"C'è qualcosa là fuori,
quella strega nella cantina
ne è solo una parte,
quella cosa vive fuori nei boschi al buio,
è qualcosa che vuole tornare dal mondo dei morti..."
(Tratto dal Film "La Casa")

"...e ci fu di nuovo un firmamento
e un vento ed un bagliore di luce purpurea
negli occhi del sognatore che precipitava,
c'erano dèi e presenze e volontà.
Bellezza e cattiveria e l'urlo della notte
malvagia privata della sua preda."
(H.P. Lovecraft, The Dream-quest of the Unknown Kadath)

"Scruto i tuoi tratti, calmi e bianchi alla luce del cero:
le tue palpebre dalle scure ciglia,
dietro il cui riparo
ci sono occhi che non vedono domìni terreni."
(H.P. Lovecraft)

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Riproduciamo fedelmente in traduzione la testimonianza di Howard Murphet, tratta dal libro Sai Baba, Man Of Miracles (pp.132-134), che narra della resurrezione del cadavere di Radhakrishna. «Una sera Radakrishna, padre di Vijaya, entrò in coma e fu chiaro da subito che il suo respiro era quello di un uomo prossimo alla morte. Allarmatissima, sua moglie si mosse per contattare direttamente lo Swami. Il quale giunse nella stanza di Radhakrishna, contemplò il morente e disse alla donna: "Non ti preoccupare. Andrà tutto bene", e lasciò la stanza.
Il giorno seguente il paziente era ancora privo di coscienza. Il figliastro di Radhakrishna chiamò un dottore del distretto ospedaliero, il quale, dopo avere tastato il polso al paziente ed effettuato ulteriori esami, espresse l'opinione che Radhakrishna era così prossimo alla dipartita che nulla si poteva fare per salvarlo. Un'ora dopo il parere del medico, il corpo divenne gelido. I parenti incominciarono ad avvertire i rantoli e osservarono la lingua del loro caro farsi livida e secca. Vijaya e sua madre si recarono disperate da Sai Baba, che al momento si trovava nella sala da pranzo. Quando gli dissero che Radhakrishna sembrava ormai morto, lo Swami sorrise e se ne andò in camera sua. Vijaya e la madre non poterono fare altro che tornare da Radhakrishna e attendere. Dopo poco, lo Swami fece il suo ingresso nella stanza, contemplò il corpo e tornò nuovamente sui suoi passi senza dire nulla. Questo accadeva la sera del secondo giorno di coma di Radhakrishna. La notte trascorse con i tre parenti in veglia accanto al corpo, speranzosi di cogliere anche un minimo segnale di risveglio. Speranza vana: non ci fu segno alcuno di ripresa. I tre ancora confidavano che Sai Baba avrebbe in qualche modo salvato Radhakrishna: non aveva forse egli stesso affermato che tutto sarebbe andato a posto? La mattina del terzo giorno il corpo dell'uomo era cadavere: livido, freddo, rigido e iniziava a puzzare di decomposizione. Molte persone giunsero a fare le condoglianze alla moglie, consigliandole di portare il cadavere di Radhakrishna fuori dall'ashram. Ma lei rispose che non l'avrebbe fatto: "Non prima che sia lo Swami stesso a ordinarlo". Alcuni giunsero perfino a contattare il Baba suggerendogli, dal momento che l'uomo era morto e il corpo emanava un insopportabile puzzo di putrefazione, che il cadavere venisse rimandato a Kuppam o cremato direttamente a Puttaparti. Lo Swami semplicemente rispose: "Si vedrà". E quando fu la vedova a recarsi da lui, riportandogli cosa la gente diceva e chiedendogli cosa lei dovesse fare, Sai Baba rispose: "Non ascoltarli. Non avere paura. Io sono qui". E disse che presto sarebbe sceso nella stanza di suo marito per vederlo. La vedova tornò nella stanza e si mise ad attendere, insieme alla figlia e al figlio adottivo. I minuti trascorrevano, passò più di un'ora, ma dello Swami non c'era traccia. Poi, quando la speranza sembrava morta anch'essa, la porta della stanza si aprì e apparve il Baba, vestito di rosso, la capigliatura folta, un sorriso pacifico e smagliante. Erano le due e mezza del terzo giorno. La vedova esplose in pianto, e con lei Vijaya. Sembravano Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, disperate perché pensavano che il loro Signore fosse giunto troppo tardi. Con gentilezza il Baba chiese ai tre parenti di lasciare la stanza. Lo fecero e lui chiuse la porta. Nessuno può sapere cosa accadde davvero in quella stanza in cui il Baba e il cadavere erano rinchiusi, uno di fronte all'altro. Ma dopo pochi minuti Sai Baba aprì la porta e fece entrare i parenti. Radhakrishna era a letto, li guardava e sorrideva. Il rigor era scomparso e il colorito naturale era riapparso. Baba si sollevò il capo dell'uomo e gli disse: "Parla loro: hanno paura". "Paura? - chiese Radhakrishna - E di cosa? Sto bene. E il Baba è qui". Lo Swami si rivolse alla moglie: "Ti ho restituito tuo marito. Ora dàgli da bere qualcosa di caldo". Fu lo stesso Baba, quando la moglie di Radakrishna portò una minestra calda, a imboccare l'uomo che aveva richiamato dalla morte.»
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