Sez. di Albertazzi
Musica elettronica
Il termine "Musica elettronica" viene introdotto negli anni cinquanta, quando già possedeva una storia anche secolare. I primi esperimenti risalgono al 1700 quando si tentava di utilizzare forze elettrostatiche per produrre suoni. L'evento determinante fu l'invenzione del fonografo, prima a rullo poi a disco, che introdusse la possibilità di registrare suoni, riprodurli e modificarli. Conseguentemente a questa invenzione si apriranno varie correnti di sperimentazione che più tardi avranno sede presso le radio nazionali dei rispettivi paesi. Due tra queste, e forse le più importanti, furono il GRM di Parigi (Presso la radio-televisione francese) e il WDR di Colonia. Più a Colonia, definita scuola di musica elettronica, piuttosto che a Parigi, definita scuola di musica concreta, ma comunque determinante per la storia della musica elettronica in generale fu la comparsa degli elettrofoni: classe di strumenti musicali riconosciuta e inserita nella classificazione degli strumenti nel 1937. Il primo strumento elettrofono che si ricorda è, verso la fine dell'Ottocento, il singing arc: uno strumento elettrofono con controllo a tastiera che sfruttava il ronzio dei sistemi di illuminazione allora in uso. Durante i primi anni del Novecento nascono i più importanti strumenti elettrofoni che aprono la strada ad un processo evolutivo sperimentale che coinvolgerà tutto il mondo nel corso del secolo: uno tra questi è il Theremin (anni venti), elettrofono senza interfaccia fisica di controllo che sfrutta un difetto dell'oscillatore a battimenti secondo cui all'avvicinarsi o allontanarsi di un corpo questo cambia la sua frequenza di oscillazione; tramite lo spostamento delle mani dell'esecutore vicino alle due antenne è possibile controllare altezza e intensità di un suono molto particolare e caratteristico dello strumento, usato spesso in passato (e tutt'oggi). Dopo la seconda guerra mondiale, con l'introduzione dei transistor e dei primi elaboratori elettronici molti sperimentatori sonori si interessarono alla produzione di suoni derivanti dalle nuove tecnologie. Fino agli anni sessanta rimaneva una pratica per pochi, a causa degli alti costi per procurarsi certe apparecchiature e per la relativa difficoltà nel loro uso sonoro. A partire dagli anni settanta però la diffusione di macchine per la produzione di musica elettronica si allargò molto: sintetizzatori e sequencercominciarono a essere di uso comune e non più limitato all'avanguardia sperimentale. Negli anni ottanta la diffusione di queste tecnologie si allargò sempre più fino a coinvolgere anche i primi computer a uso personale.
Negli anni successivi fino ad oggi, questo processo si è sempre più allargato rendendo la produzione di musica elettronica sempre più alla portata di tutti. Basta una certa facilità nell'uso del computer e con costi molto bassi si hanno a disposizione tutti i mezzi e i suoni possibili per comporre. Inoltre sono sempre disponibili le tecnologie precedenti, che si possono sovrapporre ai computer, senza contare le possibilità di contaminazione con suoni acustici o elettrici.
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