"Nel livido, triste chiarore lunare svettano bianchi i campanili,
gli alberi si ricoprono d'argento e sui comignoli volano i vampiri
..."
(H.P. Lovecraft)

"...entrate, e lasciate un pò della Felicità che recate..."
(Bram Stoker, Dracula)

"Ha mai provato quell'amore talmente puro da perdere se stessi?
Io si, per questo l'ho ucciso…
Rimasi lì ad ascoltare il mio cuore morire e la mia anima sanguinare...
poi pensai che fosse meglio così,
così non sarebbe mai invecchiato,
non mi avrebbe mai tradito,
così sarebbe rimasto perfetto…"

(
Tratto dal Film "The Hole")

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di

Credere all'esistenza di esseri soprannaturali come le Streghe e i Vampiri è stata, nel passato, la cosa più normale del mondo. L'Antropologia (la scienza che studia l'uomo e la sua cultura) ci dice che molte leggende sono nate attorno a fatti realmente accaduti. Quando succede un fatto "strano", l'uomo ha bisogno di spiegarlo in qualche modo. Ai giorni nostri sembra ovvio che l'interpretazione debba essere scientifica e razionale, ma un tempo quello che ci circondava e ci accadeva era molto più incomprensibile di quantoappaia oggi.

Nel Settecento, passato alla storia come il secolo della razionalità per eccellenza, furono più volte segnalate delle "epidemie" di vampirismo nella regione dei Balcani. Questi fatti, riportati dai giornali dell'epoca, causarono clamore e preoccupazionein tutta Europa: molti vi credevano ciecamente; pochi (per esempio alcuni filosofi illuministi) si limitavano a liquidare la faccenda come frutto di superstizione. Secondo la tradizione, il vampiro a tutti noto in Occidente è una persona apparentemente morta che si rianima durante la notte e vaga alla ricerca di vittime da mordere per succhiarne il sangue; in questo modo le vittime si trasformano a loro volta in vampiri. Mentre riposa nella tomba, il corpo del vampiro resta intatto e, se scoperto, deve essere distrutto per impedire il suo ritorno tra i vivi.

Prendendo spunto da questa leggenda e dal folklore che circonda la figura dei vampiri nell'Europa dell'est, il neurologo spagnolo Juan Gómez-Alonso, dell'ospedale Xeral di Vigo, ha analizzato il fenomeno alla luce delle conoscenze mediche. Il risultato dell'indagine, pubblicata sulla rivista internazionale Neurology, è che esistono sorprendenti somiglianze tra i casi di rabbia e quelli di presunto vampirismo. Proprio nel periodo in cui le gazzette europee riportavano le "epidemie" di vampirismo nei villaggi dei Balcani, in Ungheria le cronache registravano anche una grande epidemia di rabbia in cani, lupi e altri animali selvatici. Una serie di errori di valutazione nel riconoscere i sintomi della rabbia, insieme ad associazioni completamente sbagliate, avrebbero portato gli abitanti dei villaggi balcanici a credere di essere vittime dei vampiri.

Nell'inverno tra il 1731 e il 1732 nel villaggio di Medveja, vicino a Belgrado, un soldato morì subito dopo essere tornato dalla Grecia e aver dichiarato di essere stato morso da un vampiro mentre si trovava in quel paese. Poco dopo, molti abitanti del villaggio dichiararono di averlo visto di notte e si lamentarono di strane debolezze. Venne quindi riesumato il corpo del soldato, sul quale furono trovati i "segni del vampirismo" sotto forma di sangue alla bocca. Come rimedio, gli fu conficcato un paletto nel cuore. Nonostante questa "precauzione", alcuni anni dopo fu segnalata nel villaggio un'"epidemia" di vampirismo, in seguito alla quale furono riesumati numerosi corpi: 14 di questi, dopo essere stati trovati "senza ombra di dubbio nella condizione di vampiro", furono ridotti in cenere. L'errore fondamentale è stato non riconoscere che i corpi potevano trovarsi in quelle condizioni per cause naturali.

:: F O C U S ::

Già poco dopo questi eventi l'abate francese Augustin Calmet, che in un trattato esaminava il caso, non aveva mancato di distinguere tra il "vampiro giacente" nella tomba e il cosiddetto "vampiro vagante" che i contadini dicevano di aver visto o sognato. Tra le ragioni naturali per la conservazione dei corpi potrebbe semplicemente esserci la bassa temperatura, oppure un processo chiamato "saponificazione" che può avvenire nei luoghi umidi. In questo caso, i tessuti sottocutanei si trasformano in una sostanza simile alla cera che permette la conservazione del corpo per anni. Le ragioni per cui alcuni cadaveri furono trovati pieni di liquido e con schiuma e sangue alla bocca diventano più comprensibili se lasciamo perdere il vampirismo e prendiamo in considerazione il decorso della rabbia. La rabbia è una malattia virale trasmessa dagli animali che, in otto casi su dieci, evolve nell'uomo in una encefalite che colpisce il sistema limbico, la zona più "primitiva" del cervello che gioca un ruolo fondamentale nel controllo delle emozioni e del comportamento. Questo tipo di rabbia, detta furiosa, non è facilmente osservabile ai nostri giorni grazie alle vaccinazioni e perché l'aggressività con cui si presenta è direttamente proporzionale al livello culturale di chi ne è colpito.

Nel Settecento, la povertà delle zone rurali dei Balcani potrebbe aver contribuito ad accentuare questo aspetto della malattia. Secondo Gómez-Alonso, in questa particolare situazione, anche se difficile da immaginare per noi contemporanei, si potrebbero anche immaginare casi di trasmissione della rabbia da uomo a uomo. L'esito finale della malattia, senza i vaccini e la prevenzione moderna, è fatale. Dopo un'incubazione che può andare dalle due settimane ai due mesi, i sintomi si accentuano con segni di inquietudine, tendenza a vagare in stato confusionale, ipersensibilità, terrore, insonnia e spasimi. Da ultimo subentra una paralisi che si conclude con il coma e la morte per soffocamento. Ed è proprio questa condizione finale che potrebbe giustificare la presenza di liquidi nel corpo dei presunti vampiri. E' stato infatti osservato che, nei casi di morte per shock, collasso e asfissia, il sangue si conserva nei cadaveri più a lungo. Queste circostanze avrebbero potuto indurre nell'errore di identificare i sintomi della fase acuta della rabbia con i "segni caratteristici" del vampirismo. Molte altre manifestazioni della rabbia furiosa coincidono sorprendentemente con il vampirismo. I vampiri sono generalmente maschi, e questo tipo di rabbia colpisce sette volte più gli uomini delle donne. Anche le contrazioni facciali, l'avversione per la luce e gli specchi e una sessualità iperattiva fanno coincidere le credenze popolari sui vampiri con la descrizione di certi casi clinici di rabbia nella letteratura medica. Il fatto che la malattia sia una "zoonosi isosintomatica", cioè presenti gli stessi sintomi e le stesse manifestazioni negli uomini e in certi animali, potrebbe avere incoraggiato la leggenda sulle trasformazioni dei vampiri in animali come lupi, cani e pipistrelli. Gli animali domestici, che se contagiati sviluppano un tipo di rabbia non aggressiva che porta direttamente alla paralisi, sono invece indicati nel folklore come vittime dei vampiri e mai come loro personificazioni.

Nel 1700, durante l'accesa discussione sul vampirismo, anche alcuni dei difensori della razionalità vacillarono. Il filosofo francese Jean-Jacques Rosseau dichiarava: "Se c'è al mondo una storia ben documentata è quella dei vampiri. Non manca niente: testimonianze orali, testimonianze di persone degne di fede, di chirurghi, preti e magistrati. Dopo tutto, chi vorrebbe credere nei vampiri?". Alla luce delle ultime ipotesi non si mostrarono più saggi nemmeno coloro che liquidarono il fenomeno come pura superstizione. Questi episodi dovrebbero renderci cauti prima di generalizzare e concludere che le cause delle credenze sui vampiri nascono solo da casi di rabbia fraintesi. Non dimentichiamo che i dati che gli antropologi hanno raccolto sul vampirismo variano in base al tempo e alla collocazione geografica. In molte leggende dell'Est europeo, per esempio, il vampiro contagia o fa morire le sue vittime senza ricorrere ai morsi ma con il semplice tocco o lo sguardo. Quello che sembra certo è che nel 1770, in corrispondenza di un'epidemia di rabbia che imperversava nella loro regione, le popolazioni dei Balcani avrebbero incorporato i sintomi della rabbia con il più antico folklore che circondava le leggende sui vampiri. Senza questo infausto evento, la figura del vampiro vestito di nero che assale le sue vittime per morderle sul collo, succhiarne il sangue e trasformarle in altrettanti vampiri non avrebbe probabilmente intrattenuto e spaventato generazioni di appassionati di cinema fino ai giorni nostri...

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