Il giorno 20 maggio, di giovedė, siamo andati per la prima volta a preparare il materiale per
fare il pane presso un vecchio forno in localitā "Ponte Franco" di Megliadino S. Fidenzio.
Siamo partiti dalla scuola verso le dieci, in pulmino, e poco dopo siamo arrivati presso un vecchio casolare di campagna, dove abita una persona anziana di oltre ottanta anni, che ci ha diretto in quest'attivitā.
Come prima cosa, il nostro professore d'italiano ha distribuito gli incarichi: questa prima giornata sarebbe servita ad accendere il fuoco nel forno e a preparare il lievito ("levā").In questo caso il "levā" di partenza c'č stato dato dal fornaio del paese.
Dopo aver scattato qualche fotografia intorno, la signora Anita ha messo il "primo levā" dentro un contenitore per poi diluirlo in acqua tiepida con l'aggiunta di farina. L'impasto pių grande cosė ottenuto č il "levā piccolo".
Successivamente con l'aiuto della nostra anziana guida abbiamo preparato tutti gli attrezzi per il giorno seguente: "mesa", " quarta", "gramola", "rabio", "paleta".
Tutto questo materiale č stato portato fuori sull'aia per essere pulito.
Nel cortile vicino al forno un gruppo di quattro persone sta infilando delle fascine di legna, preparate il sabato precedente, dentro la bocca del forno.
La difficoltā del lavoro consiste nel riuscire a mettere la legna e distribuire il fuoco su tutta la superficie del forno per riscaldare tutta la cupola.
In cucina si sta misurando la farina con la "quarta".
La farina che č dentro la "mesa" pesa circa 15 Kg, vale a dire 3 quarte. Per ogni quarta basta un pugno di sale.
Prima di arrivare all'impasto per il giorno dopo, c'č il "levā grande".
Il problema č che se si fosse impastato adesso, sarebbe lievitato troppo fino a domani. Allora quest'operazione č stato fatta durante il pomeriggio dalla nostra "conduttrice" senza la presenza della classe.
Il procedimento č stato in ogni modo spiegato: al "levā piccolo" si aggiungono nuovamente acqua e farina.
Prima di ritornare a casa, la bocca del forno č stata chiusa con un coperchio di metallo fermato da mattoni.
Ma la gran parte del lavoro doveva ancora essere fatta: il mattino seguente siamo ritornati per fare davvero il pane.
Una volta arrivati si č ripassato mentalmente il lavoro del giorno precedente e si sono ridistribuiti gli incarichi. In cucina, sempre con l'aiuto della signora, si č cominciato a preparare l'impasto.
La farina viene disciolta in acqua tiepida con tre o quattro pugni di sale e con il "levā grande". Il tutto viene poi impastato nella
mesa , fino ad ottenere una pasta pių densa, "il paston", che viene poi domato.
Si č cominciato a domare la pasta con i pugni, per poi continuare con i piedi. Infine si lavora contemporaneamente ogni pezzo con la gramola
per poi passarlo al tavolo, dove un gruppetto di quattro o cinque ragazze lo modellano a forma di pagnotte sotto la direzione della signora Anita.
Adesso la pasta č pronta per fare le pagnotte.
Per il gruppo del pane sembra all'inizio un obiettivo irraggiungibile. Ma dopo numerosi tentativi
ecco l'urlo di gioia di Annalisa che per prima ce l'ha fatta, seguita da Elena e dalle altre.
Le pagnotte realizzate sono le "colombine" e le "rosette"
Ora il pane steso sopra una tavola e coperto da un telo attende solo di essere cucinato.
Prima di infornarlo bisogna pulire il forno e togliere la cenere con il
"rabio".
Mentre si compie questo lavoro, gli attrezzi prima utilizzati vengono ripuliti dai residui di pasta. Finito di pulire comincia l'infornata: si portano un po' alla volta le varie pagnotte e con la "paleta" vengono sistemate nel forno. Inserite tutte le pagnotte, si chiude ermeticamente la bocca del forno con calce di acqua e cenere. Dopo circa dieci minuti si sfornano delle pagnotte che dal profumo sembrano veramente invitanti.
Adesso per i lavoratori č arrivato il momento di una pausa per il pranzo in cui si assaggerā il pane. Il giudizio č unanime: il pane č buonissimo.
Le pagnotte rimaste dopo il pranzo vengono rimesse, nel pomeriggio, in forno per essere "biscottate". Queste ultime perō, pur essendo lo stesso buone, danno qualche problema alla masticazione: non sono molto tenere.
Il resto del pomeriggio č servito a "rilassarci": quei furbi dei ragazzi della nostra classe si sono adattati a giocare a pallone anche con la pioggia.
Noi ragazze, invece, ci siamo divertite a guardarli mentre scivolavano e a fare commenti sui loro vestiti completamente fradici.
E' stata una bell'esperienza: abbiamo appreso qualcosa che non sapevamo sulla storia locale ed abbiamo provato a fare noi stessi il lavoro che si svolgeva anni fa.