Il suo vero nome è
Ehrich Weiss. Ma, a cominciare dal 1899, tutti - in
tutto il mondo - lo conoscono come Harry Houdini, il
mago Houdini. Ammanettato e imprigionato riesce a fuggire.
Chiuso in una cassa sigillata e gettata in fondo al
mare, ne riemerge. Stretto da una
camicia di forza e appeso per i piedi a un cornicione,
si libera. Come può vincere quelle sfide "impossibili"?
Semplici trucchi? Oppure
è dotato di poteri
paranormali? Per esempio, quello di smaterializzare
il proprio corpo
Tra i primi a formulare questa ipotesi
ci sono personaggi del calibro di Sarah Bernhard, del
presidente Theodore Roosvelt e di Sir Arthur Conan Doyle.
Il papà di Sherlock Holmes, l'investigatore più
freddo e razionale della storia del giallo, è,
in realtà, un appassionato di scienze occulte.
Tra i due nasce una profonda amicizia che indurrà
Houdini ad interessarsi di spiritismo. Ma la sua speranza
di entrare in contatto con la madre, morta nel 1913,
sarà presto delusa. La sua abilità gli
consente, infatti, di smascherare facilmente i trucchi
dei medium dell'epoca
La leggenda s'impadronisce
comunque di Houdini e, benché egli stesso neghi
di possedere capacità sovrumane, la meraviglia
per le sue imprese supera qualunque tentativo di offrirne
una spiegazione razionale.
Ma in che cosa consistono, esattamente,
i numeri di Houdini? E com'è iniziata la sua
carriera? Facciamo qualche passo indietro, e ripartiamo
dal 1878
È in quell'anno che il piccolo
Ehrich Weiss, il futuro mago, emigra negli Stati Uniti
con i genitori e i fratelli. Era nato quattro anni prima
a Budapest, nel cuore della Mittel Europa. Il padre
è un rabbino, la famiglia è numerosa e
povera. L'America è il luogo ideale per riscattarsi
e offrire un avvenire migliore ai propri figli. Houdini
sa cogliere l'opportunità. Appena ventenne, dopo
un'infanzia trascorsa a fare il lustrascarpe e lo strillone
di giornali, finalmente equilibrista e illusionista
ma stufo di esibirsi nelle fiere di provincia, lancia
la sua prima sfida: consegna al direttore di un teatro
la somma di 100 dollari, incaricandolo di offrirla a
chiunque possa imprigionarlo in un paio di manette da
cui non sia in grado di liberarsi. Sua moglie, l'amata
Bess, ha paura. Come farebbero se perdessero i loro
risparmi? Ma Houdini vince ogni confronto. Non c'è
serratura che sappia resistergli. I giornali cominciano
ad interessarsi di lui. La via del successo è
aperta. Presto sarà chiamato addirittura a Hollywood.
Magia? Poteri occulti? O, piuttosto,
come lui stesso racconta, Houdini ha fatto visita a
centinaia di fabbri, carpendone i segreti? Negli anni
'50, poi, un suo amico meccanico rivelerà alla
stampa il trucco utilizzato per evadere dall'interno
di una caldaia di ferro sigillata: nient'altro che una
piccola sega nascosta sotto gli abiti e qualche vite
per sostituire quelle tagliate!
Ma l'impresa più strabiliante
dev'essere ancora realizzata: il tuffo nel fiume - ammanettato
e incatenato - a Detroit. È l'inverno del 1906.
Secondo la prima biografia del mago, il fiume è
ghiacciato. Aperto un buco nel ghiaccio, Houdini si
immerge, si libera prontamente dalle catene e tenta
di risalire in superficie. Ma qualcosa va storto. Non
riesce a trovare l'unica via d'uscita. Sopra di lui
solamente uno spesso, invalicabile muro di ghiaccio.
Resiste per otto, interminabili minuti in apnea, e respirando
quella poca aria trattenuta tra la superficie dell'acqua
e la lastra di ghiaccio. Poi i soccorsi. Provato, allo
stremo delle forze, Houdini è tratto finalmente
in salvo
È possibile che un uomo normale
sia capace di resistere tanto, in tali condizioni? La
risposta è nel quotidiano della sera "Detroit
News" del 27 novembre 1906, il giorno stesso
dell'esibizione di Houdini.
In un articolo di quel giornale si descrive
con precisione l'impresa compiuta dal mago: legato a
una corda e ammanettato, Houdini si è gettato
nelle acque del fiume dal ponte di Belle Island, si
è liberato dalle manette, ha nuotato verso una
barca che lo attendeva e vi è salito a bordo.
Houdini aveva condotto a termine un'impresa senza dubbio
straordinaria, ma quella del fiume ghiacciato è
una notizia falsa: costruita dal suo primo biografo
e alimentata dallo stesso mago che, col passare degli
anni, finisce per crederci. E, ancora una leggenda,
è quella che avvolge la sua morte. Houdini è
in un grande contenitore di vetro, a testa in giù,
i piedi legati al coperchio chiuso ermeticamente. È
il numero della Pagoda cinese. Non è la prima
volta che lo esegue. Ma quella sera le cose non vanno
per il verso giusto. Il tempo scorre, implacabile. E
la morte raggiunge il mago sul palcoscenico del suo
ultimo teatro. Il cinema ci ha raccontato così
la sua ultima sfida all'impossibile. La verità,
però, è un'altra
Houdini muore per
una banale peritonite, insorta dopo aver ricevuto un
pugno. Era la notte di Halloween del 1926. Da allora,
ogni anno, in quella data, gli illusionisti d'America
si riuniscono in una seduta spiritica per evocare la
sua anima
Scrive lo stesso Houdini, il segreto
di un valido spettacolo non consiste tanto in ciò
che tu fai realmente ma in quello che il pubblico, amante
del mistero, ritiene che tu faccia...