UNA SPLENDIDA GIORNATA.
Un pomeriggio piovoso, cielo plumbeo, nuvole basse e pioggerellina fine fine. Io e David tentiamo disperatamente di trovare uno spot decente dove farci una onesta surfata ma stavolta il dio Nettuno sembra averci definitivamente abbandonato. Il mare infatti appare come una densa melassa immobile di un colore verdastro pallido che non è per nulla invitante. Proviamo a visitare tutti i soliti spots ma nulla e ancora nulla. Oramai lo scoramento ci sta per assalire ma, come ultimo tentativo proviamo lo spot tra Ronchi e Cinquale, nella zona di Marina di Massa, il Trabucco. Appena arrivati parcheggiamo la macchina e ci portiamo, senza nemmeno tanta convinzione, verso la battigia. Appena arrivati in vista del mare una sorpresa incredibile: sulla nostra destra un picco di almeno 1,5/ 2 mt.! Ci avviciniamo ancora per essere certi di quello che si stagliava contro l'orizzonte informe. In effetti c'era, in mezzo alla piatta generale, un picco isolato che formava onde fantastiche sia a destra che a sinistra con una regolarità impressionante: serie pressoché infinite, un'onda dopo l'altra, sempre uguale alla precedente, con un intervallo di circa i minuto tra una e l'altra e, dulcis in fundo, nessuno in acqua per un chilometro attorno. Sembrava un sogno. Giusto il tempo di riaverci dalla sorpresa ed eravamo già con le mute indossate ed intenti a spargere la Sex-Wax sulle nostre tavole come forsennati. Come tutti i surfers avevamo il terrore che la nostra visione paradisiaca si trasformasse in un beffardo miraggio non appena fossimo entrati in acqua. Dopo un istante eravamo in mare, con l'acqua calma e rassicurante che correva sotto di noi. Poche vigorose ed impazienti bracciate ed eravamo sulla line-up, in attesa del miracolo al quale ancora non riuscivamo appieno a credere. Ma lei era lì! Un'onda stupenda di un fantastico colore verde pastello, liscia come se fosse stata plasmata nel vetro fuso con al centro, appena visibile, un piccolo ricciolo di schiuma bianca. Mentre surfavamo con voluttà destre e sinistre che sembravano prodotte in serie tanto erano perfette e sempre uguali ci siamo accorti che alcune riuscivano anche a produrre un tubo realmente surfabile che è stato anche sperimentato da David con sua evidente e sonora soddisfazione. Abbiamo surfato per ore e siamo stati costretti ad uscire dall'acqua perché eravamo letteralmente esausti, con le braccia che non riuscivano più a sostenere il corpo nel take-off e nell'avvicinamento alla line-up. Siamo tornati verso le macchine con gli occhi ancora verso quel fantastico picco che, incredibile ma vero, era ancora lì, identico a quando eravamo entrati in acqua e con la disperazione di non poter continuare a cavalcare quelle onde bellissime. Quella è stata veramente una giornata fantastica, che entrambi credo ricorderemo molto molto a lungo. Ah, dimenticavo, per tutto il pomeriggio in acqua non si è vista anima viva: eravamo soli. Stefano "ste" Covolo |