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teatro di
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La ricerca teatrale presso la residenza di Limosa
In un momento in cui le compagnie teatrali e di
danza lamentano gravi difficoltà a causa dei tagli nei finanziamenti statali,
e in cui nel Lazio alcuni importanti centri della ricerca teatrale (come
Tuscania e le altre “residenze”) si spengono, fondamentalmente per problemi
economici, Formia si pone come nuovo punto di riferimento e sostegno per le
attività di ricerca. Presso la residenza teatrale di Limosa*, nel comune di Spigno Saturnia, voluta e
realizzata da Enrico Forte, regista e direttore artistico
dell’associazione teatrale “hormiaiteatro”, in questi giorni
svolge il suo percorso di ricerca e prove, per lo spettacolo Senti (che in
una sua riduzione vi andrà in scena il 20 dicembre), la compagnia di
teatro-danza “Il Pudore Bene in Vista”, fondata nel 1991, e diretta da
Fabrizio Crisafulli. Artista visivo e regista di notevole (e
pluripremiata) esperienza internazionale, dotato di una propria, precisa,
idea di teatro (si segnala l’importante raccolta di sue riflessioni teoriche
nel libro, curato dalla storica dell’arte contemporanea Simonetta Lux, Lingua
stellare. Il teatro di Fabrizio Crisafulli, Lithos, Roma, 2003), Crisafulli
da anni realizza spettacoli che sovvertono luoghi comuni e abitudini del
teatro, rifondando la scena alla ricerca di una comunicazione profonda e
organica tra le sue varie componenti e tra la scena stessa e il pubblico, in
un processo osmotico di scambio. In particolare si ricorda il suo concetto di
“Teatro dei luoghi”, ossia l’idea di far muovere il teatro di ricerca verso
un pubblico reale e non specialistico, assumendo i suoi luoghi di vita come
elemento strutturante degli interventi; sperimentazione che proprio a Formia,
nelle edizioni 1996, ’97 e ’98 di “Spirito dei luoghi” ha avuto un importante
momento, coinvolgendo i siti del Municipio, del Museo Nazionale Archeologico,
la Tomba di Cicerone, i Criptoportici sottostanti la villa comunale e la
Scuola Nazionale di Atletica Leggera, dando vita a riletture dei luoghi
insieme visionarie e capaci di vivificare le memorie dei siti e le tracce del
loro uso contemponaneo. Del gruppo al lavoro a Limosa fanno parte, oltre
al regista, lo scrittore-drammaturgo austriaco Andreas Staudinger, il giovane
musicista Andrea Salvadori, l’assistente scenografa Antonella Conte e tre
danzatori-performer – Giuseppe Asaro, Alessandra Cristiani e la spagnola
Carmen Lopéz Luna – che da anni lavorano con Cisafulli. Chi scrive cura la
documentazione del processo di lavoro, trascrivendone i diversi passaggi
metodologici e creativi, e le riflessioni. Gli attori-danzatori hanno personalità artistiche complesse. Giuseppe Asaro è cresciuto negli ambiti
più sperimentali della danza contemporanea, con studi di Contact
Improvisation, Feldenkrais, ecc., e maestri come Nancy Stark Smith,
Alessandro Certini, Kurt Koagel, Giovanna Summo, Benno Vorhan, Teri Witler.
Alessandra Cristiani ha una formazione di teatro fisico e di Butoh (in
particolare Butoh bianco, appreso seguendo Masaki Ivana), e lavora anche con
la compagnia butoh “Habillé d’Eau” di Silvia Rampelli. Carmen Lòpez Luna,
scenografa di formazione, ha poi sviluppato (con Il Pudore Bene in Vista,
Fura dels Baus, compagnia Barberio Corsetti ed altri) una propria precisa
personalità e statura di performer. Sono tutti e tre dotati di un
interessantissimo, personale vocabolario espressivo, che li rende in scena
attori-artisti, più che semplici “interpreti”. Lo spettacolo in preparazione è una riflessione
sui cinque sensi, un tentativo di portare l’attenzione e la percezione sulle
caratteristiche fondamentali dell’essere umano, nella consapevolezza, a
tratti divertita, dell’inestricabilità delle loro interrelazioni e della loro
inafferrabilità. Gli oggetti di scena, semplici aste e sfere, le luci (tratto
distintivo del lavoro del regista), la musica e i suoni elaborati da
Salvadori, i testi di Staudinger, e il lavoro sul movimento, la gestualità,
le voci, i fiati, i respiri, i rumori, si combinano in modo da diventare
potenti generatori simbolici, suscitatori di immaginari, istigatori di fantasie e associazioni che possono anche prendere
vita diversa nella mente di ogni singolo spettatore. Silvia Tarquini
*Cos’è una “residenza
teatrale”? La
residenza teatrale di Limosa, presso il comune di Spigno Saturnia, è un luogo
dove vengono ospitate e accolte le compagnie teatrali perché possano
svolgervi il loro lavoro di ricerca e prove. Si tratta, in definitiva, di uno
splendido casale, immerso nella campagna e nel silenzio, con tre camere da
letto, due bagni, e un’accogliente cucina-soggiorno intorno ad un camino,
come nella migliore tradizione contadina. Fulcro della struttura è la sala
prove, un ampio ambiente con il pavimento in tavolato di legno, che riproduce
lo spazio e l’atmosfera del palcoscenico teatrale. Questo ambiente offre alle
compagnie la possibilità di veri e propri “ritiri”, di periodi di assoluta
immersione nel lavoro e concentrazione. La vita vi si svolge con andamento
quasi monacale, con orari cadenzati e disciplinati. In particolare la
residenza di Limosa è anche sede di varie attività culturali; oltre alle
performances teatrali e di danza, proiezioni cinematografiche, lettura di
testi poetici, a volte arricchite da piaceri eno-gastronomici. |
Quella sera
limosa: teatro
dei luoghi, teatro del mondo di Benedetta
Castelli Teatro in una stanza
grande come il mondo, una stanza piena di suggestioni interpretate da artisti
che vivono strettamente a contatto con i luoghi che li circondano,
luoghi intesi come spazi fisici e mentali, per poi
rielaborarli guidati da emozioni e sensazioni scaturite dalle loro
personalissime esperienze. Limosa: teatro in una
stanza grande come il mondo si diceva. Al lettore che si
accinge a seguire il filo del discorso vorrei spiegare quale ho inteso
essere il significato di queste parole. Limosa è una
originalissima casa teatro costruita a Spigno sulle fondamenta di un vecchio
casolare per il quale era previsto un progetto di ristrutturazione molto
lontano dalla costruzione originaria (quella che poi invece si è
opportunamente deciso di recuperare). In questo piccolo angolo
della nostra terra ogni cosa è stata rivalutata nel rispetto di un
concetto di arte che vuole proporsi come dichiarata rottura degli schemi
tradizionali. Gli oggetti che
appartenevano alla vecchia struttura sono stati riscoperti con grande
fantasia: vecchie porte che sono diventate tavoli da cucina, restaurati
sapientemente; ante di finestre trasformate in particolarissimi specchi da
bagno…un’immersione in un mondo a parte, pregno di entusiasmo e di creatività
che ti lascia entrare stupendoti e che ti invita a restare, dopo averlo
conosciuto… Proprietario della
struttura, nonché direttore artistico delle manifestazioni che vi si
organizzano, è Enrico Forte, regista teatrale che dirige il centro ricerca
teatrale hormiaiteatro di Formia. L’ho incontrato proprio
nel suo regno, orgoglioso, a ragione, dei risultati ottenuti fino a questo
momento ed entusiasta dei progetti che continua, senza tregua, ad elaborare
per limosa. Casa teatro perché
limosa, oltre ad ospitare una vera e propria sala teatrale con un
palcoscenico di Teatro in una stanza,
quindi, ma perché grande come il mondo? Ho voluto utilizzare
questa espressione perché ritengo sia la più adatta a tradurre il progetto
teatrale che si intende realizzare a limosa attraverso l’incontro di arti diverse
come appunto il teatro stesso, la danza, la musica e il cinema, un connubio
di arti che si integrano e si intersecano alla perfezione nella costante ed
infaticabile ricerca di un senso totalmente nuovo di concepire la scena. Grande come il mondo perché
gli artisti che si ritrovano a limosa,oltre che provenienti da tutte le
regioni italiane, sono internazionali. Limosa ha debuttato lo
scorso marzo con una rassegna dal titolo L’arca in collina, un
incontro di teatro, musica, danza, arti visive, poesia e…cucina. Sì, cucina perché alla fine degli
spettacoli, come mi ha spiegato Enrico Forte, quasi a voler prolungare lo
scambio di emozioni acquisito in precedenza, allo spettatore, anche un po’
affamato, è stato offerto un piccolo buffet, cose semplici, cibi “popolari”,
come il pane con le olive e un bicchiere di vino, che sono serviti a
intensificare le sue esperienze a limosa, a socializzare con l'ambiente
circostante. Un’intervista tradotta
in qualche ora di fitto apprendimento per me che poco conoscevo di limosa il
cui resoconto vorrei trascrivere e trasmettere al lettore nelle parole che
seguono dello stesso Enrico Forte :”limosa è un esperimento che può
sintetizzarsi nella ricerca di qualcosa che va fuori dagli schemi. L’ idea è quella
di raccogliere compagni di viaggio diversi per cultura e provenienza intorno
ad un progetto comune” mi dice Enrico. ”Gli artisti ospitati a
limosa sono quelli che ho incontrato, negli ultimi dieci anni, che hanno
condiviso il progetto del teatro come luogo". Chiedo ad Enrico di
soffermarsi più dettagliatamente sull'idea dalla quale è scaturito il
progetto: " Sono i teatri fuori dai teatri che ridefiniscono
il rapporto con gli spazi urbani e gli spazi mentali di una collettività: la
mancanza di luoghi deputati al teatro può diventare l’occasione per
ridisegnare la relazione tra gli abitanti e la loro città, nel ricostruire e
ripercorrere le tracce di una memoria collettiva e, ancora, per proiettare
all’esterno l’immagine di una città. I nuovi
‘territori’ del teatro nascono non dalla composizione degli spazi esistiti o
falsamente utilizzati come “contenitori” dello spettacolo, ma dall’operare
concreto (direi corporeo) in un luogo, e diventa un elemento del fondare un
teatro. Per dirla con peter Brook: “La cosa importante non è lo spazio in
senso teorico, ma lo spazio in quanto strumento” dove l’uomo attore vi si
realizzi nella libertà delle sue risorse e attiri nel suo percorso,
nell’evento di rappresentazione, l’uomo spettatore. La caratteristica di
questo percorso si esplicita in un lavoro di costruzione (materiale e ideale)
e di scambio: tra l’attore e il luogo, e tra i diversi campi artistici (arti
visive, musica, danza, teatro), che privilegia l’azione nello spazio e la
relazione con esso. Per questo, mutano anche le modalità di fruizione: lo
spettatore, non più tale, è simile a un viaggiatore che attraversa lo spazio
dell’evento.” Questi argomenti, già
presenti in un testo pubblicato nel 1998, Teatro dei luoghi. Il teatro
come luogo e l’esperienza di Formia (1996-98) edito dal Gruppo Arte
Teatro Danza di Roma, rielaborati e rivisitati alla luce di un percorso di
formazione in continua crescita, verranno inseriti nell’ambito di un lavoro
di ricerca che si concluderà nell’ormai prossima ristampa del testo stesso. Ma torniamo a limosa: ”Gli
artisti ospitati nella nostra casa teatro si ritrovano in un luogo per
ricrearlo. Forse il riferimento storico più vicino a questo che
vorremmo fosse un modo nuovo di concepire il mondo della teatralità è proprio
la Commedia dell’Arte. I comici dell’Arte avevano fatto dell’improvvisazione
il loro punto di forza, il tratto distintivo della loro arte. Provenivano da
tutta Italia, montavano dal niente uno spettacolo da portare in giro
basandosi solo su un canovaccio, uno schema con poche battute che servivano
da traccia al nuovo spettacolo da allestire. Qui a limosa, tra
gli artisti delle diverse compagnie, c’è uno scambio di lavoro, un continuo
alternarsi di strumenti artistici apparentemente di nature diverse ma
accomunati da un unico fine: produrre arte e fare in modo che quest'arte
produca, a sua volta, emozioni, stimoli e fantasia.” Limosa è, dunque, il
coronamento di un progetto di grande respiro che al suo esordio, si
preannuncia già come un grande evento soprattutto perché animato da propositi
innovativi, capaci di stimolare, secondo il modesto parere di chi, come me, è
entrata in contatto con una realtà che non si aspettava di trovare
semplicemente perché non immaginava esistesse nel nostro territorio, non solo
la crescita intellettuale e artistica di chiunque voglia lasciarsi coinvolgere
ma anche quella umana, individuale. E su limosa, quella
sera, la luce di una stella cadente… |
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Info e contatti | hormiaiteatro@libero.it |
339.36.79.869 | 0771.8831182 fax |
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