Non si uccidono così anche i coralli?

La Grande barriera corallina è in pericolo, e a minacciarla sono le attività umane. Lo conferma un rapporto diffuso giorni fa dal governo australiano: «2003 State of the Reef Report» è il primo studio completo condotto dal 1998 sullo stato della barriera corallina più lunga al mondo - corre per migliaia di chilometri, dallo Stretto di Torres (tra l'Australia e l'isola di Papua) giù nell'oceano Pacifico sul fianco destro dell'Australia. Il governo australiano si preoccupa di mettere in rilievo le iniziative prese per difendere questo ecosistema importante e vulnerabile: parchi marini, aree protette, investimenti (3 milioni di dollari australiani in tre anni) per rafforzare la sorveglianza contro la pesca illegale. Ma non può evitare di ammettere che il rischio è grave: «La Grande barriera corallina è sotto una pressione crescente», ha detto il ministro dell'ambiente David Kemp presentando il nuovo studio. Il dato più indicativo è il declino della vita acquatica sostenuta dalla barriera corallina. Il numero di tartarughe caretta-caretta che vi nidificano è diminuito tra il 50 e l'80%. Presso le coste urbane del Queensland è quasi scomparsa la popolazione di dugonghi (un mammifero marino erbivoro, assomiglia a un grosso pesce con muso da tricheco): è ormai il 3% di quel che era nel 1960. E' aumentato il flusso annuale di sedimenti e di nutrienti rilasciati da attività umane a terra (dagli scarichi urbani a quelli agricoli che portano residui di concimi azotati, o industriali): oggi è circa 4 volte più alto che all'arrivo dei primi coloni europei. E negli ultimi anni la barriera ha sofferto i peggiori episodi di «candeggio» mai visti, dovuti all'aumento della temperatura dell'acqua dell'oceano.

Il candeggio è uno dei maggiori segni di stress per una barriera corallina. Alla base di una barriera corallina c'è la simbiosi tra un minuscolissimo polipetto (capace di metabolizzare il calcare assorbito dall'acqua e di costruirsi una struttura) e una micro-alghetta (la zooxanthellae, che tra l'altro «colora» la struttura calcarea costruita dal polipetto). La simbiosi è indipensabile a entrambi gli organismi per metabolizzare gli elementi necessari a vivere - ed è la simbiosi tra i due che da vita appunto a ciò che noi chiamiamo corallo, con tutte le sue diverse forme e colori. Quando la temperatura sale (e il contenuto di carbonato nell'acqua diminuisce), la zooxanthella muore e il polipetto non riesce a costruire lo scheletro calcificato: la barriera corallina che sbianca è una barriera corallina che sta morendo. L'ultimo episodio di candeggio su scala globale è stato registrato nel `98, quando il 16% di tutte le barriere coralline al mondo sono andate distrutte, morte. Da allora le ondate di «candeggio» si sono ripetute.

Dunque la Grande barriera corallina - come tutte le barriere coralline al mondo - è minacciata dall'insieme di inquinamento, insediamenti umani sulle coste, pesca insostenibile, scarichi agricoli che eutrofizzano le acque, aggressioni fisiche dovute al turismo. Perdere le barriere coralline è un disastro con implicazioni ecologiche ma anche sociali, economiche. La barriera corallina è una sorta di grande vivaio acquatico, il corallo ospita innumerevoli specie di alghe, molluschi, pesci. I biologi marini calcolano che il 95% di tutti gli organismi animali del pianeta si trovino tra le barriere coralline. Nel Pacifico meridionale in particolare si trovano almeno 800 diverse varietà di polipetti costruttori, oltre 4.000 specie di pesci...

Il governo australiano parla della necessità di combinare protezione e attività produttive come la pesca: il ministro Kemp ha promesso che le flotte pescherecce avranno presto l'obbligo di usare un aggeggio che impedisce alle tartarughe di restare impigliate involontariamente nelle reti (è così che muoiono molte tartarughe marine: danno collaterale della pesca commerciale). Ha promesso di sestuplicare aree protette e «santuari marini» all'interno del Great Barrier Reef Marine Park. Promette di conciliare progetti di turismo con la conservazione. Intanto, però, la distruzione continua.

MARINA FORTI

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