Ho
35 anni e quando ho cominciato a fare surf ne avevo più o meno una ventina e pesavo sui 72/73 kg (!!!), naturale che allepoca surfassi in un certo modo e cercassi il più possibile un particolare tipo di onde. Tavole tiratissime, floaters, cut backs strettissimi e via così con fiato a volontà e risposta muscolare appunto da ventenne. Ma ahimè il tempo passa e con gli anni aumenta lesperienza ma anche il peso corporeo, cambiano per così dire i parametri e ci si accorge con un po di amarezza che quello che eravamo abituati a fare sulla tavoletta non ci riesce più benissimo, anzi. Superati gli 80 kg una 64 con poco volume non ci tiene più, la diversa elasticità muscolare non ci permette più determinate manovre e, nonostante lo spirito rimanga quello di un adolescente (spesso anche il cervello), continuare a praticare il surfing nel modo in cui ci eravamo abituati diventa impossibile. E allora, che si fa? Si appende la tavola in cantina al classico chiodo? ISNT! Impossibile, il richiamo è troppo forte, lastinenza da salsedine può avere effetti devastanti su di un cervello come il nostro assuefatto allacqua salata. Le scelte quindi sono due: o si cerca di mantenersi in forma a costo di interminabili e noiosissime ore in palestra, jogging, etc., oppure si rischia e ci si butta in acqua con la stessa tavoletta che usavamo dieci chili prima facendo probabilmente ridere i fuckin kids presenti sulla line up. Esiste alternativa? Certo, il LONGBOARD! Un momento, questo non significa che la tavola lunga sia esclusivamente per vecchietti o grassoni, tuttaltro. Diciamo che è una pratica un po più consona alla seconda parte della vita di ogni surfista.
Per
esperienza personale posso dire che in effetti, almeno in un primo tempo è un po dura da ammettere a se stessi. Io per sicurezza mi sono tenuto una 67 (non si sa mai), e ogni tanto devo dire che continuo ad usarla. Col tempo però finirò col cambiare idea inevitabilmente. Limportante è togliersi dalla testa il pregiudizio che nel surf ci si diverta soltanto con le manovre più radicali. Niente di più falso, il Long richiede solo una tecnica completamente diversa ma non per questo più facile o meno hot. Basta guardare cosa riesce a fare gente come Joel Tudor con la sua 911 e poi magari entrare in acqua e provarci per capire che non è proprio una cosa da vecchie ciabatte. Il classico hang ten, ma anche floater, aerial, spin 360°, col long si può fare di tutto con le stesse difficoltà e il divertimento che abbiamo provato con la short.
Ma
come deve essere un Longboard? Tralasciando quello che riguarda le sue caratteristiche intrinseche come il tipo o il numero di pinnette, il volume, loutline o il tail che dipendono esclusivamente da fattori soggettivi di ciascun surfer, il criterio fondamentale è la lunghezza. Insieme ai guns il longboard rappresenta il vertice della hit parade delle tavole, sfiorando i 3,5 m. I primi, i toothpicks come li chiamano in Australia, si usano su onde che da noi in Italia possiamo soltanto sognare. Velocissimi, monopinna quindi molto poco manovrabili, i guns sono utilizzati esclusivamente con onde estreme (6/7 metri!!!). Ma torniamo coi piedi per terra: un Longboard per essere considerato tale deve essere lungo almeno 2,70 m, deve avere il nose molto arrotondato ed un outline poco filante. Da tali caratteristiche si deduce che con questo tipo di tavola le condizioni ottimali sono con onda almeno non superiore ai 2 m, per essere più precisi possiamo dire che lideale è compreso fra i 50 cm. e il metro e mezzo. Vi ricordate il film " The Endless Summer ", i protagonisti longboarders andavano da un oceano allaltro alla ricerca dellonda perfetta... di 1 metro!Il Long plana quindi con onde di altezza minima permettendo di andare in acqua non dico tutti i giorni, ma comunque molto più spesso che con la short, non male vero? Lunica pecca è che su onde veramente big può diventare molto difficile tenere il tavolone, nei giorni grossi ed in particolari spots cattivelli è indispensabile una buona dose di bravura ed esperienza.
Parliamo
di stile: nel Long non si può non affrontare il discorso. Non cè niente di più bello che veder surfare personaggi come Nat Young piuttosto che Skip Fry ed ammirare il loro stile personale, i movimenti e la funzionalità, i classici walking the board ed i vari hang ten alla ricerca della velocità. Sono molto spirituali nelle loro posizioni, dando lidea di poter fare veramente di tutto su quella tavola, sfruttando londa in ogni sua parte. La mia prima volta su di un longboard è stata tre anni fa; sulle prime mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, quando cercavo di cavalcare le onde con la tavola da windsurf cui avevo tolto il rig. In effetti allinizio la sensazione è quella di avere sotto i piedi qualcosa che difficilmente obbedirà docilmente ai tuoi comandi. Eppure nel giro di poco tempo tutto diventa più semplice, dosando la pressione dei piedi e stando molto appoppati rispetto alla tavola corta, si impara a virare e si scopre che tutto non solo è relativamente facile ma anche molto divertente. Lapproccio deve necessariamente essere diverso dalla tavoletta, ma il feeling è lo stesso; per farla breve è unaltro modo per cavalcare le onde ma è sempre e comunque surfing. Quando veramente si capisce come muoversi e cosa fare per gestire quei nove piedi, si è sulla strada giusta. Per esempio imparare a camminare su e giù per la tavola col passo incrociato è indispensabile e, anche se con la pratica diventa una manovra abbastanza facile, richiede inizialmente molta costanza. Solo così però potremo definirci dei buoni longboarder perché rappresenta la base per numerose altre manovre come il classico hang ten o il più moderno drop knee.
Eh
sì giovanotti, cè gente come il già citato Nat Young oppure Rabbit Kekai o Takayama, che con alle spalle trentanni di surf ancora sfidano le onde più impegnative negli spot più hot del pianeta con un Longboard. Vorrà dir qualcosa tutto questo, no? Quindi quando siete in acqua e vi capita di vedere un not so young su di un bel nove piedi, non fate gli ironici perché il tempo non è dalla vostra parte.