Biografia 

Settembre 2013, Claudio Caridi                                    

 

Stephen Richard Hackett nasce a Londra il 12 Febbraio 1950. Il primo strumento che impara a suonare è l’armonica a bocca, ed in seguito la chitarra. La viscerale passione per il blues lo porta nel 1970 ad unirsi ad un gruppo: i Quiet World,  che pubblicano "The Road". Ma la svolta avviene l’anno seguente con l’ingresso nei Genesis su invito di Peter Gabriel colpito dal suo annuncio apparso sul Melody Maker. I gusti musicali del giovane Steve cambiano proprio in quegli anni, avvicinandolo al mondo della musica classica, Bach in particolare, un cambio di stile che trova nel genere progressive un fertile terreno d’ispirazione. "Il mio perfezionismo tecnico mi portava a trovare difetti ovunque, inoltre esistevano enormi problemi finanziari, così fui costretto a rinunciare all’idea di formare una mia band aderendo all’invito di Peter Gabriel. Per molti anni la mia passione è stata la musica blues, adoravo Jeff Beck, Eric Clapton e Peter Green; poi improvvisamente cambiai gusti e preferenze iniziando a capire la grandezza e le possibilità della musica pop-romantica perché sentivo una speciale attrazione, qualcosa di magico che mi affascinava intimamente..." 

Il successo mondiale dei Genesis lascia in parte indifferente il chitarrista, che pur definendo lo stile sonoro della band rimane ai margini degli spettacoli seduto su uno sgabello intento a raggiungere i pedali degli effetti per la chitarra. L’aspetto introverso  induce la critica a relegarlo in secondo piano rispetto alle figure carismatiche della band. In realtà il perfezionismo di Steve lo porta a concentrarsi sulla musica, lasciando che siano i colleghi a gestire l’immagine live dei Genesis. All’interno del gruppo Steve trova gli spazi necessari per affinare lo stile e la tecnica, almeno nei primi lavori con Peter Gabriel, poi a seguito dell’abbandono del cantante qualcosa si modifica all’interno del complesso, le proposte del chitarrista vengono respinte dagli altri componenti che stanno cercando un diverso percorso musicale. Hackett resterà ancora alcuni anni, registrando due album in studio, e nel 1977 dopo la pubblicazione del doppio live "Seconds Out" decide di lasciare i Genesis per intraprendere la carriere solista.

 

              

 

Il primo disco risale al 1975 in pieno periodo Genesis, aiutato da Phil Collins e Mike Rutherford, gli unici compagni disposti a dargli una mano, Steve pubblica "Voyage of the acolyte" supportato dal fratello John al flauto e dall’esordiente Sally Oldfield al canto. La critica trattò il disco con disinteresse, pubblicizzandolo come un tipico prodotto Genesis, cosa vera solamente in parte. Il disco è splendido ma di difficile lettura, la grafica e la copertina di Kim Poor, la moglie di Steve, contribuiscono a  creare il mistico mondo dell’accolito eremita; mentre le canzoni scorrono fluide fra arpeggi e virtuosismi d'alto livello. Conclusa l’esperienza Genesis, Hackett si circonda di nuovi musicisti, nel 1978 esce "Please don’t touch" con Steve Walsh e Randy Crawford. La struttura compositiva è un po’ frammentaria, gli stili si mescolano con canzoni dal sapore folk e brani strumentali dal duro impatto emotivo. Nel retro della copertina una nota invita ad ascoltare "Please don’t touch" al massimo volume, evitando di farlo se si è sotto l’influenza di sostanze allucinogene! 

Alla ricerca di una band che possa contribuire al lavoro in studio e sul palco, Steve annuncia nelle note di copertina di "Spectral mornings" del 1979 di aver trovato finalmente quello che cercava. "Non posso credere all’estrema versatilità dei musicisti presenti in questo lavoro. Sei mesi fa stavo cercando nuovi compagni di lavoro, giusto per suonare dal vivo in forma stabile la mia musica. Ora sono orgoglioso di chiamare questa la mia band...". "Spectral mornings" è un capolavoro, con brani indimenticabili, come la title track ed "Every day". Ma la ricerca non si limita solo a questo, Hackett sperimenta nuovi strumenti, come il Koto Cantonese utilizzato in "The red flower of Tachai", raggiungendo una purezza acustica mai osservata prima. Ben accolto dalla critica che si accorge delle potenzialità del chitarrista, nel 1980 è la volta di  "Defector", naturale continuazione del lavoro precedente a cui farà seguito un tour mondiale. Galvanizzato dal successo il musicista si concede un disco leggero che esce nel 1981 con il titolo ironico "Cured". Vedono la luce delle canzoni semplici, senza troppe pretese, il disco è piacevole, con un solo pezzo di chitarra classica: "A cradle of swans". Nel 1983 torna in studio e registra un album dal sapore vagamente fusion intitolato "Highly strung".

L’amore per la chitarra classica e il desiderio d’ampliare il repertorio acustico portano il chitarrista a condividere un nuovo progetto strumentale con il fratello John al flauto e Nick Magnus alle tastiere. "Bay of kings" dello stesso anno, permette di dare sfogo alle velleità artistiche con un risultato notevole sia dal punto di vista melodico, sia dal punto di vista tecnico. Viene riproposta "Horizons" che diventerà il brano più famoso del musicista, presentata in ogni concerto futuro fra gli applausi del pubblico. Una battuta d’arresto si ha invece nel successivo "Till we have faces" un disco inconsistente e stracolmo dei suoni del Carnevale di Rio. Nel 1984 Steve entra in contatto con un eccellente compagno d'avventura, il leggendario chitarrista degli Yes, Steve Howe. I due danno vita ad un gruppo: GTR (abbreviazione di "guitar", chitarra); accanto ai due il cantante Max Bacon, il bassista Phil Spalding, e il batterista Jonathan Mover. "Stavo guardandomi attorno per mettere su un mio progetto solistico, un disco, un gruppo, quando incontrai Steve Howie. Suonammo e parlammo un po', restai sorpreso nello scoprire quanto avessimo in comune sia umanamente che nei confronti della musica. Intanto ero rimasto impressionato da un batterista americano che suonava a Londra, Jonnthan Mover, e decisi di inserirlo nel progetto. Gli altri della band li conoscevo e stimavo, così li ho proposti a Steve. E’ strano, per tornare al rapporto con Steve, come le cose siano diverse nel pensarle e nel farle: lo conosco da tempo e mai avrei pensato di fare una band con lui. Poi suonando ci siamo accorti che le cose si ingigantivano, lasciandoci ogni volta sorpresi e felici. 

 

                                         

 

Eravamo coscienti che il lavoro sarebbe stato ottimo..."  La band così composta realizza un album intitilato GTR, pubblicato nella primavera del 1986, le cui canzoni ricordano il sound FM americano e non esaltano: "When the heart rules the mind", "The hunter" e "Toe the line" sono i brani migliori. I due chitarristi al termine del tour negli States decidono di sciogliere il gruppo terminando il progetto per diversità d’opinioni e quando l’amicizia, se non più la musica, li teneva ancora uniti. "Con Howe le cose cominciavano a prendere una piega che non mi andava. Ma solo di carattere musicale, siamo sempre ottimi amici. Il fatto è  che la vena compositiva si stava inaridendo e non riuscivamo più a scrivere del buon materiale, valido per un gruppo come i GTR. Così, abbiamo preferito troncare il nostro sodalizio artistico, ognuno per la sua strada.." Terminata l’illusione del gruppo rock, Hackett dà seguito al progetto acustico, e nel 1988 pubblica "Momentum", un capolavoro strumentale che mette in risalto la bravura del chitarrista come compositore contemporaneo. Dopo il relativo tour venne il momento di pubblicare nel 1992 il primo disco live ufficiale: "Time lapse". Il disco è eccezionale, pur mantenendo intatta la struttura originale dei brani, la chitarra sembra divincolarsi dalle ristrettezze imposte dalla registrazione in studio, con ampie fughe e momenti di assoluto virtuosismo. Nello stesso anno venne pubblicata un compilation di brani già noti "The unauthorised biography" con l’aggiunta di alcuni inediti: l’acustica "Prayers and dreams" e "Don't fall away from me" scritta insieme a Brian May dei Queen. 

Un nuovo corso musicale e la maturità del chitarrista portano nel 1993 all’uscita di "Guitar noir". Hackett abbina un corretto uso della voce con  tonalità più consone alla sua estensione vocale, alla composizione di canzoni acustiche e rock. Accolto molto bene dalla critica l’album si fece apprezzare come esempio di buon gusto musicale. Seguirono l’album di blues elettrico "Blues with a feeling" del 1994.  "Suonare il blues mi ha dato molta libertà. Qualcosa di diverso dal solito. Solitamente il mio metodo di lavoro e meticoloso: col blues, invece, è tutto diverso: più arioso e libero..." ed il live acustico "There are many sides to the night". L’anno seguente il musicista sentì nostalgia per la musica dei Genesis. Affiancato da John Wetton, Bill Brouford e Chester Thompson, Steve ripercorre a modo suo la storia dei Genesis nel disco "Genesis revisited" riprendendo alcuni brani famosi con uno stile moderno. Fra l’altro vengono alla luce un paio di pezzi scartati all’epoca dell’incisione originale, come Deja Vu, con la sua lirica intensa e coinvolgente. "Mentre lavoravo a questo progetto mi sono ritrovato a provare sensazioni molto contraddittorie, in parte mi domandavo a chi sarebbe potuto interessare riascoltare delle canzoni che già erano state registrate venticinque anni addietro, o anche venti anni fa; ma il motivo che mi ha spinto è stato il fatto che ho lavorato tanto tempo per migliorare la mia tecnica e per apprendere molto di più in fatto di incisione, registrazione, insomma il lavoro di studio, e quindi ho intuito che parecchie delle canzoni che erano state apprezzate dal pubblico di quell'epoca venivano ricordate più che altro come il risultato di talune performance live; in effetti i brani che ci hanno resi famosi, quelli che io trovo più eccitanti, erano molto difficili da riprodurre in studio, calcolando la nostra inesperienza in quei giorni, e così, considerando che io sono conosciuto proprio per quei brani, questo rappresenta un tentativo in un certo senso di cambiare il passato ma anche di catturare e riproporre l'eccitazione, lo spirito di quelle canzoni e di quei tempi, qualcosa che in realtà è molto difficile da fare. 

Tutto è nato proprio da una delusione iniziale di come queste canzoni erano presentate su disco; molti dei nostri fans dicevano che la band dal vivo era grandiosa ma che poi sul disco non ha lo stesso impatto; così con questo disco, scegliendo proprio quei brani per cui io sono ricordato, ho tentato alcuni cambiamenti; e la frustrazione di sentirti conosciuto per qualcosa che pensi poteva essere realizzata in modo migliore, più energico..." Dopo una breve pausa ed accompagnato niente meno che dalla Royal Philarmonic Orchestra, nel 1997 Hackett pubblica lo splendido "A midsummer night’s dream" confermando, se mai ce ne fosse bisogno, la sua bravura di chitarrista classico. Quest’opera è di diritto uno dei massimi traguardi raggiunti nella composizione di musica per chitarra e orchestra. L’anno seguente l’esperienza di "Genesis revisted" viene proposta dal vivo nel doppio "The Tokyo tapes" che illustra il tour mondiale della band nata dalla fusione di alcuni componenti dei Genesis e dei King Crimson. E’ anche la prima volta che un disco esce in supporto DVD corredato da diversi bonus e da una qualità video superiore. Terminata la grande festa con gli amici di Tokyo Tapes, Steve riparte per il viaggio alla scoperta della musica. Darktown è del 1999 ed è un disco elegante,  riconducibile al discorso già intrapreso con "Guitar Noir".  "Penso che questo disco sia l'equivalente orale dell'inseminazione artificiale, è come un bambino nato in provetta! Detto questo, è stato comunque un lavoro portato con amore ed anche un album che ha richiesto molti anni per essere assemblato, molto molto lentamente. E' semplicemente accaduto che non c'è una line up convenzionale su gran parte delle canzoni. Non ho mai avuto una mia band durante tutto l'arco di composizione del disco. E' stato sempre fatto in differenti fusi orari, nel mezzo di band e line up diverse, realizzato nel mezzo di altri progetti, e così c'è una notevole ampiezza di strumentazione utilizzata nelle varie tracce..."  A pezzi paranoici come "Omega Metallicus", si contrappongono temi estremamente dolci come "Man overboard" e "Dreaming with open eyes". Il capolavoro del disco è invece "In memoriam", dove un coro ecclesiastico accompagna il ritornello facendo crescere d’intensità la canzone.

 

                      

 

Il nuovo millennio vede la pubblicazione di ben due dischi: "Sketches of Satie" suonato con la chitarra acustica in duetto con John al flauto. "Non è stata cosa facile. O meglio, le parti di flauto sono state adattate piuttosto bene in quanto aderivano perfettamente con le armonie ed il flauto, essendo uno strumento solista, ha potuto prendere le parti principali dell'armonia. Per la chitarra il lavoro è stato lungo e tutt'altro che immediato, data la natura di accompagnamento del mio strumento..." e "Feedback86" che raccoglie alcune canzoni scartate all’epoca dell’esperimento GTR. "Io e Brian May ci siamo incontrati per la prima volta in Brasile, quando i Queen suonavano in tour. Mi disse di essere stato influenzato dai Genesis, in particolare da "Musical Box" dell'Lp Nursery Cryme. Io suonavo un solo armonico al termine del brano, e fu proprio quello che influenzò il suo modo di suonare. Mi ha sorpreso sapere questa cosa perché pensavo che il suo stile fosse una sua propria scoperta. Probabilmente ciò è accaduto perché i Genesis calcavano la scena da prima dei Queen..." Forse una lieve forma di auto-celebrazione, oppure la voglia di presentare il vasto repertorio live, determinano nel 2001 l’uscita del "Live archive" con ben quattro Cd che ripercorrono l’intera storia sul palco del musicista inglese. Un cofanetto splendido al quale si aggiunge un quinto Cd con il concerto indimenticabile di Newcastle del 30 Ottobre 1979. Nel 2001 Steve inizia il tour in Sud America, viene nel frattempo pubblicata una compilation "Genesis Files", e nel 2003 il doppio live "Somewhere in South America" con relativo DVD.  Hackett si presenta con la nuova band: Roger King alle tastiere, Gary O'Toole alla batteria, Terry Gregory al basso e Rob Townsend al sax e flauto. Con la band già rodata sul palco, Hackett prepara il nuovo disco in studio: "To watch the storms". Come lo stesso autore suggerisce esso è destinato a spiazzare i puristi, infatti manca un comune filo conduttore rispetto al precedente "Darktown", qui troviamo piccoli tasselli che spaziano dal rock, alla semplice canzone d’amore, alla musica d’avanguardia. E’ presente un marcato gusto per la sperimentazione: nelle voci e negli strumenti che talvolta lasciano l’ascoltatore sorpreso davanti al susseguirsi di effetti sonori. 

Qualche richiamo ai King Crimson, e nostalgiche fughe di chitarre distorte, non impediscono d’apprezzare questo lavoro che si aggiunge alla vasta discografia del musicista,  molto attivo in questi anni sia in studio che sul palco. Dopo la pubblicazione di alcuni nuovi capitoli del progetto "Live Archive" e due nuovi DVD: l'acustico "Hungarian horizons" e l'elettrico "Once above a time", Steve completa la realizzazione di un nuovo disco per chitarra classica e orchestra:  "Metamorpheus". Si tratta di  un’opera classica che descrive con passione la trasformazione del mito di Orfeo: da semidio in grado d’ammaliare la Natura con la sua musica, alla discesa nel regno dei morti per reclamare la restituzione della donna amata, Euridice, morta a causa del morso di un serpente. Una tragedia narrata in quindici splendidi brani che confermano la classe raggiunta dal chitarrista. "Metamorpheus" è un capolavoro di bellezza e sensibilità, come pochi apparsi sulla scena discografica negli ultimi anni. La pubblicazione di concerti in DVD  si arricchisce di un nuovo capitolo "Spectral mornings" registrato al Musikladen nel 1978, mentre prosegue il progetto "Live archive" con due concerti acustici: "Live archive 05" registrato a Londra il 3 aprile 2005, e "Live archive 83" un tuffo nel passato quando il chitarrista andava in concerto senza l’ausilio dell’elettronica. Nel 2006 esce "Wild Orchids" ultima fatica in studio, pubblicato come ormai di consueto, in due versioni: Standard e Deluxe. Viene qui approfondito il discorso già iniziato con  "To watch the storms",  cioè la fusione di generi musicali diversi. Nel frattempo vengono rimasterizzati i primi sei dischi della discografia ufficiale, splendida resurrezione del suono per alcuni capolavori del passato fa i quali si segnala il magnifico "Spectral mornings" del 1979. Fra i recenti spettacoli italiani eccezionale è la data del 22 marzo 2007 alla Chiesa di San Francesco di Pisa per un concerto di beneficenza in ricordo di Papa Wojtyla e a favore dei bambini dell’Ecuador.

 

                                      

 

L’esperienza acustica continua con la realizzazione nel 2008 di "Tribute", un lavoro nel quale Steve interpreta alcuni brani di compositori classici.  Se ottima è l’esecuzione, non possiamo dire altrettanto della qualità di registrazione. Una scelta discutibile di Roger King, il quale cercando di riprodurre un suono vintage ha compromesso l’intero progetto. L’anno seguente le vicende personali del musicista influiscono sensibilmente sul nuovo album in fase di realizzazione. La disputa legale con l’ex moglie Kim obbliga Steve a lasciare la sua storica etichetta, e lo studio di registrazione, costringendolo a registrare "Out of the tunnel mouth" nel salotto di casa. Sostenuto dalla nuova compagna, Jo Lehmann, e grazie all’aiuto di amici di vecchia data, "Out of the tunnel mouth" si rivelerà una raccolta di buone canzoni rock. Risolti i problemi personali, Steve rientra in studio con in mente un progetto ambizioso, registrare un doppio album. Nel 2011 pubblica "Beyond the shrouded horizons" caratterizzato dalle atmosfere rarefatte del miglior prog moderno. Steve ha imparato a sfruttare al meglio la voce, sostenendola con i cori offerti dal resto della band, e dalla collaborazione dei tanti ospiti che hanno voluto partecipare alla registrazione. Beyond the shrouded horizon è un ottimo disco, fra i migliori fra quelli sperimentali inaugurati con  To watch the storms. Fra i numerosi tour che portano il chitarrista in giro per il mondo, Italia compresa, Steve pubblica il lavoro composto alcuni anni fa con Chris Squire degli Yes. Esce quindi "Squackett" il titolo è un terribile gioco di parole fra Squire e Hackett, una collaborazione che riporta alla memoria i GTR, super gruppo degli anni ottanta, quando Steve collaborò con Steve Howe, per lasciarlo dopo alcuni successi commerciali ed un solo disco pubblicato. Squackett non ha tale ambizione, le canzoni non brillano per originalità, non per questo il disco è sgradevole, anzi, si apprezzano certi passaggi strumentali di notevole impatto emotivo. L’instancabile Steve dà subito vita ad un nuovo progetto: il secondo capitolo di Genesis Revisited. "Genesis Revisited II", un doppio album con le canzoni riviste e corrette che Steve compose con i Genesis negli anni settanta. Questo secondo capitolo, con la splendida copertina realizzata da Maurizio e Angela Vicedomini, ha avuto un ottimo riscontro da parte della critica internazionale, e dal pubblico che ha fatto il tutto esaurito durante il tour mondiale che ha seguito l'uscita del disco, un tour che impegnerà il chitarrista per tutto il 2013.

Se osserviamo la storia di Steve Hackett notiamo che  in lui coesistono due personalità musicali distinte. La prima concede ampio spazio alla musica classica, con dolci composizioni la chitarra acustica prende per mano l’ascoltatore conducendolo verso melodie eteree dalla bellezza seducente. La seconda è la vena rock, con brani duri e dal ritmo travolgente, il loro ascolto non è semplice e richiede a volte una certa predisposizione mentale.  Malgrado questa premessa  Steve ci ha regalato delle combinazioni strane, sperimentali, che hanno contribuito ad espandere il suo modo di concepire la musica moderna. Dal punto di vista tecnico, Steve è sicuramente un virtuoso. Con la chitarra classica ha composto intere opere accompagnato dalle più prestigiose orchestre mondiali, realizzando piccoli gioielli musicali. "L'acustica che amo di più è una Yairi con corde di nylon con cui ho registrato spesso in studio. Me ne devono consegnare un modello con pick-up interno che penso userò in concerto al posto dell'Ovation che ho sfruttato fino ad oggi. Il sistema di amplificazione dell'Ovation per le corde di nylon è stato per lungo tempo il migliore, ma preferisco il suono della Yairi..." Con la chitarra elettrica vengono invece prediletti i suoni lunghi, che rendono il suo tocco inconfondibile fra migliaia di chitarristi anonimi. "Penso che una grossa parte in questo senso l'abbia giocata I'uso frequente dell’E. Bow: è un congegno che genera un campo magnetico e, messo a contatto con le corde con la mano destra, permette di ottenere lo stesso effetto di un pedale di volume, un sustain variabile e illimitato, un suono di archetto piuttosto simile al violoncello e una nutrita serie di colori timbrici per le note e i loro armonici, ma generalmente ottenevo il sustain sfruttando la combinazione di eco, pedale di volume e fuzz box..." I dischi che nascono con questo approccio non si possono definire commerciali, nel senso che difficilmente troveremo un hit single  fra le classifiche delle Top Charts. Tuttavia  nel corso degli anni sono aumentati gli estimatori di questo genere musicale: sempre in bilico fra follia e perfezione, fra melodia e cacofonia; fra felicità e disperazione.

 

Genesis

Il primo nucleo dei Genesis vide la luce nel 1967 dalla fusione di due band del collegio della Charterhouse: gli Anon di Anthony Phillips e Michael Rutherford, e The Garden Wall di Peter Gabriel e Tony Banks. Jonathan King rimase folgorato dalla creatività della band e procurò una registrazione presso la Decca e la successiva pubblicazione del primo Lp "From genesis to revelation". Il disco, improvvisato ed ancora acerbo, non ebbe il successo atteso, ma i Genesis non si dettero per vinti e nel 1969 si ritirarono in una fattoria nel Surrey per comporre nuove canzoni. Fu durante uno dei tanti concerti per poche sterline che Tony Stratton-Smith, un impresario della Charisma Records, li notò e gli fece firmare un contratto vantaggioso. Ne seguì un Lp, "Trespass" più maturo e curato del precedente anche se le vendite non migliorarono, furono invece le riviste specializzate ad accorgersi del gruppo e soprattutto delle potenzialità del cantante. 

Nel frattempo ci furono alcune sostituzioni fra i membri della band, venne ingaggiato Phil Collins alla batteria, mentre Anthony Phillips lasciò per motivi personali e di salute. Nel 1970, grazie ad un annuncio sul Melody Maker, li raggiunse infine Steve Hackett alla chitarra. Il suo annuncio riportava queste parole: "Chitarrista-compositore cerca ricettivi musicisti determinati a sforzarsi oltre l'attuale ristagno della scena musicale". Insieme a questo storico gruppo la chitarra di Steve si esprimerà in maniera inconfondibile ed innovativa conducendo la musica progressiva, così in voga in quel periodo, verso nuove ed inesplorate direzioni. Nelle foto dell’epoca il chitarrista ci appare schivo ed introverso,  eppure fin dal primo ascolto di "Nursery cryme (1971)" si sente chiaramente che c’è un elemento nuovo che si muove fra le composizioni barocche del disco. Una chitarra che da sola è in grado di riempire gli spazi lasciati in sospeso dagli altri strumenti, con arpeggi complessi e ben equilibrati.

 

                      

 

In "Selling England by the pound (1973)" l’espressività musicale di Steve cresce a dismisura, assoli indimenticabili, brani che hanno sancito un'epoca insieme alle opere di altri gruppi del calibro degli Yes e dei King Crimson. Con questo disco immortale la fama dei Genesis divenne planetaria, indiscussa, imitata da tutti i gruppi emergenti. I dischi dei primi Genesis possono apparire pretenziosi e fortemente influenzati dalla musica classica. In effetti in "Foxtrot (1972)" ascoltiamo un’intera facciata del disco dedicato all’Apocalisse, un tentativo ben riuscito di conciliare la musica rock con le Sacre Scritture. Il loro slancio creativo durerà fino al 1974, anno in cui Peter Gabriel termina l’opera rock "The lamb lies down on Broadway" e dopo la quale deciderà di iniziare la carriera solista. Steve resterà con i Genesis ancora per un paio di anni, ma innegabilmente qualcosa all’interno del gruppo era già cambiato, probabilmente i gusti musicali degli stessi componenti del complesso, stanchi delle lunghe suite e del modo di comporre melodie troppo raffinate. 

I tempi stavano mutando, ed il movimento Punk avrebbe presto scacciato dall’etere quel modo di fare musica, riportando il rock a forme più semplici, aggressive e spesso esasperate. Nel frattempo i Genesis cercarono per settimane un cantante che potesse sostituire Peter Gabriel. Phil Collins scoprì di avere una tonalità simile a quella del cantante e decise di esibirsi nel nuovo disco ormai in fase di registrazione.  "A trick of the tail" balzò nelle vette delle classifiche internazionali confermando che i Genesis potevano continuare a scrivere la loro musica senza l'apporto di Gabriel. Mantenendo fede al genere musicale che li rese famosi, alcune canzoni entreranno di diritto fra i classici: "Dance on a Volcano", "Ripples", "Squonk" e la strumentale "Los endos". Nel 1977 vide  la luce  "Wind and wuthering", disco autunnale come il titolo e la copertina, ed in seguito un doppio disco live "Seconds out". I Genesis tentarono di dare seguito al fortunato "A trick of the tail", ed in parte ci riuscirono: "One for the vine", "Blood on the rooftops" e la melodica "Your own special way" sono esempi di grande stile. Dopo "Seconds out (1977)" Steve abbandona la band, alla ricerca di qualcosa che gli era stata spesso negata: la libertà d'esprimere la sua sensibilità musicale al di fuori dei rigidi cliché dei Genesis.