Il Parco del Conero


La riviera adriatica è caratterizzata da una costa bassa, ma il monte Conero ne interrompe l'andamento rappresentandone una rara eccezione.
Il monte è per la maggior parte della sua superficie rivestito da pinete e dalla macchia mediterranea caratterizzata dalla presenza di corbezzoli (dal cui nome greco kòmaros forse deriva il nome Cònero), lecci, allori, lentischi, ginepri e ginestre. Oltre a specie rare di orchidee, gioia degli appassionati di fotografia, si trovano anche elicrisi italici, la cui fioritura estiva fa espandere nell'aria frofumi inebrianti.
Verso mare il Conero precipita con i suoi calcari bianchi e rosa generando spiagge, strapiombi e grotte per indimenticabili emozioni.

Il "monte", come viene spesso indicato nel parlare tra gente del luogo, è anche un punto di riferimento per gli uccelli migratori che ne fanno da sempre un riferimento per il passaggio e la sosta negli spostamenti Africa-Nord Europa e per l'attraversata dell'Adriatico da e verso i paesi balcanici. Numerose sono soprattutto le specie di rapaci, sia stanziali che migratori tra cui il Falco Pellegrino, che è stato scelto come simbolo del Parco.
Nel patrimonio del parco da segnalare gli scogli delle Due Sorelle, le grotte, i cunicoli, le chiese romaniche di S.Maria a Portonovo e di S. Pietro nell'ex convento dei Camaldolesi, oltre ai centri storici di Numana e Sirolo, costruiti con le pietre calcaree bianche e rosa del Conero.


Il Parco è noto anche per la presenza dello "stratotipo globale di Massignano", punto limite Eocene-Oligocene, utilizzato dagli studiosi come metro per le datazioni geologiche ed utilizzato per "dimostrare" le ragioni che portarono alla scomparsa dei dinosauri.

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