Il voto di religione
Alla democrazia ci
pensa il Cavaliere, alla religione ci pensa la ministra Gelmini. Una divisione
dei compiti in un lavoro comune: marciare divisi e colpire uniti. La
questione è la stessa. Non ci può essere un sistema di garanzia democratica dei
diritti individuali dove non c´è libertà di religione. Norberto Bobbio ricordava
spesso la passione con cui Francesco Ruffini, lo studioso dei diritti di
libertà, tornava sul punto ricordando che storicamente e idealmente la
libertà di religione è stata la madre di tutte le libertà. Ma qualcuno
penserà che sia eccessivo allarmarsi per le intenzioni ribadite a ogni passo
dalla ministra e stavolta aggravate dall´intenzione, dichiarata ieri all´VIII
Giornata europea dei genitori e della scuola, di far presto concorrere alla pari
con gli altri voti anche il voto sull´insegnamento della religione.
Si dirà che la libertà religiosa non è in pericolo nel nostro paese: la
Costituzione ha accolto e ribadito questo diritto, in Italia accanto ai
cattolici abbiamo anche noi i nostri protestanti, insediati storicamente nelle
valli alpine dove resistettero nei secoli lontani agli eserciti sabaudi guidati
da inquisitori e predicatori gesuiti. E ci sono tante minoranze religiose non
cattoliche e non cristiane. Ma l´attacco alla libertà di religione che sta
minando passo dopo passo quelle affermazioni teoriche e quelle eredità storiche
conquistate dalle minoranze è aperto e grave, svuota di contenuto il dettato
costituzionale e impone in materia uno stato di fatto che viola il diritto
scritto e poggia solo sulla prepotenza di un potere politico in cerca di favori
vaticani.
Avviene insediando nella
scuola pubblica, vera cittadella della democrazia, una religione dominante
insegnata al di fuori del controllo pubblico da insegnanti a cui è richiesto
solo il permesso del vescovo. Religione dominante ed esclusiva di fatto: sia
perché manca la possibilità concreta di scegliere altri insegnamenti di altre
confessioni cristiane o di altre religioni sia perché l´insegnante di
cattolicesimo concorre alla formazione del giudizio conclusivo sul rendimento
scolastico e – come la ministra adesso si impegna a garantire – disporrà di un
vero voto di profitto, con lo stesso peso dell´insegnante di matematica o di
inglese.
Si tratta di un attacco portato nel cuore di quella scuola pubblica alla
quale hanno accesso tutti i cittadini italiani con tutte le differenze culturali
e ideali che si portano dietro. A loro, quale che sia la loro base di
partenza personale e familiare, quale che sia la loro volontà di aprirsi nella
scuola e grazie alla scuola alla conoscenza del mondo, inclusi i grandi testi
fondanti delle religioni dell´umanità dalla Bibbia al Corano, da Confucio a
Budda, sarà impartita la visione cattolica del mondo da insegnanti direttamente
formati e controllati dalla gerarchia cattolica. Insegnanti, si badi bene, che
se perdono il permesso vescovile, passano nel ruolo di docenti di filosofia.
Filosofia a braccetto con la religione, dunque, non più col marxismo come
denunciava anni fa una preoccupatissima Comunione e Liberazione. Certo,
tra gli studenti ci saranno quelli che si asterranno dalle lezioni. Alcuni, una
minoranza, rinunceranno eroicamente al voto aggiuntivo dell´insegnante, che
alzerà la media dei loro compagni. Ma, anche se l´opportunismo delle famiglie e
la corruttibilità di giovani ancora incerti di se stessi non finiranno per avere
la meglio, costoro resteranno confinati nel vuoto di una negazione, saranno i
"non avvalenti", refrattari all´usignolo della Chiesa cattolica, ma incuriositi
e attirati da quei grandi discorsi sul mistero di Dio che è in realtà il mistero
che ogni uomo è per se stesso: e la loro refrattarietà sarà sterile, genererà
un´inquietudine che potrà un giorno dare luogo a quella "conversione" che la
sapienza secolare della Chiesa si aspetta e dalla quale ha raccolto storicamente
grandi frutti, fin dai tempi di Sant´Agostino di Ippona.
Ma lasciamo che la Chiesa
faccia i suoi calcoli e nutra le sue attese. Non è a lei, storicamente
avversa alla democrazia e ai diritti di libertà, in lotta perenne col grande
nemico, quell´Illuminismo definito "turpe" e "torvo" da autorevoli
ecclesiastici, che si rivolge il pensiero del cittadino italiano ma allo stato:
lo stato che svende i diritti sacrosanti dei cittadini, primo fra tutti quello
alla libertà di coscienza e di religione, sul mercato dei consensi del clero.
È vero che questo diritto è stato riconosciuto solennemente dai padri conciliari
cattolici del Concilio Vaticano II. Ma quando i concili si chiudono la
parola torna alla Curia romana. E qui si ha l´impressione che l´aria che
tira nei conflitti religiosi del mondo abbia riportato in auge un clima che
sembrava tramontato. Viene in mente quello che disse papa Pio XI a Mussolini
nell´incontro dell´11 febbraio 1933, che sancì le intese sull´educazione
cattolica degli italiani: il totalitarismo fascista poteva andare d´accordo
col "totalitarismo cattolico"; al primo il governo dei corpi, al secondo le
anime. L´importante era affermare i principi di ordine, autorità,
disciplina, contro il pericolo di una ragione individuale libera di decidere.
Eppure c´è stata tanta storia dopo di allora. C´è stata anche la crescita di
un mondo cattolico italiano che si è mostrato spesso all´altezza degli
appuntamenti culturali e politici del mondo moderno e ha contribuito fin dai
tempi dell´assemblea costituente a garantire il rispetto dei diritti di tutti –
l´unico modo per tutelare i deboli, le minoranze culturali e religiose e
l´indifesa e ancor molle coscienza di bambini e di giovani. È dunque a chi,
credente cattolico o diversamente credente, agnostico o ateo, crede però nel
diritto di ognuno a elaborare in libertà le sue scelte nel contesto di
un´offerta informativa e formativa libera e non coartata, che si rivolge
l´appello a non tollerare questa nuova prepotenza, a non lasciar passare questo
modo furbesco e prepotente di offrire privilegi a una sola religione e chiesa da
parte di una classe di governo autoselezionata, in cambio dell´avallo di una
politica che continua a scoraggiare e impoverire le famiglie, a colpire i
dannati della terra, a strumentalizzare l´immagine e il corpo femminile, a
esaltare miti e a proporre etiche diametralmente opposte a ogni autentica
riflessione morale, religiosa o meno.
Adriano Prosperi
Repubblica
15.10.09