hORMIAI teatro di limosa |
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sPETTACOLI nuove
produzioni |
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Sara D’Ambrosio (1987) Diplomata presso l’accademia nazionale di danza-istituto d’alta cultura
di Roma (con gli insegnanti P.
Mancini, S. Secci, C. Mucci, F. Corazzo). Ha studiato con: André de La Roche, Margarita Trayanova,
Fabrizio Monteverde. 2004/ E’ selezionata
dall’Accademia Nazionale di Danza per partecipare come corpo di ballo allo
show televisivo “Sogni” con R. Carrà in onda in prima serata su Rai Uno e
come solista per lo spettacolo “Allah n’est pas oblige”; partecipa a “La Giornata della Memoria”
patrocinata dal Comune di Roma danzando a Piazza Venezia e Palazzo Barberini 2007/ Ottiene il I premio nella categoria
“Pas des deux” nel concorso Momenti Magici esibendosi con la
coreografia “Le Corsaire” - Stage e spettacolo
finale “Entre dos aguas” presso l’Accademia Nazionale di Danza
2006-2007/solista nello “Schiaccianoci “ e nello spettacolo “Excelsior” (2008-09). 2008/ Partecipa alla serata
d’apertura del “Premio Roma”. E’ vincitrice del premio “Danza sì” al
teatro Greco di Roma. 2009/ Partecipa all’inaugurazione dei mondiali di nuoto
di Roma (coreografia Wayne Mc Gregor e Ivo Ismael). E’ selezionata per una borsa di studio
presso il Balletto nazionale di Cuba, direttrice Alicia Alonso. Eva
Immediato è nata a Lagonegro (PZ) il 18/11/1977.
E' laureata in Lettere Moderne ad indirizzo "Arti e scienze dello
Spettacolo" . Ultime esperienze professionali: laboratorio sul verso
tenuto da Carmelo Bene; laboratorio sull'Hamlet di
Peter Brook tenuto da Bruce Myer;
Progetto "Moby Dick", con la regia di Carlo Quartucci e la
partecipazione della Compagnie Forain di Parigi;
"Viaggio teatrale Roma- Erice e ritorno",
con la regia di Carlo Quartucci; "Weisse Rose
Lied", spettacolo- documentario sulla Germania nazista, con la regia di
Maurizio Donadoni. Con il Centro Mediterraneo delle Arti, ha preso parte agli
spettacoli teatrali: "La cantata di San Valentino", "Contadini
del Sud", "Levi Carlo Graziadio- 13
luglio 1935", "Zvul e rivoluzione",
"Hagar. Federico II tra Oriente e
Occidente". "Don Perlimplino" di
Federico Garcia Lorca, con la compagnia del Teatro
Studio e la regia di Pino Ferrara.
Ultimi lavori: "Il medico dei pazzi" (regia di Carlo Giuffrè); "Musicante" (diretto da Francesco
Giuffrè). fuori produzione Aspettando i venti
Da un testo di Tanny
Giser e frammenti da M. Yourcenar,
Tagore, Beckett
con Tanny Giser &
Giacomo Maria Forte drammaturgia e regia Enrico Forte Gli angeli non
hanno scarpe
da Fuochi di M. Yourcenar drammaturgia e regia Enrico
Forte |
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Scirocco |
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Lo scirocco, quasi una leggenda e una
metafora, è un vento caldo che arriva dal Sahara. E' anche una particolarità
delle case nobiliari siciliane d'un tempo: la stanza in cui trovare riparo e
sollievo nelle ore del vento di mezzogiorno "che dissecca la mente e le
ginocchia." Un posto sicuro e nascosto da piccoli labirinti di pareti
che possiamo immaginare abitato da un Minotauro...
Ché la stanza dello scirocco è anche al riparo del tempo, in cui il bene e il
male sembrano perdere identità e l'amore si sublima: il luogo in cui epoche
ed eventi possono ricrearsi e… dissolversi. Se vi capitasse di trovarvi sulla costa, in
una giornata di scirocco, forse sentireste il bisogno di chiudere le imposte
e cercare tregua dal vento tra le mura della vostra casa. Le tende
ondeggerebbero senza interruzione e il sibilo del vento continuerebbe a
fischiare sotto le finestre, ma voi potreste alleggerirvi la testa,
ascoltando un po' di buona musica e preparando una cena con sapori e aromi
che non sarebbe difficile immaginare volati fino a voi, sospinti dal vento
dell'Africa. Scirocco è una storia semplice, un
frammento di vita che si fa corpo, parola, una voce che ri-vive nel momento
presente. Una vicenda travolgente e romantica, fatta di sguardi e rossori, di
pudore, di amore disperato. Una storia d'altri tempi che narra i sentimenti
con la levità di una 'leggenda'. A raccontarla è Rosalia, giovane e bella
popolana che ora è solo un'apparizione, una donna-fantasma. |
con Agnese
Chiara d’Apuzzo drammaturgia,
adattamento testi e regia Enrico
Forte |
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Commenti e recensioni “Rosalia, la protagonista
di questo irrequieto viaggio dentro il vento, ne regge la bellezza ed il
fascino per tutta la sua durata: polverosa, sabbiosa, accaldata, beffarda e
visionaria: quasi tragica? Un
«realismo magico» capace di coniugare (come le due vite di Rosalia e
Salvatore) la realtà precisa di un preciso tempo di storia nostrana con la
meraviglia di una realtà sommessa e principesca in cui la fiaba è vera. E
dentro la fiaba, ma direi meglio se la chiamassi “cunto”
o racconto o epos, la sconvolgente frantumazione delle convenzionali regole
amorose per due corpi che allacciano –forse inconsapevolmente come due
innocenti animali– anche i propri cuori per poi non separarli più, e morire
insieme: fatalmente. (...) Ma che sollievo
e che catarsi, intanto, vivere questo teatro, farsi abitare l’anima dalla
bellezza che non si dissipa nemmeno al vento, che rimane viva in noi che
abbiamo avuto in sorte il dono di “Scirocco”, un omaggio ispirato e sincero.
Perché la bellezza non si nasconde, e nasconderla è un peccato. Perché è lei
a salvarci dalla tragedia più cupa con la commozione, ad aprirci alla
speranza della gratuità, capace com’è di sfidare l’assurdo, restituendogli
dignità e senso e spazio vitale. Perché chi lavora in questo spettacolo
conosce e comprende la grandezza come la meschinità della natura umana, e le
“rappresenta” nella faticosa letizia del teatro. “Scirocco” è un dono
in cui la perizia tecnica di tutti è identica all’istinto dell’arte. È un
saggio della piena maturità artistica di Enrico Forte, della forza e della
pazienza del suo pensiero che si fa, appunto, “dramma”, azione scenica. Bravi. Enrico Forte (regia e
drammaturgia), Agnese Chiara d’Apuzzo
(strepitosa!), Franco de Luca (fotografia di scena), Bruno Treglia (allestimenti e direzione tecnica), Giacomo Forte
(video) e Patrizia Vindice (costumi). “
(giuseppina piras) “(..) un «cunto»
siciliano di altri tempi, una vicenda di sentimenti forti (..) narrati con un
realismo velato di magia, quasi fosse una fiaba raccontata dal vento, da
quello scirocco che dà nome al tutto e che soffia continuamente, soffocante e
impetuoso, per diventare tramite di
antiche leggende o di umanissime storie d'amore. «Scirocco» commuove,
affascina, è un inno alla bellezza del teatro dove rivivono i fatti e i
sentimenti e parlano a generazioni e generazioni con nuova energia e
vitalità. Un intreccio di sacro e profano che avvince lo spettatore e lo rende parte del destino di
Rosalia e Salvatore.” (Francesca Del Grande, Latina Oggi) “Siamo in attesa nella luce soffusa e
ci attirano un vecchio grammofono degli anni Venti del Novecento nell’angolo
e un semplice bianco separè con dietro una figura
immobile bianca, che mi sembra un manichino. Quando arriva il momento dell’inizio,
scopro che si tratta dell’attrice che, in veste serale di bianca seta, donna
e fantasma nello stesso tempo, dal viso bianco imbellettato con le labbra
luminose di rossetto, con gestualità sempre diverse, dalle mani ai piedi
nudi, nel silenzio che nasce, crea l’atmosfera dell’ascolto, dell’attenzione,
della curiosità. Finalmente la voce, regina del
teatro, che evoca negli accenti e nelle sfumature la cara, amara, misteriosa
Sicilia, con il racconto che parte, come nella magia millenaria del ’C’era
una volta’. C’era una volta una giovane coppia di siciliani poveri, Rosaria e
Vincenzo, che ricevette inaspettatamente, misteriosamente in dono un palazzo
da un principe appena defunto e con esso un servitore di nome Salvatore
(...). E la voce, quella voce, subito si impone sovrana, evocando nei
registri popolari passaggi di sapienza e acutezze millenarie, trapassando dal
femminile al maschile con virtuosità inattesa. Echi intrecciati di
Pirandello, Verga, Sciascia, Tomasi di Lampedusa,
mi affiorano nell’ascolto. Veramente capace di afferrare e trasmettere la sensibilità
siciliana questa attrice che non conosco e che sicuramente è venuta da
quell’isola grande, regina del Mediterraneo. (...) Per un’ora ci attrae e ci
meraviglia con sapienti intervalli di canzoni e di qualche immagine proiettata nel fondo, lei sola, lei sola,
l’attrice Agnese Chiara, che è Rosaria e Vincenzo e Salvatore insieme, con
eccezionale capacità di memoria e di saper suscitare un caleidoscopio di
emozioni (dal mistero, al lutto, all’amore, all’atmosfera della stanza dello
‘Scirocco’, che dà il titolo allo spettacolo, al tragico civile che incombe
sul quotidiano dei protagonisti). Viene voglia di applaudire già
durante lo spettacolo, ma l’emozione intensa grata si esprime tutta e a lungo
nel plauso finale che coinvolge tutta la sala.” (Nicola Terracciano,
storico) |
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Mira |
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il tuo silenzio è di stella da "La donna del
mare" di H. Ibsen C'è un tempo che scandisce la quotidianità
e un tempo 'nostro', interiore: il tempo di fuori e il tempo di dentro… Siamo esseri umani legati fra loro nella ‘realtà’
e tuttavia, quasi predestinate vittime dell'ignoto, isolati nel nostro intimo
fluire del tempo. A volte, siamo estranei al mondo della
vita, ‘infedeli ai climi della terra’. In questa storia, ricamata con i linguaggi
del teatro della danza, c'è una Donna del mare, Ellida,
che è la punta di diamante di questa estraneità, con la sua visionarietà, il
senso del mistero, un anelito alla libertà, la tensione simbolica: lei (e
Noi!), siamo i 'personaggi' che aspettano sempre qualcosa o qualcuno… Ellida, donna
malinconica e misteriosa, ha un segreto legame con il mare: ‘il terribile che
spaventa e attira ad un tempo’. Cresciuta in un faro, da ragazza ha
conosciuto un marinaio, lo Straniero. Lei lo attenderà per anni, invano… poi, conosciuto un medico, vedovo con due figlie,
sarà da lui accolta in casa. Lei lo stima, ma non l'ama. Un giorno ricompare, come un fantasma, il
marinaio. Si schiude così, imprevista, una nuova esistenza, agitata fra la
calma stagnante dei fiordi norvegesi e il sogno intravisto tanti anni prima:
di qua c'è la terraferma, il tempo della vita coniugale che passa lento,
uguale, stagnante; di là, il mare, con una nave alla fonda ed un marinaio
errante che aspetta Ellida per salpare verso la
libertà, l'imprevisto, l'ignoto…Un soffio di vento
rigeneratore nell'afa della breve estate nordica, con l'aria fresca del mare
che agita i pensieri ed i capelli. Cosa farà Ellida?
Alla fine, senza legami, riporta nel novero dei ricordi, un passato da
dimenticare. Il suo posto, potrebbe essere accanto al marito non amato. Questa
è la vicenda narrata da Ibsen, ma... Ellida è
‘sirena morente’, silenzio di stella, cometa che sembra un mare di polvere di
stelle. Ombra danzante per ‘un sogno di scarpette in rosa’, che ha riposto
gocce di luna ‘nella fragile valigia dei sogni di mare stropicciati dal
tempo’. Ché il mare è una Donna, che aspetta. Si confonde. E seduce: un pò Winnie un pò Odile, quando i desideri diventano liquidi come l'oceano
e le mani restano comunque bagnate… Perché un
oscuro ricordo ti conserverà memoria che in tempi lontani avevi vissuto
lassù, fra le stelle, o forse nell'acqua… Cosa farai domani? Togli la maschera, e
danza! Quest'oceano è nero, come se le sue immense maree fossero la sua
coscienza, e la grande anima del mondo sentisse angoscia e rimorso del lungo peccato
e dolore che aveva causato. Acqua e meditazione sono sposate per sempre… Ora, getta la maschera, e danza! (e.f.) |
con Sara d’Ambrosio drammaturgia,
adattamento testi e regia Enrico
Forte |
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Bianca |
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liberamente tratto dal
‘Moby Dick’ di H. Melville La Storia di una Balena (e di una Donna), di un
Capitano che la inseguì per i Mari del mondo (e della Vita) per raccontare
l’essenziale di noi stessi (e del Teatro): la fine di un Viaggio, la promessa
di un Agire Dicono che Moby Dick fosse la balena bianca. Bianca e
terribilmente immensa… Forse solo un’avventura.
Forse è solo una storia diversa. E’ il
fascino insidioso dell’abito femminile, di sposa o puttana che sia… E’ un
albatro che aleggia, sopra la miseria variopinta e la solitudine del mondo. Perché
non c’è latte nei tuoi grappoli, solo conoscenza. Niente per bocca. Anche se dormi
in due, anche se il cuore batte e sembra sigillato in un sacchetto. La storia
vera, quella di Moby Dick, può generare ed
intrecciarsi con mille altre storie... Bianca è la balena, Bianca
è la Donna, nelle sue multiformi essenze: frammenti di vita vissuta di Eva
(l’attrice), della
sposa-fanciulla, della bella di notte, della donna-pesce….
Sotto il racconto vero, si nasconde un teatro fatto di presagi,
apparizioni fugaci, storie personali e nature di Donna: l’animale ragionevole
(l’unico in grado di creare alla stregua del dio) che la leggenda
racconta bella e splendente come Moby Dick, la
balena, la
divinità, la ‘belva’… Bianca
è una storia di luce e di suono. e stai ad aspettare. Un po’ di quell’attesa, un po’ di
quel vuoto, un po’ di quell’amore... (e.f.) |
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progetti speciali eventi |
MOUSEION |
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MOUSEION Liberamente
ispirato a Il tempo grande scultore
di M.Yourcenar. E’ il
nuovo intervento spettacolare di hormiai concepito
per grandi spazi all’aperto (cortili, piazze, siti archeologici) realizzato
da un gruppo di venti artisti (musicisti, coro, attori, trampolieri, artisti
visivi, scenografi). Dialogo
d’amore impossibile tra l’anima del luogo e il cuore della pietra. A guidare
gli spettatori è il dipanarsi delle emozioni racchiuse nei luoghi, che lo
spirito guida del Mouseion evoca sulla scia di
frammenti ritrovati nelle opere di M. Yourcenar, M.
Guidacci, E. Dickinson, W. Szymborsksa. Un
Teatro come Luogo che s’insinua in tutti gli spazi possibili, costruisce
itinerari e biblioteche del sentimento, realizza nuove visioni e nuove forme
di contatto con il pubblico. Fa vedere i ‘reperti con occhi nuovi e ne fa ripensare la
funzione attraverso il segno distintivo e attuale degli interventi. Un
teatro che trae spunto dalle materie che rivela: attori, danzatori,
musicisti, artisti visivi condurranno il pubblico-viaggiatore lungo un
percorso di visioni primigènie ideate nello spirito del luogo. Qui le
testimonianze del passato non sono imbalsamate, poiché il sito appare come luogo
di scambio in attesa dell’evento che lo realizza, dove ogni cosa ritorna -in
altra luce- su uno sfondo di memoria. Il nuovo e l’antico coesistono e
sperimentano il tempo e la sua durata... |
il
teatro come luogo Interventi realizzati a partire dalle
suggestioni dei luoghi (scenari naturali, monumenti, piazze, chiese
sconsacrate, musei, siti abbandonati, aree archeologiche...). Per un teatro che realizza nuove
visioni e nuove forme di contatto con il pubblico; che s’inscrive pienamente
nel luogo prescelto e trae spunto
dalle materie che esso rivela. Attori, danzatori, musicisti, artisti visivi
sono la guida che conduce il pubblico-viaggiatore lungo un percorso teatrale
realizzato nello spirito del luogo. Lo spazio è un condensato del mondo. Esso non
descrive: restituisce il sentimento di un universo drammatico…
lo spirito del luogo.
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teatro di limosa| v.
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