Una
delle battaglie più sanguinose della II Guerra Mondiale, stranamente
poco conosciuta dai più, è certamente quella che avvenne nella foresta
di Hurtgen, al confine tra Belgio e Germania, iniziata nel settembre del
1944 e proseguita per vari mesi.
Trentamila
soldati americani rimasero uccisi, feriti o dispersi, mentre i tedeschi
persero oltre dodicimila uomini in quel bagno di sangue. Ernest
Hemmingway, che all’epoca era corrispondente di guerra, ebbe a dire che
“chi è sopravvissuto a questa battaglia ha avuto un angelo custode
seduto su ognuna delle sue spalle”.
Friedrich
Lengfeld nacque a Grünwald, nella Slesia, il 29 settembre del 1921 e ad
appena 23 anni era sottotenente comandante della II Compagnia di un
Battaglione Fucilieri della 275. Divisione di Fanteria della Wehrmacht
tedesca.
Nel novembre
del 1944, Lengfeld era alla testa del suo reparto dissanguato dai lunghi
e duri combattimenti nella foresta di Hurtgen. Di fronte aveva gli
americani del 22° Reggimento, 4ª Divisione di Fanteria.
Il giorno 12
di quel mese, di primo mattino, una voce fu udita provenire dalla “Terra
di nessuno”, quel tratto di terreno che stava tra le due forze nemiche.
Era la voce di un soldato americano ferito, che impossibilitato a
muoversi, cercava di attirare l’attenzione dei compagni. Ma gli
americani in quel momento si erano ritirati e nessuno nelle vicinanze
poteva aiutarlo, dato che di fronte stavano solo unità tedesche.
Lengfeld,
chiamato dai suoi soldati ed ascoltato di persona le grida del soldato
americano, ordinò di non aprire il fuoco e formò rapidamente una squadra
di salvataggio che, disarmata e dotata di una bandiera con la croce
rossa, andò alla ricerca del ferito guidata da lui stesso.
Purtroppo per
lui, nell’avvicinarsi al militare americano incappò in una mina che gli
esplose sotto i piedi, ferendolo mortalmente. Otto ore dopo Lengfeld
moriva. Questa storia non è stata mai pubblicata da alcun libro e quanto
si sa è legato alla testimonianza di uno dei soldati agli ordini del
giovane sottotenente, Hubert Gees, che all’epoca prestava servizio come
radio-operatore nella Compagnia da lui comandata.
Gees,
parlando recentemente davanti al monumento dedicato a Lengfeld nel
Cimitero Militare di Hurtgen, ha detto: “Il tenente Lengfeld fu uno
dei migliori soldati che abbia mai conosciuto. Era un comandante
esemplare e non ci chiese mai nulla che lui stesso non fosse capace di
fare. Aveva la piena fiducia di tutti i suoi soldati”.
Uno dei
militari che sopravvissero a quella battaglia fu John F. Ruggles, ex
Maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, il quale all’inizio degli anni
‘90, venuto a conoscenza del fatto, spinse all’interno dell’Associazione
veterani del 22° Reggimento americano affinché al giovane sottotenente
tedesco venisse dato l’onore che meritava.
Fu così che,
il 7 ottobre del 1994, i membri dell’Associazione Veterani del 22°
Reggimento riuscirono a posare all’ingresso del Cimitero Militare
germanico di Hurtgen, dove riposano oltre 2.900 soldati, una stele a
ricordo dello sfortunato e generoso sottotenente Lengfeld, “che perse la
propria vita nel tentativo di salvare la vita di un soldato americano”.
E’ l’unico
esempio al mondo di un monumento eretto all’interno di un Sacrario
Militare da rappresentanti di una nazione nemica all’epoca dei
combattimenti
IL RICORDO DEL SOLDATO GEES
Così
lo ricorda l’ex soldato della Wehrmacht Hubert Gees, che fu sotto il
comando di Lengfeld.
“Con il
tenente Lengfeld io ho perso il miglior comandante che abbia mai avuto.
Nelle settimane precedenti alla sua morte, egli ci diede molto coraggio
e fu di esempio per tutti.
Fu un
leader esemplare che non ci chiese mai nulla di più che egli stesso non
fosse capace di fare. Non diceva mai <<andate e agite>>, ma sempre
<<seguitemi>>.
Quella mattina del 12 novembre del 1944 sentimmo chiaramente le grida di
aiuto di un soldato Americano che era rimasto ferito nella terra di
nessuno, nel bel mezzo di un campo minato.
Lengfeld mi disse di tornare indietro, presso le nostre postazioni di
mitragliatrici, per riferire il suo ordine di non aprire il fuoco sulla
zona da dove provenivano le urla. Verso le 10:30 ci disse di formare una
squadra di salvataggio, della quale egli stesso prese la guida.
Ci avviammo sulla strada che separava i due schieramenti; noi ovviamente
camminavamo sulla parte che sapevamo sgombra dalle mine, ma Lengfeld
volle cambiare lato per meglio avvicinarsi al soldato americano
sofferente.
Fu proprio in questo momento che uno degli ordigni esplose e lo ferì
gravemente.
Lo
raccogliemmo e in gran fretta lo portammo indietro, presso il nostro
posto di medicazione di prima linea. Nella parte posteriore del corpo
aveva ferite grandi come una grossa moneta e soffriva molto. Un
sottufficiale lo portò allora presso l’ospedaletto da campo a
Froitzheim, dove purtroppo la sera stessa spirò”. |