QUESTO RAPPORTO

Gratificante ricco eccezionale, quando funziona, sconfortante e deprimente quando non funziona. E’ un alternarsi di fasi che sono il risultato di una notevole quantità di variabili che vanno dai disturbi percettivi ( visivi e uditivi soprattutto), agli stati d’ansia, all’incapacità di comunicare di Sara, al contesto, ed alla conseguente reazione della persona che la segue, al suo stato d’animo,alla sua volontà di raggiungere determinati obiettivi, alla capacità di strutturare le attività, ma soprattutto alla volontà di condividere, di mettersi in sintonia, con le parole e con l’atteggiamento congruente, dimostrando il massimo rispetto per le esigenze di Sara.
E’ un percorso faticoso, o almeno lo è per me, che ho dovuto modificarmi ed operare delle forzature a ciò che mi veniva spontaneo fare; questo anche perché Sara non è ciò che appare esternamente. Continuamente, e ancora oggi ho la tentazione di lasciarmi trarre in inganno e questo, ormai l’ho imparato a mie spese,ci porta fuori strada, ci distrae dall’obiettivo primario che è rappresentato dalla comunicazione facilitata. Io devo saper mantenere l’obiettivo, io devo essere in grado di incoraggiare Sara quando non riesce a formulare la parola, io devo essere in grado di distoglierla dalle stereotipie anche quando mi accarezza i capelli e mi guarda con occhi ammiccanti e dolci e mi dice che vuole le coccole insistentemente e ripetutamente. Poi, se non mi lascio fuorviare da tutti questi comportamenti, ma mi impunto , con tenacia, dopo aver parlato con lei e spiegato che voglio a tutti i costi mantenere la relazione reale e profonda nell’ambito della comunicazione, e con forza le sorreggo il gomito incoraggiandola, allora continua a scrivere. A modo suo mi ringrazia, ogni tanto, forse per fare in modo che io non mi scoraggi : ”Nadia è forte, amata Nadia". Dopo aver superato questo piccola “esondazione emotiva”che si realizza concretamente con una lacrima, continuo nel mio lavoro.
Più volte ho ripensato a queste parole arrivate senza preavviso,se ormai non siano diventate anch’esse un’abitudine o se vengano scritte per adularmi ed addolcirmi o per un banale errore di discriminazione: il fatto è che non mi lasciano indifferente e mi chiedo che cosa sono io per Sara e quale responsabilità io abbia e se lei sia in grado di avvertire quel sentimento che io provo.
Anch’io Sara ti voglio bene, ma questo mio volerti bene si deve tradurre,mi devo appropriare di questo concetto, nel rispetto della tua persona e della tua sempre maggiore autonomia da me. Il nostro scopo è quello di fare in modo che tu possa scrivere un giorno, autonomamente.