Palermo 1743. In una città
sporca, povera e sovrappopolata, il quartiere dellAlbergarìa
è uno dei posti più malfamati: prostitute,
ladri, indovini, trafficanti ne fanno una specie di
casbah sporca e insicura. E in questo
contesto che il 2 giugno 1743 nasce Giuseppe Balsamo:
la sua casa natale si trova in quello che allora si
chiamava il vicolo della Perciata e che oggi ha preso
il nome di vicolo Conte di Cagliostro.
Il padre del bambino, Pietro Balsamo,
è un mercante di bigiotteria che ha alle spalle
vari fallimenti e che morirà molto presto; la
madre,Felicita Bracconieri, sopravviverà al figlio
insieme
alla sorella più piccola di Giuseppe: Giovanna
Giuseppa Maria.
Latto di morte redatto dallarciprete
di San Leo contiene parole durissime su Giuseppe Balsamo:
«eretico, scomunicato, peccatore impenitente
».
Di lui si dirà che era «nato infelice,
era vissuto ancora più infelice e che infelicissimo
era morto». Eppure la vita di Giuseppe era iniziata,
come per tutti, con un bel battesimo nella cappella
dellincoronazione.
Morto il padre, Giuseppe viene affidato
agli zii materni e comincia a manifestarsi uninquietudine
interiore che non si fermerà mai e unansia
di movimento, tipica degli avventurieri dellepoca,
che verrà fermata solo dalle mura dei vari carceri
in cui verrà rinchiuso: a Londra, a Castel SantAngelo
di Roma, alla Bastiglia di Parigi, a San Leo ma anche
Palermo
Proprio a Palermo, a Palazzo Marchesi,
Cagliostro verrà rinchiuso quando è già
famoso. Ma la sua lotta contro il potere costituito
e la giustizia era iniziata già durante ladolescenza.
Gli anni della sua gioventù a Palermo sono caratterizzate
da un fiume di marachelle, piccole truffe, risse, fughe
e punizioni corporali. Si mostra da subito irriverente,
portato al comando, appassionato alla chimica, esperto
falsario, spregiudicato. Ma su questa base presto si
innesterà quella che sembra essere una vera e
propria iniziazione esoterica...
Nel 1764, in fuga da Palermo a causa
di una truffa un po più grave delle altre,
Cagliostro arriva a Messina, dopo cinque giorni di navigazione.
Affitta una stanza in una locanda del porto e la sera
stessa conosce un uomo che gli cambierà la vita:
si chiama Altotas, sembra che sia mezzo greco e mezzo
spagnolo, ha una lunga barba, parla un misto di arabo,
italiano e francese ma soprattutto si vanta di possedere
il segreto della pietra filosofale e di altri unguenti
miracolosi. Sarà lo stesso Cagliostro a raccontare,
in seguito, che Altotas lo introdurrà ai misteri
e agli insegnamenti dei sacerdoti egiziani e di essere
stato condotto da lui in lunghi viaggi in Grecia, in
Asia minore e in Egitto. Da quei viaggi e da quella
esperienza Giuseppe Balsamo torna completamente trasformato.
Negli anni del successo, la natia Palermo
resterà un lontano ricordo per il Conte Cagliostro,
divenuto, grazie ai suoi poteri e alle sue guarigioni,
una vera personalità a livello europeo. Una fama,
a tratti decisamente sinistra, che lo accompagnerà
anche dopo la morte. Per dare unidea dellimpatto
della figura di Cagliostro sullopinione pubblica
dellepoca, basta ricordare un episodio, legato
ad uno dei personaggi più importanti della cultura
tra Settecento e Ottocento: Goethe. Giunto a Palermo
nel corso del suo celebre «Viaggio in Italia»,
il grande scrittore tedesco volle subito andare a vedere
la casa dove era nato Cagliostro e a parlare con la
madre e la sorella, all'epoca ancora in vita.
Ufficialmente Giuseppe Balsamo diventa
il Conte di Cagliostro il 12 aprile 1777. E quello
il giorno in cui lavventuriero siciliano viene
iniziato alla massoneria a Londra. Sua moglie Serafina,
in realtà Lorenza Feliciani, sposata a Roma il
20 aprile 1768, lo aveva preceduto, facendosi iniziare
a sua volta qualche tempo prima. E un uomo molto
diverso dal Giuseppe Balsamo della giovinezza, al punto
di rinnegare egli stesso le proprie origini. Adesso
è il Conte di Cagliostro, gran maestro della
sua Loggia londinese e ben presto anche Gran Cofto di
un rito tutto suo: quello della Massoneria Egiziana.
Mischiando rituali massonici ad antichi riti egizi e
orientali, Cagliostro dà vita a unorganizzazione
iniziatica che si propone la rinascita delluomo
attraverso lunghi e duri esercizi spirituali e allosservanza
di sei comandamenti e tre imperativi: si va dallamore
di Dio al rispetto del sovrano, dallamore per
il prossimo al rispetto per la natura, dal culto per
la meditazione fino al rigido rispetto delle regole
dellOrdine. Per alcuni la Massoneria egiziana
garantirà a Cagliostro onori e ricchezze, ma
alla fine si rivelerà la sua principale fonte
di rovina, visto che gli porterà laccusa
di eresia.
Con il 1785 lastro di Cagliostro
declina. Linizio della fine coincide con lesplodere
del maggior scandalo del Settecento, scandalo passato
alla storia come Laffare della Collana.
In quegli anni Cagliostro è in Francia, dove
tra le altre cose, ha assunto il ruolo di consigliere
dellinfluente cardinale Louis Rohan. Il cardinale,
insieme ad una avventuriera, la contessa Jeanne Valois
de La Motte, viene contattato da due gioiellieri sullorlo
del fallimento: avevano preparato una collana per la
favorita di Re Luigi XV. Ma Luigi XV era morto prima
di poter concludere lacquisto e il suo successore,
Luigi XVI non sembrava interessato alla cosa. Da qui
le pressioni perché la regina Maria Antonietta
chiedesse al marito di acquistare la fantastica collana
composta da ben 575 gemme. Benché Maria Antonietta
non volesse concludere laffare, lo scandalo scoppiò
ugualmente e travolse la corona ma anche la De La Motte,
Rohan e Cagliostro che pure aveva avuto un ruolo secondario
nella vicenda, ma la cui fama lo imponeva allattenzione
di tutti. Cagliostro, denunciato dalla de La Motte finì
alla Bastiglia da dove poté uscire, assolto,
solo dopo qualche tempo. Ma Luigi XVI gli ordinò
di lasciare comunque subito la Francia. Cagliostro prese
quindi la strada di Londra e da qui, pochi mesi dopo,
spinto dal desiderio della moglie di rivedere i suoi
parenti, mosse verso Roma. Decisione che si rivelerà
fatale.
Da Roma Cagliostro viene trasferito
senza speranza di grazia, e sotto stretta custodia
nella fortezza di San Leo, nel cuore del Montefeltro,
il 20 aprile del 1791. Ci rimarrà fino alla morte,
avvenuta la notte tra il 26 e il 27 agosto del 1795.
In realtà, già la partenza
da Roma era stata tuttaltro che leggera per Cagliostro,
costretto a una pubblica e umiliante abiura di tutto
quello che aveva professato per lunghi anni: infatti
lesecuzione della sentenza avviene nella pubblica
cerimonia detta sermo generalis o autodafé. Davanti
ad una folla acclamante vengono distrutti i libri e
gli oggetti del rito egiziano. Avvilito, stanco dei
maltrattamenti e delle torture, Cagliostro confessa
e, in ginocchio e col capo coperto, ascolta la sentenza
emessa alla presenza dello stesso Pio VI. La condanna
a morte viene commutata nel carcere a vita, ma lo scotto
che deve pagare per questa concessione è umiliante:
viene costretto infatti a percorrere un tratto di strada,
in cui, con indosso un saio di tela grezza e in mano
un cero, chiede pubblicamente perdono, alla mercé
di un popolo sadico che lo deride e lo mortifica, mentre
i suoi scritti e le insegne massoniche vengono gettate
nel fuoco.
A San Leo, Cagliostro vive, a ben vedere,
tre clamorose contraddizioni:
Si preoccupa per la moglie che è la causa della
sua rovina; si ritrova in una situazione che
lui noto esperto di arti divinatorie non aveva
previsto; si ritrova condannato e perseguitato da quella
Chiesa da cui aveva cercato in tutti i modi di essere
riconosciuto e alla quale aveva chiesto il placet per
il suo rito massonico-egiziano.
La fine di Giuseppe Balsamo o, se preferite,
di Alessandro Conte di Cagliostro, arriva a Mezzogiorno
del 26 agosto 1795: un colpo apoplettico gli fa perdere
per sempre conoscenza. Una guardia lo trova privo di
sensi e dà lallarme, ma i medici non riescono
a farlo riprendere. Anche il parroco e altri sacerdoti
cercano di farlo ravvedere in punto di morte, ma Cagliostro
ormai non sente più nulla. Muore alle quattro
di notte, senza estrema unzione. La moglie era già
morta da un anno, nel convento di SantApollonia.
Secondo una descrizione
del rito funebre, giunta fino a noi:
«Il cadavere, tutto
vestito, posto sopra una mezza porta di legno, venne
portato a spalla da quattro uomini, i quali, usciti
dal castello, scesero verso la spianata. Essi erano
affaticati e sudavano (era di agosto) e, per riposarsi,
ad un certo punto deposero il cadavere sopra il parapetto
di un pozzetto, che ancora esiste, e andarono a bere
un bicchiere di vino. Poi tornarono, ripresero il tragitto
e giunsero al luogo del seppellimento. Io -che ero tenuto
per mano da un mio parente- seguii il triste e misero
convoglio che, non assistito da nessun sacerdote, assumeva
un sinistro carattere di diabolica desolazione. A quella
vista i rari passanti si allontanavano frettolosi facendosi
il segno della Croce. Scavata la fossa, vi calarono
il morto: sotto il capo misero un grosso sasso e sul
viso un vecchio fazzoletto, quindi lo ricopersero di
terra».
Tuttavia, lepisodio più
inquietante accadde nel 1797, quando San Leo si arrese
allArmata della Repubblica Cisalpina, guidata
dal generale polacco Dombrowski, che la occupò
in suo nome. Per celebrare limpresa, il generale
concesse la libertà ai reclusi presenti nella
fortezza e sembra che essi, unitisi ad alcuni soldati,
cominciarono a scavare nel luogo in cui Cagliostro era
stato sepolto. Rinvenuti i poveri resti, soldati ed
ex detenuti, si servirono del teschio per brindare alla
riconquistata libertà...