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Ma Fleur



Ora che sei appassita, Rosa, non mi rimane che decantarti, per quanto le mie vane parole possano farlo. Mia Divina Compagna, che altro mi rimane? Solo liquidi ricordi di ciò che tu eri, bellezza così dolce e pungente. Quanto amaro sangue mi hai fatto versare! Eppure le mie bramose mani di amante seguitavano nelle loro voglia di toccarti, e , in fondo, non c'era piacere più grande che sfiorarti, mio amato Petalo. Il frutto del mio affetto era in te, in quelle delicate rotondità che custodivano la mia vita. Il miglior scrigno di quell'effimero potere divino e suggestivo che ancora fa vacillare noi poveri menti vaganti.
Mi eri apparsa talmente bella quando quell' impalpabile e trasparente nastro si sciolse e quei tuoi capelli mossi si schiusero sulle tue gracili spalle. Che delizia per gli occhi era il gustare il colore indefinito della tua chioma. Di tutti i vocaboli che conosco, nessuno saprebbe esprimere il nuovo arcobaleno che è con te nato. Il tuo capello nasceva in un ambito amaranto per sfociare nel freddo rosso sangue. Lo giravo e rigiravo fra le affusolate dita, inebriandomi nella beatitudine che provavo col contatto...
Mi viene alla mente il momento in cui ho avvicinato il mio viso a Te. Mi incontrai con l'aroma della Felicità, un profumo che mi commosse i pensieri con una falce di cristallo, bagnata di rugiada. Un vago tremore notturno in una calda notte.
Quando, pian piano, il naturale decorso della vita ti attanagliò, sentii lo straziante urlo dell'animo tuo che implorava soccorso in una lotta persa prima di cominciare. Non potevo fare alcunché per aiutarti, ero solo un amante inerme che assisteva fra le lacrime alla lenta caduta dell'oggetto della sua passione. Povera Rosa Mia, ti incurvavi su un fianco sempre più, spezzando le tue difese, ma il potere con cui influenzavi ancora il mio essere arrivava inesorabilmente alla sua apoteosi.
Ed ora che non ci sei sono arrivato alla conclusione che era nell'essere un fragile e letale Fiore la tua forza.




Eliana Inzerillo








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