Giacomo Leopardi - Opera Omnia >>  Dissertazione sopra l'elettricismo




 

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Gli antichi Filosofi d'altro in ordine all'attrazione discorrer non sapeano, che del magnetismo. Nè i singolari suoi fenomeni indegni erano alcerto di esser sottoposti al critico esame de' Fisici. Vedesi difatto, che ogni calamita ha due poli, chiamati l'uno polo Artico, e l'altro polo Antartico, e talvolta ancor più di due, ne' quali consiste tutta la forza della sua attrazione. Separata la calamita in più parti ciascuna di queste parti acquista i suoi poli. Sospesa la calamita ad un filo essa va tostamente a collocarsi in modo che il suo polo Artico sia rivolto verso settentrione, e il suo polo Antartico verso mezzodì. Avvicinate l'una all'altra due calamite i due poli di diverso nome si attraggono scambievolmente quelli del nome medesimo scambievolmente si fuggono. La meravigliosa affinità della calamita col ferro, la sua quasi dissi prodigiosa tendenza al polo, nella quale puranco si osservano benespesso delle mutazioni tener doveano giustamente occupati gli antichi Filosofi nell'indagarne la cagione. Ma disperati omai i Fisici moderni di potere spiegare in modo soddisfacente così ammirabili effetti hanno a miglior senno rivolte le loro cure agli elettrici fenomeni, i quali sebbene grande analogìa abbiano con gli effetti magnetici non sono nondimeno sì impenetrabili, e nascosti all'umano sguardo indagatore. Noi riporterem qui brevemente il frutto delle osservazioni de' Filosofi intorno a quest'importante oggetto, e parleremo in prima delle proprietà particolari dell'elettricità, e la causa quindi assegneremo dei fenomeni spettanti all'elettricità.

Tutti i fenomeni dell'elettricità son prodotti da un fluido, il quale vien chiamato elettrico per la sua speciale proprietà di attrarre i corpi, la qual proprietà osservasi particolarmente nell'ambra chiamata da' greci ἤλεχτρον. Noi parlando delle proprietà dell'elettricismo non intendiamo di parlare che di quelle del fluido elettrico il quale è il principale autore di tutti i fenomeni spettanti all'elettricità. Questo fluido viene dai Chimici annoverato fra di quelle trentatrè sostanze semplici, di cui tutto l'orbe terracqueo è composto. Egli ha una grandissima tendenza all'equilibrio, ed un'affinità grandissima con il calorico. L'aria calda, ed umida, gli è similmente affine, ma il contrario avviene dell'aria fredda, e secca. Egli si trova d'ordinario combinato con il calorico, e con la luce, e resta come imprigionato da queste sostanze, ma allorquando egli è costretto a passare attraverso di corpi, a lui non affini chiamati non conduttori egli se ne sprigiona per potere più liberamente aprirsi il passaggio, ed in tal modo dà luogo a quei fenomeni, che frequentemente si osservano specialmente nella macchina elettrica. Quivi il fluido elettrico sprigionato per il fregamento del disco dai corpi circostanti, e costretto a passare attraverso di un corpo non conduttore quale è il cristallo si libera eziandìo dal calorico, e dalla luce, che seco lo tenean combinato, e produce quei fenomeni, che costantemente in questa macchina appalesansi. Per costringere il fluido elettrico a sprigionarsi, e produrre gli accennati fenomeni conviene isolare un corpo al medesimo affine, il quale vien chiamato conduttore, vale a dire porlo per ogni parte a contatto di corpi non conduttori come appunto avviene nelle nubi, le quali essendo corpi conduttori, e ritrovandosi isolate nel mezzo dell'atmosfera, la quale è d'ordinario corpo non conduttore dan luogo a tutte le spaventose meteore elettriche. Il fluido elettrico ha una grandissima affinità con i metalli e comunica loro benespesso una singolare forza attrattiva, colla quale traggono a se quasi violentemente in ispezialità gli altri metalli. Questa stessa forza egli comunica alla cera lacca allo zolfo alle resine alle gomme etcetera i quali corpi fregati con cottone lana, o altre simili cose concepiscono una forza elettrica capace di attrarre qualsivoglia corpo di sufficiente leggerezza, ma questa forza non è che di breve durata. Le proprietà principali del fluido elettrico possono adunque ridursi a tre vale a dire alla sua meravigliosa tendenza all'equilibrio alla sua particolare affinità con i corpi conduttori ed in ispecie con il calorico, e alla sua quasi dissi avversione con i corpi non conduttori. Non è però da supporsi a spiegare quest'avversione quella chimerica forza ripulsiva su cui tanto fantasticarono gli antichi Filosofi, giacchè se un fulmine per cagion d'esempio si accosti al vetro ad una certa distanza egli sembra fuggirlo, ma ciò non avviene per forza alcuna rispingente del vetro, ma bensì per l'attrazione di altri corpi circostanti, i quali avendo con il fluido elettrico affinità maggiore di quella ne abbia il vetro facilmente da questo l'allontanano per trarlo a se. Poste adunque queste tre più importanti proprietà del fluido elettrico passiamo ora ad esaminare e spiegare la causa di quei fenomeni, i quali da queste proprietà vengono principalmente occasionati.

Tutti i fenomeni spettanti all'elettricità possono ridursi a cinque cioè 1. il fulmine, 2. la pioggia, 3. la grandine, 4. il tremuoto, e 5. la tromba. Parleremo succintamente di tutte queste meteore.

Suppongasi nel fervor della state una nuvola sopraccaricata di fluido elettrico nel mezzo dell'atmosfera, e vicino a questa un'altra nube meno carica di elettricismo. Il fluido elettrico per la sua natural tendenza ad equilibrarsi deve necessariamente lanciarsi dalla nube, che ne ha maggior quantità all'altra, che è vicina ad essa facendo in modo, che restino tra loro uguagliate, ed equilibrate le due quantità. Ma dovendo il fluido elettrico per passare all'altra nube vincere la resistenza dell'atmosfera la quale è corpo idioelettrico ossìa non conduttore è costretto ad abbandonar quella luce, con cui era combinato, la quale svolgendosi in quel momento forma il lampo seguito dal tuono, che vien formato dall'oscillazione delle nubi, e dell'aria circostante. Da ciò si vede, che tanto maggiore sarà il tuono quanto maggiore è la quantità e l'impeto del fluido elettrico nel suo passaggio dall'una nube all'altra. Se questo passaggio invece di farsi dall'una nube all'altra si faccia dalla nube alla terra si avrà allora il fulmine il quale sarà tanto più terribile quanto maggiore è la distanza della nuvola dalla terra, e quanto è più secca l'atmosfera tra la nuvola, e la terra interposta. A preservarsi da un sì tremendo fenomeno sogliono esporsi sulla cima de' più alti edificj delle verghe di ferro, che vanno a terminare in un'acutissima punta per attrarre più facilmente la sottilissima colonna di fluido elettrico, che per la sua affinità con i metalli discende quietamente sul ferro, e da questo per una non interrotta successione di fili dello stesso metallo vien pacificamente nella terra deposto, e con essa equilibrato. Avviene talora che il medesimo ufficio delle verghe di ferro venga esercitato dalle nubi stesse, le quali ridotte per una improvvisa mancanza di calorico dallo stato di fluido aeriforme a quello di liquido traggon seco combinato il fluido elettrico, e tranquillamente in tal modo l'equilibrano con la terra. Può eziandìo accadere talvolta, che sopraccaricandosi la terra medesima di fluido elettrico ella dal suo seno lo scagli in grembo alle nuvole per la stessa cagione per cui le nuvole lo lanciano in seno alla terra. L'osservazione di questo fenomeno diede luogo a Maffei di credere, che tutti i fulmini non provenissero, che dalla terra, ed a molti altri Scrittori di sostenere con interi volumi una siffatta proposizione, ma la sua falsità vien facilmente dimostrata dai finquì esposti principj.

Dall'elettriche esplosioni viene talvolta occasionata la pioggia giacchè conducendo seco il fluido elettrico per traversar più facilmente l'atmosfera una parte del calorico necessario per mantenere in istato aeriforme i vapori, che formano la nube questi condensandosi e riducendosi allo stato di liquidità vengono costretti a cadere per essere di gravità specifica maggiore di quella dell'aria. Se per l'esplosione del fluido elettrico venga a togliersi ai vapori aeriformi quel calorico eziandìo, che è lor necessario per porsi in istato di liquidità questi passano immantinente dallo stato di vapori aeriformi a quello di solidi, e si ha conseguentemente la grandine. Altre cagioni possono contribuire a ridurre la nuvola allo stato di liquidità, le quali però non appartengono in modo alcuno all'elettricismo, laonde ci asterremo dal parlarne.

Da quanto si è detto intorno alla formazione del fulmine facilmente si deduce la cagione del tremuoto giacchè sopraccaricandosi di fluido elettrico nelle viscere della terra qualche corpo conduttore isolato per la sua tendenza all'equilibrio dovrà il fluido elettrico scagliarsi da questo in altri corpi, che ne abbiano in minore quantità e per tal modo scuotere impetuosamente la terra, e cagionare tutti quei lacrimevoli effetti che sogliono essere le funeste conseguenze del tremuoto. a riparare una siffatta sciagura saviamente propose un vivente Scrittore di porre sotterra ad una conveniente profondità delle verghe di ferro, le quali per la loro affinità con il fluido elettrico lo attraggano a se, e lo equilibrino con gli altri corpi circostanti in quel modo appunto, in cui i nostri conduttori, e la pioggia medesima equilibrano senza alcun disordine il fluido elettrico contenuto nelle nubi con quello, che si contien nella terra.

Altro ora non ci rimane intorno ai fenomeni dell'elettricità, che il parlar delle trombe. Abbiam già detto, che dovendo il fluido elettrico contenuto nelle nubi equilibrarsi con quello, che nella terra ritrovasi si apre il passaggio nell'atmosfera per mezzo di un sottilissimo solco da lui fatto nell'aria. Ciò avviene però solamente allorchè l'atmosfera circostante essendo assai secca, e per conseguenza corpo non conduttore gli impedisce di aprirsi per mezzo ad essa una strada più ampia. Se poi venga nell'atmosfera medesima ad occasionarsi un poco di umidità, e la nuvola possa in qualche modo avvicinarsi alla superficie della terra, o del mare il fluido elettrico, che si contiene nella nube potrà allora aprirsi per l'aria una strada assai maggiore di quella del fulmine, e strascinando seco una parte de' vapori chiamati vescicolari, che compongono la nuvola dovrà necessariamente formare un cono occasionato dalla pressione dell'aria esterna, la qual pressione è in ragione inversa dell'altezza dell'atmosfera. Riguardo agli effetti cagionati da questo terribil fenomeno non farem qui, che riportare le parole del celebre Sig.r Dandolo poste nel suo Dizionario Filosofico—Chimico all'articolo Tromba. Si vede, egli dice, «che aprendosi come votando un liquido per un inbuto un vuoto nel mezzo del vortice spirale occasionato dalla forza sunnominata (1) [(1) La forza di reazione dell'aria esterna, e la forza di pressione, e di espansione del fluido discendente] i corpi tutti dal basso sian solidi, o liquidi per la pressione laterale debbono ascendere nel vortice determinato da questo vuoto; che quei corpi, che potranno essere trasportati nel vortice saranno tanto più grandi quanto più grande sarà il diametro inferiore del cono: che quindi questi corpi chiudendo più o meno il voto della colonna verticale debbono essere al vertice del cono lanciati stracciati ec. in mille modi: che questi effetti debbono esser tanto più grandi lunghi, e terribili quanto maggiore è la quantità di fluido elettrico, e di vapore vescicolare, che si ritrovano nella nuvola, e quanto più è in giusta proporzione l'umidità onde il diametro del cono non sia nè soverchiamente grande, nè troppo piccolo: che appunto per questa cagione, e per queste circostanze debbono le cannonate tirate contro queste trombe distruggerne gli effetti, avvegnachè squarciandole si fa strada entro ad esse l'aria esterna con cui l'equilibrio si ristabilisce».

Potrà qui forse richiedersi perchè la maggior parte de' finquì esposti fenomeni non abbia luogo d'ordinario che nell'estate. La soluzione di un tal quesito è assai facile. Vedesi difatto assai chiaramente, che nella fredda stagione non può il fluido elettrico superare la resistenza dell'atmosfera, e sollevarsi dalla terra alle nubi per mancanza di calorico il quale seco combinato lo trasporti unito ai vapori acquei, che s'innalzano nell'atmosfera, e se talvolta si hanno nell'inverno de' tuoni, e de' fulmini ciò avviene per una qualche straordinaria sopravvenienza di calorico. In tal modo non fa a noi di mestieri ricorrere al chimerico sotterfugio de' passati Fisici, i quali voleano ad ogni patto ingombrar la fredda stagione di tuoni, e fulmini, ed altre spaventose meteore elettriche per non esser costretti a spiegar la cagione, per cui questi fenomeni esser sogliono nel verno assai rari.

Tutto ciò, che abbiam detto contiene in brevi parole l'intera Teorìa dell'elettricità. Non possiamo alcerto bastantemente encomiare quei Fisici, i quali impiegar seppero i loro lumi nel discuoprire la cagione, e l'origine di sì spaventosi fenomeni per poi dar campo alle ricerche intorno al modo di preservarsi da loro terribili effetti. Non si scorgerebbe certamente nelle Fisiche dottrine un sì gran numero d'inutili questioni se tutti i Filosofi impiegar sapessero la loro scienza nella ricerca soltanto di quelle cose, che ridondar possono in qualche modo a pro del genere umano.


EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Giacomo Leopardi, Tutte le opere", a cura di Lucio Felici, Lexis Progetti Editoriali, Roma, 1998







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