La telepatìa,
o trasmissione del pensiero, è la capacità
di comunicare con la sola mente, senza l'utilizzo di altri
sensi o strumenti. Come la precognizione e la
chiaroveggenza, la telepatia
fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali o
ESP e più in generale, di quello delle presunte
"facoltà paranormali". Rientra nel campo
di indagine della parapsicologia, ovvero la disciplina
che si propone di studiare con metodi scientifici tre
categorie di
fenomeni anomali: poteri psichici, interazione tra mente
e materia e sopravvivenza alla morte.
Secondo una concezione
filosofica indiana antica e parzialmente rimodernata,
la comunicazione telepatica si effettuerebbe attraverso
una immensa rete di cui le persone costituirebbero le
maglie, rete che comprende l'universo e nella quale
il sensitivo è collegato con le altre parti e
ogni cosa è collegata con il tutto.
I primi studi su questa
presunta facoltà paranormale furono condotti dalla
Società per la Ricerca Psichica di Londra, verso
la fine dell'Ottocento; il termine "telepatia"
venne introdotto nel 1882 da Frederic William Henry Myers.
Intorno al 1930, negli Stati Uniti dAmerica, fu
costruito il primo laboratorio di parapsicologia dove
Joseph Rhine della Duke University di Durham (Carolina
del Nord) condusse numerosi esperimenti per accertare
l'effettiva realtà della telepatia. Rhine fu il
primo ad applicare metodi sperimentali e statistici alla
ricerca dell'esistenza di una trasmissione da mente a
mente ed è pertanto considerato uno dei pionieri
della parapsicologia. Rhine effettuò esperimenti
con l'ausilio delle carte Zener, un tipo particolare di
carte da gioco inventate dallo psicologo Karl Zener che
riporta su ogni carta un simbolo stella, croce, linee
ondulate, quadrato e cerchio. Chi si sottoponeva al test
doveva indovinare i simboli sulle carte del mazzo
leggendoli con
la mente. Secondo quanto riportato da Rhine, nell'arco
di oltre 300 esperimenti avrebbero ottenuto una media
di successi per prova superiore allaspettativa casuale.
Nei primi anni sessanta
il parapsicologo Charles T. Tart, ricercatore dell'Istituto
di Scienza Noetica, condusse ulteriori esperimenti.
Due persone, A e B, venivano introdotte in due distinte
camere isolate: A era collegata elettricamente in modo
da rilevare le onde cerebrali, la resistenza della pelle,
il ritmo cardiaco, l'attività muscolare e le
variazioni del respiro; B era anch'essa collegata e
colpita a intervalli casuali da scosse elettriche. Veniva
poi chiesto ad A di indovinare esattamente quando la
persona B ricevesse la scossa. I risultati furono i
seguenti: le ipotesi coscienti di A non mostrarono alcuna
relazione con gli eventi reali, ma i suoi tracciati
presentavano variazioni fisiologiche significative proprio
in corrispondenza dell'istante in cui B riceveva la
scossa. La conclusione fu che il soggetto A era cosciente
degli eventi che interessavano B a livello biologico
fondamentale, mentre la mente cosciente di A non registrava
levento.
Negli anni settanta un
altro parapsicologo americano, Charles Honorton, si
interessò di telepatia introducendo una nuovo
metodo di studi, chiamato tecnicamente Ganzfeld (dal
tedesco "campo uniforme"). Negli esperimenti
di Honorton un soggetto identificato come percipiente
veniva isolato sensorialmente, applicando ai suoi occhi
due mezze palline da ping-pong e alle sue orecchie una
cuffia che emetteva un rumore di fondo. In queste condizioni
di deprivazione sensoriale, il soggetto doveva cercare
di recepire immagini o informazioni inviate da un'altra
persona identificata come agente, posta in un'altra
stanza.
Anche Honorton ritenne che i risultati ottenuti potessero
risultare favorevoli all'esistenza della telepatia,
nonostante le numerose critiche che li seguirono e che
lo portarono ad ammettere la necessità di replicare
l'esperimento.
Ne XXI secolo le sperimentazioni
sulla telepatia hanno preso anche una direzione tecnologica.
Nel 2008, infatti, Gerwin Schalk, scienziato statunitense
di origini austriache, e Eric Leuthard, docente di neurochirurgia
alla Washington Univerity di Saint Louis hanno avviato
una ricerca per dimostrare la fattibilità di
un elmetto telepatico. La ricerca è stata condotta
con l'ausilio di 12 volontari, malati di epilessia,
che avrebbero dovuto sottoporsi ad un'operazione a cranio
aperto. Ai volontari sono stati applicati speciali elettrodi
direttamente sulla corteccia celebrale e a cranio aperto
ed è stato loro chiesto di pronunciare e pensare
alcune parole suggerite, così da studiare quali
parti della corteccia celebrale risultassero attivate.
Sulla base dei risultati dell'esperimento, l'obiettivo
della ricerca ora è di riuscire a sviluppare
uno supporto in grado di captare dall'esterno l'attività
del cervello, di decodificarla traducendola in pensieri
e di trasmetterla.