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LO STUKA

Lo Junkers Ju 87, detto anche Stuka (in tedesco Sturzkampfflugzeug, letteralmente "aereo da combattimento in picchiata"), rappresenta ancora oggi una delle icone più sfruttate per rappresentare la Seconda Guerra mondiale e, in particolar modo, il concetto di “aereo da appoggio al suolo”.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nelle ultime due foto: lo Ju 87C-1, versione imbarcata destinata all'utilizzo come dotazione della portaerei Graf Zeppelin.

Le ali erano ripiegabili e gli ingranaggi impermeabilizzati, ma la nave non fu completata e gli aerei furono riconvertiti allo standard Ju87B.

 

 

 

 

Pur essendo stato progettato nel lontano 1933 dall'azienda tedesca Junkers, lo Stuka restò in produzione per oltre nove anni, rimanendo per tutta la durata della guerra immutato nella struttura e nella configurazione di base, prova della validità complessiva della macchina. Ne furono costruiti più di 5.700 esemplari in una decina di versioni, che combatterono su tutti i fronti.

Impiegato principalmente dalla Luftwaffe oltre che dalle forze aeree delle potenze dell'Asse, lo Ju 87 fu uno dei più efficaci bombardieri in picchiata della seconda guerra mondiale e certamente il velivolo più propagandato di tutto in conflitto. Nonostante i suoi limiti, è considerato una pietra miliare nella storia dell'aviazione.

 

SVILUPPO

La Junkers iniziò la costruzione di tre prototipi dello Ju 87 nel 1934 e ironicamente, considerati gli eventi futuri, il primo Stuka era equipaggiato con un motore Rolls-Royce Kestrel da 640 hp (477 kW). Il secondo prototipo aveva un timone ridisegnato e un motore Junkers Jumo 210A da 610 hp (455 kW), e fu subito seguito da un terzo prototipo con ulteriori modifiche che fu sottoposto a prove di valutazione, nel 1936, insieme ad altri tre velivoli concorrenti: l'Arado Ar 81, l'Hamburger Ha 137 e l'Heinkel He 118. La Junkers e l'Heinkel ottennero una commessa di dieci aerei ciascuna, mentre gli altri due tipi vennero eliminati.

Il primo gruppo di Ju 87A-0 aveva un motore Jumo 210Ca da 640 hp (477 kW) e modifiche per facilitare la produzione. Il successivo modello Ju 87A-1 iniziò a sostituire il biplano Hs 123 nella primavera del 1937 e tre esemplari furono inviati in Spagna per essere testati in condizioni operative dalla Legione Condor nella guerra civile spagnola. Seguì lo Ju 87A-2, con un motore Jumo 210Da da 680 hp (507 kW) dotato di "superpotenza", ma questo modello restò in produzione e in servizio solo per sei mesi. Il settimo prototipo e la serie di pre-produzione dello Ju 87B-1, che ne derivò, erano largamente modificati, rispetto al disegno originale.

Il nuovo modello, denominato Ju 87B-1, aveva un motore notevolmente più potente, lo Jumo 211Da da 1200 hp (895 kW), e fusoliera e carrello completamente ridisegnati. La coda era stata ingrandita. Di nuovo provato in Spagna, il nuovo modello dimostrò la sua validità e la produzione venne aumentata, per la metà del 1939, a 60 apparecchi al mese. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, così, la Luftwaffe aveva in linea 336 Ju87B-1.

La produzione venne completamente effettuata dalla Junkers per un totale, come detto, di 5.700 esemplari.

 

IMPIEGO OPERATIVO

 

Nella Luftwaffe

Nel settembre del 1939, per la campagna di Polonia, la Luftwaffe schierò 219 Stuka che ebbero effetti stupefacenti nell'impiego e nel morale. La prima missione in assoluto fu eseguita da tre Ju 87B-1, decollati alle 4:26 del primo settembre per bombardare gli accessi ai ponti di Dirschau sulla Vistola. L'obiettivo erano i cavi collegati all'esplosivo con il quale i polacchi avevano minato i ponti. Gli Stuka attaccarono undici minuti prima del momento ufficiale del balzo in avanti tedesco, ed ottennero un completo successo, anche se i polacchi furono poi in grado di riparare i danni e a far saltare uno dei due ponti.

La lugubre sirena che annunciava la picchiata e i brillanti risultati ottenuti anche in Norvegia e durante la campagna di Francia ne fecero un aereo leggendario. Lo Ju 87 era effettivamente la dimostrazione pratica della Blitzkrieg su tre dimensioni, che si rifaceva alle teorie di Amedeo Mecozzi sulla strettissima cooperazione tra l'arma aerea e le forze terrestri. La combinazione di rumore e precisione degli Stuka terrorizzò i difensori francesi. I soldati uscivano barcollando dai pur sicuri rifugi, incapaci di continuare a sopportare le continue onde d'urto. Gli Stuka del Fliegerkorps VIII, in particolare, al comando del generale Wolfram von Richthofen, compirono otto o nove sortite al giorno, impegnando equipaggi e personale di terra al limite delle possibilità ma ottenendo un livello di distruzione che sorprese gli stessi comandi tedeschi. Dato però che i tedeschi non fornivano scorta ai loro bombardieri, se questi venivano sorpresi dalla caccia nemica, le perdite potevano essere molto pesanti. Vicino Sedan, il 12 maggio 1940, sei Curtiss Hawk francesi sorpresero una formazione di Ju 87 e ne abbatterono ben undici senza subire perdite.

Ben presto fu chiaro che i successi degli Stuka potevano essere ottenute solo in condizioni di supremazia aerea quasi assoluta. Nel corso della battaglia d'Inghilterra i reparti da bombardamento in picchiata vissero un momento di crisi profonda, subendo perdite pesantissime. In realtà lo Stuka era un aereo piuttosto vulnerabile, lento e poco manovrabile. Un confronto diretto, senza protezione adeguata, con i veloci caccia della RAF ne faceva una facilissima preda.

Per quanto gli Stuka avessero sofferto pesanti perdite per mano dell'aviazione militare inglese, la Luftwaffe non aveva rimpiazzi immediati e d'altra parte, in condizioni di supremazia aerea, lo Ju 87 rimaneva un'arma ancora valida nel tiro in picchiata, pertanto lo sviluppo della macchina continuò. Il motore fu potenziato e, probabilmente la modifica più apprezzata dai piloti tedeschi, la corazzatura fu rinforzata. Questo nuovo modello, lo Ju 87D, fu utilizzato in quantità sul fronte orientale e in Nord Africa, dove fu impiegato anche come traino per alianti.

Nel Mediterraneo gli Stuka si rivelarono efficaci contro il naviglio britannico. Lo stesso accadde nel 1941 con la conquista della Jugoslavia e della Grecia (dove si ripeterono le condizioni favorevoli della Polonia), e qualche mese più tardi durante l'invasione dell'Unione Sovietica.

Costantemente aggiornato (nelle varianti D e G, più potenti e variamente equipaggiate) lo Ju 87 rimase sempre un apparecchio valido, ma assolutamente incapace di difendersi adeguatamente dalla caccia avversaria. Era quindi un'arma ideale per una guerra aggressiva, che la Germania combatté fino a tutto il 1942. A partire dal 1943 gli Stuka furono però contrastati con sempre maggiore efficacia dai caccia dell'Armata Rossa, in continua evoluzione, durante le operazioni diurne; fu così sviluppata una versione per l'attacco notturno, ma alla fine, nonostante le perdite, la Luftwaffe fu costretta a far volare lo Ju 87 anche di giorno ed introdusse, nel 1942, la variante G-1, il cui armamento principale consisteva in una coppia di cannoni da 37 millimetri installati in carenature sotto l'ala. Nell'impiego operativo, accentrato in Unione Sovietica e sul fronte orientale, questi Stuka si rivelarono macchine micidiali. Quando i sovietici poterono disporre di un numero sufficiente di caccia per contrastarli la già scarsa maneggevolezza, ridotta ulteriormente dal peso dei cannoni, rese questi Stuka anticarro estremamente vulnerabili.

Nonostante i suoi limiti, lo Stuka continuò ad essere impiegato sino alla fine della guerra.

 

Nella Regia Aeronautica

Anche la Regia Aeronautica ebbe per un certo periodo in dotazione gli Stuka. Nei primi mesi del 1939 una commissione della Luftwaffe venne inviata a Guidonia per uno scambio di conoscenze e materiale. I piloti collaudatori tedeschi ebbero occasione di provare gli apparecchi italiani e gli italiani poterono provare in volo lo Stuka. In Italia la specialità del bombardamento in picchiata era scarsamente evoluta, per questo motivo il governo italiano inviò una richiesta al Ministero dell'Aeronautica tedesco per almeno un centinaio di Ju 87B2, il quale accettò di fornirli in due lotti da 50 apparecchi ciascuno.

I migliori piloti dell'aviazione da caccia furono mandati presso la "Stukaschule" al campo di Graz, in Austria, per essere addestrati alla difficile "specialità" del bombardamento in picchiata. Nell'estate del 1940 circa cento esemplari di Ju 87B-1 furono assegnati al 96º Gruppo Bombardamento a Tuffo. Soprannominato "Picchiatello", lo Ju 87 equipaggiò in seguito anche altri Gruppi, come il 97°, il 101° e il 102°.

I 50 Stuka del secondo lotto erano quasi tutti nella versione Ju 87R2 a grande autonomia, dotata anche di due serbatoi subalari da 300 litri. Questi aerei vennero inoltre ben presto aggiornati alla versione R5 con materiale di sopravvivenza nelle ali ed in cabina.

I "Picchiatelli" furono utilizzati contro Malta ed i convogli di navi alleate nel Mediterraneo, in Nord Africa (dove presero parte alla conquista di Tobruk), in Grecia e sui Balcani. Col protrarsi della guerra la Regia Aeronautica ricevette altri esemplari, complessivamente 159 apparecchi tra le versioni B2, R2-5, venendo utilizzati fino al 1942. e, poi nella versione D3 (più qualcuno residuo delle versioni precedenti) anche nel 1943, subendo perdite pesanti durante lo sbarco anglo-americano in Sicilia. Dopo l'8 settembre la maggior parte degli Junkers Ju 87 italiani rimase al Sud e servì con l'aeronautica cobelligerante, anche se non partecipò ad alcuna azione bellica. Molti piloti alleati fecero dei voli di prova sugli aerei italiani, oppure si addestrarono contro di loro in combattimenti simulati.

 

DESCRIZIONE TECNICA

Lo Stuka fu il bombardiere tattico di gran lunga più importante messo in campo dalla Luftwaffe. Era immediatamente riconoscibile per il suo carrello fisso e per la celebre ala a "gabbiano invertito", con le superfici mobili separate, secondo la tipica configurazione Junkers d'anteguerra.

A seguito di un incidente avvenuto in Spagna i progettisti decisero di dotate lo Stuka di un meccanismo di richiamo automatico che faceva uscire l'aereo dalla picchiata anche senza l'intervento del pilota. Un'intera formazione di Ju 87, in quell'occasione, aveva infatti effettuato la cabrata troppo tardi dopo il bombardamento e si era schiantata al suolo. Uno dei difetti operativi derivanti da un attacco in picchiata contro un obiettivo terrestre consisteva infatti nella violenta accelerazione verticale verso l'alto (fino e oltre 6 g) subita dal pilota durante la fase di cabrata che permetteva il disimpegno dell'aereo dopo lo sgancio della bomba. Tale accelerazione provocava un deflusso del sangue dal cervello alle estremità inferiori, quindi il pilota tendeva a svenire (per riduzione della quantità di sangue nel cervello) al culmine dello sforzo, generalmente coincidente con lo sgancio della bomba. I progettisti tedeschi ebbero però il merito di aver pensato anche a questa evenienza realizzando un sistema di richiamo automatico della barra, da attivarsi prima della picchiata, capace di riportare in quota l'aereo dopo l'attacco anche in caso di svenimento del pilota, che aveva tutto il tempo durante la risalita di riprendere i sensi e quindi il comando dello Stuka.

Vi era inoltre un dispositivo per il bombardamento in picchiata che includeva una forcella a cui veniva agganciata la bomba che, immediatamente prima dello sgancio. veniva allontanata dalla fusoliera.

Su suggerimento del Generaloberst (colonnello generale) Ernst Udet, capo del servizio tecnico della Luftwaffe (ma secondo altri l'idea fu dello stesso Adolf Hitler), sugli Stuka furono montate delle sirene azionate dal flusso dell'aria, chiamate "trombe di Gerico", il cui suono aveva effetti devastanti sul morale dei soldati nemici e della popolazione civile (l'idea fu ripresa da alcune unità dell'aviazione statunitense fino ai tempi della guerra in Corea).

Lo Stuka era amato dai suoi equipaggi per la robustezza e dai soldati della Wehrmacht per la sua grande precisione essendo capace di centrare con le sue bombe bersagli piccoli come un carro armato o una casamatta.

La differenza fra i bombardieri convenzionali ed i bombardieri in picchiata è che mentre i primi sganciano grappoli di bombe su un'area piuttosto vasta navigando in volo orizzontale, i secondi si dirigono verticalmente (in picchiata) verso l'obiettivo da colpire e giunti vicino ad esso sganciano una sola bomba, ottenendo così una precisione maggiore. L'attacco in picchiata si era già rivelato come l'ideale per colpire bersagli in movimento o di difficile inquadramento, come ponti, postazioni fortificate, carri armati o navi. Questa tecnica è stata molto usata negli scontri aeronavali durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

ARMAMENTO E VERSIONI

Lo Stuka era contraddistinto dalla caratteristica forme delle ali "a gabbiano rovesciato", o a "doppia V". L'armamento era composto da 3 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm (due fisse in caccia e una brandeggiabile per la difesa posteriore) e da varie combinazioni di bombe da 50, 250 o 500 kg.

Furono costruite le versioni B, C, D e G, con diversi tipi di armamento, cannoni da 20 mm serie D, cannoni da 37 mm - 50 mm serie G (caccia carri).

Ju 87B-1

Versione successiva ai primi esemplari della serie A, da cui differiva per il motore Jumo 211Da. L'installazione di questo motore comportò modifiche alla fusoliera e ai piani verticali di coda cosicché la linea aerodinamica complessiva del velivolo risultò meno filante rispetto a quella delle versioni precedente. Altro elemento ad essere ridisegnato era il carrello, a cui venne aggiunta la caratteristica protezione aerodinamica delle ruote. Il carico massimo di bombe era di 1.000 kg.

Ju 87B-2

Versione successiva alla Ju 87B-1, da cui differiva per una quantità di piccoli miglioramenti, fu costruita in diverse varianti, inclusa una dotata di sci e, all'opposto, di kit per operazioni nel deserto, denominata Ju 87B-2/Trop. L'Italia ricevette un certo numero di questa versione, soprannominata "Picchiatello". Altri esemplari furono forniti ad altri paesi alleati dell'Asse, incluse Bulgaria, Ungheria e Romania.

Ju 87C-1

Versione imbarcata destinata all'utilizzo come dotazione della portaerei Graf Zeppelin. Le ali erano ripiegabili e gli ingranaggi impermeabilizzati, ma la nave non fu completata e gli aerei furono riconvertiti allo standard Ju87B.

Ju 87D-1

Versione entrata in servizio nel 1942 dotata di un motore Jumo 211J con armamento aumentato a due mitragliatrici da 7,92 mm al posto di una. Il carico massimo di bombe era di 1.820 kg.

Ju 87D-7

Modello da assalto notturno, senza freni aerei, aveva tubi di scarico schermati, due cannoncini MG 151 da 20 mm ed equipaggiamento per il volo di notte.

Ju 87G-1

Questo modello era una conversione del Ju87D-5 per operazioni anticarro, con un cannone da 37 mm sotto ognuna delle ali.

Ju 87H

Versione da addestramento con doppi controlli prodotta utilizzando strutture dello Ju 87D.

Ju 87R

Versione antinave a lunga autonomia derivata dal Ju 87B. Furono prodotte diverse varianti, dal Ju 87R-1 al Ju 87R-4, con differenze di dettaglio, ma tutti con un comune armamento (una bomba da 250 kg) e serbatoi supplementari sganciabili.

 

IL PARERE DI UN PILOTA COLLAUDATORE BRITANNICO

Il Capt. Eric Brown, CBE, DSC, AFC, RN, Chief Naval Test Pilot and C.O. Captured Enemy Aircraft Flight, provò lo Stuka nel centro di ricerche del ministero della difesa britannica a RAE Farnborough. "Avevo un’alta opinione dello Stuka, perché avevo pilotato molti bombardieri in picchiata e lo Ju 87 era l’unico che poteva lanciarsi in picchiata verticale. A volte i piloti dei bombardieri in picchiata dichiarano di essere scesi in picchiate verticali. Spazzatura. La pendenza massima raggiunta dagli altri bombardieri in picchiata era nell’ordine dei 60 gradi. Ma quando scendevi in picchiata con lo Stuka, poiché era tutto automatico, scendevi davvero in verticale. Sentivi che stavi volando sul migliore di questi velivoli e che stavi scendendo proprio perpendicolarmente. Il Vengeance e il Dauntless erano entrambi molto validi, ma non potevi scendere a pendenze superiori ai 60 o 70 gradi. Lo Stuka apparteneva a una classe tutta sua.”

 

 

 

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