Alla
fine della guerra decine di migliaia di cosacchi che avevano
regolarmente combattuto nei ranghi della Wehrmacht, furono consegnati ai
sovietici in spregio alla convenzione di Ginevra che vieta che i
prigionieri vengano ceduti ad altri paesi. Tra questi soldati vi erano
anche coloro che non erano mai stati cittadini sovietici ma che, a
seguito della rivoluzione bolscevica, avevano dovuto abbandonare la
Russia, avendo combattuto durante la rivoluzione dalla parte dello zar e
dei bianchi. Costoro da quel momento avevano sempre vissuto in paesi
occidentali ottenendo colà la cittadinanza. Per queste persone
combattere il governo sovietico e quindi essere alleati dei tedeschi non
era un tradimento della madrepatria, ma una continuazione della lotta
tra bianchi e bolscevichi che tra il 1918 e il 1920 aveva divampato in
Russia.
Quando
il 22 giugno del 1941 la Germania attaccò l' Unione sovietica, per
decine di migliaia di Cosacchi si presentò l' occasione di riprendere, a
fianco della Germania, quella che per loro era una guerra di liberazione
contro i bolscevichi. Appena dopo l'inizio del conflitto vi erano già
20 mila tra monarchici dell' emigrazione bianca e cosacchi inquadrati
nella Wehrmacht.
Nel 1942
alcune unità furono autorizzate ad avere proprie insegne, il primo
reggimento cosacco fu agli ordini dell' ex maggiore dell' Armata Rossa
Ivan Nikitovic Kononov, iscritto al partito sovietico dal 1927,
insignito dell' ordine della Bandiera Rossa, ma figlio di un capitano
dei cosacchi del Don dell' esercito zarista, che era stato fucilato dai
bolscevichi nel 1918.
Kononov
nell' agosto del 1941 mentre copriva la ritirata dell' Armata Rossa,
passò con tutta la sua unità (il 436° reggimento di fucilieri della 155ª
divisione di fanteria) dalla parte dei tedeschi. Il comando germanico
permise a Kononov di comandare un reparto cosacco e di reclutare truppe
tra i prigionieri di guerra e tra i disertori dell' esercito sovietico
nel nome della rivolta contro i bolscevichi. Nel campo di prigionia di
Mogilev in Bielorussia, nei campi di Bobruisk, Orsha, Smolensk, Propoisk
e Gomel l' alto ufficiale cosacco ricevette migliaia di adesioni tanto
che solo una parte dei volontari fu effettivamente subito arruolata.
Il 19
settembre 1941 il nuovo regimento cosacco contava 77 ufficiali e 1799
soldati di cui per il momento circa il 60% erano cosacchi (quasi tutti
del Don) e gli altri provenivano da altre nazionalità dell' Unione
Sovietica. L' unità dapprima battezzata 120° reggimento di cosacchi del
Don, quindi 600° Battaglione Cosacchi, infine 17° Battaglione corazzato
cosacco fu inquadrato nella III Armata tedesca e fu assiduamente
impegnato nelle operazioni militari.
L'unità
era caratterizzata da un forte spirito anticomunista, effettuò numerosi
raids anche nelle retrovie dell' armata sovietica ed in un'occasione in
vicinanza di Velikyie Luki (nord-ovest della Russia) 120 uomini di
Kononov operando in territorio nemico fecero prigionieri tutti i
componenti di un tribunale militare sovietico insieme con le loro
guardie e liberarono i 41 soldati che stavano per essere messi a morte.
Ovviamente l'unità di Kononov si distinse anche nella guerra di
propaganda e nel distribuire proclami e volantini al di là delle linee
nemiche La propaganda era sopratutto basata sulla promessa che la caduta
del regime bolscevico avrebbe portato all' abolizione del collettivismo
e alla reintroduzione di varie libertà personali.
Ai
volontari cosacchi che affluivano numerosi per combattere i sovietici,
si unirono, o diedero il loro appoggio politico e morale, celebri
anziani ufficiali cosacchi zarista (la gran parte rifugiati nei paesi
occidentali) quali Nikolai Lazarevitch Kulakov, l'anziano capo cosacco
che tutti fino a quel momento avevano creduto morto nel 1920 durante la
lotta contro i bolscevichi, e i generali cosacchi Krasnov, Shkuro e
Naumenko.
Dalla
parte dell' Asse passò anche il leader (Atamano) dei cosacchi del Don
Sergei Vassilevic Pavlov, il quale assunse l' autorità amministrativa
sul territorio cosacco e si insediò nella vecchia residenza degli
Atamani dei tempi dello zar nella città di Novoczerkassk lungo il basso
corso del Don (poco a nord-est di Rostov).
Verso la
fine del 1942 Pavlov era a capo di una assemblea regionale cosacca (krug)
che contava 200 rappresentanti del popolo cosacco. Poiché un numero
sempre maggiore di volontari andava ad ingrossare il corpo cosacco, il
comando germanico affidò al generale von Pannwitz il compito di
organizzarlo su base più ampia; da quel momento i destini del tedesco
generale von Pannwitz e dei suoi cosacchi furono indissolubilmente
legati fino al tragico finale.
Per
ordine di von Pannwitz vengono conservate importanti caratteristiche
cosacche nelle uniformi e nei distintivi, anche la lingua parlata è il
russo oppure spesso (essendoci comunque una percentuale di ufficiali
tedeschi) gli ordini vengono impartiti in una sorta di lingua mista
composta con parole tedesche e russe. Nel 1943 nasceva la prima
divisione cosacca.
L'effettivo controllo dei cosacchi sulla loro terra liberata durò pochi
mesi; dopo la sconfitta di Stalingrado la Wehrmacht iniziò la lenta
ritirata verso ovest: i soldati cosacchi seguirono la ritirata dell'
esercito tedesco con al seguito tutti i loro cari per evitare le sicure
rappresaglie dei bolscevichi. Quando dopo l' estate del 1943 l' esercito
tedesco, sotto la pressione sovietica, iniziò a ritirarsi dal
territorio cosacco, quasi cinque milioni di russi antisovietici si
mossero verso occidente per sfuggire al totalitarismo comunista o
perché, in qualche modo, legati ai tedeschi.
Nell'
autunno del 1943 la divisione cosacca viene spedita in Jugoslavia a
combattere la guerra contro i partigiani titini. I cosacchi si
distinguono nel tenere sgombro il territorio dalle infiltrazioni
partigiane collaborando con Ustascia e Cetnici. Nel giugno del 1944 la
divisione viene elevata al rango di corpo d' armata (XV corpo d' armata
cosacco) e viene impiegato nel quadro delle Waffen SS di cui però non
farà mai formalmente parte mantenendo tutte le sue peculiarità. Il XV
corpo d' armata cosacco giungerà a contare 50.000 uomini, in totale,
comprese altre formazioni, i cosacchi che operarono nella wehrmacht
furono circa 250.000.
Nel
luglio del 1944 Pannwitz riesce ad ottenere, per i cosacchi, la
possibilità di essere decorati con la croce di ferro, cosa
originariamente non prevista per i volontari ex-sovietici.
Nel
frattempo, allontanandosi la possibilità di ritornare in tempi brevi
nella terra madre, si fa largo l' esigenza di trovare una nuova patria
per i cosacchi e per le loro famiglie.
i
cosacchi riuscirono ad ottenere dai tedeschi la concessione per occupare
un'area dove creare uno stato cosacco. Quell'area si trovava in Italia,
corrispondente alla Carnia, in Friuli, ribattezzata "Kosakenland".
Il 1945
vede i cosacchi impegnati in battaglie di retroguardia, sotto la
pressione sia dell’Armata Rossa che, soprattutto, dell’Armata Popolare
Yugoslava del Maresciallo Tito. I cosacchi ripiegano in Friuli, in
Carnia dove già nell' autunno 1944 avevano preso posizione alcuni
reparti in funzione antipartigiana.
Da
ottobre a dicembre i reparti cosacchi e caucasici liberarono le valli
dai partigiani e occuparono le vallate praticamente fino agli ultimi
giorni di guerra. Come sempre assieme alle truppe cosacche si muovevano
anche le loro famiglie. In tutto circa 40.000 persone si stanziarono in
Carnia. Nella tarda primavera del 1945 sotto la spinta dell' offensiva
angloamericana, i cosacchi sono costretti ad abbandonare questi
territori ed a muovere verso nord, verso l' Austria anche al fine di
operare un congiungimento con le truppe russe anticomuniste del generale
Vlasov.
Il 3
maggio le truppe arrivano in Austria; sostano a Peggetz, tra
Oberdrauburg e Lienz. E' Pasqua ed i cosacchi festeggiano. Gli
ufficiali si rendono ben conto che la guerra è finita.
Una
delegazione composta da alcuni ufficiali (il generale Vasiliev ed il
tenente Nikolai Krasnov, nipote del generale Krasnov) contatta gli
inglesi per trattare la resa. Inizialmente i cosacchi si fidano degli
inglesi, 25 anni prima il generale Krasnov si era anche guadagnato la
Military Cross combattendo contro i bolscevichi al fianco del generale
Alexander. a sua volta Alexander si fregiava dell' Ordine Imperiale
Russo.
Era
evidente che per queste persone era incredibile che i britannici
potessero essere alleati dei sovietici. Gli inglesi intanto prendevano
tempo perchè non avevano in zona truppe sufficenti per minacciare e
costringere con la forza le divisioni cosacche ad arrendersi. Il
generale Krasnov scrive una lettera per il suo vecchio amico Alexander.
Non riceve risposta alcuna. Con ogni probabilità la lettera non fu
nemmeno recapitata.
L' unica
condizione che i cosacchi esigevano è che fosse loro garantito che non
sarebbero stati rimpatriati. L' ufficiale di collegamento che si
occupava dei rapporti con i cosacchi, il mite maggiore Davies all'
inizio non capiva perchè questi rifiutassero di arrendersi finchè non
avessero ricevuto l' assicurazione richiesta, finchè un giorno una
anziana donna non gli mostrò ambo le mani da cui tutte le unghie erano
state strappate via, allora capì perchè i cosacchi accettassero di
andare da qualunque parte eccetto che in Russia.
Ancora
di più i cosacchi acquartierati a Lienz, si preoccuparono quando i
britannici confiscarono i loro cavalli. A seguito delle loro proteste i
britannici risposero che non c' erano cavalli cosacchi in quanto i
cosacchi erano prigionieri. Era la prima volta che gli inglesi si
riferivano a loro come a dei prigionieri.
Il 27
maggio il maggiore Davies comunicò alle truppe cosacche che avrebbero
dovuto consegnare tutte le armi per mezzogiorno.
Quella
mattina il generale britannico Musson aveva dato delle istruzioni alle
truppe: "Mi rendo conto che abbiamo a che fare con persone che
parlano una lingua diversa dalla nostra e che ci sono donne e bambini...
se diventerà necessario far fuoco su di loro, voi lo farete e
considererete questa come un' operazione di guerra..."
Il
giorno dopo ai cosacchi fu comunicato che gli ufficiali dovevano
partecipare ad una "conferenza" per parlare del loro futuro, i cosacchi
divennero sospettosi, alcuni non salirono sui camion che erano venuti a
prelevarli. Il corpo ufficiali presenti a Lienz era composto da 35
generali, 167 colonnelli, 283 tenenti-colonnello, 375 capitani, 1,752
ufficiali subalterni, 136 funzionari militari e dottori, 2 comandanti di
banda musicale, 2 fotografi, 2 interpreti. In tutto 2,756 persone; di
questi, 2201 salirono sui camion inviati dai britannici, gli altri si
rifiutarono.
Quando
arrivarono al luogo indicato non trovarono nessuna "conferenza" ma il
generale britannico Musson che li informò che aveva ricevuto l' ordine
di consegnarli ai sovietici. Durante il trasferimento, 55 ufficiali
cosacchi si suicidarono, 2,146 furono effettivamente consegnati all' NKVD.
Tra di loro c'erano 1,856 ufficiali Cosacchi, 176 Russi, 63 Ukraini, 31
Caucasici, e un manipolo di altre nazioni.
Questo
il destino loro toccato: 12 generali furono spediti a Mosca; 120
ufficiali furono uccisi lungo la strada per Vienna dai soldati sovietici
che sorvegliavano il convoglio; 1,030 ufficiali morirono durante gli
interrogatori condotti dall' NKVD; 983 ufficiali "sopravvissero"
per essere mandati a lavorare nelle miniere negli Urali dove furono
privati del diritto a risalire in superficie.
Una
volta eliminati gli ufficiali i britannici ebbero buon gioco a
consegnare con la forza soldati e civili ai sovietici.
Il 1°
giugno, circa 25000 persone furono consegnate ai sovietici dal campo dei
cosacchi presso Linz, dove erano acquartierate circa 32000 persone, la
maggior parte dei quali anziani, donne e bambini che erano di fatto dei
rifugiati. In seguito missioni militari sovietiche fecero improvvisi
raids in campi di prigionia nelle zone americana e britannica prelevando
molte altre persone con la forza. In tutto si stima che oltre 150.000
cosacchi furono consegnati all' URSS.
Un
analogo trattamento, effettuato in spregio alla convenzione di Ginevra
ed al diritto internazionale (che non rispondeva nemmeno ad alcun
accordo tra le potenze vincitrici), fu quello riservato agli
anticomunisti slavi meridionali cioè croati, sloveni, serbi e
montenegrini che furono consegnati a Tito il quale evidentemente, non
aveva alcun diritto rispetto queste persone.
Questa
operazione venne compiuta segretamente, illegittimamente e
ingiustificatamente e venne attuata senza lasciare nulla di scritto. Il
conte Nikolai D. Tolstoy, inglese figlio di emigrati russi, qualche
anno fa effettuò lunghe ed accurate ricerche per scoprire gli artefici
di questo complotto. Tolstoy alla fine delle sue lunghe ricerche giunse
alla conclusione che Harold Macmillan (che in seguito fu primo ministro
inglese dal 1957 al 1963) aveva architettato l'intera vicenda.
Fra il
17 e il 31 maggio, circa 30-35 mila persone fra sloveni, croati, serbi e
montenegrini vennero consegnati agli uomini di Josip Broz detto Tito.
Finirono tutti infoibati.
Fra gli
ufficiali troverà la morte anche il generale von Pannwitz, che vuole
condividere il destino dei suoi uomini e degli altri ufficiali superiori
cosacchi, mentre gli sarebbe stato facile sfuggire tale sorte
dichiarandosi tedesco e così restare con gli Alleati e godere del
trattamento riservato dalla Convenzione di Ginevra ai prigionieri di
guerra.
La
stampa sovietica (Prava, Izvestia, ecc.) annuncia processo ed esecuzione
degli ufficiali cosacchi il 17 gennaio 1947, anno che è assunto come
quello della loro morte.
Il
rimpatrio forzato delle truppe antisovietiche in Russia è stato definito
l' olocausto di due milioni di persone.
L'
ARMATA DEL GENERALE VLASOV
I
cosacchi, come abbiamo visto, non erano stati gli unici a combattere
sotto le insegne tedesche contro i sovietici: praticamente ognuno dei
popoli assoggettati all' Unione Sovietica fornì volontari per la
Wehrmacht. I tedeschi riunivano i soldati provenienti dallo stesso paese
in unità omogenee, vi furono così unità composte da georgiani, armeni,
azerbaigiani, osseti, tartari, russi ed altri. (in coda a questa
stessa pagina sono riportati i links ad alcuni filmati riguardanti varie
unità di volontari stranieri che combatterono a fianco della Germania.
Piuttosto nota e parallela a quella dei cosacchi, è la vicenda dei
volontari anticomunisti russi che combatterono a fianco dei tedeschi
sotto la guida del generale ex sovietico Andrej Andreevic Vlasov nell'
Esercito Russo di Liberazione (R.O.A. ovvero Russkaya Osvoboditelnaya
Armiya).
Il
generale Vlasov, fedelissimo dello stalinismo combattè con onore nella
difesa di Mosca del 1941 e nella difesa di Kiev e fu decorato più volte,
nell' estate del 1942 ebbe l' incarico di rompere l' assedio di
Leningrado. La missione fallì e segnò profondamente l' animo di Vlasov.
Piuttosto che abbandonare i suoi uomini Vlasov si dette alla macchia nel
territorio controllato dai tedeschi che però lo catturarono. In
prigionia Vlasov fu contattato dal capitano Wilfried Strik-Strikfeldt,
un baltico ex combattente per i bianchi durante la rivoluzione
sovietica; Strik-Strikfeldt lo persuase a metter su un' armata
anticomunista russa per combattere a fianco dei tedeschi. Assieme al
tenente colonnello Vladimir Boyarsky , Vlasov scrisse una nota, poco
dopo la sua cattura, ai capi militari tedeschi suggerendo una
cooperazione tra i russi anti-sovietici e l' esercito tedesco. Insieme
con altri generali ufficiali e soldati ex sovietici, Vlasov si poneva
l'obiettivo di abbattere il regime stalinista e di creare uno stato
russo indipendente. Molti prigionieri di guerra. si dichiararono
interessati a far parte di questo esercito di liberazione.
Nella
primavera del 1943, Vlasov scrisse un proclama anti-Bolscevico noto come
il "Manifesto di Smolensk" che, in milioni di copie, fu scaricato
dall' aviazione sopra le postazioni sovietiche. Come diretta conseguenza
migliaia di soldati russi disertarono.
I 13
punti del "Manifesto" promettevano una Russia unita, dove sarebbe stata
abolita la collettivizzazione delle campagne, sarebbe stata distribuita
la terra ai braccianti, reintrodotta la proprietà privata e di
commercio, assicurate le libertà personali e di fede, espressione,
stampa, la gente avrebbe potuto scegliere il proprio lavoro.
Inoltre
il manifesto proclamava che tutte le nazionalità di cui si componeva l'
Unione Sovietica avrebbero partecipato con eguale dignità alla
costruzione del nuovo stato. Al "Manifesto di Smolensk" era inoltre
aggiunta una dichiarazione tedesca che recitava: "La Germania, guidata
da Adolf Hitler persegue lo scopo di creare un nuovo ordine in un'
Europa senza Bolscevismo e Capitalismo"
L'
arruolamento di volontari russi nei ranghi germanici e la creazione di
unità con forte presenza di volontari ex sovietici era incoraggiata
dai comandi militari tedeschi che vedevano in questa operazione un mezzo
per cercare di riguadagnare l' iniziativa sul fronte est.
Alla
fine del 1943 si calcola che già ben 427.000 soldati ex sovietici
militassero in varie unità tedesche: nell' aprile del 1943 era stata
creata la prima divisione SS non tedesca, la Divisione Waffen SS di
Granatieri Ucraini detta "Galizien" dal nome della regione compresa tra
Polonia ed Ucraina che fu, tra l' altro, una delle province dell' impero
asburgico.
La
visione del generale Vlasov era tuttavia differente: egli aspirava a
riunire tutti i volontari ex-sovietici in un vero e proprio esercito di
liberazione che operasse al fianco dei tedeschi, con autonomi comandi
intermedi, nonchè insegne e reclutamento propri e distinti.
A tale
scopo i tedeschi crearono un organismo apposito il KONR (Comitato per la
Liberazione dei Popoli di Russia) a capo del quale era il generale
Vlasov, tuttavia molti dei volontari che erano disposti a combattere i
sovietici provenivano da popoli che erano stati assoggettati dai Russi e
quindi erano anche storicamente anti-russi ed aspiravano all'
indipendenza da Mosca. Come conseguenza non ci fu reale collaborazione
ad esempio tra i volontari ucraini, ruteni oppure tra le unità
georgiane e l' esercito russo di liberazione di Vlasov, un tardivo
riavvicinamento fu tentato negli ultimi giorni di guerra con il corpo d'
armata cosacco. Come conseguenza benché centinaia di migliaia di
cittadini ex sovietici combattessero in varie unità dell' esercito
germanico, il ROA come entità autonoma vide ufficialmente la luce
piuttosto tardi nell' autunno del 1944.
Nell'
estate del 1944 ci fu un incontro tra Himmler ed il generale Vlasov in
cui Himmler promise finalmente un appoggio pieno alla creazione dell'
esercito di liberazione russo, d' altra parte Vlasov prometteva di
riconoscere ai vari popoli della Unione Sovietica il diritto all'
autodeterminazione.
La
nascita ufficiale del ROA porta alla stesura di un nuovo documento
firmato da tutti gli esponenti della resistenza antisovietica (anche se
ancora in stragrande maggioranza di nazionalità russa) riuniti nel
citato KORN e noto come il "Manifesto di Praga". Nel documento vengono
ripresi i temi del precedente proclama di Smolensk, ma viene posto
anche l' accento sulla parità e l' autodeterminazione dei popoli della
Russia e dell' Unione Sovietica.
Il
"Manifesto" ha un immediato impatto sul popolo russo, migliaia di
volontari accorrono sotto le bandiere di Vlasov, Hitler da ordine di
approntare 10 divisioni. Un intero squadrone dell' aviazione sovietica
atterrò dietro le linee tedesche passando dalla parte di Vlasov, in un
solo giorno, il 20 novembre furono ricevute 60.000 adesioni.
E'
rimarchevole come benché nel tardo autunno e nell' inverno 1944-1945
fosse ormai evidente a tutti che la Germania non potesse vincere la
guerra, pure l' odio contro Stalin ed il regime fece sì che decine di
migliaia di volontari aderissero ad una guerra con ogni probabilità già
perduta.
In La
"questione russa" alla fine del secolo XX, Aleksandr Isaevic Solzenicyn
afferma essere "Indicativo che finanche negli ultimi mesi (inverno
1944-45), quando per tutti era ormai evidente che Hitler aveva perduto
la guerra, ebbene proprio in quei mesi molte decine di migliaia di russi
che si trovavano all'estero presentassero domanda per arruolarsi
nell'Esercito russo di liberazione (Roa) - ecco qual era la voce del
popolo russo. E sebbene non soltanto gli ideologi bolscevichi (insieme
con i timidi intellettualoidi sovietici), ma anche l'Occidente (incapace
di immaginare che i russi potessero avere un loro proprio obiettivo
nella guerra di liberazione) abbiano ricoperto di sputi la storia
dell'Esercito russo di liberazione, quest'ultimo entrerà comunque nella
storia del Paese [...], e ne rappresenterà una pagina significativa e
coraggiosa".
Poichè
molti dei volontari lavoravano già come manodopera straniera nell'
economia bellica tedesca che non poteva permettersi una simile emorragia
di personale, alla fine le divisioni furono ridotte a cinque di cui poi
solo due e mezzo divennero operative con una forza totale di 50.000
uomini. Le due divisioni KONR, ebbero rispettivamente i nomi di 600ª
Divisione Panzer-Granadieren sotto il comando del generale Sergei
Kuzmich Bunyachenko e 650ª sotto il comando del generale G. A. Zveryev.
In marzo
e aprile la 600ª combattè contro i sovietici sul fronte dell' Oder, ove
subì pesanti perdite; verso la fine di aprile la divisione si spostò
verso il confine ceco, mentre Hitler moriva nella cancelleria a Berlino
e tutto attorno il Reich collassava. Vlasov tentò di contattare gli
angloamericani per arrendersi ad essi e per negoziare che non sarebbero
stati costretti a rimpatriare.
Nel
frattempo i cosacchi di von Pannwitz avevano abbandonato il Friuli e
marciavano verso nord per congiungersi alle truppe di Vlasov. Alla fine
sembrò che la 600ma potesse attendere a Praga l' arrivo degli americani
ed i russi antisovietici furono anche contattati dalla resistenza ceca
che combatteva contro i tedeschi: i cechi offrirono asilo agli uomini
del ROA se questi gli avessero consegnato la città.
La
divisione russa si portò a Praga e consegnò la città agli insorti,
sperando in tal modo di guadagnare la riconoscenza ed il promesso
appoggio della resistenza ceca e poter lì attendere l' arrivo degli
occidentali. Nulla di ciò accadde: i comunisti largamente presenti nella
resistenza ceca, una volta ottenuta la città, si dimostrarono loro
ostili ed inoltre Vlasov venne a sapere che gli occidentali avevano già
pattuito con Stalin che Praga avrebbe dovuto essere conquistata dai
sovietici. ciò che rimaneva del ROA fu di nuovo costretto a ritirarsi
verso occidente per sfuggire all' avanzata dell' Armata Rossa.
Presso
il villaggio di Schluesselburg il ROA raggiunse le linee della Settima
Armata USA. Il generale Bunyachenko implorò gli americani di accettare
la loro resa. Gli risposero che quella era zona che negli accordi tra i
vincitori doveva passare sotto controllo russo e quindi non potevano
farli prigionieri. I russi anticomunisti tentarono a piccoli gruppi di
ripiegare ancora più ad occidente, ma furono rggiunti dai sovietici.
Molti che erano riusciti ad arrendersi alle truppe occidentali furono
immediatamente consegnati ai sovietici. Il 12 maggio, in Boemia, i
sovietici catturano Vlasov. Circa 17.000 russi del ROA furono
rimpatriati a forza verso la Russia, la gran parte nemmeno vi giunse in
quanto furono passati per le armi dai sovietici, qualcuno finì i suoi
giorni nei gulag.
Vlasov e
gli alti comandi del ROA furono processati ed impiccati a Mosca il 1°
agosto 1946. |