"E ora sono io
insieme benedetto e maledetto,
perchè adesso possiedo le chiavi del Regno dei Cieli.
Perdonerò chi merita la salvezza, dannerò chi ha dannato se stesso
imparerò a vivere dopo che l'amore è morto…
Io sono il Mangia Peccati...
"
(
Tratto dal Film "La Setta dei Dannati")

"Ascolta le voci... ascolta il tuo bambino...
lui ti dirà di ucciderlo... solo così potrai liberarti di lei..
ascolta le voci... ascolta il tuo bambino..."

(Tratto dal Film "The Ring 2")

"Scruto i tuoi tratti, calmi e bianchi alla luce del cero:
le tue palpebre dalle scure ciglia,
dietro il cui riparo
ci sono occhi che non vedono domìni terreni."
(H.P. Lovecraft)

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Un eremita che fu insieme un Santo e un Papa, ma che mai volle andare a Roma: forse per custodire un grande segreto… E lo fece in una città decisamente particolare…

Si dice infatti che L’Aquila, nata a metà del 1200, sia stata costruita facendo riferimento alla pianta di Gerusalemme e fin dal ‘600 si è ipotizzato che le mappe delle due città in origine fossero sovrapponibili.

Pietro da Morrone, nato vicino ad Isernia nel 1215, entrò giovanissimo nel convento dei benedettini, ma presto ne uscì per raggiungere Roma e chiedere al Papa il permesso di vivere da eremita.

Tornato dalle parti di Sulmona, decise di ritirarsi sul Morrone, in una piccola chiesa, ma la fama della sua santita’ si era già sparsa. Per sfuggire alla presenza in massa dei fedeli cercò la solitudine sulla Maiella, in uno fra i più impervi dirupi, a Santo Spirito dove poi edificò un monastero, che divenne il cuore della Congregazione dei Celestini.

Restò per lunghi anni sulla Maiella, sempre in fuga dai fedeli che insidiavano la sua solitudine, e alla ricerca di nuove e più imervie caverne, perché i pellegrini poveri, infermi e disperati, lo raggiungevano ovunque. Pietro da Morrone visse, a parte alcuni viaggi, più di quarant'anni in assoluta segregazione e in stato di perpetua penitenza ed autofustigazione della carne.

La Comunita’ dei Fratelli di Santo Spirito a Maiella andava sempre piu’ ingrandendosi e nel 1264 Pietro penso’ di darle una Regola e di chiederne il riconoscimento. Così nel 1274, ormai sessantenne, fece un’impresa quasi leggendaria per quei tempi: si reco’ a piedi in pieno inverno a Lione, dove Gregorio X aveva indetto un concilio, riuscendo ad ottenere il riconoscimento e la protezione del Papa, senza la quale rischiava di essere considerato eretico.

Ma come ha fatto a compiere questo viaggio? Forse ad aiutarlo furono i Templari, che come compito avevano proprio quello di proteggere i pellegrini e che lo ospitarono a Lione e lo fecero ricevere dal Papa. I Templari ricorreranno spesso nella vita di quello che è stato dipinto come un povero monaco eremita con poco coraggio.

Di ritorno da Lione, si trovo’ a passare la notte a L'Aquila. In sogno, la Vergine Maria gli comando’ di erigerle una basilica sul ColleMaggio. La costruzione, che in una citta’ appena nata costituiva una novita’ a livello sociale, fu lunga e complessa. Ma fu veramente un sogno o furono piuttosto i Templari a volere la costruzione di Santa Maria in Collemaggio?

:: F O C U S ::

L’influenza templare è forte nella basilica: nelle forme ottagonali che ricorrono e nei suoi due colori, espressione del dualismo cosmico rappresentato dai due cavalieri su un solo cavallo del loro sigillo.

Nel 1293 finalmente si ritiro’ nell’eremo di Sant'Onofrio, sperando di vivere in solitudine gli ultimi tempi della sua vita. Qui, però, l’anno seguente, sali’ a parlargli Carlo d'Angiò, re di Napoli, preoccupato per la situazione della Chiesa che da due anni attendeva che i cardinali riuniti a Perugia, eleggessero un nuovo papa.

Spinto dal re, il vecchio eremita scrisse una lettera di esortazione per i padri conciliari i quali, ricevutala, lo elessero a capo della Chiesa cattolica il 5 luglio 1294. La notizia, che intanto si era propagata per tutta l'Italia, giunse da lui il 22 luglio.

All'abbazia di Santo Spirito arrivarono il re di Napoli e suo figlio Carlo Martello, re d'Ungheria e, sul fare dell'alba, giunsero a Sant'Onofrio i cinque legati del Conclave. Le testimonianze raccontano che il primo impulso di Fra' Pietro fu quello di fuggire e che solo dopo essersi ritirato in preghiera accetto’ di diventare Papa con il nome di Celestino V...

La sera del 24 luglio, cavalcando un asinello e avendo accanto i due re, Celestino V mosse verso L'Aquila dove, 3 giorni dopo, giunse sul piazzale di Collemaggio. Davanti ad una folla di dignitari e ambasciatori, tra cui, per il governo di Firenze, c'era anche Dante Alighieri, fu incoronato Papa.

In quell'occasione Celestino V istitui’ la Perdonanza ossia la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dei peccati, legata a particolari condizioni religiose e penitenziali, fino a quando, il 13 dicembre, si reco’ al concistoro indossando la cappa rossa e gli ornamenti papali solenni, fece atto di rinuncia e rivesti’ il saio da eremita.

Il 24 Dicembre venne eletto papa il Cardinale Gaetani, che prese il nome di Bonifacio VIII. Celestino V era tornato finalmente sul Morrone, dove pero’ fu costretto prima a nascondersi e poi a fuggire, per sottrarsi agli ordini del nuovo papa che aveva annullato tutti i suoi provvedimenti da Papa. Nonostante la fuga, gli emissari di Bonifacio VIII lo prelevarono e lo condussero ad Anagni.

Celestino V fu confinato nella rocca di Fumone, in una piccola cella, sottoposto ad una carcerazione terribilmente dura. E il 19 maggio del 1296, il vecchio Papa eremita morì.

I misteri accompagnano Celestino V anche nella tomba. Nel 1630 l’Abate Generale della Congregazione dei Celestini, denuncia l'assassinio del papa: un’ipotesi, osteggiata dalla Chiesa, che si è fatta strada fino ad oggi. Anzi, i dubbi si sono accresciuti proprio negli ultimi anni quando la salma del santo è stata addirittura trafugata. Nel 1988 le spoglie di Celestino per circa 24 ore furono in balia di sconosciuti che le fecero ritrovare nel cimitero di Rocca Passa, in provincia di Rieti.
Un episodio mai chiarito, a cui ne è seguito un altro altrettanto oscuro. Infatti, le autorità ecclesiastiche, subito dopo, disposero una ricognizione chimico-tossicologica dei resti e una tac, anche per chiarire una volta per tutte le circostanze della morte. Di quegli esami, autorizzati dalle autorità ecclesiastiche, non rimane traccia, come ha ammesso anche il vescovo dell’Aquila. Forse perché il diritto canonico vieta ogni esame di questo genere sui corpi dei Papi...

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