Varazze.

"If you don't live here, don't surf here!", questo è quello che si leggeva su di un muro nei pressi della spiaggia di Varazze. Oltre che per le sue splendide onde infatti, la cittadina ligure è famosa anche per una sorta di campanilismo surfistico che contraddistingue spiacevolmente alcuni suoi surfers.

Varazze è comunque uno spot che può sopportare un certo affollamento, purchè ci sia correttezza e rispetto delle regole, sennò è un casino!

Basta così, parliamo di onde. Va detto subito che non è uno spot tra i più consistenti, cioè non è che rompa bene tanto spesso. La qualità delle onde è però altissima, in altre parole "meglio surfare un po' meno ma meglio". La cittadina è bellina e si trova al centro di una baia ad un trentina di km da Genova verso Savona. Le condizioni ideali sono al solito in autunno e in primavera con scadute di Libeccio. Con Scirocco ho sempre visto brutte onde, meglio starsene a casa. Non ho surfato a Varazze molte volte ma una in particolare, nel '93 o '94 con il solito Marchino, fu davvero memorabile. Mattina tipicamente autunnale, scaduta di Libeccio, sole ancora caldo (tanto che entrammo in acqua con la shorty), vento assente, colore dell'acqua verde smeraldo. E le onde? Sui 2 metri con punte sui 2,5 e perfette! Cosa vuoi di più dalla vita? Il teletrasporto come a Star Trek! Arrivammo infatti solo in tarda mattinata, da Massa un'oretta e mezza abbondante d'autostrada ci vuole tutta, all'epoca poi avevo una Clio che non è certo un bolide. Alcuni local si stavano riposando nel parcheggio essendosi beccati probabilmente già un paio d'ore di surf. Ci guardarono male, con l'occhio cattivo e la bavetta alla bocca. Io e Marco infilandoci la muta ci bisbigliammo quello che di sicuro si stavano dicendo: "belandi, ecco altri due toscani dimm. a rompere i coglioni!!". La targa ci aveva tradito ancora una volta. Per fortuna riconobbi fra loro un ragazzo conosciuto a Lerici tempo prima e con cui avevo instaurato in acqua una certa amicizia, diciamo un buon rapporto di reciproco rispetto. "Heilà Beppe!". Due battute, quattro cazzate e il gioco è fatto, ci presentò agli amici e tutto si sistemò, dopotutto eravamo solo in due. Entrammo che sulla line up erano un decina, dopo un'ora come minimo il doppio. Le onde ripide, potenti e cristalline come al solito: Welcome, Varazze classic (a sinistra del moletto per intenderci) stava dando il meglio di sé. A destra (del molo), quella che chiamano Backdoor, rompeva con minor frequenza e con dimensioni molto più umane. Il consiglio per i meno esperti è di cominciare con Backdoor, che oltretutto ha un fondale sabbioso quindi molto meno pericoloso, per poi con calma passare al Classic ma solo quando ci si sente pronti ad affrontarlo. Ad impressionare è soprattutto la forma di quest'onda, una favolosa muraglia di smeraldo.

Quel giorno la destra era lunga con sezione ripida fino davanti al molo, la sinistra con take off molto impegnativo, veloce ma che smorzava quasi subito. E' incredibile come anche i meno esperti si siano adattati ad una partenza così radicale, qui si manovra poco ma il decollo è da urlo. Noi surfisti versiliesi beach breakers abbiamo almeno all'inizio le nostre belle difficoltà. L'importante è imparare subito perché il rischio è di finire dritti dritti col naso spalmato su Godzilla, l'insidioso scoglio sommerso di Varazze. All'inizio un po' contratto, dopo qualche big set sulla testa riuscii a rilassarmi fino a raggiungere il divertimento puro. Mi rilassai talmente che quasi mi dimenticai del reef e su di un off the lip backside mi piantai sul fondo. 'Ola' da parte di Marco e di altri local che avevano assistito alla scena, bastardi! Imprecai per non aver messo la muta invernale che avrebbe almeno attutito il colpo. Il mio ginocchio sanguinava come una fontanella. Poco male, nonostante tutto era solo un graffio, o quasi. Le serie arrivavano a distanza relativamente breve l'una dall'altra, alternate da intervalli very flat che facevano sottovalutare a molti le reali condizioni. Risultato, ti avvicinavi troppo all'inside e al primo set grosso vai col frullato. I più accorti, alla vista delle serie enormi, pagaiavano decisi verso il largo. Verso il picco? No, magari! Più che altro era una fuga verso la salvezza, almeno della tavola. Ben presto sia io che Marco capimmo che forse era meglio seguire l'esempio di chi conosce bene la ghigliottina varazzina!

Rimanemmo sorpresi dalla bravura di alcuni di loro, all'epoca pensavamo che gli unici surfisti in gamba fossimo noi della Versilia. Uno in particolare con longboard e casco ci colpì per lo stile e soprattutto per il coraggio. Completamente folle, sembrava far finta di non sapere che sotto la sua tavola, a meno di mezzo metro, c'erano (e ci sono ancora) degli scoglietti che non perdonano. Il ginocchio sanguinante era lì a ricordarmelo! Parlottando ci spiegò che il motivo di tanta aggressività nei confronti di chi non è del posto è dovuta perlopiù ai francesi che, come risaputo, si comportano spesso da padroni senza averne diritto. Meno male che a volte a ristabilire le priorità ci pensa Godzilla; ci raccontò infatti che appena qualche giorno prima uno di loro era caduto sulla roccia fracassandosi il setto nasale. "Della serie ognuno al posto che gli spetta: noi in acqua, voi all'ospedale!". Nonostante la frase da duro il local sembrava essere del tutto un bonaccione, quindi ne concludemmo che i francesi (di Marsiglia probabilmente) rompevano le palle veramente di brutto.

Intanto si continuava a surfare anche se il mare stava calando e il sole tramontando; a volte il sole tramonta troppo presto e troppo in fretta! Bella Varazze, belle le onde, belli i colori e simpatici i locali. Se rispetti il mare e le sue regole non hai di che preoccuparti. Ancora una volta :"Localism is for suckers!!!"

ilMagna