Maggiore compenetrazione tra il creativo e l'umano, vi è una maggiore intima unione tra lo spirito e la realtà.
Lo scrittore riconosce la natura superiore della sua capacità e della fede, ma intende come necessario che quest'elemento formi un tutt'uno indivisibile e trascendentale con la materialità del suo creato.
Nel lettore, il principio della fede e del suo sviluppo non proviene da fuori per animare una materia plasmabile come lo spirito, ma è presente già in potenza nello spirito stesso dell'opera.
Non quindi elementi esterni che conseguano un'estirpazione anamnestica degli ideali preformati, riducendoli solo a sterili incontri speculari.
La scelta di questa pseudo realtà immaginifica, enfatizza quel carattere specifico e originale dell'opera, individuata dalla sua Aura (nel termine letterario).
Quest'irripetibile e ciclica individualità connessa alla civiltà in cui vive e ai modi di fruizione tipici del tempo in cui è sorta, viene omologata e suggellata dall'animo del proprio padrone.