"Ha mai provato quell'amore talmente puro da perdere se stessi?
Io si, per questo l'ho ucciso…
Rimasi lì ad ascoltare il mio cuore morire e la mia anima sanguinare...
poi pensai che fosse meglio così,
così non sarebbe mai invecchiato,
non mi avrebbe mai tradito,
così sarebbe rimasto perfetto…"
(Tratto dal Film "The Hole")

"...e ci fu di nuovo un firmamento
e un vento ed un bagliore di luce purpurea
negli occhi del sognatore che precipitava,
c'erano dèi e presenze e volontà.
Bellezza e cattiveria e l'urlo della notte
malvagia privata della sua preda."

(H.P. Lovecraft, The Dream-quest of the Unknown Kadath)

"Le costole sono le ellissi chiuse dei pianeti, con il punto focale nello sterno,
il centro bianco della fotografia.
I polmoni sono le ombre grigie della via lattea contro la nera schermatura di piombo
dello spazio celeste.
Il profilo scuro del cuore è la nube di cenere del sole spento.
Le iperboli annebbiate delle viscere sono gli asteroidi sfuggiti all'orbita,
i vagabondi dello spazio, la polvere cosmica dispersa."
(Peter Hoeg, "Il Senso di Smilla per la Neve")

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E' la storia delle storie, qui in Occidente: il mistero dei Templari attraversa le epoche, incorona re e governanti, e forse tenta di uccidere Papi. Chi sono, come muoiono e come rinascono i Templari? Che rapporti condividono con la Massoneria? Lottano contro il Vaticano? La cronologia di questa sconcertante avventura del Tempio nel tempo. E il mistero che li lega alla Sindone...
Christopher Knight e Robert Lomas sono due massoni che si sono messi a fare gli archeologi della storia templare. Sono autori de La Chiave di Hiram, un libro a tesi in cui sostengono di avere ricostruito la vicenda templare nel corso degli ultimi settecento anni. Ecco come motivano la loro tesi sulla Sindone, che sarebbe il lenzuolo funerario di Jacques De Molay e non del Cristo:

"La ricostruzione, passo dopo passo, delle circostanze dell'interrogatorio di de Molay è stata possibile grazie a un'importante prova conservatasi nei secoli. De Molay fu trasportato nella dimora di Geoffrey de Charney avvolto ancora nel sudario della tradizione qumranico/massonica che era stato sottratto al tempio di Parigi. Qui il lenzuolo fu lavato, ripiegato e riposto in un cassetto. Esattamente cinquant'anni dopo, e cioè nel 1357, questo pezzo di lino di quattro metri fu ritrovato e messo in mostra a Livey, per ragioni non specificate, forse in occasione del cinquantenario della tortura. Indiscutibile, comunque, è che si trattasse di una reliquia di interesse pubblico. Al termine dell'interrogatorio il corpo ardente di de Molay era stato trasferito in una cella sotterranea fredda e umida, dove gli umori delle ferite (sudore mescolato a sangue acidotico) erano fluiti tutt'intorno, macchiando il lenzuolo nei punti di contatto dove la pressione era maggiore. In seguito al trauma subito, il corpo di Jacques de Molay aveva «dipinto» l'immagine della sua sofferenza sul sudario «massonico».
I familiari di de Charney rimossero il panno in cui era avvolto il gran maestro,medicaronole sue ferite e si presero cura di lui per tutti i mesi necessari a riportarlo a uno stato di salute discreto. Il lenzuolo, come si è detto, fu riposto in un cassetto e dimenticato. Il nipote di Geoffrey de Charney, chiamato anch'egli Geoffrey, cadde ucciso dagli inglesi durante la battaglia di Poitiers nel 1356, un anno prima dell'esibizione del sudario, probabilmente recando con sé nella tomba la verità sull'origine del lenzuolo.
Quella visibile sul tessuto era un'immagine incredibilmente nitida: reagendo chimicamente con l'incenso usato all'epoca come agente sbiancante, ricco di carbonato di calcio, l'acido lattico contenuto nel sangue del ferito aveva impresso i tratti fisici di de Molaysul sudario. Il lungo naso, i capelli lasciati crescere fino all'altezza delle spalle con la scriminatura in centro, la folta barba biforcuta e la corporatura di un uomo sano, alto circa un metro e ottanta, tutto insomma combacia perfettamente con la descrizione nota dell'ultimo gran maestro dei Templari.
Le prime persone a vedere il panno lo associarono alla vicenda a loro ben nota di Gesù, credendo appunto di riconoscervi le sembianze di colui che più di 1300 anni prima aveva subito un destino simile. Oggigiorno il lenzuolo, detto la Sacra Sindone, è conservato a Torino. L'immagine che i cristiani hanno imparato ad amare come il volto del proprio Dio riproduce in realtà le fattezze di un uomo torturato e assassinato nel nome di Dio, non già dai romani ma per volontà di un sovrano francese avido di denaro e con la collaborazione della chiesa cattolica. Tanto e a lungo si è indagato sulla provenienza della Sacra Sindone. Ebbene, noi crediamo di poter offrire una soluzione a questo misteroproprio perché non l'abbiamo cercata. Nel corso del nostro studio su Hiram, la prova del sudario rappresentava per noi soltanto un tassello che serviva a completare l'intero affresco, laddove le molteplici teorie emerse in passato hanno sempre in qualche modo negato l'uno o l'altro aspetto dell'insieme.

:: F O C U S ::

Nel 1988 il Vaticano diede il permesso perché fossero condotte delle analisi scientifiche in tre diversi istituti specializzati nell'esame al Carbonio 14. Il responso unanime fu che la Sindone risale a un'epoca non precedente il 1260 d.C. Se consideriamo che essa fu usata per qualche anno, possiamo benissimo affermare di essere sulla pista giusta.
Per ironia della sorte, i risultati delle analisi al carbonio furono pubblicati il 13 ottobre, lo stesso giorno dell'anno in cui de Molay era stato arrestato e crocifisso! Le possibilità che si trattasse di una coincidenza erano una su 365. Come non chiedersi, allora, se tale circostanza non nasconda in realtà un altro significato?"

© Clarence s.r.l.