Era
un costume comune a quasi tutti i pittori del 400
e del 500 raffigurare sé stessi in uno
dei personaggi delle storie sacre o profane da loro
dipinte, e tramandare ai posteri le sembianze
degli amici nei quadri loro commissionati da Papi
e Sovrani.
Le
pitture del Perugino, di Raffaello sono piene di ritratti
più o meno rassomiglianti che, riconosciuti
dai contemporanei, furono col loro vero nome trasmessi
fino a noi. Michelangelo, che anche in questo volle
distinguersi dagli altri, battendo vie men calpestate
e sole , non fece ritratti di nessuno, in quanto
pensava che il ritratto fosse una lusinga alla vanità
e alle imperfette illusioni dei sensi. Per
questo suo carattere schivo, il Garnault affermo
che Michelangelo non aveva alcuna tendenza a fare
dei ritratti; quelli rarissimi, che egli eseguì,
furono delle vere eccezioni. Quanto al suo proprio
ritratto e assolutamente certo che egli stesso
non lo fece mai.
Vasari
scrisse infatti:
aborriva
il fare somigliare vivo, se non era dinfinita
bellezza
Ecco
perché, unica eccezione, ritrasse il giovane
Messer Tommaso dei cavalieri. Per i propri autoritratti
invece, Michelangelo Buonarroti accondiscese al desiderio
degli Strozzi, che lo avevano ospitato e circondato
amorevolmente, facendosi ritrarre da Jacopo Del Conte
da Giuliano Bugiardini.Il carattere sempre modesto
di Michelangelo lo portò a consolare il Bugiardini,
nonostante non fosse soddisfatto del ritratto e dellarte
dellautore, affermando che il difetto era del
soggetto non del pennello nedellarte.
E
partendo da questi studi che il Professor Francesco
La Cava, medico e filosofo, nel 1923 iniziò a
studiare la Cappella Sistina. Esaminando il Giudizio
Universale la prima impressione era quella di una folla
anonima dominata dal gesto minaccioso di Cristo Giudice.
Ma, come afferma lo stesso studioso, dopo poco:
con
un brivido lungo la schiena vidi la figura di Michelangelo
che mi guardava
era proprio lui!.
Unagitazione
intrepida lo spinse a guardare, riguardare, controllare
meglio. Dentro la guida, nessun accenno al ritratto;
i custodi della Cappella negarono che nel giudizio Universale
ci potesse essere una qualche traccia fisica di Michelangelo
erano
lì da tanti anni e nessuno si era accorto che
la testa di Michelangelo (così come il volto
di Cristo nella Sacra Sindone), era inscritta nella
pelle ancor fresca e sanguinante di San Bartolomeo,
uno degli apostoli martirizzati (vedi immagine).
La
testa di Bartolomeo è calva mentre laltra,
quella di Michelangelo, no. Michelangelo volle distinguere
le due figure: Bartolomeo, anziché la propria,
mostra la pelle di un altro scorticato vivo. Michelangelo,
appunto.
Unaltra differenza, forse ancora più evidente
è che, mentre in San Bartolomeo notiamo una fronte
ampia e liscia, nella raffigurazione della propria pelle
scorticata, la fronte è veramente quadrata. E
le differenze sono numerose: dal naso agli occhi, anchesse
nettissime. Scrive il professor La Cava:
nellattimo luminoso, mentre le altre
figure del Giudizio si dileguarono dalla
mia vista, il volto di Michelangelo, corrusco
di ira e dolore, mi apparve nel suo tragico significato
simbolico.
Per
confermare questa supposizione il professor La Cava
paragona la figura del volto di Michelangelo della Cappella
Sistina al ritratto che gli fu fatto da Jacopo Del Conte
tra il 1544 e 1545, dopo la grave malattia nella quale
Michelangelo fu amorevolmente curato dagli Strozzi.
Questo ritratto, custodito agli Uffizi, di tre anni
posteriore alla pittura del Giudizio, conferma
la fisicità di Michelangelo: capelli identici,
neri e crespi; la fronte quasi quadrata che, di profilo,
quasi avanza il naso (Ascanio Condivi).
E ancora: i solchi profondi della faccia, il naso labiale,
vicino al mento e un po schiacciato. Nessun dubbio
vi è quindi che il volto disegnato nella pelle
del santo scorticato appartiene proprio a Michelangelo.
Michelangelo
Buonarroti volle dunque rappresentarsi semplicemente
per tramandare ai posteri la sua immagine? Probabilmente
no. Tale vanità contrasterebbe infatti con tutto
quello che sappiamo di lui e con la sua famosa frase:
far somigliare il vivo se non era dinfinita
bellezza.
Michelangelo
era invece perfettamente consapevole della sua bruttezza.
Lautoritratto
della cappella Sistina nasconde però alcune sue
caratteristiche fisiche, come le rughe trasversali sulla
fronte, gli occhi (sostituiti da grandi occhiaie), le
orecchie, la bocca e la barba. Tali tratti, sono stati
forse omessi per mascherare la figura delluomo
terribile, che nel ritratto di Jacopo Del Conte mostra
invece uno stato psicologico in cui lira atrocemente
compressa si accoppia a un dolore profondo e quasi rassegnato...