L'attentato del 20 luglio
1944 fu il tentativo, organizzato da alcuni politici e militari tedeschi
della Wehrmacht e materialmente realizzato dal colonnello Claus Schenk
von Stauffenberg, di assassinare Adolf Hitler, ed ebbe luogo all'interno
della Wolfsschanze, il quartier generale del Führer sito a Rastenburg,
nella Prussia Orientale.
Lo scopo fu quello di
abbattere il regime nazista, instaurando in Germania una nuova forma di
governo, e di porre termine alla seconda guerra mondiale. L'attentato fu
pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano Walküre
(valchiria), ossia la mobilitazione della milizia territoriale,
opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg. L'esplosione
dell'ordigno uccise quattro ufficiali, ma Hitler subì solo lievi ferite;
la sua sopravvivenza ed il conseguente fallimento del colpo di Stato
portarono all'arresto di circa 5.000 persone, molte delle quali furono
successivamente giustiziate.
I primi significativi
dissensi al regime hitleriano in ambito militare, che si andarono ad
affiancare ad altri di tipo religioso (il cardinale Clemens August von
Galen ed il vescovo Theophil Wurm protestarono contro l'attuazione del
cosiddetto programma eutanasia) e civile (in particolare, gruppi
organizzati come l'Orchestra Rossa e la Rosa Bianca), iniziarono
sommessamente a manifestarsi nel 1938, quando gruppi dell'Abwehr e dello
Heer cominciarono a pianificare un rovesciamento del regime di Hitler; i
primi che ipotizzarono una rivolta furono il generale Hans Oster, il
generale Ludwig Beck ed il feldmaresciallo Erwin von Witzleben,
stabilendo in seguito dei contatti con numerose autorità civili, come
Carl Goerdeler e Helmuth James Graf von Moltke.
I militari, parzialmente
soggetti al controllo della Gestapo o all'influenza del partito nazista,
avevano espresso notevoli critiche al regime, in particolare durante gli
avvenimenti svoltisi tra il 1933 ed il 1938, quando i più alti membri
delle gerarchie dell'esercito erano entrati in contrasto con Hitler: il
generale Beck rassegnò le dimissioni, ipotizzando già un possibile
rovesciamento del regime di Hitler, mentre altri importanti personaggi
compirono lo stesso gesto, a seguito sia dell'Anschluss, ossia
l'annessione dell'Austria alla Germania, sia dello scandalo
Fritsch-Blomberg, che provocò l'allontanamento del generale Werner von
Fritsch e del feldmaresciallo von Blomberg.
L'opposizione in ambito
militare crebbe mano a mano che le sorti del conflitto volgevano a
sfavore della Germania, allo scopo di favorire una pace separata con gli
Alleati ed evitare così una possibile distruzione del paese; queste idee
non si manifestarono mai apertamente, rimanendo sommerse nello scontento
degli alti ufficiali, che, in virtù del giuramento di fedeltà prestato,
non poteva sfociare in aperta ribellione, consentendo un'azione diretta
da parte delle forze armate. Alcuni piani per un rovesciamento del
regime e per impedire a Hitler di provocare una nuova guerra mondiale
vennero sviluppati nel 1938 e 1939, ma non vennero portati a termine a
causa dell'indecisione dei generali dell'esercito Franz Halder e Walther
von Brauchitsch e del fallimento delle potenze occidentali nel contrasto
alle aggressioni del Führer fino al 1939.
Nel 1942, anche a seguito
dei primi insuccessi della Wehrmacht, il colonnello Henning von Tresckow,
membro dello Stato Maggiore del feldmaresciallo Fedor von Bock, formò un
nuovo gruppo di cospiratori, che divenne presto il centro nevralgico
della resistenza armata; tuttavia la notevole protezione di cui godeva
Hitler rappresentava un notevole problema per la progettazione e
l'attuazione di un attentato. Nel 1942 l'adesione del generale Friedrich
Olbricht, capo del quartier generale dell'ufficio dell'esercito, che
controllava un sistema indipendente di comunicazione delle unità di
riserva in tutta la Germania, nel gruppo di resistenza di Tresckow,
gettò le basi per l'attuazione di un colpo di Stato.
Tra il 1942 e il 1943,
Tresckow, all'epoca capo di stato maggiore dell'Heeresgruppe Mitte,
aveva partecipato a tre infruttuosi tentativi: il primo, avvenuto il 17
febbraio a Zaporižžja nel quartier generale dell'Heeresgruppe Süd, ma
non realmente concretizzatosi a causa dell'opposizione del
feldmaresciallo Erich von Manstein, il secondo, avvenuto il 13 marzo a
Smolensk, durante la visita di Hitler allo stato maggiore
dell'Heeresgruppe Mitte, quando il colonnello Fabian von Schlabrendorff
consegnò ad un ufficiale dello stato maggiore che viaggiava in aereo con
il Führer un pacchetto, ufficialmente contenente alcoolici, provvisto
invece di due piccole cariche esplosive, sufficienti per fare
precipitare l'aereo, che tuttavia non esplosero. Il terzo tentativo ebbe
luogo il 21 marzo a Berlino, quando al colonnello Rudolf Christoph
Freiherr von Gersdorff fu dato incarico di accompagnare Hitler ad una
mostra di materiale bellico catturato al nemico; Tresckow chiese a von
Gersdorff se fosse disponibile a sacrificarsi facendosi saltare in aria
mentre si trovava accanto a lui ma, dopo averne ricevuto l'assenso, la
visita del Führer si svolse così rapidamente da non permettere il tempo
di azionamento delle spolette, costringendo von Gersdorff ad uscire per
disinnescarle.
LA PIANIFICAZIONE
DELL'ATTENTATO
Nell'agosto 1943, Tresckow
incontrò per la prima volta un giovane ufficiale, il tenente colonnello
Claus Schenk von Stauffenberg; questi era stato gravemente ferito in
Tunisia, perdendo la mano destra, due dita della mano sinistra e
l'occhio destro. Il conte von Stauffenberg era un politico conservatore
e nazionalista e cattolico e, dall'inizio del 1942, condivise il
pensiero, largamente diffuso tra gli ufficiali dell'esercito, che il
proseguimento della guerra avrebbe portato la Germania al disastro e che
Hitler sarebbe dovuto essere rimosso dal potere del paese; inizialmente,
i suoi scrupoli religiosi gli avevano impedito di giungere alla
conclusione che l'assassinio sarebbe stato l'unico modo per raggiungere
questo scopo ma cambiò idea dopo la sconfitta della VI armata nella
battaglia di Stalingrado, nel dicembre 1942, ed il conseguente
fallimento della seconda offensiva estiva sul fronte orientale.
Una volta terminata la
convalescenza, venne contattato dai cospiratori, accettando di unirsi al
complotto; dopo avere ricevuto la nomina di capo di stato maggiore
dell'esercito territoriale, sotto il diretto comando del generale
Olbricht, rielaborò, insieme a von Tresckow ed al maggiore Hans-Ulrich
von Oertzen, la strategia del colpo di stato, modificando radicalmente
gli ordini di mobilitazione della riserva nel caso della morte di
Hitler, per agire in seguito contro le più alte personalità del Reich e
le SS; la scelta su chi dovesse compiere materialmente l'attentato cadde
proprio sul colonnello von Stauffenberg, in virtù dell'opportunità che
questi aveva di avvicinare il Führer durante le riunioni alla
Wolfsschanze.
IL PIANO WALKÜRE
L'idea di un attentato ai
danni del Führer nacque in un incontro, avvenuto nel settembre del 1943,
tra il feldmaresciallo Günther von Kluge, il generale a riposo Ludwig
Beck, il dottor Carl Friedrich Goerdeler ed il generale Friedrich
Olbricht, riunitisi presso l'appartamento di quest'ultimo. Goerdeler era
stato sindaco di Lipsia e, per un certo periodo, commissario del Reich
per il controllo dei prezzi ed era uno dei maggiori oppositori alla
politica del Führer, nonché fautore di una nuova forma di governo, nel
quale egli stesso avrebbe dovuto ricoprire la carica di Cancelliere,
mentre il generale Beck, ex capo di stato maggiore dell'esercito, dal
quale aveva dato le dimissioni nel 1938, sarebbe dovuto divenire il
nuovo Capo di Stato. Il motivo della riunione risiedeva nella richiesta
del feldmaresciallo von Kluge, comandante dal 16 dicembre 1941 al 27
ottobre 1943 dell'Heeresgruppe Mitte sul fronte orientale, di un
incontro con il generale Beck per esprimere la sua preoccupazione
sull'andamento della guerra e sull'impossibilità di proseguirla quanto
meno su due fronti ed in merito alla necessità di prendere una decisione
per eliminare Hitler dalla scena politica e militare, ritenendo che
questo avrebbe impedito la distruzione del paese e l'invasione sovietica
della Germania.
Le condizioni per la
realizzazione di un attentato tuttavia peggioravano sempre di più poiché
Hitler non appariva quasi più in pubblico e raramente si recava a
Berlino; egli infatti, dal 24 giugno 1941, due giorni dopo l'inizio
dell'operazione Barbarossa, aveva spostato il suo quartier generale a
Rastenburg, nella Wolfsschanze, la "tana del lupo", andando
occasionalmente al Berghof, la sua residenza estiva nell'Obersalzberg,
nei pressi di Berchtesgaden; Heinrich Himmler e la Gestapo inoltre
nutrivano sospetti sulla possibilità di un complotto contro Hitler,
sospettando un coinvolgimento da parte degli ufficiali dello Stato
maggiore generale.
Nel 1943, Olbricht aveva
presentato una nuova strategia per la realizzazione di un colpo di
Stato; l'esercito territoriale, l'Ersatzheer, aveva un piano operativo
denominato piano Walküre, utilizzabile in caso di rivolta interna o nei
territori occupati. I vertici militari avevano infatti considerato
l'ipotesi che la mancanza di ordine, dovuta alla distruzione delle città
a causa dei bombardamenti, e di controllo, a causa delle difficoltà di
conservare le strutture necessarie a trattenere i milioni di lavoratori
forzati occupati nelle fabbriche tedesche, sarebbe potuta sfociare in
una ribellione o in una insurrezione; Olbricht suggerì che questo piano
avrebbe potuto essere utilizzato per mobilitare l'esercito territoriale
non contro la minaccia preventivata ma viceversa contro le SS ed i
vertici del partito.
Il nuovo piano Walküre fu
redatto da von Tresckow tra l'agosto ed il settembre del 1943,
introducendo nuovi ordini supplementari, per l'occupazione dei ministeri
del governo di Berlino, del quartier generale di Himmler nella Prussia
orientale, delle stazioni radio e le centrali telefoniche, oltreché per
la liberazione dei campi di concentramento.
L'operazione Valchiria
poteva essere messa in atto esclusivamente dal generale Friedrich Fromm,
comandante dell'esercito territoriale, che, di conseguenza, avrebbe
dovuto partecipare alla congiura o essere arrestato insieme agli altri
funzionari governativi ed ai militari che fossero rimasti fedeli ad
Hitler.
Il ruolo di Stauffenberg era
indispensabile per il colpo di Stato che avrebbe seguito la morte del
Führer e, di conseguenza, il piano prevedeva che, dopo l'esplosione
della bomba, egli avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno a Berlino
per prendere il comando della milizia territoriale mentre il capo
ufficio segnalazioni, il generale Erich Fellgiebel, avrebbe dovuto
telefonare a Berlino per dare la notizia della morte di Hitler e,
ricevuta la notizia, il generale Friedrich Olbricht, insieme al suo
nuovo capo di Stato Maggiore, il colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim,
e ad altri ufficiali favorevoli al rovesciamento del governo avrebbero
avviato il piano Walküre. Questo era tuttavia debole in diversi punti:
il generale Fromm era a conoscenza del complotto ma, fino a quel
momento, non aveva fatto nulla per fermarlo e tra i congiurati si era
fatta largo la convinzione che parimenti non avrebbe fatto nulla per
ostacolarlo; egli tuttavia aveva condizionato la sua adesione alla
riuscita del colpo di Stato, ossia non ne avrebbe preso parte fino a
quando il successo non fosse stato assicurato e quindi, in caso di
fallimento, era lecito pensare che si sarebbe schierato contro i
partecipanti ed il suo eventuale rifiuto di inoltrare gli ordini
relativi al piano avrebbe impedito ai comandanti dei distretti militari
la loro conferma, con il pericolo che questi avrebbero potuto opporre il
rifiuto di eseguirli.
La verifica della morte di
Hitler era un'altra delle variabili essenziali alla riuscita del piano,
poiché, se l'attentato fosse fallito, le possibilità di iniziare
l'operazione Valchiria erano praticamente inesistenti, dato che i
comandanti dei distretti non avrebbero obbedito ad ordini provenienti
dalla milizia territoriale, se questi si fossero basati sulla notizia
inesatta della morte del Führer. Il tempo necessario a Stauffenberg per
fare ritorno a Berlino, pari a circa tre ore, aggiungeva difficoltà al
piano, poiché gli ordini per la mobilitazione della riserva territoriale
erano firmati da Olbricht e da von Quirnheim; tuttavia, se dai distretti
militari fosse pervenuta la richiesta, questi avrebbero dovuto essere
confermati da Fromm, e di conseguenza Stauffenberg non avrebbe potuto
confermare nessun ordine prima del suo ritorno a Berlino. Inoltre se gli
ordini non fossero partiti o se il blocco delle comunicazioni non avesse
retto, lo stato maggiore di Hitler avrebbe potuto emanare i relativi
contrordini.
L’ATTENTATO
Nell'estate del 1944, la
Gestapo era a conoscenza di un piano per assassinare Hitler. Inoltre vi
era la sensazione che anche sul campo di battaglia rimanesse poco tempo
prima della definitiva disfatta della Germania, poiché il fronte
orientale era in rotta e gli Alleati erano sbarcati il 6 giugno in
Francia; circa un mese prima il feldmaresciallo Erwin Rommel era stato
informato dal generale Hans Speidel dei preparativi di un attentato al
Führer e questi aveva formalmente aderito ed, anche se nulla fu deciso
riguardo alla sua posizione nel nuovo governo, la notizia rafforzò la
determinazione dei congiurati, in quanto Rommel godeva in Germania di
una grande popolarità e di una grande stima da parte della popolazione e
la sua presenza avrebbe potuto spostare l'equilibrio del consenso a
favore di Stauffenberg. Il feldmaresciallo sostenne che si doveva
"venire in soccorso della Germania" ma, allo stesso tempo, riteneva che
uccidere Hitler ne avrebbe fatto un martire, preferendo l'idea di
arrestarlo e trascinarlo davanti a un tribunale militare per i suoi
molteplici crimini.
Quando Stauffenberg mandò,
attraverso il tenente Heinrich Graf von Lehndorff-Steinort, un messaggio
a Tresckow chiedendo se vi fosse ancora qualche motivo per tentare di
assassinare Hitler, in quanto nessun fine politico sarebbe servito alla
Germania; Tresckow rispose: "L'assassinio deve essere tentato, coûte
que coûte (ad ogni costo). Anche qualora il tentativo fallisse, dobbiamo
procedere nell'operazione Valchiria a Berlino. Ai fini pratici non è più
alcuno scopo; quello che conta adesso è che il movimento di resistenza
tedesco deve fare un grande passo davanti agli occhi del mondo e della
storia. Rispetto a questo, nient'altro ha importanza".
I GIORNI PRECEDENTI
L'ATTENTATO
Sabato 1 luglio 1944,
Stauffenberg venne nominato capo di stato maggiore del generale Fromm
presso la sede dell'esercito territoriale al Bendlerblock, nel centro di
Berlino; il nuovo incarico permise a Stauffenberg di partecipare alle
riunioni informative di Hitler, sia alla Wolfsschanze che a
Berchtesgaden, offrendogli la possibilità di uccidere personalmente
Hitler con una bomba o con una pistola. Nel frattempo nuovi elementi si
aggiunsero alle fila dei congiurati e tra questi vi era il generale
Carl-Heinrich von Stülpnagel, comandante militare in Francia, il quale,
dopo la morte di Hitler, avrebbe preso il controllo di Parigi, con
l'intento di negoziare un armistizio con le forze Alleati.
Il 7 luglio il generale
Stieff ebbe la possibilità di uccidere Hitler durante una mostra di
nuove divise presso il castello di Klessheim, vicino a Salisburgo, senza
tuttavia riuscire ad agire, mentre l'11 luglio Stauffenberg partecipò ad
una conferenza ala presenza di Hitler, portando una bomba nella sua
valigetta, ma, a causa della precedente decisione dei cospiratori, che
ritenevano imprescindibile uccidere il Führer senza eliminare
contemporaneamente Hermann Göring ed Heinrich Himmler, l'attentato non
venne realizzato a causa della mancata presenza di quest'ultimo.
Quando Stauffenberg, il 15
luglio, si recò nuovamente alla Wolfsschanze, la decisione di uccidere
Hitler insieme ad Himmler era stata abbandonata ed il piano di
Stauffenberg consisteva nel posizionare la valigetta con la bomba,
dotata di un innesco a tempo, all'interno del bunker di cemento dove
usualmente si tenevano le riunioni, uscire con un pretesto, attendere
l'esplosione per poi fare ritorno a Berlino dove, dal Bendlerblock,
l'edificio del ministero della guerra eletto a quartier generale della
cospirazione, si sarebbe stato dato il via all'operazione Valchiria.
Anche in questa occasione tuttavia, nonostante alla riunione fossero
presenti sia Himmler che Göring, l'attentato non poté essere realizzato
in quanto Hitler venne chiamato fuori dalla stanza all'ultimo momento.
IL 20 LUGLIO 1944
Il mattino del 20 luglio
1944, von Stauffenberg si recò nuovamente alla Wolfsschanze; egli era
stato convocato allo scopo di riferire sulle divisioni che la milizia
territoriale stava creando in previsione dell'avanzata sovietica ed
avrebbe dovuto presentare il suo rapporto ad Hitler durante la riunione
quotidiana che questi teneva insieme al suo stato maggiore. In compagnia
del colonnello vi erano il tenente Werner von Haeften ed il generale
Hellmuth Stieff; sia Stauffenberg che von Haeften portavano una bomba
nelle rispettive borse, ognuno dei due ordigni, preparati da Wessel
Freytag von Loringhoven, era composto da circa un chilogrammo di
esplosivo al plastico, avvolto in una carta di colore marrone; questi
avrebbero dovuto essere innescati a tempo, attraverso un detonatore
formato da una sottile molla di rame che sarebbe stata progressivamente
corrosa da un acido.
Una volta giunto a
Rastenburg, von Haeften ordinò al pilota di tenersi pronto a ripartire
per la capitale da mezzogiorno in avanti e, lasciato l'aeroporto, i tre
si diressero in automobile alla Wolfsschanze; il dispositivo di
sorveglianza del quartier generale di Hitler era formato da tre anelli,
difesi da campi minati, casematte e barriere di filo spinato, superabili
attraverso tre posti di blocco ed ogni ufficiale aveva a disposizione un
lasciapassare, valido una sola volta, e tutti dovevano essere soggetti
alla perquisizione da parte di un ufficiale delle SS; i due cospiratori,
convocati personalmente da Hitler, riuscirono facilmente ad oltrepassare
il dispositivo, presentandosi all'interno della "tana del lupo" intorno
alle ore 11.00.
La riunione in cui avrebbe
dovuto essere presente il Führer era in programma per le 13.00 ed i due
ufficiali, dopo una breve colazione, si recarono dal generale Fellgiebel
che, insieme al generale Stieff, avrebbe dovuto trasmettere la notizia
della morte di Hitler e, immediatamente dopo, bloccare qualunque
comunicazione verso l'esterno, per dare tempo ai cospiratori di avviare
l'operazione Valchiria. Poco dopo le ore 12:00, von Stauffenberg si recò
dal feldmaresciallo Wilhelm Keitel per sottoporgli il contenuto della
sua relazione e, dopo averne ottenuto l'approvazione, venne informato
dell'anticipo della riunione alle 12.30 a causa dell'arrivo di Benito
Mussolini, che sarebbe giunto in visita nel pomeriggio. Il cambiamento
di orario rese necessario accelerare l'operazione di innesco degli
ordigni e von Stauffenberg chiese al feldmaresciallo il permesso di
ritirarsi per qualche minuto per lavarsi e cambiarsi la camicia,
chiedendo di essere accompagnato dal suo attendente. Il nervosismo di
von Haeften tuttavia rischiò di compromettere l'operazione, poiché,
mentre von Stauffenberg era a colloquio con gli ufficiali, egli lasciò
l'esplosivo, avvolto in una camicia, incustodito e visibile attraverso
la borsa, su di una scrivania, tanto che un sottufficiale delle SS gli
chiese di cosa si trattasse, ma l'arrivo di von Stauffenberg risolse la
situazione.
Una volta rimasti soli, i
due iniziarono la preparazione dei due ordigni ma, dopo l'innesco del
primo, vennero richiamati dal feldmaresciallo Keitel poiché la riunione
era già iniziata: un sergente bussò alla porta e fece ingresso nella
stanza, vedendo i due ufficiali manipolare un oggetto e, dopo che Keitel
disse ad alta voce "Stauffenberg si sbrighi", il sottufficiale rimase
davanti alla porta aperta fino a che il colonnello non uscì con la borsa
sotto il braccio, non riuscendo quindi ad innescare la seconda bomba.
Per non attirare troppo l'attenzione su di sé Stauffenberg rinunciò a
proseguire i preparativi, ritenendo erroneamente che il calore prodotto
dall'esplosione di uno degli ordigni avrebbe fatto deflagrare anche il
secondo. Una volta diretto verso la sala riunioni, l'attendente di
Keitel cercò di prendergli la borsa per affrettarsi ma il colonnello non
glielo permise e percorse velocemente i 500 metri che separavano la
baracca dove aveva sostato dalla sala dove era in svolgimento la
riunione, diversamente dalle informazioni in possesso di von
Stauffenberg che riteneva che questa si sarebbe tenuta nel bunker di
cemento, che avrebbe amplificato la potenza dell'esplosione.
La sala riunioni era un
comune edificio in mattoni e legno, con larghe finestre, protette da
serrandine di acciaio per proteggere i presenti dalle schegge, che, a
causa del caldo opprimente di quel giorno, erano tutte aperte; von
Stauffenberg iniziò a pensare che la carica potesse essere insufficiente
ma a quel punto era impossibile fermarsi. All'interno dell'edificio, il
colonnello chiese all'attendente di Keitel di essere posizionato vicino
al Führer a causa dei suoi problemi di udito; l'ufficiale diede il suo
assenso ed appoggiò la cartella di von Stauffenberg dietro al tenente
generale Adolf Heusinger, che in quel momento stava presentando il suo
rapporto in merito al fronte orientale. Si presume che il colonnello
Heinz Brandt, che era in piedi accanto a Hitler, spinse con il piede la
cartella dietro la gamba del tavolo, evitando così l'uccisione di
Hitler, ma causando la propria morte.
Nella stanza si trovavano 24
persone ed il feldmaresciallo Keitel richiamò l'attenzione di Hitler
dicendogli "Stauffenberg è arrivato, non vuole sentirlo su questo
punto?" ma questi, dopo avere salutato il colonnello con un cenno del
capo, rispose "più tardi, lasciamo finire Heusinger"; immediatamente
dopo von Stauffenberg chiese all'attendente di Keitel di potere uscire
per fare una telefonata ed i due lasciarono insieme la stanza e, una
volta giunti all'apparecchio telefonico, von Stauffenberg chiese di
essere messo in comunicazione con il generale Fellgiebel; l'attendente
fece ritorno nella stanza mentre il colonnello, sollevato e riagganciato
il ricevitore, uscì dall'edificio.
Mentre von Stauffenberg
stava percorrendo a piedi i circa 300 metri che lo separavano
dall'automobile che lo attendeva, il generale Heusinger stava terminando
la sua relazione e la sua frase "se non facciamo ritirare immediatamente
il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una
catastrofe...", fu interrotta dall'esplosione che avvenne alle 12.42.
Il colonnello, insieme al
tenente von Haeften, salì in macchina ed ordinò all'autista di partire;
egli ritenne che l'attentato fosse riuscito ma, nella confusione e nella
fretta, non era riuscito a vedere nulla di quanto fosse realmente
accaduto, mentre il generale Fellgiebel vide un uomo barcollante uscire
dall'edificio distrutto, appoggiato al braccio di Keitel e quell'uomo
era Adolf Hitler, sopravvissuto quasi incolume all'attentato; egli
riportò infatti solo alcune bruciature alla gambe e la perforazione del
timpano destro. Lo scoppio della bomba aveva invece ucciso tre
ufficiali, tra cui il colonnello Brandt, e lo stenografo.
Von Stauffenberg, dopo aver
udito l'esplosione e visto il fumo che si levava dalle finestre
dell'edificio colpito, presupponendo la morte di Hitler, salì sulla sua
auto personale con il tenente von Haeften; alle 12.44 riuscì ad uscire
dalla tana del lupo, telefonando ad un ufficiale dello stato maggiore
con cui aveva fatto colazione, per convincere il sottufficiale di
guardia a lasciarlo passare ed a recarsi all'aeroporto; durante il
tragitto von Haeften riuscì a liberarsi della seconda bomba, che fu in
seguito ritrovata dalla Gestapo, ed entrambi si imbarcarono sull'aereo
messogli a disposizione dal generale Eduard Wagner, anch'egli
partecipante al complotto, per fare ritorno a Berlino.
LE CONSEGUENZE
Dopo l'esplosione, il
generale Fellgiebel, che si trovava a Rastenburg, doveva informare
Berlino dell'accaduto ma i segnali a sua disposizione erano solo due,
ossia quello di avvio dell'operazione Valchiria e quello di arresto; non
era stata presa in considerazione l'ipotesi che la bomba scoppiasse,
dando quindi avvio al colpo di Stato, ma che Hitler potesse comunque
sopravvivere all'attentato. Nell'impossibilità di contattare von
Stauffenberg, ormai uscito dal complesso, le comunicazioni con l'ufficio
del generale Olbricht furono confuse ed il generale, per non
compromettere definitivamente il colonnello, parlando con il generale
Fritz Thiele, disse semplicemente "è successa una cosa terribile, il
Führer è vivo". La conseguenza della confusione delle informazioni fu
quella che la milizia territoriale non venne messa in movimento fino
all'arrivo a Berlino di von Stauffenberg che diede il via al piano
comunicando a tutti i distretti la morte del Führer, nonostante il
rifiuto del generale Fromm a collaborare; questi infatti aveva parlato
personalmente con il feldmaresciallo Keitel, il quale gli aveva riferito
che il Führer era vivo; Hitler aveva ripreso il controllo della
situazione e in quel momento si trovava in compagnia del Duce.
Nonostante il ritardo
nell'avvio delle operazioni, rimaste sospese fino alle ore 16.00, furono
diramate per radio le nomine per il nuovo regime, tra le quali quella
del feldmaresciallo Erwin von Witzleben, posto a capo di tutte le forze
armate del Reich, ma queste comunicazioni iniziarono ad essere smentite
dai messaggi provenienti da Rastenburg; la lentezza e le esitazioni
nell'attuazione delle operazioni, unite alla sopravvivenza di Hitler,
furono fatali ai cospiratori.
LA REPRESSIONE
Verso le 18.00, il
comandante del III gruppo della difesa, il generale Joachim von
Kortzfleisch fu convocato al Bendlerblock ma lui rifiutò di obbedire
agli ordini di Olbricht, sostenendo che il Führer non era morto, venendo
così arrestato e tenuto sotto sorveglianza; al suo posto venne nominato
il generale Karl Freiherr von Thüngen, che tuttavia non fu in grado di
mobilitare le sue truppe, mentre il generale Fritz Lindemann, che
avrebbe dovuto leggere alla radio un proclama al popolo tedesco, non si
presentò. Inoltre non venne occupata nè la radio, nè il quartier
generale della Gestapo.
Alle 18.45 la radio tedesca
iniziò a diffondere ripetutamente un messaggio che spiegava che il
Führer era stato oggetto di un attentato ma che era rimasto illeso e che
era in atto un colpo di stato; inutilmente von Stauffenberg cercò di
smentire la notizia ed a Praga e Vienna i comandanti territoriali, che
avevano iniziato ad arrestare le SS, liberarono i prigionieri
ristabilendo l'ordine. Alle 19:00 circa, Hitler effettuò diverse
telefonate mentre il ministro della propaganda Joseph Goebbels si attivò
per smentire la notizia della sua morte; il maggiore Otto Ernst Remer,
che si era presentato per arrestarlo, fu da lui messo in comunicazione
con Hitler, che lo rassicurò sulle sue condizioni, lo promosse
colonnello, ordinandogli di fermare il colpo di stato e di arrestare i
cospiratori.
Il colonnello Remer, prima
di assolvere il suo compito, ricevette la notizia che un'unità corazzata
si era radunata nella Fherbeliner Plaatz agli ordini del generale Heinz
Guderian; egli si mise immediatamente in contatto con essa, in virtù
dell'autorità di comando di tutte le forze armate disponibili nella
capitale che Hitler gli aveva conferito, ricevendo tuttavia la risposta
che l'unità avrebbe in ogni caso obbedito solo agli ordini di Guderian e
l'eventuale intervento di un'unità corazzata avrebbe messo i cospiratori
in una condizione di vantaggio rispetto alla divisione Großdeutschland
da lui comandata; tuttavia la situazione venne risolta dal tenente
colonnello Gehrke che convinse gli equipaggi dei panzer della stabilità
della situazione, richiamando la loro fedeltà al Führer.
Il colonnello Remer ordinò
alle sue truppe di circondare ed isolare il Bendlerblock, senza entrare
nell'edificio.
Alle ore 20:00, Witzleben
arrivò al
Bendlerblock, dove discusse con Stauffenberg, che insisteva ancora sul
proseguimento del colpo di stato. Nello stesso momento, il sequestro del
governo di Parigi venne interrotto quando il feldmaresciallo Günther von
Kluge venne a sapere che Hitler era vivo. Alle 20.30 il feldmaresciallo
Keitel diffuse un messaggio in cui si affermava che Heinrich Himmler era
stato nominato comandante dell'esercito territoriale al posto di Fromm e
che da quel momento si sarebbe dovuto obbedire solo agli ordini che
provenivano da lui; alle 22.30, dopo una breve sparatoria all'interno
del Bendlerblock, i principali congiurati vennero arrestati dal generale
Fromm. Poco dopo la mezzanotte del 21 luglio, il colonnello Claus von
Stauffenberg, il generale Friedrich Olbricht, il colonnello Albrecht
Mertz von Quirnheim ed il tenente Werner von Haeften, vennero, su ordine
del generale Fromm, arrestati e fucilati nel cortile del Bendlerblock;
pochi minuti dopo lo Standartenführer Otto Skorzeny arrivò con una
squadra di SS e, dopo avere vietato altre esecuzioni, arrestò i
congiurati rimasti e li consegnò alla Gestapo, che immediatamente si
attivò per scoprire tutte le persone coinvolte nell'attentato.
Il processo
Nelle settimane successive,
la Gestapo catturò quasi tutti coloro che avevano la più remota
connessione con l'attentato; la scoperta di lettere e diari nelle case e
negli uffici degli arrestati rivelò i piani dei congiurati dal 1938,
portando ad una serie di arresti, tra cui quello di Franz Halder,
condotto poi in un campo di concentramento. Seguendo il cosiddetto
Sippenhaft, l'arresto per motivi di parentela, vennero arrestati tutti i
parenti dei principali congiurati. Alla fine furono circa 5.000 le
persone arrestate dalla Gestapo e circa 200 i giustiziati; non erano
tutti collegati con la congiura, tuttavia la polizia politica colse
l'occasione per regolare i conti con molte altre persone sospettate di
avere simpatie con l'opposizione nazista.
I partecipanti al complotto
vennero processati dal Volksgerichtshof, presieduto dal giudice Roland
Freisler, che condannò a morte tutti gli imputati a seguito di processi
brevissimi, svolti il 7 e l'8 agosto, praticamente in assenza di difesa;
pochissimi tra i congiurati cercarono di fuggire o di negare le loro
colpe. I processi vennero condotti senza alcun riguardo nei confronti
delle persone accusate, obbligandoli a presentarsi privati di cinture ed
in abiti troppo grandi, allo scopo di renderli grotteschi Hitler stesso
aveva ordinato che i colpevoli venissero "impiccati e appesi come
bestiame al macello".
Il tentativo di Fromm
di sopravvivere, ordinando l'esecuzione di Stauffenberg e degli altri
congiurati, fu infruttuoso; infatti anche lui venne arrestato il 21
luglio e in seguito condannato a morte dal Tribunale del Popolo.
Nonostante il suo coinvolgimento nella cospirazione, venne accusato
esclusivamente di scarso rendimento nelle sue funzioni, venendo ucciso a
Brandeburgo sulla Havel; Hitler in persona commutò la condanna a morte
per impiccagione alla "più onorevole" fucilazione. Anche
Erwin Planck, il figlio del famoso fisico Max
Planck, venne giustiziato per il suo coinvolgimento.
Pochissimi riuscirono a
sfuggire al Tribunale del Popolo dandosi la morte, tra questi il
feldmaresciallo von Kluge ed i generali Wagner e von Tresckow che si
suicidarono; quest'ultimo prima della sua morte, disse a Fabian von
Schlabrendorff: "Il mondo intero ora ci diffamerà, ma io sono ancora del
tutto convinto che abbiamo fatto la cosa giusta. Hitler è l'acerrimo
nemico non solo della Germania, ma del mondo intero”.
Durante un interrogatorio,
Karl-Heinrich von Stülpnagel fece il nome del feldmaresciallo Erwin
Rommel; pochi giorni dopo, il consigliere personale di Stülpnagel,
Cesare von Hofacker ammise sotto tortura che Rommel era un membro attivo
della cospirazione e, nonostante non vi fosse stata nessuna formale
adesione nè alcuna partecipazione diretta da parte sua, fu costretto a
togliersi la vita il 14 ottobre 1944.
L'esecuzione delle prime
condanne avvenne nel carcere di Plötzensee, a poche ore dalla lettura
della sentenza: i condannati vennero impiccati con filo di ferro ed i
loro corpi appesi poi a ganci da macellaio. Tutte le esecuzioni furono
filmate in maniera meticolosa e dettagliata per un totale di circa
quattro ore di filmato, mostrato ad Hitler, che lo aveva commissionato;
successivamente venne visto da altri gerarchi, non pochi dei quali si
sentirono male e dovettero abbandonare la sala di proiezione. Il filmato
venne proiettato per l'ultima volta nel 1950 e da allora occultato a
Berlino.
Altri congiurati, tra cui
l'ammiraglio Wilhelm Canaris, ex capo dell'Abwehr, il servizio segreto
militare tedesco, ed il generale Hans Oster furono arrestati e
giustiziati il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg.
I parenti dei congiurati, arrestati secondo le norme del Sippenhaft,
vennero internati nei campi di concentramento e tra questi vi furono
dieci membri della famiglia Stauffenberg, tra i quali uno dei fratelli,
Berthold, che fu processato e giustiziato, otto della famiglia Gordeler
più molti altri familiari dei congiurati, alcuni dei quali persero la
vita. Dal momento del loro arresto e del loro internamento, mano a mano
che gli alleati avanzavano, essi vennero spostati da un campo all'altro
fino alla loro liberazione, avvenuta in Tirolo da parte degli americani
il 28 aprile 1945. Oggi a Berlino, nella prigione dove furono eseguite
le sentenze di morte, c'è un museo commemorativo per le vittime del
processo.
I PROTAGONISTI DELLA VICENDA
I partecipanti alla riunione
del 20 luglio
In rosso i personaggi che
rimasero uccisi nell'esplosione.
Molte personalità militari
che ricoprivano posizioni importanti nell'ingranaggio militare tedesco
ed importanti esponenti dell'imprenditoria industriale, appartenevano a
circoli antinazisti, segretamente od a titolo personale, anche se non
tutti concordavano sull'eliminazione fisica di Hitler e dei principali
gerarchi; molti erano i simpatizzanti che non avrebbero agito
concretamente, o, appellandosi al giuramento di fedeltà, disposti a
mostrare i loro veri sentimenti solo dopo la morte del Führer.
Fra coloro che parteciparono
direttamente all'attentato vi furono:
-
Claus Schenk von
Stauffenberg, capo di stato maggiore della milizia popolare.
-
Ludwig Beck, già capo di
stato maggiore dell'esercito, dopo il colpo di stato avrebbe dovuto
ricoprire il ruolo di capo provvisorio dello Stato.
-
Erwin von Witzleben,
designato a divenire il comandante supremo dell'esercito.
-
Friedrich Olbricht,
intendente generale dell'esercito territoriale.
-
Henning von Tresckow,
capo di Stato Maggiore del gruppo d'armate di centro sul fronte
orientale.
-
Erich Fellgiebel, capo
ufficio segnalazioni a Rastenburg; non riuscì nel suo intento di
bloccare le comunicazioni.
-
Werner von Haeften,
attendente di von Stauffenberg.
-
Albrecht Mertz von
Quirnheim, capo di stato maggiore del generale Olbricht.
-
Hellmuth Stieff, si recò
a Rastenburg insieme a von Stauffenberg e von Haeften.
-
Eduard Wagner, mise a
disposizione l'aereo con cui von Stauffenberg si recò e ripartì da
Rastenburg.
-
Fritz Thiele, generale
dello stato maggiore del generale Olbricht.
-
Friedrich Karl Klausing,
collaboratore di von Stauffenberg.
-
Wolf-Heinrich von
Helldorf, capo della polizia di Berlino; garantì la collaborazione
delle forze dell'ordine della capitale.
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