Nella
storia dell'ufologia, nessun caso come quello di Roswell
è risultato tanto coinvolgente e contraddittorio. Addivenuto
una sorta di archetipo ufologico, sia per i teorici
dell'origine extraterrestre degli avvistamenti, sia
per gli scettici e i sostenitori dell'ipotesi terrestre,
il caso Roswell domina il dibattito sugli UFO da almeno
vent'anni e le polemiche intorno ad esso sono state
ulteriormente rinfocolate all'annuncio (datato '94)
del ritrovamento del filmato relativo all'autopsia del
corpo alieno rinvenuto a San Agustin.
L'8
luglio 1947 il Roswell Daily Record usciva nell'edizione
pomeridiana con un titolo a cinque colonne: "La Raaf
cattura un disco volante in un ranch nella regione di
Roswell". Si faceva riferimento a un presunto disco
volante precipitato il 2 luglio nel Foster Ranch di
Corona, circa 120 Km a nord-ovest di Roswell. I rottami
del velivolo erano stati ritrovati da Mac Brazel, proprietario
del ranch. Secondo la sua descrizione i frammenti erano
costituiti da "pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto
robusta e asticelle". Brazel decise di parlare della
faccenda allo sceriffo, George Wilcox, solo dopo aver
appreso la notizia dei "dischi volanti". Lo sceriffo,
Brazel e "un uomo in abiti borghesi", sicuramente un
militare, andarono sul luogo del ritrovamento e raccolsero
quello che rimaneva del "disco". Il materiale pesava
meno di tre chilogrammi ed era presente
una gran quantità di nastro adesivo sul quale erano
stampati dei fiori. Brazel aveva in passato recuperato
due palloni sonda nel suo ranch ed era sicuro che quello
appena ritrovato non era un oggetto di quel tipo. Il
caso Roswell venne presto dimenticato fino a che due
ufologi americani, Stanton Friedman e William Moore,
non lo riportarono all'attenzione dei media.
I due,
dopo aver raccolto una gran quantità di dati e avere
intervistato circa sessanta persone collegate in un
modo o nell'altro con il caso, pubblicarono nel 1980
il libro The Roswell Incident (in Italia: Accadde a
Roswell). Il nuovo scenario: a Roswell avvenne un caso
di autentico UFO-creash, cioè l'esplosione di un disco
volante e conseguente caduta di frammenti sul ranch
di Brazel (avvenuta la notte tra il 2 e il 3 luglio).
Il nucleo vero e proprio dell'oggetto sarebbe invece
precipitato nella Piana di San Agustin a circa duecento
chilometri a ovest di Roswell, dove sarebbero stati
recuperati anche i cadaveri di alcuni umanoidi, presumibilmente
l'equipaggio alieno del disco. Altri studiosi iniziarono
a interessarsi al caso, tra questi due ufologi del Cufos
(Centre for Ufo Studies), Kevin Randle e Donald Schmitt,
i quali nel libro Ufo Crash at Roswell presentarono
argomentazioni secondo le quali l'oggetto rinvenuto
non era di origine terrestre. I due infatti passarono
in rassegna le possibili "ipotesi terrestri", scartandole
tutte (pallone meteorologico, razzo V-2, aereo sperimentale,
pallone bomba giapponese Fugo, eccetera).
Il
15 febbraio 1994, in risposta a un'inchiesta parlamentare
sul caso Roswell, l'aeronautica militare aprì un'indagine
interna, atta a chiarire, una volta per tutte, la faccenda:
secondo la ricostruzione dell'aeronautica, fu un grappolo
di palloni del "Volo 4", atti a rilevare eventuali tracce
di test atomici sovietici, a cadere nel ranch di Brazel.
Tuttavia, nel marzo del 1995, il produttore londinese
Ray Santilli dichiarò di aver acquistato alcune bobine
da un ex cineoperatore militare di ottantatré anni,
Jack Barnett. Questi avrebbe filmato nel 1947, quando
era di stanza a Washington D.C., i rottami di un disco
volante precipitato nel New Mexico, le autopsie di due
alieni recuperati, la ricognizione di uno strano essere
all'interno di una tenda da campo, le immagini dei rottami
del disco e altre sconvolgenti e ancora ignote sequenze.
Barnett affermò che, dopo aver sviluppato le pellicole
fece una prima consegna.
Il resto
del materiale
non venne però mai restituito ai militari: l'Usaaf (United
States Army Air Force) non venne mai a ritirare le altre
bobine, malgrado fosse stata più volte invitata a farlo
dallo stesso Jack Barnett.
Le immagini mostrano quelle che dovrebbero essere le
riprese di un intervento autoptico su un essere dall'aspetto
umanoide, glabro e, a prima vista, privo di alcuni caratteri
distintivi dei mammiferi come i capezzoli e l'ombelico.
Ha il ventre rigonfio, grandi e scuri occhi neri e sia
le mani che i piedi presentano un polidattilismo di
sei dita. Nel video si vedono tre uomini coperti da
ingombranti tute, maschera e copricapo chirurgici. Dietro
un pannello trasparente c'è un altro medico, anche lui
con camice, mascherina e copricapo. Uno dei tre dottori
opera un'incisione a Y sul torace dell'essere ed estrae
diversi organi. Da ciò che si riesce a cogliere, nessun
organo sembra somigliare a quelli umani. L'attenzione
si sposta poi sugli occhi, ricoperti da una sorta di
lenti nere, che, una volta rimosse, rivelano un bulbo
oculare interamente bianco. A questo punto viene aperto
il cranio con una sega a mano e rimossa la materia cerebrale.
Il filmato, in bianco e nero e senza sonoro, dura circa
venti minuti, mentre l'autopsia (a partire dal momento
dell'incisione del torace), un'ora e un quarto.
Secondo autorevoli esperti anatomo-patologi come il
dottor Paul O'Higgins dello University College di Londra
e il Professor Pierluigi Baima Bollone, ordinario di
medicina legale all'Università di Torino, l'operazione
è stata eseguita senza alcun metodo e non è stata effettuata
da un patologo. "Non ci siamo come manualità", afferma
Baima Bollone, "non ci siamo come tempi, non ci siamo
come ferri. Non vengono eseguiti prelievi e mancano
i ferri necessari". Nonostante non si possa affermare
con certezza l'autenticità del filmato, l'autopsia
dell'alieno di Roswell resta un documento molto prezioso
e pieno di misteri e domande senza risposta...