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Operazione Valchiria

Il 20 luglio 1944 una congiura da parte di alcuni ufficiali della Wehrmacht pone in essere l'atto che poteva dare la svolta alla Seconda Guerra mondiale.

 

   

 

 

Claus Schenk von Stauffenberg, esecutore materiale dell'attentato del 20 luglio 1944

 

Il generale Ludwig Beck, uno tra i principali oppositori in ambito militare di Adolf Hitler e del regime nazista

 

Von Stauffenberg prima dell'attentato

 

Il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg (a sinistra), durante l'incontro con Adolf Hitler alla Wolfsschanze, il 15 luglio 1944, alla sinistra del Führer il feldmaresciallo Wilhelm Keitel e, di spalle, il generale Karl-Heinrich Bodenschatz

 

Il feldmaresciallo Erwin von Witzleben, al centro tra Adolf Hitler eJosef Dietrich, alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Berlino del 1936

 

Henning von Tresckow

 

Carl Friedrich Goerdeler avrebbe dovuto ricoprire nel nuovo Governo la carica di Cancelliere del Reich

 

Wolf-Heinrich von Helldorf, alla sinistra di Heinrich Himmler, capo della polizia di Berlino; garantì la collaborazione delle forze dell'ordine della capitale durante il colpo di Stato

 

Il generale Friedrich Fromm (quarto da sinistra), comandante dell'esercito territoriale

 

Una pianta della "Tana del Lupo"

 

Nina, moglie di von Stauffenberg, conosciuta nel 1930 e sposata il 26 settembre 1933 a Bamberg

 

Otto Remer, comandante del Battaglione di Guardia a Berlino.

 

Remer (a sinistra) qualche anno fa

 

La baracca dove avvenne l'attentato nel corso del sopralluogo da parte dei vertici del regime nazista (si riconosce Goering)

 

Hitler mostra gli effetti dell'attentato a Mussolini.

 

Un soldato di guarnigione alla Wolfschanzee mostra i pantaloni indossati da una delle vittime (inizialmente si disse che questi appartenessero al Fuhrer, ma la taglia è chiaramente troppo grande per essere quelli di Adolf Hitler)

 

 

La disposizione intorno al tavolo dell'attentato al momento dell'esplosione della bomba. Hitler è identificato con il pallino blu; la bomba con il piccolo quadrato giallo. I pallini rossi identificano le persone che perirono nell'esplosione o successivamente a causa di essa

 

Militari della Wehrmacht e SS all'interno del cortile del Bendlerblock, dove vennero fucilati alcuni dei cospiratori, tra cui von Stauffenberg.

 

Una fase del processo agli ideatori dell'attentato a Hitler, presieduto dallo spietato giudice Roland Freisler. Tutti gli imputati furono condannati a morte.

 

Carl Friedrich Goerdeler durante un momento del processo

 

 

 

La stanza delle esecuzioni dell'ex carcere di Plötzensee, dove molti dei condannati furono impiccati. Oggi vi è un memoriale.

 

La locandina del film "Operazione Valkiria", girato nel 2008 e dedicato alla vicenda storica dell'attentato a Adolf Hitler. Tra i protagonisti, Tom Cruise nella parte di Von Stauffenberg.

 

Tom Cruise nei panni di Claus von Stauffenberg ne "Operazione Valkiria"

L'attentato del 20 luglio 1944 fu il tentativo, organizzato da alcuni politici e militari tedeschi della Wehrmacht e materialmente realizzato dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, di assassinare Adolf Hitler, ed ebbe luogo all'interno della Wolfsschanze, il quartier generale del Führer sito a Rastenburg, nella Prussia Orientale.

Lo scopo fu quello di abbattere il regime nazista, instaurando in Germania una nuova forma di governo, e di porre termine alla seconda guerra mondiale. L'attentato fu pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano Walküre (valchiria), ossia la mobilitazione della milizia territoriale, opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg. L'esplosione dell'ordigno uccise quattro ufficiali, ma Hitler subì solo lievi ferite; la sua sopravvivenza ed il conseguente fallimento del colpo di Stato portarono all'arresto di circa 5.000 persone, molte delle quali furono successivamente giustiziate.

I primi significativi dissensi al regime hitleriano in ambito militare, che si andarono ad affiancare ad altri di tipo religioso (il cardinale Clemens August von Galen ed il vescovo Theophil Wurm protestarono contro l'attuazione del cosiddetto programma eutanasia) e civile (in particolare, gruppi organizzati come l'Orchestra Rossa e la Rosa Bianca), iniziarono sommessamente a manifestarsi nel 1938, quando gruppi dell'Abwehr e dello Heer cominciarono a pianificare un rovesciamento del regime di Hitler; i primi che ipotizzarono una rivolta furono il generale Hans Oster, il generale Ludwig Beck ed il feldmaresciallo Erwin von Witzleben, stabilendo in seguito dei contatti con numerose autorità civili, come Carl Goerdeler e Helmuth James Graf von Moltke.

I militari, parzialmente soggetti al controllo della Gestapo o all'influenza del partito nazista, avevano espresso notevoli critiche al regime, in particolare durante gli avvenimenti svoltisi tra il 1933 ed il 1938, quando i più alti membri delle gerarchie dell'esercito erano entrati in contrasto con Hitler: il generale Beck rassegnò le dimissioni, ipotizzando già un possibile rovesciamento del regime di Hitler, mentre altri importanti personaggi compirono lo stesso gesto, a seguito sia dell'Anschluss, ossia l'annessione dell'Austria alla Germania, sia dello scandalo Fritsch-Blomberg, che provocò l'allontanamento del generale Werner von Fritsch e del feldmaresciallo von Blomberg.

L'opposizione in ambito militare crebbe mano a mano che le sorti del conflitto volgevano a sfavore della Germania, allo scopo di favorire una pace separata con gli Alleati ed evitare così una possibile distruzione del paese; queste idee non si manifestarono mai apertamente, rimanendo sommerse nello scontento degli alti ufficiali, che, in virtù del giuramento di fedeltà prestato, non poteva sfociare in aperta ribellione, consentendo un'azione diretta da parte delle forze armate. Alcuni piani per un rovesciamento del regime e per impedire a Hitler di provocare una nuova guerra mondiale vennero sviluppati nel 1938 e 1939, ma non vennero portati a termine a causa dell'indecisione dei generali dell'esercito Franz Halder e Walther von Brauchitsch e del fallimento delle potenze occidentali nel contrasto alle aggressioni del Führer fino al 1939.

Nel 1942, anche a seguito dei primi insuccessi della Wehrmacht, il colonnello Henning von Tresckow, membro dello Stato Maggiore del feldmaresciallo Fedor von Bock, formò un nuovo gruppo di cospiratori, che divenne presto il centro nevralgico della resistenza armata; tuttavia la notevole protezione di cui godeva Hitler rappresentava un notevole problema per la progettazione e l'attuazione di un attentato. Nel 1942 l'adesione del generale Friedrich Olbricht, capo del quartier generale dell'ufficio dell'esercito, che controllava un sistema indipendente di comunicazione delle unità di riserva in tutta la Germania, nel gruppo di resistenza di Tresckow, gettò le basi per l'attuazione di un colpo di Stato.

Tra il 1942 e il 1943, Tresckow, all'epoca capo di stato maggiore dell'Heeresgruppe Mitte, aveva partecipato a tre infruttuosi tentativi: il primo, avvenuto il 17 febbraio a Zaporižžja nel quartier generale dell'Heeresgruppe Süd, ma non realmente concretizzatosi a causa dell'opposizione del feldmaresciallo Erich von Manstein, il secondo, avvenuto il 13 marzo a Smolensk, durante la visita di Hitler allo stato maggiore dell'Heeresgruppe Mitte, quando il colonnello Fabian von Schlabrendorff consegnò ad un ufficiale dello stato maggiore che viaggiava in aereo con il Führer un pacchetto, ufficialmente contenente alcoolici, provvisto invece di due piccole cariche esplosive, sufficienti per fare precipitare l'aereo, che tuttavia non esplosero. Il terzo tentativo ebbe luogo il 21 marzo a Berlino, quando al colonnello Rudolf Christoph Freiherr von Gersdorff fu dato incarico di accompagnare Hitler ad una mostra di materiale bellico catturato al nemico; Tresckow chiese a von Gersdorff se fosse disponibile a sacrificarsi facendosi saltare in aria mentre si trovava accanto a lui ma, dopo averne ricevuto l'assenso, la visita del Führer si svolse così rapidamente da non permettere il tempo di azionamento delle spolette, costringendo von Gersdorff ad uscire per disinnescarle.

 

LA PIANIFICAZIONE DELL'ATTENTATO

Nell'agosto 1943, Tresckow incontrò per la prima volta un giovane ufficiale, il tenente colonnello Claus Schenk von Stauffenberg; questi era stato gravemente ferito in Tunisia, perdendo la mano destra, due dita della mano sinistra e l'occhio destro. Il conte von Stauffenberg era un politico conservatore e nazionalista e cattolico e, dall'inizio del 1942, condivise il pensiero, largamente diffuso tra gli ufficiali dell'esercito, che il proseguimento della guerra avrebbe portato la Germania al disastro e che Hitler sarebbe dovuto essere rimosso dal potere del paese; inizialmente, i suoi scrupoli religiosi gli avevano impedito di giungere alla conclusione che l'assassinio sarebbe stato l'unico modo per raggiungere questo scopo ma cambiò idea dopo la sconfitta della VI armata nella battaglia di Stalingrado, nel dicembre 1942, ed il conseguente fallimento della seconda offensiva estiva sul fronte orientale.

Una volta terminata la convalescenza, venne contattato dai cospiratori, accettando di unirsi al complotto; dopo avere ricevuto la nomina di capo di stato maggiore dell'esercito territoriale, sotto il diretto comando del generale Olbricht, rielaborò, insieme a von Tresckow ed al maggiore Hans-Ulrich von Oertzen, la strategia del colpo di stato, modificando radicalmente gli ordini di mobilitazione della riserva nel caso della morte di Hitler, per agire in seguito contro le più alte personalità del Reich e le SS; la scelta su chi dovesse compiere materialmente l'attentato cadde proprio sul colonnello von Stauffenberg, in virtù dell'opportunità che questi aveva di avvicinare il Führer durante le riunioni alla Wolfsschanze.

 

IL PIANO WALKÜRE

L'idea di un attentato ai danni del Führer nacque in un incontro, avvenuto nel settembre del 1943, tra il feldmaresciallo Günther von Kluge, il generale a riposo Ludwig Beck, il dottor Carl Friedrich Goerdeler ed il generale Friedrich Olbricht, riunitisi presso l'appartamento di quest'ultimo. Goerdeler era stato sindaco di Lipsia e, per un certo periodo, commissario del Reich per il controllo dei prezzi ed era uno dei maggiori oppositori alla politica del Führer, nonché fautore di una nuova forma di governo, nel quale egli stesso avrebbe dovuto ricoprire la carica di Cancelliere, mentre il generale Beck, ex capo di stato maggiore dell'esercito, dal quale aveva dato le dimissioni nel 1938, sarebbe dovuto divenire il nuovo Capo di Stato. Il motivo della riunione risiedeva nella richiesta del feldmaresciallo von Kluge, comandante dal 16 dicembre 1941 al 27 ottobre 1943 dell'Heeresgruppe Mitte sul fronte orientale, di un incontro con il generale Beck per esprimere la sua preoccupazione sull'andamento della guerra e sull'impossibilità di proseguirla quanto meno su due fronti ed in merito alla necessità di prendere una decisione per eliminare Hitler dalla scena politica e militare, ritenendo che questo avrebbe impedito la distruzione del paese e l'invasione sovietica della Germania.

Le condizioni per la realizzazione di un attentato tuttavia peggioravano sempre di più poiché Hitler non appariva quasi più in pubblico e raramente si recava a Berlino; egli infatti, dal 24 giugno 1941, due giorni dopo l'inizio dell'operazione Barbarossa, aveva spostato il suo quartier generale a Rastenburg, nella Wolfsschanze, la "tana del lupo", andando occasionalmente al Berghof, la sua residenza estiva nell'Obersalzberg, nei pressi di Berchtesgaden; Heinrich Himmler e la Gestapo inoltre nutrivano sospetti sulla possibilità di un complotto contro Hitler, sospettando un coinvolgimento da parte degli ufficiali dello Stato maggiore generale.

Nel 1943, Olbricht aveva presentato una nuova strategia per la realizzazione di un colpo di Stato; l'esercito territoriale, l'Ersatzheer, aveva un piano operativo denominato piano Walküre, utilizzabile in caso di rivolta interna o nei territori occupati. I vertici militari avevano infatti considerato l'ipotesi che la mancanza di ordine, dovuta alla distruzione delle città a causa dei bombardamenti, e di controllo, a causa delle difficoltà di conservare le strutture necessarie a trattenere i milioni di lavoratori forzati occupati nelle fabbriche tedesche, sarebbe potuta sfociare in una ribellione o in una insurrezione; Olbricht suggerì che questo piano avrebbe potuto essere utilizzato per mobilitare l'esercito territoriale non contro la minaccia preventivata ma viceversa contro le SS ed i vertici del partito.

Il nuovo piano Walküre fu redatto da von Tresckow tra l'agosto ed il settembre del 1943, introducendo nuovi ordini supplementari, per l'occupazione dei ministeri del governo di Berlino, del quartier generale di Himmler nella Prussia orientale, delle stazioni radio e le centrali telefoniche, oltreché per la liberazione dei campi di concentramento.

L'operazione Valchiria poteva essere messa in atto esclusivamente dal generale Friedrich Fromm, comandante dell'esercito territoriale, che, di conseguenza, avrebbe dovuto partecipare alla congiura o essere arrestato insieme agli altri funzionari governativi ed ai militari che fossero rimasti fedeli ad Hitler.

Il ruolo di Stauffenberg era indispensabile per il colpo di Stato che avrebbe seguito la morte del Führer e, di conseguenza, il piano prevedeva che, dopo l'esplosione della bomba, egli avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno a Berlino per prendere il comando della milizia territoriale mentre il capo ufficio segnalazioni, il generale Erich Fellgiebel, avrebbe dovuto telefonare a Berlino per dare la notizia della morte di Hitler e, ricevuta la notizia, il generale Friedrich Olbricht, insieme al suo nuovo capo di Stato Maggiore, il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim, e ad altri ufficiali favorevoli al rovesciamento del governo avrebbero avviato il piano Walküre. Questo era tuttavia debole in diversi punti: il generale Fromm era a conoscenza del complotto ma, fino a quel momento, non aveva fatto nulla per fermarlo e tra i congiurati si era fatta largo la convinzione che parimenti non avrebbe fatto nulla per ostacolarlo; egli tuttavia aveva condizionato la sua adesione alla riuscita del colpo di Stato, ossia non ne avrebbe preso parte fino a quando il successo non fosse stato assicurato e quindi, in caso di fallimento, era lecito pensare che si sarebbe schierato contro i partecipanti ed il suo eventuale rifiuto di inoltrare gli ordini relativi al piano avrebbe impedito ai comandanti dei distretti militari la loro conferma, con il pericolo che questi avrebbero potuto opporre il rifiuto di eseguirli.

La verifica della morte di Hitler era un'altra delle variabili essenziali alla riuscita del piano, poiché, se l'attentato fosse fallito, le possibilità di iniziare l'operazione Valchiria erano praticamente inesistenti, dato che i comandanti dei distretti non avrebbero obbedito ad ordini provenienti dalla milizia territoriale, se questi si fossero basati sulla notizia inesatta della morte del Führer. Il tempo necessario a Stauffenberg per fare ritorno a Berlino, pari a circa tre ore, aggiungeva difficoltà al piano, poiché gli ordini per la mobilitazione della riserva territoriale erano firmati da Olbricht e da von Quirnheim; tuttavia, se dai distretti militari fosse pervenuta la richiesta, questi avrebbero dovuto essere confermati da Fromm, e di conseguenza Stauffenberg non avrebbe potuto confermare nessun ordine prima del suo ritorno a Berlino. Inoltre se gli ordini non fossero partiti o se il blocco delle comunicazioni non avesse retto, lo stato maggiore di Hitler avrebbe potuto emanare i relativi contrordini.

 

L’ATTENTATO

Nell'estate del 1944, la Gestapo era a conoscenza di un piano per assassinare Hitler. Inoltre vi era la sensazione che anche sul campo di battaglia rimanesse poco tempo prima della definitiva disfatta della Germania, poiché il fronte orientale era in rotta e gli Alleati erano sbarcati il 6 giugno in Francia; circa un mese prima il feldmaresciallo Erwin Rommel era stato informato dal generale Hans Speidel dei preparativi di un attentato al Führer e questi aveva formalmente aderito ed, anche se nulla fu deciso riguardo alla sua posizione nel nuovo governo, la notizia rafforzò la determinazione dei congiurati, in quanto Rommel godeva in Germania di una grande popolarità e di una grande stima da parte della popolazione e la sua presenza avrebbe potuto spostare l'equilibrio del consenso a favore di Stauffenberg. Il feldmaresciallo sostenne che si doveva "venire in soccorso della Germania" ma, allo stesso tempo, riteneva che uccidere Hitler ne avrebbe fatto un martire, preferendo l'idea di arrestarlo e trascinarlo davanti a un tribunale militare per i suoi molteplici crimini.

Quando Stauffenberg mandò, attraverso il tenente Heinrich Graf von Lehndorff-Steinort, un messaggio a Tresckow chiedendo se vi fosse ancora qualche motivo per tentare di assassinare Hitler, in quanto nessun fine politico sarebbe servito alla Germania; Tresckow rispose: "L'assassinio deve essere tentato, coûte que coûte (ad ogni costo). Anche qualora il tentativo fallisse, dobbiamo procedere nell'operazione Valchiria a Berlino. Ai fini pratici non è più alcuno scopo; quello che conta adesso è che il movimento di resistenza tedesco deve fare un grande passo davanti agli occhi del mondo e della storia. Rispetto a questo, nient'altro ha importanza".

 

I GIORNI PRECEDENTI L'ATTENTATO

Sabato 1 luglio 1944, Stauffenberg venne nominato capo di stato maggiore del generale Fromm presso la sede dell'esercito territoriale al Bendlerblock, nel centro di Berlino; il nuovo incarico permise a Stauffenberg di partecipare alle riunioni informative di Hitler, sia alla Wolfsschanze che a Berchtesgaden, offrendogli la possibilità di uccidere personalmente Hitler con una bomba o con una pistola. Nel frattempo nuovi elementi si aggiunsero alle fila dei congiurati e tra questi vi era il generale Carl-Heinrich von Stülpnagel, comandante militare in Francia, il quale, dopo la morte di Hitler, avrebbe preso il controllo di Parigi, con l'intento di negoziare un armistizio con le forze Alleati.

Il 7 luglio il generale Stieff ebbe la possibilità di uccidere Hitler durante una mostra di nuove divise presso il castello di Klessheim, vicino a Salisburgo, senza tuttavia riuscire ad agire, mentre l'11 luglio Stauffenberg partecipò ad una conferenza ala presenza di Hitler, portando una bomba nella sua valigetta, ma, a causa della precedente decisione dei cospiratori, che ritenevano imprescindibile uccidere il Führer senza eliminare contemporaneamente Hermann Göring ed Heinrich Himmler, l'attentato non venne realizzato a causa della mancata presenza di quest'ultimo.

Quando Stauffenberg, il 15 luglio, si recò nuovamente alla Wolfsschanze, la decisione di uccidere Hitler insieme ad Himmler era stata abbandonata ed il piano di Stauffenberg consisteva nel posizionare la valigetta con la bomba, dotata di un innesco a tempo, all'interno del bunker di cemento dove usualmente si tenevano le riunioni, uscire con un pretesto, attendere l'esplosione per poi fare ritorno a Berlino dove, dal Bendlerblock, l'edificio del ministero della guerra eletto a quartier generale della cospirazione, si sarebbe stato dato il via all'operazione Valchiria. Anche in questa occasione tuttavia, nonostante alla riunione fossero presenti sia Himmler che Göring, l'attentato non poté essere realizzato in quanto Hitler venne chiamato fuori dalla stanza all'ultimo momento.

 

IL 20 LUGLIO 1944

Il mattino del 20 luglio 1944, von Stauffenberg si recò nuovamente alla Wolfsschanze; egli era stato convocato allo scopo di riferire sulle divisioni che la milizia territoriale stava creando in previsione dell'avanzata sovietica ed avrebbe dovuto presentare il suo rapporto ad Hitler durante la riunione quotidiana che questi teneva insieme al suo stato maggiore. In compagnia del colonnello vi erano il tenente Werner von Haeften ed il generale Hellmuth Stieff; sia Stauffenberg che von Haeften portavano una bomba nelle rispettive borse, ognuno dei due ordigni, preparati da Wessel Freytag von Loringhoven, era composto da circa un chilogrammo di esplosivo al plastico, avvolto in una carta di colore marrone; questi avrebbero dovuto essere innescati a tempo, attraverso un detonatore formato da una sottile molla di rame che sarebbe stata progressivamente corrosa da un acido.

Una volta giunto a Rastenburg, von Haeften ordinò al pilota di tenersi pronto a ripartire per la capitale da mezzogiorno in avanti e, lasciato l'aeroporto, i tre si diressero in automobile alla Wolfsschanze; il dispositivo di sorveglianza del quartier generale di Hitler era formato da tre anelli, difesi da campi minati, casematte e barriere di filo spinato, superabili attraverso tre posti di blocco ed ogni ufficiale aveva a disposizione un lasciapassare, valido una sola volta, e tutti dovevano essere soggetti alla perquisizione da parte di un ufficiale delle SS; i due cospiratori, convocati personalmente da Hitler, riuscirono facilmente ad oltrepassare il dispositivo, presentandosi all'interno della "tana del lupo" intorno alle ore 11.00.

La riunione in cui avrebbe dovuto essere presente il Führer era in programma per le 13.00 ed i due ufficiali, dopo una breve colazione, si recarono dal generale Fellgiebel che, insieme al generale Stieff, avrebbe dovuto trasmettere la notizia della morte di Hitler e, immediatamente dopo, bloccare qualunque comunicazione verso l'esterno, per dare tempo ai cospiratori di avviare l'operazione Valchiria. Poco dopo le ore 12:00, von Stauffenberg si recò dal feldmaresciallo Wilhelm Keitel per sottoporgli il contenuto della sua relazione e, dopo averne ottenuto l'approvazione, venne informato dell'anticipo della riunione alle 12.30 a causa dell'arrivo di Benito Mussolini, che sarebbe giunto in visita nel pomeriggio. Il cambiamento di orario rese necessario accelerare l'operazione di innesco degli ordigni e von Stauffenberg chiese al feldmaresciallo il permesso di ritirarsi per qualche minuto per lavarsi e cambiarsi la camicia, chiedendo di essere accompagnato dal suo attendente. Il nervosismo di von Haeften tuttavia rischiò di compromettere l'operazione, poiché, mentre von Stauffenberg era a colloquio con gli ufficiali, egli lasciò l'esplosivo, avvolto in una camicia, incustodito e visibile attraverso la borsa, su di una scrivania, tanto che un sottufficiale delle SS gli chiese di cosa si trattasse, ma l'arrivo di von Stauffenberg risolse la situazione.

Una volta rimasti soli, i due iniziarono la preparazione dei due ordigni ma, dopo l'innesco del primo, vennero richiamati dal feldmaresciallo Keitel poiché la riunione era già iniziata: un sergente bussò alla porta e fece ingresso nella stanza, vedendo i due ufficiali manipolare un oggetto e, dopo che Keitel disse ad alta voce "Stauffenberg si sbrighi", il sottufficiale rimase davanti alla porta aperta fino a che il colonnello non uscì con la borsa sotto il braccio, non riuscendo quindi ad innescare la seconda bomba. Per non attirare troppo l'attenzione su di sé Stauffenberg rinunciò a proseguire i preparativi, ritenendo erroneamente che il calore prodotto dall'esplosione di uno degli ordigni avrebbe fatto deflagrare anche il secondo. Una volta diretto verso la sala riunioni, l'attendente di Keitel cercò di prendergli la borsa per affrettarsi ma il colonnello non glielo permise e percorse velocemente i 500 metri che separavano la baracca dove aveva sostato dalla sala dove era in svolgimento la riunione, diversamente dalle informazioni in possesso di von Stauffenberg che riteneva che questa si sarebbe tenuta nel bunker di cemento, che avrebbe amplificato la potenza dell'esplosione.

La sala riunioni era un comune edificio in mattoni e legno, con larghe finestre, protette da serrandine di acciaio per proteggere i presenti dalle schegge, che, a causa del caldo opprimente di quel giorno, erano tutte aperte; von Stauffenberg iniziò a pensare che la carica potesse essere insufficiente ma a quel punto era impossibile fermarsi. All'interno dell'edificio, il colonnello chiese all'attendente di Keitel di essere posizionato vicino al Führer a causa dei suoi problemi di udito; l'ufficiale diede il suo assenso ed appoggiò la cartella di von Stauffenberg dietro al tenente generale Adolf Heusinger, che in quel momento stava presentando il suo rapporto in merito al fronte orientale. Si presume che il colonnello Heinz Brandt, che era in piedi accanto a Hitler, spinse con il piede la cartella dietro la gamba del tavolo, evitando così l'uccisione di Hitler, ma causando la propria morte.

Nella stanza si trovavano 24 persone ed il feldmaresciallo Keitel richiamò l'attenzione di Hitler dicendogli "Stauffenberg è arrivato, non vuole sentirlo su questo punto?" ma questi, dopo avere salutato il colonnello con un cenno del capo, rispose "più tardi, lasciamo finire Heusinger"; immediatamente dopo von Stauffenberg chiese all'attendente di Keitel di potere uscire per fare una telefonata ed i due lasciarono insieme la stanza e, una volta giunti all'apparecchio telefonico, von Stauffenberg chiese di essere messo in comunicazione con il generale Fellgiebel; l'attendente fece ritorno nella stanza mentre il colonnello, sollevato e riagganciato il ricevitore, uscì dall'edificio.

Mentre von Stauffenberg stava percorrendo a piedi i circa 300 metri che lo separavano dall'automobile che lo attendeva, il generale Heusinger stava terminando la sua relazione e la sua frase "se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una catastrofe...", fu interrotta dall'esplosione che avvenne alle 12.42.

Il colonnello, insieme al tenente von Haeften, salì in macchina ed ordinò all'autista di partire; egli ritenne che l'attentato fosse riuscito ma, nella confusione e nella fretta, non era riuscito a vedere nulla di quanto fosse realmente accaduto, mentre il generale Fellgiebel vide un uomo barcollante uscire dall'edificio distrutto, appoggiato al braccio di Keitel e quell'uomo era Adolf Hitler, sopravvissuto quasi incolume all'attentato; egli riportò infatti solo alcune bruciature alla gambe e la perforazione del timpano destro. Lo scoppio della bomba aveva invece ucciso tre ufficiali, tra cui il colonnello Brandt, e lo stenografo.

Von Stauffenberg, dopo aver udito l'esplosione e visto il fumo che si levava dalle finestre dell'edificio colpito, presupponendo la morte di Hitler, salì sulla sua auto personale con il tenente von Haeften; alle 12.44 riuscì ad uscire dalla tana del lupo, telefonando ad un ufficiale dello stato maggiore con cui aveva fatto colazione, per convincere il sottufficiale di guardia a lasciarlo passare ed a recarsi all'aeroporto; durante il tragitto von Haeften riuscì a liberarsi della seconda bomba, che fu in seguito ritrovata dalla Gestapo, ed entrambi si imbarcarono sull'aereo messogli a disposizione dal generale Eduard Wagner, anch'egli partecipante al complotto, per fare ritorno a Berlino.

 

LE CONSEGUENZE

Dopo l'esplosione, il generale Fellgiebel, che si trovava a Rastenburg, doveva informare Berlino dell'accaduto ma i segnali a sua disposizione erano solo due, ossia quello di avvio dell'operazione Valchiria e quello di arresto; non era stata presa in considerazione l'ipotesi che la bomba scoppiasse, dando quindi avvio al colpo di Stato, ma che Hitler potesse comunque sopravvivere all'attentato. Nell'impossibilità di contattare von Stauffenberg, ormai uscito dal complesso, le comunicazioni con l'ufficio del generale Olbricht furono confuse ed il generale, per non compromettere definitivamente il colonnello, parlando con il generale Fritz Thiele, disse semplicemente "è successa una cosa terribile, il Führer è vivo". La conseguenza della confusione delle informazioni fu quella che la milizia territoriale non venne messa in movimento fino all'arrivo a Berlino di von Stauffenberg che diede il via al piano comunicando a tutti i distretti la morte del Führer, nonostante il rifiuto del generale Fromm a collaborare; questi infatti aveva parlato personalmente con il feldmaresciallo Keitel, il quale gli aveva riferito che il Führer era vivo; Hitler aveva ripreso il controllo della situazione e in quel momento si trovava in compagnia del Duce.

Nonostante il ritardo nell'avvio delle operazioni, rimaste sospese fino alle ore 16.00, furono diramate per radio le nomine per il nuovo regime, tra le quali quella del feldmaresciallo Erwin von Witzleben, posto a capo di tutte le forze armate del Reich, ma queste comunicazioni iniziarono ad essere smentite dai messaggi provenienti da Rastenburg; la lentezza e le esitazioni nell'attuazione delle operazioni, unite alla sopravvivenza di Hitler, furono fatali ai cospiratori.

 

LA REPRESSIONE

Verso le 18.00, il comandante del III gruppo della difesa, il generale Joachim von Kortzfleisch fu convocato al Bendlerblock ma lui rifiutò di obbedire agli ordini di Olbricht, sostenendo che il Führer non era morto, venendo così arrestato e tenuto sotto sorveglianza; al suo posto venne nominato il generale Karl Freiherr von Thüngen, che tuttavia non fu in grado di mobilitare le sue truppe, mentre il generale Fritz Lindemann, che avrebbe dovuto leggere alla radio un proclama al popolo tedesco, non si presentò. Inoltre non venne occupata nè la radio, nè il quartier generale della Gestapo.

Alle 18.45 la radio tedesca iniziò a diffondere ripetutamente un messaggio che spiegava che il Führer era stato oggetto di un attentato ma che era rimasto illeso e che era in atto un colpo di stato; inutilmente von Stauffenberg cercò di smentire la notizia ed a Praga e Vienna i comandanti territoriali, che avevano iniziato ad arrestare le SS, liberarono i prigionieri ristabilendo l'ordine. Alle 19:00 circa, Hitler effettuò diverse telefonate mentre il ministro della propaganda Joseph Goebbels si attivò per smentire la notizia della sua morte; il maggiore Otto Ernst Remer, che si era presentato per arrestarlo, fu da lui messo in comunicazione con Hitler, che lo rassicurò sulle sue condizioni, lo promosse colonnello, ordinandogli di fermare il colpo di stato e di arrestare i cospiratori.

Il colonnello Remer, prima di assolvere il suo compito, ricevette la notizia che un'unità corazzata si era radunata nella Fherbeliner Plaatz agli ordini del generale Heinz Guderian; egli si mise immediatamente in contatto con essa, in virtù dell'autorità di comando di tutte le forze armate disponibili nella capitale che Hitler gli aveva conferito, ricevendo tuttavia la risposta che l'unità avrebbe in ogni caso obbedito solo agli ordini di Guderian e l'eventuale intervento di un'unità corazzata avrebbe messo i cospiratori in una condizione di vantaggio rispetto alla divisione Großdeutschland da lui comandata; tuttavia la situazione venne risolta dal tenente colonnello Gehrke che convinse gli equipaggi dei panzer della stabilità della situazione, richiamando la loro fedeltà al Führer.

Il colonnello Remer ordinò alle sue truppe di circondare ed isolare il Bendlerblock, senza entrare nell'edificio.

Alle ore 20:00, Witzleben arrivò ​​al Bendlerblock, dove discusse con Stauffenberg, che insisteva ancora sul proseguimento del colpo di stato. Nello stesso momento, il sequestro del governo di Parigi venne interrotto quando il feldmaresciallo Günther von Kluge venne a sapere che Hitler era vivo. Alle 20.30 il feldmaresciallo Keitel diffuse un messaggio in cui si affermava che Heinrich Himmler era stato nominato comandante dell'esercito territoriale al posto di Fromm e che da quel momento si sarebbe dovuto obbedire solo agli ordini che provenivano da lui; alle 22.30, dopo una breve sparatoria all'interno del Bendlerblock, i principali congiurati vennero arrestati dal generale Fromm. Poco dopo la mezzanotte del 21 luglio, il colonnello Claus von Stauffenberg, il generale Friedrich Olbricht, il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim ed il tenente Werner von Haeften, vennero, su ordine del generale Fromm, arrestati e fucilati nel cortile del Bendlerblock; pochi minuti dopo lo Standartenführer Otto Skorzeny arrivò con una squadra di SS e, dopo avere vietato altre esecuzioni, arrestò i congiurati rimasti e li consegnò alla Gestapo, che immediatamente si attivò per scoprire tutte le persone coinvolte nell'attentato.

Il processo

Nelle settimane successive, la Gestapo catturò quasi tutti coloro che avevano la più remota connessione con l'attentato; la scoperta di lettere e diari nelle case e negli uffici degli arrestati rivelò i piani dei congiurati dal 1938, portando ad una serie di arresti, tra cui quello di Franz Halder, condotto poi in un campo di concentramento. Seguendo il cosiddetto Sippenhaft, l'arresto per motivi di parentela, vennero arrestati tutti i parenti dei principali congiurati. Alla fine furono circa 5.000 le persone arrestate dalla Gestapo e circa 200 i giustiziati; non erano tutti collegati con la congiura, tuttavia la polizia politica colse l'occasione per regolare i conti con molte altre persone sospettate di avere simpatie con l'opposizione nazista.

I partecipanti al complotto vennero processati dal Volksgerichtshof, presieduto dal giudice Roland Freisler, che condannò a morte tutti gli imputati a seguito di processi brevissimi, svolti il 7 e l'8 agosto, praticamente in assenza di difesa; pochissimi tra i congiurati cercarono di fuggire o di negare le loro colpe. I processi vennero condotti senza alcun riguardo nei confronti delle persone accusate, obbligandoli a presentarsi privati di cinture ed in abiti troppo grandi, allo scopo di renderli grotteschi  Hitler stesso aveva ordinato che i colpevoli venissero "impiccati e appesi come bestiame al macello".

Il tentativo di Fromm di sopravvivere, ordinando l'esecuzione di Stauffenberg e degli altri congiurati, fu infruttuoso; infatti anche lui venne arrestato il 21 luglio e in seguito condannato a morte dal Tribunale del Popolo. Nonostante il suo coinvolgimento nella cospirazione, venne accusato esclusivamente di scarso rendimento nelle sue funzioni, venendo ucciso a Brandeburgo sulla Havel; Hitler in persona commutò la condanna a morte per impiccagione alla "più onorevole" fucilazione. Anche Erwin Planck, il figlio del famoso fisico Max Planck, venne giustiziato per il suo coinvolgimento.

Pochissimi riuscirono a sfuggire al Tribunale del Popolo dandosi la morte, tra questi il feldmaresciallo von Kluge ed i generali Wagner e von Tresckow che si suicidarono; quest'ultimo prima della sua morte, disse a Fabian von Schlabrendorff: "Il mondo intero ora ci diffamerà, ma io sono ancora del tutto convinto che abbiamo fatto la cosa giusta. Hitler è l'acerrimo nemico non solo della Germania, ma del mondo intero”.

Durante un interrogatorio, Karl-Heinrich von Stülpnagel fece il nome del feldmaresciallo Erwin Rommel; pochi giorni dopo, il consigliere personale di Stülpnagel, Cesare von Hofacker ammise sotto tortura che Rommel era un membro attivo della cospirazione e, nonostante non vi fosse stata nessuna formale adesione nè alcuna partecipazione diretta da parte sua, fu costretto a togliersi la vita il 14 ottobre 1944.

L'esecuzione delle prime condanne avvenne nel carcere di Plötzensee, a poche ore dalla lettura della sentenza: i condannati vennero impiccati con filo di ferro ed i loro corpi appesi poi a ganci da macellaio. Tutte le esecuzioni furono filmate in maniera meticolosa e dettagliata per un totale di circa quattro ore di filmato, mostrato ad Hitler, che lo aveva commissionato; successivamente venne visto da altri gerarchi, non pochi dei quali si sentirono male e dovettero abbandonare la sala di proiezione. Il filmato venne proiettato per l'ultima volta nel 1950 e da allora occultato a Berlino.

Altri congiurati, tra cui l'ammiraglio Wilhelm Canaris, ex capo dell'Abwehr, il servizio segreto militare tedesco, ed il generale Hans Oster furono arrestati e giustiziati il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. I parenti dei congiurati, arrestati secondo le norme del Sippenhaft, vennero internati nei campi di concentramento e tra questi vi furono dieci membri della famiglia Stauffenberg, tra i quali uno dei fratelli, Berthold, che fu processato e giustiziato, otto della famiglia Gordeler più molti altri familiari dei congiurati, alcuni dei quali persero la vita. Dal momento del loro arresto e del loro internamento, mano a mano che gli alleati avanzavano, essi vennero spostati da un campo all'altro fino alla loro liberazione, avvenuta in Tirolo da parte degli americani il 28 aprile 1945. Oggi a Berlino, nella prigione dove furono eseguite le sentenze di morte, c'è un museo commemorativo per le vittime del processo.

 

I PROTAGONISTI DELLA VICENDA

I partecipanti alla riunione del 20 luglio

In rosso i personaggi che rimasero uccisi nell'esplosione.

Molte personalità militari che ricoprivano posizioni importanti nell'ingranaggio militare tedesco ed importanti esponenti dell'imprenditoria industriale, appartenevano a circoli antinazisti, segretamente od a titolo personale, anche se non tutti concordavano sull'eliminazione fisica di Hitler e dei principali gerarchi; molti erano i simpatizzanti che non avrebbero agito concretamente, o, appellandosi al giuramento di fedeltà, disposti a mostrare i loro veri sentimenti solo dopo la morte del Führer.

Fra coloro che parteciparono direttamente all'attentato vi furono:

 

  • Claus Schenk von Stauffenberg, capo di stato maggiore della milizia popolare.

  • Ludwig Beck, già capo di stato maggiore dell'esercito, dopo il colpo di stato avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di capo provvisorio dello Stato.

  • Erwin von Witzleben, designato a divenire il comandante supremo dell'esercito.

  • Friedrich Olbricht, intendente generale dell'esercito territoriale.

  • Henning von Tresckow, capo di Stato Maggiore del gruppo d'armate di centro sul fronte orientale.

  • Erich Fellgiebel, capo ufficio segnalazioni a Rastenburg; non riuscì nel suo intento di bloccare le comunicazioni.

  • Werner von Haeften, attendente di von Stauffenberg.

  • Albrecht Mertz von Quirnheim, capo di stato maggiore del generale Olbricht.

  • Hellmuth Stieff, si recò a Rastenburg insieme a von Stauffenberg e von Haeften.

  • Eduard Wagner, mise a disposizione l'aereo con cui von Stauffenberg si recò e ripartì da Rastenburg.

  • Fritz Thiele, generale dello stato maggiore del generale Olbricht.

  • Friedrich Karl Klausing, collaboratore di von Stauffenberg.

  • Wolf-Heinrich von Helldorf, capo della polizia di Berlino; garantì la collaborazione delle forze dell'ordine della capitale.

 

 

 

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