Cè una
storia affascinante che lega due geni. Uno famoso. Laltro
rimasto nellombra fino ad oggi. I loro nomi? Guglielmo
Marconi e Domenico Rizzo. A legarli uninvenzione
misteriosa: il "Raggio della Morte".
Nel
1936, nel tratto di strada, tra Roma e Ostia, il "Raggio
della morte" fece, sembra, una delle sue prime
apparizioni. Testimoni deccezione: Benito Mussolini
e sua moglie, Donna Rachele. Come raccontò in
seguito Rachele Mussolini, nel giugno 1936, il marito
le consigliò di andare sulla Roma-Ostia. Aggiungendo:
"Tra le tre e le tre e mezza vedrai qualcosa che
ti sorprenderà
". Donna Rachele seguì
il consiglio e poco dopo le 15 di quel giorno il motore
della sua auto si bloccò di colpo. La stessa
cosa accadde ad altre auto e motociclette, in entrambi
i sensi di marcia. In breve una trentina di veicoli
si trovò bloccata. Ma dopo 20 minuti i motori
ripresero a funzionare. Come per miracolo
Ma non si era trattato di un miracolo ma un esperimento
di Marconi: linventore della radio stava lavorando
alla possibilità di interrompere, a distanza,
i circuiti elettrici dei motori.
Uninvenzione rivoluzionaria non solo per lepoca
ma anche per tempi a noi molto più vicini...
Nel 1936 Marconi fece anche altri esperimenti:
bloccò degli aerei in volo e, a Pisa, venne incenerito
un gregge di pecore.
Poi però si fermò: il Papa, Pio XI, gli
aveva chiesto di non sviluppare uninvenzione terribile.
E, comunque, lanno successivo, Marconi morì.
Con Marconi aveva lavorato anche il professor Quirino
Maiorana, direttore dellIstituto di Fisica dellUniversità
di Bologna
A Maiorana, nel novembre del 1940, si presentò
un ragazzo siciliano. Aveva ventanni e voleva
mostrare allo scienziato una sua invenzione. Quel ragazzo
era Domenico Rizzo.
Giuseppe Rizzo spiega come il fratello
Domenico stesse conducendo alcuni studi sulla trasmissione
a distanza di energia elettrica. Nel '40 Rizzo si iscrisse
alla facoltà di ingegneria nell'università
di Torino. Sempre in quel 1940, e precisamente, il 3
novembre, su consiglio dei professori della facoltà
di Torino, si recò a Bologna per un abboccamento
col prof Quirino Majorana, scienziato già collaboratore
di Guglielmo Marconi. Rizzo espose ad un Majorana molto
scettico, il piano delle sue ricerche, ma il professore
obiettò che il piano era irrealizzabìle
perché lui e Marconi vi avevano lavorato per
anni senza ottenere un esito positivo.
Offeso dallatteggiamento
di Maiorana, Rizzo decise di rientrare a Catania. Brevettò
la sua invenzione e se ne tornò a casa. Ma non
ci sarebbe restato a lungo
Il 5 giugno Rizzo andò a Roma per chiedere un
finanziamento statale per poter proseguire nel suo lavoro.
Ma prima che il Governo acconsentisse a sovvenzionare
l'opera, occorrevano severi esami tecnici, per cui vennero
nominate due commissioni, una italiana e, su invito,
una tedesca.
Rizzo, in un primo tempo, fu trattato bene e il suo
progetto venne finanziato con 11 milioni di lire. Una
cifra che oggi corrisponderebbe a molti milioni di euro
Il problema era però che gran parte di
quei soldi era fornita dai tedeschi, alleati dellItalia
nella seconda guerra mondiale
A Domenico venne proposto di lavorare
per i tedeschi. Al suo netto rifiuto, venne trasferito
a Giaveno presso il I° Reggimento Artiglieria di
Corpo d'Armata, dove, persistendo nel suo rifiuto, fu
costantemente tenuto sotto la minaccia d'essere mandato
in Africa o in un reparto di paracadutisti. In seguito,
ricevuto l'ordine di continuare i suoi lavori, nel mese
di luglio tornò a Torino. Il 1° di agosto
andò nelle vicinanze di Lubiana per incontrarsi
con Mussolini che gli ordinò la costruzione di
36 apparecchi da consegnare entro il 20 dello stesso
mese.
Ecco cosa scrisse Rizzo al fratello
Giuseppe:
"Loro desiderio
era che io partissi per la Germania
e dare
aiuto al compagno
perché non sa andare avanti con i miei studi
ed io ho nettamente rifiutato.
Ormai io non ho più
niente perché Carmelo, per dirla chiara, ha venduto
il brevetto al suo amico. Avete capito?"
Nelle molte lettere che Domenico Rizzo
scrisse alla famiglia si parla spesso di un certo Carmelo
Ma chi era Carmelo? Era il nome in codice che, nelle
loro missive, Domenico e i suoi famigliari utilizzavano
per indicare Mussolini. Nella primavera del 1942, le
ricerche di Rizzo passarono ai tedeschi i quali, non
contenti, chiesero la testa del ragazzo. Invece, dallalto,
arrivò lordine di partenza per lAfrica
del Nord:
"
vi prego
di non stare preoccupati.
Anzi dovete essere
contenti, ve lo assicuro, perché le cose hanno
preso questa piega, molto buona. Va benissimo!?
Ciò è
voluto da Carmelo opponendosi con questatto al
suo amico che voleva inviarmi in altro luogo.."
Ma cè il sospetto che anche
in Africa Domenico Rizzo sia stato al centro di intrighi
molto più grandi di lui
La famiglia Rizzo ricevette
due notizie ufficiali riguardanti Domenico: nella prima,
il Ministero della Difesa annunciava la sua morte in
combattimento; nella seconda, arrivatadieci giorni dopo,
il Comando Militare Africano comunicava che era stato
ricoverato in ospedale perché ferito in seguito
a scoppio di mina anticarro. Questa incongruenza indusse
la famiglia a rivolgersi al cappellano militare per
sapere la verità. Il sacerdote rispose che un
giorno prima della data della morte Domenico era stato
trasferito dalla sua Divisione (21° Regg.to Artiglieria
motorizzata "Trieste", rilevo da una sua
cartolina militare datata 18/4/'42), alla Prima Panzer
tedesca.
Quale poteva essere
il motivo del trasferimento di quel soldato italiano
ferito, dal proprioreparto ad uno tedesco? Per anni
la famiglia pensò che Domenico fosse ancora vivo,
chissà dove, e sperò nel suo ritorno.
Ma Domenico non diede o non potè mai più
dare notizie di sé.
Per concludere, cè ancora
una cosa: è una testimonianza poco nota ma che
forse si lega alla storia. 27 aprile 1945: a guerra
ormai finita, i partigiani fermano una colonna italo-tedesca
a Dongo, sul Lago di Como. E la colonna in cui
viaggiano Mussolini, alcuni gerarchi con valori e documenti.
Tra i fermati cè Marcello Petacci, fratello
di Claretta, lamante del Duce. Prima di essere
fucilato, Petacci, dirà ai partigiani di avere
"i piani originali di armi segrete che erano state
inventate nel 1941 da italiani e cedute alla Germania".
Quei progetti, come molti altri dossier, sono spariti.
Forse, tra quelle carte, cera anche linvenzione
di Domenico Rizzo, lo sfortunato genio italiano rimasto
nellombra fino ad oggi...