PROFILO STORICO, CULTURALE,ARTISTICO E SOCIO-ECONOMICO 

  DI LIMBADI E FRAZIONI

 

 
 

Limbadi è un paese del Vibonese di 3620 abitanti; disteso su una collina a 250 metri s.l.m., si trova sulle falde del Monte Poro che degradano verso il Mar Tirreno, la Piana di Gioia Tauro, l’Aspromonte, lo Stretto, la Sicilia e lo Stromboli. Il territorio ha una superficie pari a 28,90 km e confina con i comuni di Nicotera, Rombiolo, San Calogero, Candidoni, Spilinga. Possiede cinque frazioni: Badia di Limbadi, Caroni, Mandaradoni, Motta Filocastro, San Nicola De Legistis.

La storia di Limbadi s’innesta su quella di Motta Filocastro, sede dell’antico comune. Le origini del paese sono incerte ma si suppone che il primo borgo abitato sia stato fondato in tarda età medievale. In quell’epoca delle famiglie dabbene, quali i Cafaro, i Vinci e i Massara, formarono il primo nucleo nella sterminata campagna.

Chiamato così, secondo il Barrio, per l’amenità del luogo, il piccolo villaggio divenne negli anni più popolato di Motta, tanto che i nobili del posto si diedero da fare per ottenere l’autonomia comunale, vista anche la benevolenza dimostrata dal re borbone  che finanziò l’edificazione di una nuova chiesa parrocchiale quando, nel 1783, il comune venne distrutto dal terremoto.

Ricostruito con un vero e proprio piano regolatore - il primo dopo il sisma – Limbadi divenne il centro decisionale della vecchia università di Motta.

Chiese l’autonomia già nel 1790 ma l’ottenne l’1 gennaio 1830 con un decreto emanato dal re delle Due Sicilie Francesco I.

Quanto alla successione feudale, Limbadi seguì le vicende di Motta Filocastro, per cui passò da Novella Ruffo a suo figlio Marino Marzano, a Tommaso Calatayud. Nel 1508 ne venne in possesso Ettore Pignatelli, e ai Pignatelli di Montaleone il feudo rimase in mano fino all’abolizione della feudalità (1806 ).

Di Limbadi molti furono le famiglie e gli uomini che onorarono e onorano il proprio paese. Nel campo delle lettere si distinse in modo particolare l’illustre critico letterario Giuseppe Citanna, assai apprezzato da Benedetto Croce. Nacque il 4 luglio 1890 da Ferdinando e Paolina Massara. Trascorse la sua fanciullezza tra Catanzaro e Limbadi, trasferendosi prima a Montaleone (oggi Vibo Valentia ) e poi a Messina. Il terribile terremoto del 1905 distrusse la sua abitazione e Giuseppe con gli altri membri della famiglia rimase intrappolato tra le macerie. Estratto dai detriti fu ricoverato all’ospedale di Catania.

Nel 1908 si trasferì a Napoli dove si dedicò agli studi letterari e agli spettacoli teatrali. Nel 1914 si laureò in Lettere e cominciò a insegnare letteratura italiana a Napoli e presso l’Università statale di Milano. Tra il 1933 e il 1934 tenne un corso di letteratura italiana a Rio de Janeiro. Qualche tempo dopo si spostò all’ Univesità di Cagliari e poi a Trieste dove morì il 6 giugno 1978.

Tra le sue numerosissime opere sono da ricordare la raccolta “ Lavinia “ (23 liriche scritte tra il 1916 e il 1920), il testo “La poesia di Ugo Foscolo”, il saggio storico-critico “ Il Romanticismo e la poesia italiana  dal Parini al Carducci” e la scelta commentata delle opere di Lorenzo de’ Medici e del Poliziano.

Dell’operosa famiglia Pelaia è da ricordare l’avvocato e poeta Giuseppe Pelaia, autore delle opere “Vento di tramontana “ e “Rimas al viento”.

Nel campo della medicina si distinsero il chirurgo Giuseppe Antonio Saladino (4 marzo 1884- 10 maggio1922) e il  dottore Bruno Vinci che si rese benemerito cittadino della città di Nicotera lasciando i suoi beni per la fondazione dell’attuale  istituto del liceo classico. Limbadi gode di un’ottima posizione geografica che permette ai cittadini di raggiungere in breve tempo sia il mare che la montagna. Il centro abitato, con le sue cinque frazioni, occupa una vasta area circondata da distese di ulivi, vigneti e agrumeti. Il cuore del paese è corso Umberto I che,  insieme alla traversa intitolata al Principe di Piemonte, è completamente lastricata in pietra lavica portata dall’Etna negli anni Trenta del Novecento.

L’ economica limbadese è basata soprattutto sull’agricoltura, sospesa tra tradizione e progresso, e sull’allevamento del bestiame. Si produce olio d’oliva di grande qualità che vanta un grado di acidità bassissimo. Altro prodotto agricolo fondamentale sono gli agrumi, che ammantano di verde grandi estensioni di territorio. Importante  è  la produzione viticola. Squisita è la frutta, specie i fichi secchi. La lavorazione del latte e delle carni avviene in famiglia. Questo paese, pur nel rispetto delle proprie origini contadine, ha attuato sul territorio una certa trasformazione agraria che sta vedendo il formarsi di  aziende, capaci di favorirne lo sviluppo. Parte delle entrate provengono anche da queste aziende . Tra queste è nota la distilleria Caffo che produce il rinomato “Amaro del Capo”, il limoncello e una bevanda a base di liquirizia detta “Liquorice” (esportazione a livello internazionale ). Esistono poi l’azienda avicola Soldano (produzione di uova da consumo), e alcuni frantoi, tra cui Mafrica presente con il suo olio anche a manifestazioni nazionali.

Il turismo, prettamente estivo, è legato al rientro degli emigrati e alla vicinanza con Nicotera, anche se adesso insiste sul turismo di Limbadi il  “Club Feudo Montalto”, un campo da golf internazionale a nove buche frequentato tutto l’anno da sportivi di tutta Europa. Per quanto riguarda l’artigianato rimangono pochi falegnami . Un tempo una delle attività principali era la produzione di seta.

 Nonostante la presenza di tali aziende sul territorio, Limbadi, in quanto  paese del Sud, presenta molti problemi socio-economici; enormi sono, infatti, le difficoltà occupazionali, per cui, soprattutto, i giovani sono costretti ad emigrare o/e, in alcuni casi, accettare, nella disperata lotta alla disoccupazione, salari irrisori. Le carenze del sistema economico e socio-culturale del territorio hanno determinato, oltre a limitate opportunità culturali e formative, anche un alto tasso di criminalità mafiosa. C’è da dire però che a Limbadi la  maggior parte della popolazione, anche se è costretta a convivere con questa triste realtà, è onesta e laboriosa ed  educa i propri figli nel rispetto delle regole civili e morali. In questo contesto grande importanza assume l’azione educatrice della scuola che si trova a dover fronteggiare e disfare una pseudocultura di valori falsi o negativi , per avviare ex novo un’opera  educativa autentica.

 Limbadi vuole migliorare, cerca in tutti i modi il cambiamento e per fare ciò crea percorsi culturali e sociali alternativi. E’ stata  infatti fondata di recente la biblioteca comunale, che conta oltre 4.000 volumi, frutto di donazioni di privati cittadini, enti ed editori calabresi. E’ stata istituita l’Associazione Solidarieta’ che quotidianamente  opera sul territorio senza scopo alcuno di lucro, mettendo tra l’altro a disposizione, e non solo dei cittadini di Limbadi ,il sevizio gratuito di un’autoambulanza. Non bisogna inoltre dimenticare la Casa di Carità che opera sul territorio dal 1946 e ospita numerose anziane accudite amorevolmente da donne che si sono prodigate e si prodigano per il bene dei sofferenti, come Nazarena Bagnato, Elvira Bisurgi, Antonia Saccomannno, Pasqua Farace, ecc…Nel quadro di un rinnovato risveglio della cultura locale ben s’inserisce la mostra collettiva del 2002 di un gruppo di giovani artisti che, attraverso la loro attività creativa,  danno una lettura più profonda della realtà sociale e del paesaggio fisico, comunicando emozioni e sensazioni nuove. Essi sono una grande risorsa e una forza positiva e creativa della comunità limbadese. Gli artisti suddetti sono: la giovane ed apprezzata pittrice Pasqualina Ciccia, Francesco Costantino , appassionato  dell’arte dell’intarsio ligneo e, infine, Mauro Russo una delle più fresche e genuine speranze della pittura calabrese contemporanea.

Limbadi è ricco di autentiche manifestazioni di tradizioni popolari strettamente legate alla civiltà pastorale , contadina e religiosa.      I limbadesi sono saldamente ancorati alle proprie tradizioni, basti pensare che in America e a Novara gli emigrati hanno fatto rivivere tradizioni sia nel settore liturgico e delle feste che in quello gastronomico.  

Ogni anno, a Limbadi, in onore di San Pantaleone, si svolgono due feste. Quella del 27 luglio è la più nota del Vibonese. Durante la messa  l’Amministrazione comunale offre un cero al Santo in segno di devozione di tutta la cittadinanza e la domenica successiva si svolge una suggestiva processione che dura 5-6 ore. Il venerdì dopo il 27, lungo corso Umberto I e Piazza Marconi, c’è la tradizionale “Festa del contadino” . Per l’occasione vengono allestiti stand gastronomici e ogni rione prepara una pietanza diversa. La serata viene solitamente allietata dalla gara di liscio, dal concerto delle fanfare e dai canti e le tarantelle del gruppo folk “I Calabriselli”. La presenza a Limbadi di questo gruppo è senz’altro sintomo di fermento culturale e di desiderio di rinnovamento, come pure l’attività svolta dalla Pro Loco.

A livello sociale  la comunità, oltre che  nelle forme prettamente educative quali famiglia e scuola, si organizza in club  sociali e politici, squadre di calcio, banda e ordini religiosi (suore Villa Cafaro). Per quanto riguarda le strutture di pubblica utilità, oltre all’Istituto Comprensivo,  operano sul territorio: un Ufficio postale, la guardia medica, una farmacia, un campo sportivo, due ville comunali, quattro bar,  alcuni supermarket e negozi vari.