"...quando una notte
attraverso lo spazio curvo
sentì l'invitante flauto degli abissi aldilà."
(H.P. Lovecraft, Fungi From Yuggoth, XXXII)

"Ma prima di trovare un rifugio,
una voce chiamò in sordina
e così comprese di dover affrontare il suo ospite.
Con occhi che avevano l'impronta di visioni sconosciute,
curioso e gentile,
pieno della magia di insondabili vuoti, di spazio e di tempo…"
(H.P. Lovecraft)

"...entrate, e lasciate un pò della Felicità che recate..."
(Bram Stoker, Dracula)

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Il vero nome del leader davidiano David Koresh era Vernon Wayne Howell. Era nato a Houston, nel Texas, da una ragazza madre di quindici anni. Non conobbe mai il padre e fu cresciuto dai suoi nonni materni.
Nelle conversazioni via radio con gli agenti dell'FBI, la notte precedente il massacro, Koresh descrisse la sua infanzia come solitaria. Disse di avere sofferto di dislessia, di non avere riportato grandi successi come studente e di avere abbandonato le scuole superiori. Raccontò di avere un'abilità musicale fuori dal comune e un enorme interesse per gli studi biblici. Già a dodici anni conosceva a memoria interi brani della Scrittura. Ventenne, Koresh aderisce agli Avventisti del Settimo Giorno, la chiesa a cui era fedele sua madre. Venne tuttavia espulso dalla congrega perché, a detta dei misnitri, esercitava una pessima influenza sui giovani. Koresh si spinse allora a Hollywood, col sogno di sfondare nel mondo del rock: fu un fallimento. Nell'81 si stabilì a Waco, nel Texas, dove entrò a fare parte dei Branch Davidians - i Davidiani, appunto -, una sètta che contava quasi 1.500 membri e che si riuniva poco fuori Waco.
Koresh intrattenne una relazione con la sacerdotessa del gruppo, Lois Roden, che aveva passato i sessant'anni. Insieme i due compirono un pellegrinaggio in Israele. Alla morte della Roden, nacquero problemi con il di lei figlio. Koresh allora abbandonò il gruppo, insieme ad alcuni seguaci, trasferendosi più a est nel Texas. Ma nel 1987 fece ritorno a Mount Carmel - la sede davidiana - insieme a sette dei suoi fedeli: il gruppo era armato con cinque fucili semiautomatici, quattro pistole e circa 400 munizioni. Koresh e i suoi iniziarono a sparare. L'unico a rimanere ferito fu proprio il figlio della Roden. Al processo, Koresh e i suoi ottennero l'assoluzione, sostenendo che si erano recati nella sede davidiana per ottenere le prove degli abusi sessuali di Roden e che i loro spari erano diretti agli alberi, in segno di avvertimento.
E nel 1990, Koresh divenne leader dei Davidiani. Cambiò nome all'anagrafe, sostenendo che il cambio era dovuto a "pubblicità e attività di promozione". In seguito ammise che il nuovo nome era stato assunto per sottolineare che lui era ormai alla testa della biblica Stirpe di Davide - Koresh è infatti la traduzione ebraica di Ciro, il nome del re persiano che permise al popolo ebreo schiavo a Babilionia di tornare in Israele).

Il 19 aprile del 1993, 76 persone (di cui due bambini appena nati) morivano nel rogo della loro dimora a Mount Carmel, nei pressi di Waco, Texas. Quel rogo non è stato un incidente, o forse lo è stato, ma poco cambia. Di certo le fiamme sono scoppiate dopo che quelle persone hanno subito 51 estenuanti giorni di assedio da parte dell’Fbi, del Batf (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms) e altri enti alle dipendenze del governo federale americano. A quei 76 cittadini americani, ne vanno aggiunti altri 6 ammazzati brutalmente un paio di mesi prima, il 28 febbraio, nel fallimentare raid del Batf che portò, appunto, all'assedio. Lo stesso giorno, infine, 4 agenti venivano uccisi dalla resistenza degli abitanti del complesso di Mount Carmel. La loro colpa era apparentemente quella di avere idee religiose bizzarre: si trattava, infatti, di una comunità di Davidiani, una curiosa sètta nata dalla chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno una settantina di anni prima. Le accuse che hanno giustificato l’intervento degli agenti federali, però, erano altre: possesso di armi illegali, uso di droga, abusi sui bambini. L'accusa di possesso di droga autorizzava l'intervento dell'esercito: da parte dei difensori delle famiglie dei Davidiani massacrati a Waco, tuttavia, viene sottolineato che Koresh non era tossicomane e che le bustine di droga ritrovate all'interno del ranch distrutto sono scomparse e non sono state presentate in sede processuale. Un'altra accusa è stata smontata: le armi in possesso di Koresh e dei suoi erano legali, denunciate all'ufficio dello sceriffo. Quanto agli abusi sui bambini, è difficile credere a testimonianze secondarie che sembrano "virate" dal condizionamento degli organismi federali.
Il 21 luglio del 2000, tuttavia, l'FBI è stata scagionata definitivamente dall'accusa di avere aperto il fuoco contro Koresh e i suoi prima che i Davidiani sparassero, mentre alla Corte non è risultata alcuna evidenza che le fiamme siano state appiccate a Mount Carmel dall'esterno o mediante il lancio di granate piriche. Le controdeduzioni degli investigatori di parte davidiana, che portano a conclusioni diametralmente opposte, sono state ignorate.
Waco, per l'America degli anni Novanta, equivale all'evento di Vermicino per l'Italia: per quasi due mesi una nazione intera si è messa davanti ai teleschermi e ha ascoltato le ragioni di un gruppo assediato da carrarmati e militari, mentre dall'interno del ranch si cercava di trattare parlando di libertà di religione. Tuttora la polemica non è spenta: la sentenza definitiva che esclude la dolosità dell'intervento dell'FBI altro esito non ha avuto se non rinfocolare i sospetti di un complotto governativo, per porre fine a uno smacco che da 51 giorni Koresh stava infliggendo alle truppe federali, davanti agli occhi dell'intero Paese.

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