RACCONTO GIALLO

DELITTO TRA I BANCHI

Eravamo al primo piano, nell’aula di artistica, alla quarta ora, quando la professoressa mi mandò in bagno per chiamare Gianluca che era là dentro da più di un quarto d’ora. Rimasi di pietra quando aprii la porta e vidi Gianluca disteso sul pavimento con un’enorme pozza di sangue intorno alla testa. Mancavano dieci minuti all’una, quando la polizia arrivò; aveva deciso di trattenerci tutti quanti nella scuola fino a quando non si fossero trovate delle prove utili a scoprire il colpevole del delitto. Evidentemente pensavano che si fosse trattato di omicidio. Entrò un agente che cominciò a farci molte domande:
”Qualcuno ha visto qualcosa? Qualcuno ha notato strani comportamenti?”
In realtà quasi tutti ce l’avevamo con Gianluca, tranne Mario, il suo migliore amico. Il peggior nemico dello sfortunato era Michele che non perdeva mai l’occasione di provocarlo; e ultimamente era ancora più arrabbiato perché Gianluca gli aveva rubato la fidanzata, Giorgia. Avevo deciso di esaminare ogni personaggio che poteva avere dei motivi per uccidere. Alessandro cercava sempre di stargli alla larga perché diceva che tra loro non c’era feeling. Enrico continuava a prenderlo in giro a causa dei suoi brutti voti. Marco faceva di tutto per spazientirlo. Matteo ogni tanto gli dava dei pizzicotti per il piacere di farlo e infine Azzedine continuava a fare la spia ai professori ogni volta che si distraeva. Inoltre quasi tutti i professori erano severi con lui: il professor Ferro non lo prendeva neanche in considerazione perché pensava che Gianluca avrebbe dovuto essere stato bocciato già da due anni; il professor Frassoni, maniaco dello sport (talmente affezionato alle sue coppe che ne possedeva sempre una copia) diceva che Gianluca era un “pappamolla” e che non avrebbe avuto un futuro nello sport; la professoressa Rossoni, che per poco non lo ammazzava perché le aveva rovinato la stilografica (alla quale era molto affezionata); la professoressa Venturini (non si sa il perché) ed infine il professor Motta che aveva chiesto la sua sospensione perché Gianluca gli aveva fatto cadere la tastiera e non sapeva ballare la danza medievale.
I poliziotti, non avendo rilevato alcuna traccia importante, ci lasciarono andare. Mentre mi avviavo all’uscita, sentii gli agenti che parlavano di una stilografica trovata sotto il cadavere. No, non poteva essere vero! Questo voleva dire che era stata la professoressa Rossoni. Non essendone convinto, iniziai a fare un’indagine personale. Prima mi recai alla caserma dei carabinieri a chiedere a quale punto fossero le indagini. A quanto pareva la stilografica apparteneva alla professoressa che era stata arrestata. Subito dopo cercai di ricostruire ciò che era successo. In effetti una cosa strana c'era: negli ultimi tempi Marco era più gentile con Gianluca, gli dava la merenda, il succo di frutta, gli passava i compiti…
Il giorno dopo andai a casa di Marco. Approfittando di una sua breve assenza, cercai nel suo zaino qualche eventuale indizio. Trovai infatti un barattolo con sopra scritto “Lassativo”. Allora ricordai la smorfia che aveva fatto Gianluca bevendo il succo di frutta offertogli da Marco. Forse gli aveva dato quella bibita per attirarlo in bagno. Ma come aveva fatto la stilografica a finire sotto il cadavere?

Il giorno dopo tornai alla carica con i carabinieri e venni a sapere che la ferita era stata provocata da un oggetto pesante e appuntito che non poteva essere una penna.
Il pomeriggio tornai a scuola di nascosto a controllare il contorno tracciato dalla polizia sul posto dove era stato trovato il cadavere.
Mi accorsi che di fronte alla finestra del bagno vi era un cassonetto delle immondizie. Spinto dalla curiosità e dal sesto senso, lo aprii e vidi tra i rifiuti una statuetta insanguinata sul cui piedistallo era scritto”Giochi della gioventù”.
Allora mi vennero alla mente tutti i trofei del prof. Frassoni.Riferii la mia scoperta al maresciallo, il quale si recò nello studio del professore per interrogarlo.
- La riconosce questa statuetta? – chiese il maresciallo lentamente fissando Frassoni con aria indagatrice.
- Sì, ne ho una uguale nel mio studio – rispose il professore tranquillamente.
- Posso vederla?
- Sì, certo – rispose educatamente l’interrogato.
In effetti ne aveva un’altra identica sopra la scrivania.
- Non ha idea di chi sia questa? – chiese il maresciallo
- No, no – rispose con voce un po’ incerta il prof.
Ad un tratto mi ricordai che Frassoni era rimasto da solo col cadavere per un minuto e lo riferii al maresciallo che chiese:
- Dove si trovava quando Gianluca veniva ucciso?
- Ero in palestra con la 1 B. Può confermarglielo anche la bidella.
Infatti più tardi la signora interpellata dal maresciallo confermò l’alibi del professore, aggiungendo però che c’erano stati cinque minuti di pausa in cui Frassoni si era ritirato nel suo studio. Questa stanza aveva una bassa finestra che guardava sul retro della scuola. Fu allora che capii tutto.
- Chi crede che sia l’assassino allora? – chiesi al maresciallo.
- L’unica indiziata resta la prof.sa Rossoni perché è stata trovata la sua penna sul luogo del delitto, anche se lei afferma che non la trovava più e pensava di averla persa durante il consiglio di classe svoltosi il giorno precedente il fatto.
- Si sta sbagliando! – ribattei – Secondo me è stato un omicidio concordato tra il professor Frassoni e Marco Bonfante. Negli ultimi tempi ho notato una certa intesa tra i due. Molto probabilmente il professore ha rubato la stilografica alla professoressa e l’ ha messa accanto al cadavere in quell’attimo in cui era rimasto da solo.Con l’aiuto di Marco che aveva attirato Gianluca in bagno facendogli bere il lassativo. Il professore, intanto, uscito dalla finestra, aveva colpito alla testa Gianluca con la statuetta che aveva poi gettata nel cassonetto. Era infine rientrato in palestra.
Così dicendo mostrai il barattolo trovato nello zaino di Marco.
- Ma se la statuetta ce l’ha ancora nello studio, come può averla usata per colpire Gianluca?
- Ce l’ ha detto il professore stesso che aveva una copia per ogni trofeo – dissi con aria da vero detective.
- E’ vero quello che dice il ragazzo? – chiese il maresciallo al professore.
- Sì è vero! sarebbe stato un piano perfetto se non avessi ficcato il naso – replicò l’assassino scagliandosi su di me ma fortunatamente fu bloccato dal maresciallo.
- Ci avrebbe fatto perdere alla gara dei giochi della gioventù con quelle gambe rinsecchite – cercò di giustificarsi Frassoni.
- Portateli via! – ordinò il maresciallo.
- Bene, Enrico – aggiunse rivolto a me. – Se continui così diventerai un ottimo investigatore.
Così me ne andai compiaciuto di aver risolto un caso difficile.