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PROGETTO CINEFORUM Casa S.Chiara A cura di Barbara Martini Premessa Il film è ormai entrato nella nostra vita di tutti i giorni. Superato il momento di spettacolo domenicale, si è ampiamente inserito, nelle sue diverse forme e nei molteplici generi, nella nostra fruizione abituale di comunicazione audiovisiva. Il film quindi costituisce un elemento cardine nel campo dei programmi a scopo ricreativo e, spesso in secondo ordine, culturale. Forse per questo motivo, gli atteggiamenti nei suoi confronti, nei confronti della sua fruizione, hanno oscillato per lungo tempo tra una posizione passiva, di semplice coinvolgimento emotivo, ed una posizione critica intellettuale lasciata alle capacità culturali del singolo. Naturalmente chiunque può analizzare un qualsiasi film come meglio ritiene. Tutta una serie di competenze culturali proprie lo sosterranno in questa attività, e gli permetteranno di produrre un'analisi sua propria che presenterà aspetti originali, legati alla propria evoluzione culturale. Ma questa è proprio l'operazione opposta ad una pratica didattica. Non si può infatti insegnare dicendo: "Leggi tutto ciò che puoi, e ti piace, vedi i film che ti interessano di più, ascolta della buona musica, insomma affina le tue competenze artistiche che questo può bastare". Da qui la necessità di un accompagnamento all'analisi del film. L'esigenza cioè di individuare delle costanti, una struttura nella quale collocare il materiale eterogeneo che costituisce un film (o un qualsiasi altro mezzo di comunicazione). L'importanza di poter arrivare ad una interpretazione dei segni che formano le immagini ed i suoni del film, a poter disvelare i sensi reconditi, i significati nascosti, le ideologie che sottendono la sua comunicazione. Ogni testo audiovisivo ha sue specifiche finalità comunicative nei confronti dello spettatore e chi lo accompagna nella visione del film deve avere ben chiaro che cosa vuole ottenere da un'attività di analisi quale quella proposta dal cineforum. Il film come mezzo di comunicazione Il messaggio del film porta con sé una infinità di condizionamenti percettivi, psicologici e di comportamento; porta al suo interno i modelli che propone allo spettatore. La " veridicità storica" su cui si basa il film n quanto riproduzione di realtà, tende spesso a fare confondere il modello (cioè un aspetto particolare ed ideologizzato9 con la realtà, inducendo ad assumere come oggettivo il messaggio stesso. L'accettazione ripetitiva di questa cosa se non contrastata con una visione critica, porta alla fruizione passiva del messaggio e ad una accettazione incondizionata dei modelli proposti. Proprio per evitare questa visione acritica, è importante che si sviluppi uno spazio come il cineforum quale strumento educativo che permetta al minore di superare la passività nella accettazione degli stimoli, tramite l'acquisizione di un senso critico attraverso leggi di decodifica dei messaggi e un confronto con i coetanei e l'adulto. Si potrebbe individuare nell'attività di cineforum un percorso educativo come apprendimento di capacità atte a migliorare l'individuo, che ha come scopo la trasformazione da capacità potenziali in attitudini con questo tipo di iter: strumento audiovisivo (film) per indagare sulla realtà (analisi), per trarne una conoscenza (sintesi), conoscenza da valutare e confrontare con la realtà dalla quale deriva, comunicare poi questa conoscenza ad altri come bene comune (comunicazione), conoscenza da confrontare con le rispettive realtà, ed infine usare questa conoscenza per modificare e fare progredire la propria realtà attuale. Obiettivi: Linguaggio cinematografico: Il cinema, gioca un ruolo importante, in quanto è uno dei maggiori e più potenti serbatoi di immaginario collettivo, i suoi contenuti sono amplificati dall'interazione fra spettatore e schermo (è lo spettatore che "crea" il film guardandolo). Quindi il film trasmette messaggi: è questo che va considerato nel cineforum. Modalità e organizzazione: Nel cineforum il momento più importante è quello che lo precede, cioè quello che succede "prima " della visione. E' importante iniziare a sottolineare, in questo momento, cosa guardare oltre alla presentazione del film (possono usarsi varie tecniche); definire poi tempi e modi della visione insieme ai ragazzi. Conduzione: Deve essere una persona che, per interesse proprio, se ne assume la responsabilità (non se ne possono occupare tutti ciclicamente, si trasmette anche la passione per le cose, l'interesse personale); si devono col tempo comprendere quali stimoli e provocazioni sono più utili ed efficaci. Sarebbe utile che partecipi anche un altro educatore al momento del cineforum. Il conduttore deve comunicare agli altri quanto emerge da questi momenti (circolarità nel trasmettersi i riflessi su ciò che questo provoca). Tempi: Ogni 15 gg., al pomeriggio, preferibilmente il martedì dalle 16.30 alle 18.30. Luogo: Esterno o interno? Da definire, la proposta era quella di un luogo esterno per una maggiore definizione dl momento, per dargli un ambito proprio, nuovo, diverso dalla casa, dove anche il luogo sottolinei una partecipazione attiva, dove non si va per noia o per mancanza di alternative: è un momento costruttivo che la casa offre. Il luogo esterno potrebbe essere il Laboratorio "Immagine" ( su prenotazione). Costi: Se sono presenti i video al Laboratorio Immagine il costo è nullo, altrimenti si noleggiano.
Proposte future di approfondimento: 1. Sviluppare conoscenze sui "mestieri del cinema" (chi è il regista, lo sceneggiatore, cosa fanno ecc.);
Prossimo percorso: ciclo di film sul tema della FIDUCIA. QUANDO FIDARSI È MEGLIO Ricomincio da capoDecalogo 1 Stand by meUn medico, un uomo Le ali della libertà
Perché il tema: la fiducia? Abbiamo ritenuto fosse indicato e significativo partire con il primo ciclo di Films proprio con il tema della Fiducia perché riteniamo che costituisca la premessa, il fondamento, la linfa del presente e lo stimolo al futuro, di ogni relazione significativa con l'altro, oltre ad atteggiamento positivo e costruttivo nei confronti della nostra vita. Un rapporto costruttivo con gli Altri - nel mondo, presuppone un approccio fiducioso verso l'Altro e il mondo. Con questo ciclo si è voluta dare l'opportunità di confrontarsi con storie e personaggi che in maniera diversa e unica, gli uni dagli altri, affrontano i temi della fiducia (in se stessi, esclusivamente in se stessi - come nel Decalogo -, negli altri, nei contesti o nelle professioni - Un medico, un uomo - ), considerata anche in senso ampio: la fiducia come "Fede" in qualcuno o in qualcosa (Il Decalogo) come emerge dalle storie dei Films. Quindi tema della fiducia inteso come viaggio d'esplorazione alla ricerca "dell'invisibile agli occhi", come direbbe Il Piccolo Principe, cioè alla sostanza dei rapporti fra gli uomini che permettono la creazione del tessuto relazionale dell'essere - al - mondo. SCHEDE DEI FILM
Regia: Produzione: Usa 198 . Durata: . Il soggetto: Un cronista televisivo, scontroso, intrattabile e soprattutto molto cinico, viene mandato dalla rete televisiva per cui lavora a fare un servizio sulla "Giornata della Marmotta" in un piccolo paese del Canada. Qui, fra scontri, lamenti con i colleghi, gli accade una strana cosa: tutte le mattine, appena alzato, rivive lo stesso giorno all'infinito, e l'unico a rendersene conto è lui. Ogni giorno ha la possibilità di rivivere i rapporti e le situazioni , questo accade finché non impara a fare le cose "come devono essere fatte", cioè ad imparare a rapportarsi umanamente e civilmente con gli altri, riscoprendo la dimensione affettiva e la bellezza dello stare con gli altri, conquistando così anche la ragazza amata, che prima invece lo evitava. La sequenza da ricordare: le sequenze a dire il vero che meritano di essere ricordate sono molte soprattutto per il carattere ironico che presentano, ironiche e intelligenti al tempo stesso. Sicuramente le scene del risveglio del protagonista, dove colto da stupore e disperazione è costretto a guardare, con altri occhi, la stessa giornata che gli si ripropone davanti. Da vedere perché: la "trovata" è molto semplice , ma molto efficace nel sottolineare la difficoltà che l'uomo incontra nell'essere dentro, nel presente delle cose, facendo di ogni giornata una lezione di vita, la quale si ripropone, a volte anche in maniera ossessiva, finché non la affrontiamo correttamente.
Regia: K.Kieslowski. Produzione. Polonia, 1988. Durata: 60'. Il soggetto: un docente universitario, ateo, ma con fede enorme nelle tecnologia e soprattutto nei computer, permette al figlio, a cui ha trasmesso la sua stessa passione, di andare a pattinare su un lago ghiacciato dopo aver "calcolato" che il ghiaccio è abbastanza spesso da tenere. Ma la previsione si rivela errata e il bambino muore annegato. Il padre se la prende con Dio, ma di chi è la colpa? La sequenza da ricordare: Il protagonista, il padre, assiste ignaro all'accorrere di polizia e pompieri al laghetto ghiacciato e viene a saper che un bambino è annegato. A poco a poco si insinua il dubbio, e poi l'atroce certezza, che sia suo figlio. In un attimo, tutte le sue certezze crollano. Da vedere perché: può sembrare forse banale, ma il motivo per cui "il Decalogo" di K.Kieslowski va visto, in tutti i suoi episodi, è che si tratta di un capolavoro: per i teme che tratta, per la complessità e la profondità delle risposte che fornisce e per il rigore formale e stilistico con cui è confezionato.
Regia: R:Reiner. Produzione: USA 1986. Durata: 85'. Il soggetto: In una cittadina dell'Oregon quattro ragazzi scoprono il cadavere di un ragazzo scomparso da giorni. Uno di loro è un ragazzo sensibile e creativo, un altro è dotato di una saggezza inconsueta per la sua età, un altro ancora è afflitto da spessi occhiali e da un orecchio deturpato, l'ultimo è un ragazzo grassottello, e imbranato. Ognuno con una storia familiare difficile. Prima di raggiungere il loro obiettivo, i quattro ragazzi saranno sottoposti a prove che non avrebbero mai immaginato. Quando torneranno al paese avranno più chiaro ciò che il futuro ha in serbo per ognuno di loro, molti anni dopo uno di loro racconterà tutta la storia. La sequenza da ricordare: La scena del ritrovamento del cadavere, dove ognuno sta di fronte alle sue paure e si rivela poi poco più tardi nelle sue emozioni: capolavoro di finezza e di simbolismo. Da vedere perché: da un racconto di S: King, è uno dei film sull'adolescenza più belli degli anni '80, nel miracoloso equilibrio della memoria tra sentimento e avventura. Sarebbe piaciuto a F. Truffaut. Descrizione nostalgica di un momento magico chiamato adolescenza, è l'inizio di un'avventura che li metterà di fronte a pericoli e difficoltà e imporrà loro una veloce quanto traumatica maturazione: ognuno di loro è costretto a rivelarsi agli altri, l'uno rispecchiando nell'altro i timori e le insicurezze che caratterizzano il passaggio dall'infanzia all'adolescenza. La consapevolezza di sé è il risultato di questa avventura. Un percorso verso la vita da adulti rivisitato con nostalgia da uno di loro. Ricchezza di sfumature e proprietà psicologiche. 4.UN MEDICO, UN UOMO Regia: .Produzione: USA 198 . Durata: : Il soggetto: Un medico oncologo di successo, ha una vita apparentemente felice e scorrevole, se non ché trascura la moglie e il figlio, e tratta in maniera a dir poco superficiale e disattenta i propri pazienti. ed è interamente assorbito dal prestigio e dai vantaggi della propria professione, poco curante in fondo di se stesso. Improvvisamente si trova ad essere dall'altra parte della barricata: scopre di avere un tumore alla gola: Passare da Medico a semplice paziente lo pone a disagio , ma, grazie all'amicizia con una ragazza malata, gli permetterà di riflettere e di riscoprire se stesso, l'uomo che è. La sequenza da ricordare: Quella in cui lui e l'amica partono per andare a vedere un concerto e si fermano per strade tra le rivelazioni di lei che racconta al protagonista il proprio sogno ridondante: quello di volare in cielo sopra la città con tantissimi capelli. In quel momento il protagonista riscopre un pezzo della propria identità e commosso piange. Da vedere perché: E' un film che si interroga, forse non troppo approfonditamente, ma con stile e sensibilità, sulla condizione "finita" dell'uomo e sulla propria incapacità a starci di fronte e a viverla compiutamente; è un film sul senso della vita, o meglio sul senso che ognuno può dare alla propria vita riappropiandosi dei propri contesti e del proprio destino. 5. LE ALI DELLA LIBERTA' Regia: . Produzione: Usa, 1994. Durata: . Il soggetto: Racconta la storia di un uomo, di professione bancario, che viene accusato ingiustamente dell'omicidio di sua moglie e per questo condannato all'ergastolo in un penitenziario di massima sicurezza. La vita all'interno dello stesso sarà contrassegnata da grosse sofferenze, anche nel carcere padroneggiano soprusi, ingiustizie di ogni tipo e il protagonista impara a proprie spese a cavarsela rischiando più volte la vita. Confortato dall'amicizia di un compagno di colore detenuto pure lui, ma "buono", riuscirà a riemergere dalle bassezze del carcere aspirando alla giustizia per il proprio caso, e quindi alla fuga. Riuscirà a fuggire dal carcere con grande ingegnosità, dimostrando poi in seguito la propria innocenza e accumulando un grosso capitale che gli permetterà di ricostruirsi un'altra vita e di farsi raggiungere in seguito dall'amico. La sequenza da ricordare: Memorabile quella in cui il protagonista, entrato nelle grazie di un secondino, al quale compila moduli per il pagamento delle tasse, si fa ricompensare con una cassa di birra da offrire ai suoi compagni, i quali lavorano su un tetto sotto il solo cocente. In quel momento si realizza un sogno di libertà e di uguaglianza agli altri uomini: si vive pienamente il presente, in cui il protagonista sperimenta il piacere di offrire, a se stesso e ai suoi compagni un momento di libertà vero, che va oltre i confini della fisicità del carcere e dell'uomo. Da vedere perché: In questo film si tratta, con toccante sensibilità ed efficacia, il tema delle grandi risorse dell'uomo: la speranza e la libertà. Malgrado vengano usurpate e maltrattate dall'impatto con eventi drammatici e tragici come quello della detenzione a vita e delle violenze fisiche e psicologiche vissute all'interno di un carcere, le due risorse, non sono dimenticate e abbandonate, ma anzi riviste e reintegrate, fino a prendere forma e fisicità nel sogno sexy degli americani del periodo (siamo negli anni '60): la foto di Raquel Welch appesa nella cella, nasconde il tunnel scavato per la fuga verso la libertà.
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Ultima modifica:
31/12/2004 |