paura della morte non mi strinse il petto. Oggi la morte, che la gente talora loda, ma sempre aborre e teme, mi pare un gioco; e se un pericolo appare mi fermo a contemplare le sue minacce con un sorriso.
Ho sempre avuto in gran dispregio le persone volgari e abbiette. Ora ogni atto indegno mi ferisce l’anima e ogni azione di inciviltà mi smuove subito l’anima a sdegno. Io sono più grande di questa società superba, che si nutre di chiacchiere ed è nemica delle virtù; è stupida perché insegue l’utile, e per questo non vede che la vita diventa sempre più inutile. Ho in grande scherno i pregiudizi umani, e calpesto il volgo, ostile ai bei pensieri e tuo disprezzatore.
Quale sentimento è uguale al sentimento amoroso, dal quale tu, o pensiero mio, discendi? Anzi nessun altro sentimento dovrebbe vivere tra i mortali? L’avidità, la superbia, l’odio, il disprezzo, la ricerca di onore, la ricerca di potere che cosa sono rispetto a te se non altro che voglie e bassi appetiti? Solo il sentimento dell’amore, che le eterne leggi della natura hanno dato agli uomini, dovrebbe vivere tra di noi.
La vita non ha valore, non ha senso se non per te, o pensiero d’amore, dato che tu sei tutto per gli uomini. Tu sei stato la sola discolpa al fato, che pose gli uomini in terra a soffrire senza una ricompensa; tu sei il solo sentimento grazie al quale solo agli uomini puri e non vili, la vita è più bella della morte.
Vivere, per cogliere le tue gioie, o pensiero amoroso, non è cosa indegna, anche se bisogna provare gli umani affanni, anche se bisogna sopportare per molti anni la vita mortale; anche io ritornerei di nuovo a vivere, benché sono esperto dei mali terreni, per raggiungere le gioie dell’amore: sebbene tra l’aridità della vita e tra i morsi delle vipere, non sono arrivato fin a oggi tanto disperato da non credere che il tuo bene non potesse vincere le pene degli uomini.
Che meraviglioso mondo, che straordinaria immensità, che paradiso è quello là, dove spesso il tuo stupendo incanto mi pare che mi innalzi! Dove io (nel pensiero dominante), perdendo il modo di vedere consueto, vedo sotto una luce diversa il mio stato terreno, e dimentico la dolorosa verità dell’esistenza! Questi sono, credo, i sogni degli immortali. Ma in ultimo, tu, o pensiero amoroso, sei un sogno con il quale la realtà si fa bella; tu, o pensiero amoroso, sei un sogno e una erronea illusione. Ma tu sei di natura divina tra suadenti illusioni, perché essa è così viva e forte e resiste alla realtà e spesso si confonde con essa e non scompare che con la morte.
E tu, o pensiero mio, che sei vitale ai miei giorni, che sei motivo di gioia di infiniti affanni, morirai con me spento dalla morte: perché io sento, da indizi chiari, che tu sarai il mio signore per molti anni. Il vero aspetto di altre donne infievoliva le altre mie dolci illusioni d’amore. Invece, quanto più ripenso a colei della quale io ragiono con te, o pensiero mio, tanto più cresce il mio gran diletto, tanto più cresce il mio delirio, per il quale io respiro. Angelica bellezza! Mi sembra che ogni bel viso, dovunque io guardi, sia una finta immagine che voglia imitare il tuo bel volto. Tu, o angelica bellezza, sei la sola fonte di ogni altra bellezza, e mi sembra che tu sia la sola vera bellezza.
Da quando ti vidi per la prima volta, tu non sei diventata l’unico scopo dei miei seri interessi? Quanto tempo del giorno è trascorso, che io non pensai a te? Quante volte la tua sovrana immagine venne meno ai miei sogni? Angelica immagine, bella come un sogno, sia sulla terra, sia nelle alte vie dell’universo, che spero altro più bello che vedere i tuoi occhi? Che spero altro più dolce che avere il tuo pensiero?