Andrej Chikatilo è sicuramente
il serial killer più spietato che la Russia possa
ricordare. Un mostro, un pedofilo senza alcuna pietà,
un folle. Ci sono voluti diversi anni per arrivare al
suo arresto e sul suo destino vige un alone di mistero...
Andrej Chikatilo nasce il 15 ottobre
1936 da una famiglia di agricoltori, in un piccolissimo
villaggio dell'attuale Ucraina.
Suo padre non c'è più, è sparito
misteriosamente durante una delle note "purghe
staliniane", mentre sua madre soffre di forti crisi
depressive: è solita raccontare ai suoi due figli
(Andrej e sua sorella) che loro avevano un fratello
ma che questi, durante il freddo inverno 1930, era stato
mangiato vivo dai contadini affamati.
Ciò minerà non poco la stabilità
mentale del piccolo Chikatilo.
Come se non bastasse Andrej diventa presto miope e durante
l'adolescenza soffre di una malattia che lo renderà
impotente per molti anni.
Nonostante
nel 1960 diverrà marito e padre, Andrej rimarrà
comunque convinto di essere stato castrato e accecato
nella culla, dai contadini del suo villaggio.
Ormai adulto, Andrej si iscrive al partito
comunista, fa il servizio militare, si laurea in lettere
e, nel 1972, comincia a insegnare in un istituto tecnico
a Rostov.
Nonostante l'infanzia difficile Andrej è diventato
un insegnante, si è sposato e adesso vive in
una bella casa proprio vicino alla scuola. Le cose però
si mettono male anche nell'istituto: i ragazzi cominciano
a chiamarlo "oca" e "finocchio",
alcuni di essi lo aggrediscono di notte.
Il 22 ottobre
1978 Andrej uccide per la prima volta. La vittima è
una bambina di 9 anni, Lenochka Zakotnova, incontrata
alla fermata dell'autobus. L'assassino la porta in una
casetta abbandonata nella campagna circostante, e qui
prova a violentarla. Non riuscendoci, preso dalla rabbia,
la uccide con tre forti coltellate e getta il corpicino
nel fiume che scorre vicino a Shakhty. La bambina viene
trovata alla vigilia di Natale ma nessuno sospetta minimamente
di Chikatilo, padre di famiglia, insegnante, un uomo
che non fuma e non beve.
Viene invece accusato un violentatore della zona, tale
Alexander Kravchenko, su pressione della famiglia della
piccola l'uomo viene condannato immediatamente e fucilato.
Nel 1982 Andrej viene accusato ripetutamente
di molestie nei confronti dei suoi alunni e viene licenziato
dall'istituto tecnico. Grazie alla tessera del partito
comunista, riesce però a trovare posto come operaio
in una piccola fabbrica vicino a Shakhty. Un lavoro
perfetto per il Mostro di Rostov: per recarsi al lavoro
Chikatilo deve viaggiare molto in treno, e in questo
modo conoscerà la maggior parte delle sue vittime.
La seconda è Larisa Tkachenko, una ragazzina
che stava marinando il Liceo. L'uomo riesce a convincerla
a fare l'amore con lui ma, giunti al momento cruciale,
la ragazza scoppia a ridere di fronte all'impotenza
del suo partner occasionale. La rabbia di Chikatilo
è violentissima : la ragazza viene strangolata,
morsa a sangue sulle braccia e sui seni (Andrej ne ingoia
anche un capezzolo). Per finire il Mostro le conficca
un palo nella vagina.
Il 12 giugno 1982 Lyuba Biryuk ha 12
anni e gioca spensierata quando Chikatilo l'adesca.
Portatala nel bosco la accoltella quaranta volte, cavandole
anche gli occhi. Questo in futuro sarà uno dei
biglietti da visita del Mostro di Rostov. Tra
il 1983 e l'estate del 1984 la follia del Mostro cresce
esponenzialmente. Le sue vittime salgono a trenta, quindici
delle quali cadono tra il gennaio e il settembre 1984.
In alcuni casi viene riscontrato che i malcapitati erano
ancora in vita mentre il loro sangue veniva bevuto.
Tra le vittime anche un bambino di 9 anni, Oleg Podzhidaev.
Al contrario degli altri, il suo
cadavere non è mai stato ritrovato ma, in sede
di processo, Chikatilo ha dichiarato di aver castrato
il piccolo Oleg e di averne gettato il corpo da qualche
parte nei boschi.
Siamo nell'apice degli omicidi del Mostro
quando, il 22 febbraio 1984, Andrej Chikatilo viene
arrestato con l'accusa di aver rubato della tela cerata.
La polizia lo tiene in carcere ben tre mesi, vogliono
accertarsi che non sia lui il Mostro.
Sono le analisi del sangue a salvare Andrej: per un
incredibile caso fortuito, il suo gruppo sanguigno non
corrisponde con lo sperma trovato sui cadaveri. Nei
dintorni di Rostov ricominciano così a sparire
bambini, bambine e donne per lunghi mesi, mentre i loro
cadaveri vengono ritrovati ovunque: nei fiumiciattoli,
dentro delle baracche abbandonate nei boschi, lungo
la ferrovia ecc. ecc.
Nel frattempo da ogni parte del paese arrivano dei ritardati
mentali che si consegnano alle forze dell'ordine, confessando
di essere i responsabili degli omicidi.
Per vagliare ogni singolo caso la polizia perderà
le tracce del mostro per diversi mesi.
Solo nel 1990, a 12 anni di distanza
dal primo omicidio, anche questo incubo giunge finalmente
a termine: il 22 novembre Chikatilo
viene arrestato per la terza volta e, cosa comune a
tutti gli assassini seriali, questa volta si abbandona
a una confessione-fiume liberatoria.
Con l'aiuto di alcuni manichini vengono ricostruiti
nei minimi dettagli tutti gli orrendi omicidi. La voce
cavernosa e monotona dell'uomo non sorvola su nulla:
vengono descritte le tattiche di adescamento, gli omicidi,
Chikatilo parla con incredibile calma di bambini accoltellati,
di
occhi perforati, di dita mozzate a morsi, di cuori strappati
e di capezzoli ingoiati.
Aggiunge alla lista della polizia ben 19 omicidi che
nessuno aveva pensato di attribuirgli.
Il processo al Mostro di Rostov comincia
nel 1992.
Chikatilo inizialmente nega tutto, ma le confessioni
dell'autunno 1990 erano state registrate su nastro e
lo incastrano.
L'assassino partecipa al processo in una sorta di follia
mistica. Mentre i giudici e gli avvocati discutono,
il Mostro di Rostov fissa il pubblico presente in tribunale
con degli occhi vuoti e bianchi, con un sorriso da bambino
sempre stampato sulla sua bocca. Andrej sembra meravigliato
e felice, probabilmente sentirsi al centro dell'attenzione
gli fa molto bene, finalmente si sente liberato da tutte
le sue frustrazioni.
Nell'agosto del 1992 il verdetto: Andrej Chikatilo viene
giudicato capace di intendere e di volere e quindi condannato
alla pena capitale. Al momento della sentenza Chikatilo
si alza in piedi canta a squarciagola l'Internazionale
Russa.
Secondo i dati ufficiali, l'esercito russo ha giustiziato
Andrej Chikatilo il 16 febbraio 1994, con un colpo di
pistola alla nuca, nel cortile del carcere di Mosca.
Molte cliniche psichiatriche di fama mondiale avevano
prenotato il suo cervello, ma nessuna di esse l'ha mai
ricevuto... il Mostro di Rostov è stato giustiziato
veramente?