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Editrice della Rivista di Letteratura, Arte, Cinema e Cultura "Spiragli"

  

Archivio Artistico-Letterario:  SCRITTORI

 

 Teresa Regna

    Scrittrice, Insegnante, Traduttrice e Critico Letterario

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Biografia

Nata a Casagiove il 23 aprile 1961, Teresa Regna risiede a Pietramelara. Professoressa di inglese, critico letterario, collabora con diverse riviste ed è traduttrice per le Edizioni Universum. 
Sue poesie e racconti sono apparsi su numerose antologie e ha partecipato a numerosi premi letterari con risultati a dir poco lusinghieri, tra i quali un primo posto al premio “La Voce del Cuore” (1998), un primo posto al III° “Premio Nazionale di Narrativa” del Centro Studi Agorà (1999), e un primo posto al Concorso “I cantastorie del 2000” (2002).
Numerose anche le sue pubblicazioni: i saggi
Yesterday  (Cultura Duemila Editrice, 1994) e Miticosmo  (Il Foglio, 2002); le raccolte di poesie Neve all’alba (CLI, 1995) e Briciole di poesia (Il Museo della Poesia, 2000); i racconti Imperativo categorico  (CLI, 1996), La congiura (Noialtri Edizioni, 2000), La torre della via (CLI, 2000) e la raccolta Ammazzare il tempo (Edizioni Il Foglio, 2002); i romanzi Il pettine e il flauto (Serarcangeli Editore, 2000), Tempo senza tempo (Il Grappolo, 2001) e La regina delle illusioni (Noialtri Edizioni, 2001). Nel febbraio 2002 un suo racconto è selezionato per entrare a far parte dell’antologia Mondi possibili e impossibili. Il titolo è Cuore di pietra. Il suo racconto Il collezionista è stato pubblicato, nell’estate del 2002, sull’antologia I pionieri dell’anno 3000, edita dal Club Ghost. Nel 2003 Teresa Regna diviene autrice anche di un e-book: Tra cielo e terra, edito dalla CORBEC edizioni.

(1)

“Quando sei smarrito, anche la tua identità è dispersa insieme a te. In un luogo remoto, in un tempo che non ti appartiene, sei indifeso come un neonato. L’identità costituita dai dintorni familiari, dai volti amati, dalle piccole faccende quotidiane, è dissolta (…) Le parole del vecchio saggio le ronzavano nella testa come api in un alveare, e Maya stentava ad addormentarsi. È soltanto uno stupido film, pensò, e un attimo dopo cadeva in un sonno profondo”.

 

Racconto
Noialtri Edizioni

 

L'ARTICOLO: “maya” sulla soglia dell’illusione

(2) Un sonno che è forse un varco nel tempo, poiché Maya, ragazzina dei nostri giorni, si ritrova d’improvviso a Murulanda, sul versante occidentale del monte Kamuri. Un racconto simpatico ed interessante, quello che Teresa Regna, critico letterario e traduttrice per diverse case editrici nonché riviste, ci presenta in poco più d’un centinaio di pagine, metafora forse del confine tra realtà e fantasia, del velo dell’illusione che sottile separa la magia (intesa come potere, forza magica creativa, “dono” naturale ed innato) dalla concretezza del reale, ben tangibile, nudo e crudo come la sferza gelida del vento, che immediatamente investe la protagonista, facendola rabbrividire. Presagio delle vicende che Maya vivrà? Simbolo naturalistico, proprio del luogo (fisico, geografico e temporale), o piuttosto forza sconosciuta che si scatena grazie ad amuleti e formule magiche? “La regina delle illusioni” ben si colloca infatti nel filone “fantasy”, ove elementi caratteristici – la forza nascosta della natura, che quasi si anima e vive di vita propria; i poteri di maghi, principi e regine; le creature fantastiche, draghi, unicorni e troll; la lotta tra magia bianca e magia nera; gli amuleti, che donano od inibiscono la magia; la volontà degli esseri umani di dominare la natura ed i suoi segreti – costituiscono l’ossatura del corpo narrativo, integrato dalla suspence, che tiene avvinghiato il lettore al libro, assuefatto quasi al ritmo serrato dello svolgersi dei fatti. Una storia d’amore a cavallo di due mondi, quindi; gli intrighi e la malvagità di una regina tesa alla distruzione invece che al benessere del proprio popolo; la saggezza di una guaritrice, donna consapevole, forgiatrice di gioielli magici; battaglie ove la vera protagonista, più che l’ingegno o l’ottusità umana, sono la magia e l’uso che se ne fa (benefico o malefico); lo stratagemma che unico porta alla soluzione finale, oggetto magico, il cui possesso scatena feroci scontri e sortilegi; la diversità sottile di due mondi che per caso s’incontrano, e la ricerca di un punto comune che in qualche modo ne permetta la convivenza. Importanti nel libro anche le collocazioni ambientali, sia d’interni che di esterni: la vita semplice e dura nel villaggio di Sanyur, contrapposta a quella tra i fasti del castello regale di Tepanuh, capitale del regno, un tempo prospera; le montagne ed i sentieri quasi selvatici, luoghi isolati di riposo e di riflessione; le radure arboree ed i campi che si stagliano limpidi alla vista, battuti od accarezzati da pioggia, vento e sole. Maya, ignara del suo personalissimo potere (la capacità di creare illusioni), impara a conoscerlo, ad usarlo e a controllarlo, pur  consapevole della sua pericolosità. È infatti alla ricerca della chiave che sola la ricondurrà nel suo mondo, parallelo a quello di Kamar, il giovane amato, che le svela un ulteriore segreto: “Il sogno e la realtà sono due aspetti della vita che, quando si sovrappongono, cessano di essere complementari, per sconfinare l’uno nell’altro”. Michela Albanese

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