"Una tetra mezzanotte,
mentre debole e stanco meditavo su strani volumi d'un sapere dimenticato,
mentre il capo reclino quasi cominciavo a sonnecchiare, d'improvviso sentii bussare,
bussare alla mia porta…"
(E.A. Poe)

"...e ci fu di nuovo un firmamento
e un vento ed un bagliore di luce purpurea
negli occhi del sognatore che precipitava,
c'erano dèi e presenze e volontà.
Bellezza e cattiveria e l'urlo della notte
malvagia privata della sua preda."

(H.P. Lovecraft, The Dream-quest of the Unknown Kadath)

"Le costole sono le ellissi chiuse dei pianeti, con il punto focale nello sterno,
il centro bianco della fotografia.
I polmoni sono le ombre grigie della via lattea contro la nera schermatura di piombo
dello spazio celeste.
Il profilo scuro del cuore è la nube di cenere del sole spento.
Le iperboli annebbiate delle viscere sono gli asteroidi sfuggiti all'orbita,
i vagabondi dello spazio, la polvere cosmica dispersa."
(Peter Hoeg, "Il Senso di Smilla per la Neve")

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di
Giza: tre piramidi diverse da tutte le altre, tre piramidi intorno alle quali sono nate domande, questioni e anche leggende. Tre piramidi che hanno una serie di coincidenze assolutamente straordinarie. Chi dice che intorno a queste piramidi sia tutto chiaro probabilmente tende a banalizzare il problema, mentre moltissimi ricercatori, scienziati, ingegneri, egittologi tendono a cercare di analizzare più approfonditamente i misteri che si celano attorno alle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.

Iniziamo ricordando alcuni numeri della piramide: circa 2 milioni e mezzo di blocchi di calcare di granito per creare questa costruzione enorme. Ci sono voluti circa 30 anni per costruirla. Quante coincidenze, quanti numeri, quanti studi, quanti misteri sono racchiusi tutti in un solo edificio: la piramide di Cheope.
In questo viaggio, dove cerchiamo di raccontare tutte le ipotesi fatte circa la costruzione delle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino paragonate agli studi realizzati dal professore Zachi Hawas arriviamo al punto delle barche solari. Le barche solari erano delle vere e proprie imbarcazioni custodite in questi enormi sarcofagi. Una barca è stata completamente restaurata e viene custodita proprio ai piedi della piramide, mentre un’altra si trova all’esterno della piramide di Micerino ancora sepolta perché i costi per il restauro sarebbero altissimi.
La domanda che ci si fa è questa: perché le tombe dei faraoni precedenti e successive a questa contenevano tutto l’arredo funerario che sarebbe poi servito al faraone nella vita dopo la morte, mentre in questo caso non è stato previsto un luogo per contenere la barca solare che pure era un elemento fondamentale. Non era certo un problema di spazio, visto che queste costruzioni sono enormi: la piramide di Cheope potrebbe contenere in volume sei volte la Basilica di San Pietro.

Cheope, Chefren e Micerino hanno delle caratteristiche comuni: intanto appartengono tutte alla quarta dinastia dei faraoni dell’antico Egitto. Una dinastia che è collocata nella storia attorno a 4.700 anni fa e che è durata pochissimo, solo 70 anni.. Ma cos’altro unisce queste piramidi? Intanto la costruzione. Sono costruite in maniera comune e assolutamente perfetta. Ci sono piramidi della terza dinastia, quindi realizzate poche decine di anni prima della piramide di Cheope e piramidi successive della quinta dinastia che non hanno nulla a che vedere dal punto di vista architettonico e ingegneristico con queste tre piramidi.
Sono circa 100 le piramidi in Egitto, distribuite su un grande territorio, hanno caratteristiche e forme diverse, ma la cosa più sorprendente sta nel fatto che la IV dinastia è stata in ogni caso la più prolifica. Sono ben 10 le piramidi costruite nel corso di questo periodo durato solamente poco più di 70 anni.

I dubbi vengono per 2 motivi. Il primo legato ai tempi. Il secondo alle tecniche di realizzazione. Se come molti esperti sostengono che per costruire solo la piramide più grande, quella di Cheope, ci sono voluti 30-35 anni, occupando tutte le risorse e la manodopera più specializzata del Paese, come è stato possibile negli ulteriori 35-40 anni realizzarne altre 9 tra le quali quella di Kefren, grande poco meno della stessa piramide di Cheope?
Veniamo ora alla tecnica. Nella III Dinastia le piramidi erano fatte con blocchi piccoli, facilmente trasportabili. Erano costruttivamente assolutamente coerenti con la cultura del tempo. La piramide a gradoni di Zosser ne è un esempio. Dopo pochi anni, ecco l’esplosione tecnologica e architettonica delle piramidi della Piana di Giza, per tornare subito dopo, nella V dinastia a piramidi semplicissime e fragili, come quella di Sature.. E’ come, se in un tempo breve, si passasse dalla tecnologia della bicicletta a quella di un jet, per tornare subito dopo alla bicicletta. Cosa può essere successo? Si parla di carestie, di menti geniali nate improvvisamente e scomparse senza lasciare eredi. Ma si dice anche, senza scomodare provenienze aliene, che ancora oggi qualcosa ci sfugge. Qualcosa legato ad un passato lontanissimo dove antichi uomini avrebbero lasciato grandi costruzioni a forma di piramide, colonizzate e adattate da chi sarebbe venuto dopo.

Ma altre piramidi che non hanno nulla a che vedere con queste tre sono quelle che si dice siano state costruite contemporaneamente, sono quelle delle donne di Micerino, figlie e mogli. Si può notare che sono state realizzate – sia come taglio delle pietre che come costruzioni – in maniera molto più approssimativa, più grezza. Lo stesso succede ai piedi della piramide di Cheope dove si trovano altre tre piccole piramidi di fattura decisamente inferiore a quella del faraone. E pensare che in quel periodo gli Egizi non conoscevano ancora il ferro e l’acciaio: disponevano solo di un rame o al massimo di un bronzo temperato, metalli molto più morbidi con cui è difficile pensare di realizzare costruzioni così perfette.

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Un’altra cosa in comune a tutte e tre le piramidi è la totale assenza di geroglifici. Esiste solo un segno rosso con il nome del faraone Cheope ritrovato in una stanza che si trova sopra alla camera del re. Scritta che solleva però alcuni dubbi, visto che potrebbe essere un falso. Insomma: niente geroglifici all’interno delle piramidi di Cheope, Chefren e Macerino, le più importanti, mentre li troviamo all’interno delle piramidi dei dignitari contemporanei e in tutte le altre piramidi che non fanno parte di questa dinastia.

Se entrare nella piramide di Cheope è possibile attraverso un cunicolo realizzato nel IX secolo da un califfo per riuscire a saccheggiarla, c'è da dire che l’ingresso principale non è mai stato aperto. Questo fa pensare che forse la piramide non avesse un ingresso chiaro e definito, perché non doveva essere profanata. Chi per ultimo uscì, oltre 4500 anni fa, da questa piramide non voleva che nessuno più vi rientrasse. Infatti sono presenti dei blocchi che chiudono la galleria in maniera definitiva. Il punto più difficile da attraversare per raggiungere il cuore della piramide è un tunnel lungo 35 metri, alto solo un metro e largo un metro. Inoltre è molto ripido: ha un angolo alla base di 54 gradi.

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E i numeri, all’interno della piramide sono importanti. Esistono infatti inquietanti coincidenze numeriche, che hanno dato vita al grande mistero della piramide di Cheope. Il cuore della piramide di Cheope è una stanza realizzata completamente in granito con blocchi che arrivano a pesare anche 80 tonnellate. Granito sul pavimento, granito sul soffitto e naturalmente su tutte le pareti. E’ di granito anche un contenitore che alcuni chiamano sarcofago, anche se non abbiamo la prova definitiva che abbia mai contenuto la mummia di un faraone.
Un sarcofago difficile da interpretare: di sicuro fu collocato all’interno della stanza durante la costruzione stessa della piramide, visto che è più grande della porta. E proprio questo particolare ci ha permesso di trovarlo ancora qui, perché nei frequenti saccheggi che ci furono, era impossibile portarlo via. Ma non sono solo questi i dubbi che circondano questo manufatto.
Viene chiamato il sarcofago rosso, nome che gli deriva dal tipo di granito utilizzato per la sua costruzione. Fu scoperto nell’820 d.C. dal califfo arabo Al-Mamhun, il primo che riuscì ad aprirsi un varco nella grande piramide.
Questo sarcofago è un’autentica meraviglia dal punto di vista tecnico: il suo volume esterno, di poco superiore ai 2.332 litri, è esattamente il doppio del volume interno. Una precisione maniacale, anche considerando quali utensili avevano gli antichi egizi per lavorare il granito. L’archeologo Flinders Petrie sostiene che per ottenere questi risultati fosse necessaria una sega circolare in bronzo tempestata di diamanti, che poteva essere fatta ruotare tramite dei lacci attorno ad un albero di trasmissione. L’ingegnere Christopher Dunn, esperto nella lavorazione del granito, sostiene invece che per realizzare questo sarcofago (ricavato da un unico blocco scavato all’interno) senza che le pareti sottili subissero fratture, fosse necessario un trapano 500 volte più veloce di quelli moderni.
Cosa utilizzarono gli antichi egizi? Di certo sappiamo che nessuno degli utensili ritrovati fino ad oggi sarebbe stato in grado di realizzare questa semplicissima ma straordinaria opera d’arte.

Ma è un mistero anche la sua funzione, come quella dell’intera stanza. Alcuni ricercatori considerati eretici, dicevano che qui dentro mai si sarebbe potuta conservare una qualsiasi mummia, visto che esistono due "condotti di aerazione": l’aria, entrando, non avrebbe permesso la conservazione della mummia. E alcuni recenti studi "ufficiali" confermerebbero che questa stanza - chiamata "stanza del re" – di fatto non fu mai una stanza funeraria. Tutta questa costruzione enorme sembra avere solo due stanze. Oltre a quella del re, ne esiste un’altra, poco più piccola, chiamata "stanza della regina". È una stanza completamente spoglia, al cui interno di questa non esiste un geroglifico, un solo segno che ci aiuti a capire quale funzione potesse avere. Esistono però due piccoli condotti di circa 20 centimetri di lato, che entrano all’interno della piramide e salgono quasi fino all’esterno per decine di metri.
Poco prima di raggiungere l’esterno, il condotto è sigillato. Ad alcune decine di metri è stata però trovata una piccola porta. Nel 1992 un ricercatore introdusse un piccolo robot con una telecamera e scoprì una piccola porta con due maniglie. Nel 2002 si è provato ad aprirla. Non riuscendoci, si è tentato di bucarla per vedere cosa c’era dall’altra parte e si è trovata un’altra porta. Ma la cosa importante è che su questa porta sono presenti due maniglie: un manufatto non di pietre, e dunque databile, che potrebbe chiarirci esattamente il periodo nel quale questa piramide è stata costruita. Tale dato potrebbe convalidare le teorie classiche che le attribuiscono al popolo egizio, dell’antico Egitto. Se invece la datazione risultasse più antica si aprirebbero invece nuovi scenari sul reale costruttore di questa grande piramide.

Numeri, dati, ipotesi forse anche delle fantasie: questa costruzione continua ad essere senza dubbio, uno dei più grandi misteri dell’archeologia di tutto il nostro Pianeta...

© Clarence s.r.l.