Alla sera del 1° luglio 1944, aliquote della 34th US Infantry
Division stanno provvedendo a penetrare nell’abitato di Cecina,
quando ad un tratto un contrattacco tedesco si fa largo tra le
vie della città per arrestare l’impeto dei fanti americani.
Si tratta, stando agli atti ufficiali tedeschi, di due carri
“Tigre” appartenenti al 2° Plotone, 3ª Compagnia del 504.
Schwere Panzer Abt. più un semovente Sturmgeschutz III e una
cinquantina di fanti del I./SS Pz.Gr.Regiment 35 (16ª Pz.Gr.
Division “Reichsführer SS”). Il piccolo Kampfgruppe è guidato
dal Tigre 221 del comandante di Plotone, il tenente Keitel,
mentre i fanti seguono i corazzati da molto vicino, su due
colonne ai lati della strada.
In quel momento tale contingente si trova in rotta di collisione
con cinque carri Sherman M4A1 appartenenti alla B Company del 3°
Plotone 752 Battaglione Corazzato americano, comandati dal
Tenente Edwin W. Cox.
Nel suo percorso, la colonna tedesca si fermò brevemente al
coperto presso una fabbrica di mattoni che esiste ancora oggi
nella parte settentrionale città, riprendendo quindi la sua
avanzata verso Villa Bianca. Poi girò a sinistra, in Via
Marrucci, muovendosi lentamente attraverso Via Trento e Via
Trieste. Qui il Tigre 221 iniziò quindi ad approcciare la curva
destra su Via Montanara, una strada sterrata che costituiva
allora il confine orientale della città.
Quello che i tedeschi non sapevano era che i loro movimenti
erano stati segnalati ai carri Sherman, i quali si stavano
muovendo per intercettarli.
Il piano del tenente Cox era di avanzare verso la fabbrica di
mattoni, dove la colonna tedesca era stata avvistata la prima
volta, per cui egli attese che la fanteria del 133° Reggimento
si infiltrasse a copertura tra gli edifici, dopodiché diede
ordine ai suoi carri di avanzare lungo le vie parallele
dell’abitato.
Lo Sherman di Cox prese via Montanara, con l’equipaggio
inconsapevole di andare dritto contro il grosso della colonna
tedesca causa gli edifici che impedivano una visuale sufficiente
ad avvistare il nemico per tempo.
Lungo la sua marcia, il carro di Cox aveva lasciato via Manzoni
alla sua sinistra proprio qualche secondo prima che il Tigre 221
di Keitel affrontasse la curva su via Montanara… la stessa che
Cox stava percorrendo. Ad un tratto l’equipaggio dello Sherman
scorse un soldato tedesco che, rannicchiato in una buca, si
sporgeva ad intervalli e faceva dei segni a qualcuno (o a
qualcosa) che stava dietro la curva.
Gli americano non lo sapevano, ma il tedesco stava segnalando
all’equipaggio del Tigre l’arrivo del loro carro armato.
Appena il tedesco si sporse per l’ennesima volta, una raffica di
mitragliatrice partì dal carro americano, colpendolo allo
stomaco. Immediatamente dopo la lunga canna del cannone del
Tigre iniziò a sbucare dalla curva di via Montanara e in pochi
secondi i due carri si trovarono faccia a faccia alla distanza
di circa cento metri.
Entrambi fecero fuoco nello stesso momento.
Il proiettile del Tigre colpì il suolo vicinissimo lo Sherman,
mentre quello americano impattò la corazza del pesante carro
tedesco non provocando alcun danno se non una scalfittura nel
manto di zimmerit di cui era cosparso. Da un’analisi svolta
successivamente allo scontro, emerse che il Tigre, aspettandosi
di dover affrontare della fanteria, non aveva caricato nel
cannone un proiettile perforante, bensì uno esplosivo e che il
suo equipaggio, nella fretta di sparare al carro americano
improvvisamente paratosi di fronte, non provvide a sostituirlo
con uno adeguato.
Nei secondi immediatamente successivi, ambedue i mezzi corazzati
si persero di vista a causa della polvere generata dalle
esplosioni. L’equipaggio del Tigre inoltre si trovava
handicappato dal non essere ancora stato raggiunto dalla sua
fanteria di appoggio e non arrischiava a muoversi ulteriormente
ora che aveva preso contatto con il nemico.
Nel frattempo, il Tenente Cox aveva ordinato al suo pilota, il
sergente Raymond Holt, di indietreggiare dirigendosi verso
sinistra, manovrando poi attraverso un giardino per mettersi al
riparo del muro di una casa lì vicina.
In quella posizione, il muso dello Sherman era rivolto verso via
Trieste, mentre il retro era in direzione di via Montanara,
dov'era rimasto il Tiger. Cox allora ruotò la torretta
all'indietro e fermò il cannone a ore 5. La manovra del
comandante dello Sherman era frutto di un calcolo che poteva
rivelarsi al tempo stesso giusto o sbagliato: egli ipotizzava
infatti che il Tigre dopo lo scambio di colpi avrebbe proseguito
lungo il suo percorso principale, finendo col passare proprio
davanti al suo cannone.
Nel frattempo, alcuni degli altri carri di Cox erano giunti
nelle vicinanze e lui stesso potè vedere il comandante dello
Sherman n°13 fare fuoco con il suo mitragliatore Thompson sulla
fanteria nemica, nel frattempo sopraggiunta.
Cox mantenne la sua posizione, mentre il Tigre di Keitel
cannoneggiava le abitazioni adiacenti (in un’intervista
realizzata dopo la guerra ad uno dei membri del suo equipaggio,
emerse che i tedeschi del Tigre, accecati dalla polvere delle
rispettive esplosioni dopo il primo scambio di colpi, non
avevano visto lo Sherman arretrare verso la casa, quindi erano
convinti che il carro americano si trovasse alla loro sinistra,
anziché alla loro destra).
Finito di sparare, il mezzo tedesco riprese la sua avanzata
lungo via Montanara. Stando alle testimonianze, il panzer
avanzava lentamente. Erano le 20:45, l’azione era iniziata da
poco più di 15 minuti.
Il Tiger proseguì lentamente su via Montanara finendo con
l'incrociare la postazione dello Sherman di Cox, direttamente
davanti al cannone principale di quest'ultimo. Cox disse al suo
artigliere, il Caporale Jack Leech, di aspettare che il mezzo
tedesco fosse più vicino e quando il panzer mostrò completamente
il fianco sparò da distanza ravvicinata un proiettile perforante
(l’equipaggio dello Sherman stimò che il Tigre si trovasse a non
più di 30 metri di distanza).
Il colpo perforò gli 80mm di corazza laterale danneggiando il
serbatoio del carburante e provocando un principio di incendio
nel comparto motore. Subito dopo lo Sherman sparò un secondo
colpo al cingolo destro del carro tedesco, danneggiandolo
seriamente. Mentre l’incendio si estendeva velocemente,
l’equipaggio del Tigre trovò modo di uscire dal carro e di
rifugiarsi nel fosso adiacente via Montanara, dove fu tratto in
salvo dalla propria fanteria. Quattro dei cinque membri
risultavano feriti, di cui due in maniera seria.
L’incendio nel frattempo aveva raggiunto la riservette delle
munizioni, provocando una sorda esplosione che ruppe la parte
superiore della torretta del Tigre, in prossimità del posto
dell’Operatore Radio. Il calore generato fu così intenso da
fondere i meccanismi del pezzo da 88mm del panzer tedesco,
portandolo nella posizione di massimo rinculo.
Con la perdita del Tigre 221, il contrattacco tedesco si arrestò
e i due mezzi superstiti (l’altro Tigre e lo StuG) si ritirarono
abbandonando la scena.
L’altra Compagnia del 752° Battaglione Corazzato americano, la
“A”, fu meno fortunata nei combattimenti di Cecina, in quanto
perse 11 dei suoi 15 carri Sherman, pur non lamentando alcuna
perdita umana.
Il giorno dopo (2 luglio 1944) le ultime forze tedesche
abbandonavano la città.
Per le azioni a Cecina, il Tenente Cox ricevette la Stella
d’Argento e altre cinque decorazioni dello stesso tipo, più una
Bronze Star, furono consegnate per i fatti di quel giorno.
Una piantina della zona di Cecina dove avvenne lo scontro tra il
Tigre di Keitel e lo Sherman di Cox.
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