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Questa lettera l'hano scritta i Gang nel 1984( o forse 85) .... la pubblichiamo perchè la troviamo attualissima , forse troppo... è di nuovo ora di dare la sveglia!!!

Non sappiamo bene perché , ma abbiamo la netta sensazione che in questo momento tutte le tribù del Rock italiano stiano attraversando una fase di forzato rilassamento ,di stanchezza o peggio ancora di adattamento alle circostanze. Come dire...Nel suo lungo viaggio la grande carovana del Rock si trova or nella Palude e qualche membro della carovana stessa rischia di essere inghiottito dalle sabbie mobili. Avvertiamo una sorta di pericolo che tale situazione comporta. Che ne dite allora dì ridiscutere un attimo circa le strade fatte? E soprattutto perché quelle strade ci hanno portato in questi territori fangosi che rallentano di fatto il cammino? Ma soprattutto come venirne fuori e quali direzioni nuove dobbiamo prendere? Dopo l'abbandono di un acceso dibattito e confronto portato dalle posse italiane,l'ultima vera scena entrata a far parte della carovana, ci si è persi d'orientamento, Si è persi "l'oriente" del viaggio. Un dibattito quello delle posse denso di limiti e contraddizioni ma senza dubbio ricco di spunti, dì stimoli e capace di indicare se non la "luce" almeno una volontà di percorso autonomo, non solo rispetto al mercato e all'industria giovanile (i mostri di sempre) ma anche dal punto di vista dello stile musicale, ossia dell'importanza di saper interagire, modificare, correggere (secondo i propri bisogni, relazioni e cultura) "invenzioni'1 provenienti da altri ambiti sociali e culturali. Noi pensiamo che sia giunto il momento di un "Grande Balzo in Avanti" che possa spingerci dalle parti del prossimo Ministero della Cultura. Andare là per imporre delle regole nuove (espressioni delle nostre "storie"). Nuove per questo paese e per questo mercato del lavoro della musica in Italia. Questo è possibile se si raggiunta da parte di tutte le tribù la consapevolezza che ciò che facciamo è un lavoro che, come tutti i lavori, ha sua dignità e il suo percorso di emancipazione (e non di carriera, vedi più copie da vendere dei propri "manufatti). Se si considera un lavoro ciò che stiamo facendo peno trovarci sempre da soli sul mercato del lavoro? Perché non avere, non costruire una rappresentanza unitaria? Perchè non elaborare un progetto di legge con il quale darci e dare delle regole: stabilire il prezzo dei CD, tutelare le condizioni di lavoro che non riguardano solo chi suona ma anche tecnici audio e luci, camionisti, montatori, elettricisti ecc.ecc... Ma anche costruzione dì un auditorium in ogni paese con almeno 10000 abitanti, sale prove a basso costo, finanziamenti pubblici per gruppi che insieme danno vita a consorzi o cooperative, tutto perchè finalmente ci si possa liberare dal giogo delle agenzie inglesi e americane e di quelle a loro cortigiane in Italia. Perché no? Non siamo tutti "grandi" abbastanza per riuscire in un tale grande progetto? O vogliamo ancora restare nella palude della precarietà che è l'arma di ricatto più forte usata dai "mostri del fango". Ammettiamo di avere le idee un po' confuse ma potremo chiarircele insieme con un nuovo confronto esteso a tutti coloro che lavorano in questo mercato, con un dibattito capace di fare il punto della situazione e di dare indicazioni su come superarla.

Che ne dite di una tre - giorni da organizzare in un posto comodo a tutti, magari una festa della primavera. Sarebbe il primo passo per superare i propri orticelli , per rare una tregua circa la solita guerra dei poveri e per costruire insieme a chi ci sta una grande e forte UNIONE. Un incontro del genere può servire anche a conoscerci meglio e a contarci per contare. Si può fare ,anche se ogni momento "centralistico" comporta dei rischi ma sta a noi elaborare uno nuovo che ci permetta di stare fuori per incidere di più nel di dentro.

Intanto buon lavoro e buona fortuna a tutti.

F.lli Severini -Gang