"Il cuore di un uomo è più duro della pietra, Louis.
ogni uomo coltiva i propri affetti come può
e ha cura delle persone che ama,
perché l'amore per le persone che ci sono care è la vera, unica ricchezza;
e l'amore è un sentimento che supera anche
il limite invalicabile della morte..."
(Stephen King, Pet Sematary)

"Poi l'orribile avvertimento scoccò nella mia anima
come l'orrido mattino che sorge rosso
e preso dal panico, fuggii dalla conoscenza
di terrori dimenticati e morti."

(H.P. Lovecraft, The City)

"E mentre (ti) guardo, vorrei sapere
quali sentieri percorrono i tuoi piedi di sogno
quali reami spettrali vedi
con gli occhi chiusi a me e al mondo
... Quali paure distraggono la tua mente e il tuo cuore
e fanno stillare il sudore dalla tua fronte?"
(H.P. Lovecraft, To a Dreamer)

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Immaginate un campo di squash di 400 anni fa. Quattro giocatori per parte, una corda tesa e una pallina che, veloce o ad effetto, le deve passare al di sopra; immaginate il pubblico a bordo campo che schiamazza, tifa, scommette.
Immaginate tutto questo in una serata di maggio, mentre Roma è in piazza e le campane suonano a festa.
Immaginate che mentre alcune di quelle campane, poco dopo, iniziano a suonare a morto, un pittore, uno dei più grandi di tutti i tempi, stia fuggendo ferito e con un delitto in più sulla coscienza.
Ciò che avete letto è accaduto davvero. Cosa e’ successo nella notte che cambiò la vita di Michelangelo Merisi, il pittore conosciuto come «Il Caravaggio»?

Un biografo ha scritto che «Caravaggio ama il buio. Lo utilizza in pittura, lo ricerca nella vita». Ma chi era Caravaggio? Le zone oscure non mancavano nella sua vita. A cominciare dal suo stesso nome…
Nella sua prima biografia edita, opera di un contemporaneo che l’aveva conosciuto, è chiamato Amerigi. Nella seconda Merigi. Quando aveva un anno, inoltre, suo padre, fu registrato come Merici, e poi, quando aveva cinque anni come Morisi. In documenti della corte romana è chiamato Merisio e in un altro documento, risalente ad un anno prima della sua morte, Morigi. Quanto a lui, si firmava Marisi.
Gli amici incerti sul suo cognome lo chiamavano semplicemente Michelangelo o Michele o Michelagnolo, e chi lo conosceva meno o era incerto anche sul primo nome, lo chiamava genericamente “Caravaggio”, dal nome della cittadina in provincia di Bergamo dove quasi di certo non era nato, ma dove aveva trascorso parte dell’infanzia, e da cui provenivano le famiglie dei suoi genitori…

Un cognome con 15 versioni, tre nomi di battesimo diversi e incertezza anche su data e luogo di nascita. Infatti per i più Caravaggio nacque nel 1571, a Milano, ma i suoi amici romani pensavano fosse nato nel 1573.
Infatti sembra che, arrivato a Roma, avesse imbrogliato sull’età, poiché Cardinali e nobili apprezzavano e ricercavano soprattutto talentuosi artisti di giovane età, considerati più economici e più docili…
Caravaggio arriva a Roma nel 1591, ha vent’anni o, forse 18. Presto si trova un protettore importante, il Cardinale Francesco Maria Del Monte che in un primo tempo lo ospita a Palazzo Firenze, dove abita anche l’ambasciatore del Granduca di Toscana a Roma. Poi, Caravaggio si trasferisce poco lontano, in vicolo del Divino Amore. E buona parte della sua vita trascorrerà in un piccolo reticolo di strade nel centro della Roma seicentesca: via della Scrofa, Campo Marzio, San Lorenzo in Lucina, via del Pozzo delle Cornacchie, la Rotonda. E poi via del Corso, dove abitava Lena, sua amante e modella…

A San Lorenzo in Lucina abitavano i Tomassoni, i garanti dell’ordine a Campo Marzio: dettavano legge, prestavano soldi e proteggevano le cortigiane.
In una Roma divisa tra favorevoli alla Francia e partigiani della Spagna, i Tomassoni erano schierati col partito più forte: quello filo-spagnolo.

Tutto questo spiega come mai Caravaggio non fosse amato dai Tomassoni: era in polemica con molti suoi colleghi per ragioni artistiche, era filo francese, aveva rapporti stretti con alcune cortigiane, non accettava imposizioni da nessuno e, in più, doveva soldi al più giovane dei Tomassoni: l’arrogante Ranuccio…

Il 28 maggio 1606 Roma festeggia il primo anno di pontificato di Paolo V, mentre Caravaggio e Ranuccio Tomassoni, si danno appuntamento al Campo di Pallacorda alle spalle di Palazzo Firenze.
Con loro tre compagni per parte che ben presto danno inizio ad una partita al gioco più di moda in quel periodo. Ma più che una partita sembra un duello...

E' in via di Pallacorda che la vita del pittore cambiò per sempre. Forse per caso…

Giuliano Capecelatro, autore di “Tutti i miei peccati sono mortali” sostiene che il Caravaggio colpì Ranuccio all’inguine, probabilmente con l’intenzione di ferirlo gravemente e ingiuriosamente, piuttosto che per ucciderlo. La ferita ebbe comunque esiti mortali.

Si è sempre detto che lo scontro tra Caravaggio e Ranuccio fu casuale, nato da un litigio di gioco, magari reso più aspro da una scommessa. Ora invece le ricerche più recenti portano a ritenere che la lite avesse radici antiche.
C’è, ad esempio, chi la collega al ferimento subito da Caravaggio alcuni mesi prima. Un ferimento su cui non aveva mai voluto dare spiegazioni e che alcuni collegano ad una questione di donne, anzi di “Madonne”…

Caravaggio dipinse, a modo suo, più di una Madonna nel corso della sua vita. Clamoroso il caso della «Morte della Vergine», oggi al Louvre a Parigi. Il dipinto venne rifiutato dopo che si era venuto a sapere che Caravaggio aveva preso a modello il cadavere di una prostituta annegata nel Tevere. Un'altra celebre Madonna del Caravaggio è quella di Sant’Agostino, a Roma: è la cosiddetta «Madonna dei Pellegrini» dove la madre di Cristo ha i tratti di una nota cortigiana del tempo; Maddalena Antognetti, detta Lena.
Lena viveva nel quartiere dove sorge questa chiesa, vicino Campo Marzio, il regno dei Tomassoni e vicino all’abitazione di Caravaggio. Nelle strade attorno tutti conoscevano Lena che esercitava il mestiere più antico del mondo ed era anche la donna dello scandoso pittore. Che forse cercava di sottrarla al controllo dei Tomassoni...
Poche ore dopo aver ucciso Ranuccio, Caravaggio, ferito, era già fuori Roma. Nella fuga era stato aiutato dal Cardinale Del Monte e dai principi Colonna che avevano molti feudi fuori città. L’idea era quella di far calmare le acque e rientrare a Roma.

Ma l’eco del delitto questa volta fu davvero grande, anche perché i Tomassoni, erano ben introdotti in città. Papa Paolo V (che anni prima Caravaggio aveva ritratto) emise un bando capitale contro di lui: in pratica chiunque, incontrandolo poteva ucciderlo e riscuotere la taglia sulla sua testa.
Iniziò così una lunga fuga che portò Caravaggio a Napoli, a Malta, in Sicilia, ancora a Napoli. Poi, nel 1610, quattro anni dopo la morte di Ranuccio, Caravaggio giunse a Port’Ercole, dove sperava di essere raggiunto dalla notizia che il Papa l’avesse perdonato. Ma il 18 agosto 1610 il pittore morì di malaria, a 39 anni. Senza sapere che pochi giorni dopo la grazia sarebbe davvero arrivata, anche se troppo tardi...

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