"Una tetra mezzanotte,
mentre debole e stanco
meditavo su strani volumi d'un sapere dimenticato,
mentre il capo reclino
quasi cominciavo a sonnecchiare,
d'improvviso sentii bussare,
bussare alla mia porta…
"
(E.A. Poe)

"Sono il peggior incubo che abbiate avuto,
sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà,
conosco le vostre paure,
vi ammazzerò a uno a uno..."

(Stephen King, IT)

"...quando una notte
attraverso lo spazio curvo
sentì l'invitante flauto degli abissi aldilà."
(H.P. Lovecraft, Fungi From Yuggoth, XXXII)

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Andrej Chikatilo è sicuramente il serial killer più spietato che la Russia possa ricordare. Un mostro, un pedofilo senza alcuna pietà, un folle. Ci sono voluti diversi anni per arrivare al suo arresto e sul suo destino vige un alone di mistero...

Andrej Chikatilo nasce il 15 ottobre 1936 da una famiglia di agricoltori, in un piccolissimo villaggio dell'attuale Ucraina.
Suo padre non c'è più, è sparito misteriosamente durante una delle note "purghe staliniane", mentre sua madre soffre di forti crisi depressive: è solita raccontare ai suoi due figli (Andrej e sua sorella) che loro avevano un fratello ma che questi, durante il freddo inverno 1930, era stato mangiato vivo dai contadini affamati.
Ciò minerà non poco la stabilità mentale del piccolo Chikatilo.
Come se non bastasse Andrej diventa presto miope e durante l'adolescenza soffre di una malattia che lo renderà impotente per molti anni.
Nonostante nel 1960 diverrà marito e padre, Andrej rimarrà comunque convinto di essere stato castrato e accecato nella culla, dai contadini del suo villaggio.

Ormai adulto, Andrej si iscrive al partito comunista, fa il servizio militare, si laurea in lettere e, nel 1972, comincia a insegnare in un istituto tecnico a Rostov.
Nonostante l'infanzia difficile Andrej è diventato un insegnante, si è sposato e adesso vive in una bella casa proprio vicino alla scuola. Le cose però si mettono male anche nell'istituto: i ragazzi cominciano a chiamarlo "oca" e "finocchio", alcuni di essi lo aggrediscono di notte.

Il 22 ottobre 1978 Andrej uccide per la prima volta. La vittima è una bambina di 9 anni, Lenochka Zakotnova, incontrata alla fermata dell'autobus. L'assassino la porta in una casetta abbandonata nella campagna circostante, e qui prova a violentarla. Non riuscendoci, preso dalla rabbia, la uccide con tre forti coltellate e getta il corpicino nel fiume che scorre vicino a Shakhty. La bambina viene trovata alla vigilia di Natale ma nessuno sospetta minimamente di Chikatilo, padre di famiglia, insegnante, un uomo che non fuma e non beve.
Viene invece accusato un violentatore della zona, tale Alexander Kravchenko, su pressione della famiglia della piccola l'uomo viene condannato immediatamente e fucilato.

Nel 1982 Andrej viene accusato ripetutamente di molestie nei confronti dei suoi alunni e viene licenziato dall'istituto tecnico. Grazie alla tessera del partito comunista, riesce però a trovare posto come operaio in una piccola fabbrica vicino a Shakhty. Un lavoro perfetto per il Mostro di Rostov: per recarsi al lavoro Chikatilo deve viaggiare molto in treno, e in questo modo conoscerà la maggior parte delle sue vittime.
La seconda è Larisa Tkachenko, una ragazzina che stava marinando il Liceo. L'uomo riesce a convincerla a fare l'amore con lui ma, giunti al momento cruciale, la ragazza scoppia a ridere di fronte all'impotenza del suo partner occasionale. La rabbia di Chikatilo è violentissima : la ragazza viene strangolata, morsa a sangue sulle braccia e sui seni (Andrej ne ingoia anche un capezzolo). Per finire il Mostro le conficca un palo nella vagina.

Il 12 giugno 1982 Lyuba Biryuk ha 12 anni e gioca spensierata quando Chikatilo l'adesca. Portatala nel bosco la accoltella quaranta volte, cavandole anche gli occhi. Questo in futuro sarà uno dei biglietti da visita del Mostro di Rostov. Tra il 1983 e l'estate del 1984 la follia del Mostro cresce esponenzialmente. Le sue vittime salgono a trenta, quindici delle quali cadono tra il gennaio e il settembre 1984.
In alcuni casi viene riscontrato che i malcapitati erano ancora in vita mentre il loro sangue veniva bevuto.
Tra le vittime anche un bambino di 9 anni, Oleg Podzhidaev. Al contrario degli altri, il suo cadavere non è mai stato ritrovato ma, in sede di processo, Chikatilo ha dichiarato di aver castrato il piccolo Oleg e di averne gettato il corpo da qualche parte nei boschi.

Siamo nell'apice degli omicidi del Mostro quando, il 22 febbraio 1984, Andrej Chikatilo viene arrestato con l'accusa di aver rubato della tela cerata.
La polizia lo tiene in carcere ben tre mesi, vogliono accertarsi che non sia lui il Mostro.
Sono le analisi del sangue a salvare Andrej: per un incredibile caso fortuito, il suo gruppo sanguigno non corrisponde con lo sperma trovato sui cadaveri.
Nei dintorni di Rostov ricominciano così a sparire bambini, bambine e donne per lunghi mesi, mentre i loro cadaveri vengono ritrovati ovunque: nei fiumiciattoli, dentro delle baracche abbandonate nei boschi, lungo la ferrovia ecc. ecc.
Nel frattempo da ogni parte del paese arrivano dei ritardati mentali che si consegnano alle forze dell'ordine, confessando di essere i responsabili degli omicidi.
Per vagliare ogni singolo caso la polizia perderà le tracce del mostro per diversi mesi.

Solo nel 1990, a 12 anni di distanza dal primo omicidio, anche questo incubo giunge finalmente a termine: il 22 novembre Chikatilo viene arrestato per la terza volta e, cosa comune a tutti gli assassini seriali, questa volta si abbandona a una confessione-fiume liberatoria.
Con l'aiuto di alcuni manichini vengono ricostruiti nei minimi dettagli tutti gli orrendi omicidi. La voce cavernosa e monotona dell'uomo non sorvola su nulla: vengono descritte le tattiche di adescamento, gli omicidi, Chikatilo parla con incredibile calma di bambini accoltellati, di occhi perforati, di dita mozzate a morsi, di cuori strappati e di capezzoli ingoiati.
Aggiunge alla lista della polizia ben 19 omicidi che nessuno aveva pensato di attribuirgli.

Il processo al Mostro di Rostov comincia nel 1992.
Chikatilo inizialmente nega tutto, ma le confessioni dell'autunno 1990 erano state registrate su nastro e lo incastrano.
L'assassino partecipa al processo in una sorta di follia mistica. Mentre i giudici e gli avvocati discutono, il Mostro di Rostov fissa il pubblico presente in tribunale con degli occhi vuoti e bianchi, con un sorriso da bambino sempre stampato sulla sua bocca. Andrej sembra meravigliato e felice, probabilmente sentirsi al centro dell'attenzione gli fa molto bene, finalmente si sente liberato da tutte le sue frustrazioni.
Nell'agosto del 1992 il verdetto: Andrej Chikatilo viene giudicato capace di intendere e di volere e quindi condannato alla pena capitale. Al momento della sentenza Chikatilo si alza in piedi canta a squarciagola l'Internazionale Russa.
Secondo i dati ufficiali, l'esercito russo ha giustiziato Andrej Chikatilo il 16 febbraio 1994, con un colpo di pistola alla nuca, nel cortile del carcere di Mosca.
Molte cliniche psichiatriche di fama mondiale avevano prenotato il suo cervello, ma nessuna di esse l'ha mai ricevuto... il Mostro di Rostov è stato giustiziato veramente?

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